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La missione dell'educatore
A breve periodo: azioni a tempo limitato, finalizzate a prevenire e ridurre comportamenti a rischio (esempio: campagne pubblicitarie contro droga e alcool).
A medio periodo: interventi su soggetti che presentano problemi, ma non stabili né irreversibili. Forniscono strumenti in grado di compensare l'azione educativa (esempio: progetto giovani).
A lungo periodo: interventi su soggetti con problemi cronici.
Nonostante la complessità della "missione" educativa, se ne possono tracciare alcuni tratti distintivi.
Si può dire che il compito generale dell'educatore è quello di intervenire dove le normali dinamiche educative non consentono o non consentirebbero un autonomo percorso di crescita (sia degli individui che dei gruppi) verso un'auspicata condizione adulta e una permanenza il più prolungata possibile all'interno di questa condizione.
Non si intende però il tentativo di ritardare
L'ingresso nella vecchiaia. La vecchiaia, infatti, non è un problema di età anagrafica, ma dipende dal contesto sociale.
Non si intende neppure il favorire l'acquisizione precoce di tratti della condizione adulta. Infatti il lavoro dell'educatore è anche quello di evitare esperienze di adultizzazione precoce, come ad esempio l'espulsione scolastica o gli abusi sessuali.
La condizione adulta è caratterizzata dal possesso di alcuni diritti, doveri, beni materiali e immateriali.
In generale, gli interventi educativi si attuano per consentire ai soggetti di avvicinarsi ai tratti della condizione adulta e cioè:
- disporre di un reddito sufficiente, proveniente da fonti lecite, e utilizzarlo per ottenere beni che vadano oltre la soglia (variabile e socialmente negoziata) della essenzialità, ma che non vadano oltre la soglia (variabile e incerta) del consumo alienante.
- Poter accedere, sia personalmente che a favore dei familiari, ai
Servizi essenziali connessi alla condizione di cittadino. Un problema aperto è il seguente: l'accesso ai servizi deve avvenire per il solo fatto di essere cittadino o deve essere legato al reddito?
3) Essere in grado di praticare un'attività professionale. Il lavoro infatti:
- È una fonte di reddito;
- Contribuisce a creare identità e a costruire ruoli sociali;
- È un progetto portante per la vita.
Un'area di criticità è rappresentata dal fatto che oggi il lavoro ha perso il suo carattere continuativo e solido, perché è diventato discontinuo e frammentario.
4) Disporre di una rete di relazioni familiari e sociali soddisfacenti. Oggi la quantità delle relazioni "strutturali" si è ridotta (famiglia meno estesa, più deboli legami con i luoghi che producevano relazioni). Oggi la possibilità di costruire relazioni è meno data e più "cercata".
5) Godere
di buona salute, sia nel senso di assenza di patologie, sia nel senso di "stato di benessere fisico, psichico e sociale". Nelle società sviluppate si è passati parzialmente da patologie che aggrediscono l'individuo (esempio epidemie) a patologie a carattere cronico, conseguenti allo stile di vita. Dal punto di vista educativo ciò implica la necessità di un'educazione volta a sensibilizzare i soggetti orientandoli verso uno stile di vita sano. 6) Fornire prestazioni fisiche e psichiche adeguate per la fascia di età e per il genere di appartenenza. Se in alcuni contesti (esempio lo sport), le prestazioni in eccesso sono ritenute positive, così non è per le prestazioni in difetto. 7) Disporre di un livello di istruzione sufficiente. La soglia di accettazione è mutevole, perché dipende dal contesto sociale, dalla disabilità, dalla necessità di formazione per tutta la vita. 8) Esercitare la professione o l'attività lavorativa in modo soddisfacente, garantendo un reddito adeguato per il sostentamento e il benessere economico. 9) Avere relazioni sociali e familiari stabili e soddisfacenti. La presenza di un supporto sociale è fondamentale per il benessere individuale. 10) Avere una buona qualità dell'ambiente in cui si vive. Un ambiente pulito, sicuro e sostenibile contribuisce al benessere delle persone. 11) Avere accesso a servizi sanitari di qualità. L'accesso a cure mediche adeguate è essenziale per mantenere la salute e prevenire malattie. 12) Avere la possibilità di partecipare attivamente alla vita sociale, politica e culturale della comunità. La partecipazione attiva favorisce il senso di appartenenza e il benessere individuale. 13) Avere la possibilità di realizzare i propri obiettivi e aspirazioni personali. La capacità di perseguire i propri sogni e ambizioni contribuisce al senso di realizzazione e felicità. 14) Avere una buona gestione dello stress e delle emozioni. La capacità di gestire lo stress e le emozioni in modo sano favorisce il benessere psicologico. 15) Avere una buona alimentazione e praticare regolarmente attività fisica. Una corretta alimentazione e l'esercizio fisico regolare sono fondamentali per mantenere un buono stato di salute. