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Le modalità di valutazione dei docenti prevedono dei presupposti: la valutazione deve coinvolgere

tutta la scuola, bisogna stabilire chi è giudice (valutaz non formativa) e chi consigliere (val

formativa), i risultati devono essere attendibili soprattutto se si tratta di gestione del personale, ci

devono essere standard minimi e obiettivi limitati e specifici; devono esserci standard minimi e

livelli di prestazione elevati.

Bisogna tener conto di aspetti tecnici come gli strumenti, i metodi, la formazione e l’esperienza di

valutatori, ma anche i fattori organizzativi come gli obiettivi dell’istituto, le risorse e

l’organizzazione.

Non ci sono modalità migliori di altre ma ci sono dimensioni fondamentali per un intervento: tempo

per raccogliere dati, obiettivi, processo di incontri con gli insegnanti e metodi per raccogliere dati.

Importanti le fonti: autovalutazione, obiettivi, studenti, programmazioni docente, contatti

scuola/famiglia.

Le valutazioni sono di 8 tipi distinti ma interconnessi: sommativa e formativa, ufficiale e ufficiosa,

di processi e di prodotti, interna ed sterna, predeterminata e di reazione, generale o particolare,

globale o analitica, descrittiva e interpretativa.

La valutazione dunque modella le condizioni di lavoro e il metodo degli insegnanti; con la

spiegazione si verifica il valore presente (accertamento) con la comprensione si attribuisce un

valore aggiuntivo (valorizzazione).

Le varabili sono numerose e il loro intersecarsi dà origine a modelli differenti.

CAPITOLO 7: Autenticità e autorevolezza

L’insegnamento formale va fatto da un insegnante che deve cercare di raggiungere lo scopo, non

solo di essere simpatico agli alunni: importante sicuramente è la relazione educativa con essi

che dipende dalla situazione, importante è comunque il modo con cui si impone l’educatore, lo

“stile” spontaneo che va costruito come una seconda pelle infatti deve basarsi sull’indole naturale:

per creare lo stile bisogna fare un lavoro su di sé che permetta di eseguire il proprio lavoro con la

giusta ansia in modo che ogni cosa che si fa sia perfetta come fosse la prima, l’ultima e l’unica;

bisogna avere simpatia spontanea ma anche empatia per obbligo deontologico(del lavoro) per

potersi mettere nei panni dell’altro e facilitare la relazione. Bisogna esser consapevoli del proprio

mestiere ma non adagiarsi perché bisogna essere sempre pronti e presenti a sé stessi. Per

educare bene una persona bisogna abituarla a non avere abitudini in modo che non faccia di un

abitudine qualcosa di male. Inoltre non bisogna cercare di essere diversi da ciò che si è.

Oggi agli insegnanti viene richiesta una grandissima preparazione oltre ad una grande capacità di

relazionarsi con gli studenti, cose che spesso questi non hanno e non si possono imporre.

Purtroppo la relazione insegnanti - alunni a scuola è breve e spesso questa mancanza degli adulti

può rendere i minori ancora più vicini alle relazioni coi pari che non sono molto educative. Inoltre

anche per lo stesso adulto l’essere pressato da ideali perfezionistici è controproducente perché si

rischia di nascondere qualche difetto per presentare una immagine di sé perfetta ma falsa.

L’errore nell’educazione spesso è la soppressione della soggettività del minore a vantaggio della

conservazione del proprio sé, così anche per gli adolescenti per essere parte del gruppo dei pari

abbandona il proprio sé a favore di quello collettivo.

Dunque è importante un rapporto educativo scolastico costruito su rispetto,accoglienza e aiuto alla

persona.

La scuola però non vive di sola relazione, infatti spesso queste sono luogo di scontri tra alunni e

insegnanti a causa di atteggiamenti di sfida che portano a generalizzazioni sulla generazione

giovanile. Spesso la scuola può essere una cassa di risonanza della crisi di una persona che

l’insegnante non sa controllare e di cui non capisce la genesi, oppure cerca di trovare una strada

propria: lasciar cadere la provocazione o prevenire azioni che motivino lo sfidante a sfidarlo;

ovviamente questi elementi non devono avere più attenzione degli altri,soprattutto di quelli che

faticano a interagire con il docente e restano in silenzio.

Ci sono insegnanti ottusi che non comprendono gli studenti, ma anche quelli che cercano di essere

simpatici con lezioni speciali che però non favoriscono l’incontro con le “persone” e non solo con

gli alunni.

Ci sono 3 tappe d’interesse verso la qualità della vita scolastica: il “poter andare a scuola” ,

l’“andare bene a scuola” e lo “star bene a scuola”, ma spesso la terza (attenzione che gli obiettivi

non ostacolino la crescita dei soggetti) si è sostituita alla seconda dando un pessimo servizio agli

studenti.

Una volta i giovani non si sentivano adeguati agli adulti,oggi invece si sentono superiori,autonomi

grazie ad un’educazione basata sull’abolizione delle punizioni e le gratificazioni; da una parte ciò

può essere buono per l’autostima ma se si eccede il ragazzo arriva ad avere troppa esuberanza.

Ora si cerca l’appagamento, una tendenza primaria che può conseguire eventualmente un

piacere (posso fare qualcosa che mi appaghi anche se arreca dolore). La scuola quindi deve

portare al desiderio ( ) e alla desiderabilità ( ). La motivazione del

voglio imparare voglio andare a scuola

giovane non riguarda il semplice risultato scolastico ma la consapevolezza delle proprie capacità

perciò si possono vedere molti insuccessi nella vita scolastica di una persona che però non sono

emblema del suo risultato finale (alcuni lascano la scuola con meno insuccessi di chi si è laureato).

Perciò non solo le esperienze scolastiche decidono l’evolversi del soggetto, ma ogni cosa nella vita

viene elaborata diversamente da ogni individuo, chi soccombe e chi supera. La scuola può essere

una protezione per chi ha situazioni negative al di fuori di essa, ma può anche ampliarle a causa

spesso di adulti con disordine motivazionale verso l’educazione dei giovani; infatti qualunque

atteggiamento che non tenga conto della realtà contingente del soggetto che si ha di fronte e del

suo valore intrinseco porta ad esiti negativi.

Per lungo tempo il docente è stato visto come il Persecutore dei minori che non riescono ad

adeguarsi al sistema scolastico, poi sono diventati Salvatori delle categorie svantaggiate, poi sono

tramutati in Vittime del sistema ingrato.

Ci sono 3 principi per costruire una buona relazione educativa:

1) Autenticità cioè imparare a presentarsi per quello che si è, senza sentirsi superiori e senza

neanche sentirsi tropo umili (falsa umiltà); essere autentici vuol dire aver credibilità, avere rispetto

per gli altri chiunque essi siano per poter esigere rispetto.

2) Trasparenza cioè non amichevoli, aperti a narrare i fatti propri, ma fare scelte professionali che

permettano di avere regole da dare agli studenti, regole che vanno spiegate perché capiscano

perché devono farle; quindi bisogna saper rispondere alle domande provocanti, la risposta deve

sempre esserci ma non deve essere diretta, bisogna chiedere perché si vuole sapere ciò che si

chiede e poi rispondere non alla domanda ma al bisogno dell’alunno di sapere qualcosa

sull’argomento ( per es se mi chiedono che partito voto non gli dirò cosa voto ma perché voto e perché è

).

importante esprimere la propria opinione

3) Congruenza cioè coerenza che non vuol dire non cambiare mai idea, ma avere valori in cui

credere e sperare di non smettere mai di farlo; il congruente è quello che rispetta gli altri e riceve

rispetto dagli altri confermando le parole con le azioni (congruenza comunicativa), ma ciò deve

essere gestito perché devo sembrare credibile ( per es se una prof dice che è impo studiare e poi si

). Importante è non sminuire il ruolo di

lamenta perché la vita è cattiva i bambini non sapranno la verità

una persona perché essa potrebbe perdere credibilità che sia il genitore o l’insegnante.

Tutti i bambini dai più poveri ai più ricchi ai più svogliati ai più indipendenti hanno diritto alla stessa

educazione e alle stesse attenzioni come descritto nel libro “Cuore” dove il maestro descrive i

suoi allievi nei pregi e nei difetti usano sempre un MA che evidenzia il diritto di ognuno ad essere

seguito; l’unico che crea problemi è Franti che è tremendo, di brutto carattere e insensibile alle

sofferenze degli altri (come la scena della madre che piange mentre lui ride del fatto che il maestro

non sappia più come comportarsi con lui), descritto lombrosianamente come un ragazzo dalla

faccia da criminale: lui è l’unico che il maestro non sa più gestire e alle lacrime della madre che

supplica di riammettere il figlio a scuola risponde con un “le ho provate tutte”…si spera. Uno come

Franti va comunque seguito, bisogna cercare in tutti i modi di educarlo anche se essi sono contrari

alla propria etica (tirare uno schiaffo per farsi rispettare) perché isolarlo peggiorerebbe le cose.

Bisogna avere saper gestire il livello di permissività e di autorità nella relazione educativa; oggi è

criticata l’eccessiva autorità dei genitori mentre non lo è il troppo permissivismo che porta a danni

altrettanto gravi a un eccesso di costrizione. La regola recente è stata “educa come vuoi basta che

ami tuo figlio” ma ciò è troppo interpretabile e non vale. La perfezione pedagogica non c’è ma

bisogna saper evitare gli estremi.

Ciò che gi antichi già pensavano dell’educazione è evidente nella commedia di Terenzio

“Adelphoe” (160 a.C.) dove si narra la storia di due fratelli gemelli che separati vengono allevati dal

padre autoritario (Demea) e dallo zio permissivo (Micione), poi cresciuti svolgono vari peripezie

che vedono prevalere nella storia il modello dello zio così Demea vede crollare la certezza del suo

stile basato sull’autoritarismo e decide di cambiare diventando sostenitore del permissivismo ma

nello steso tempo costringendo il fratello a dare soldi ad amici, liberare gli schiavi, prendersi cura

della famiglia del figlio,ecc…così Terenzio ci fa capire che anche il troppo permissivismo come

l’eccesso di autoritarismo è un danno: questi sono dei riferimenti al pater familias (troppo violento)

e ai genitori di oggi (troppo arrendevoli) che pensano il carattere non debba esser indirizzato.

-Permissivismo (laissez faire): è il pensare che sia utile far sviluppare il bambino “secondo natura&r

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Publisher
A.A. 2011-2012
27 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher eddyilgranata di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Mariani Anna Marina.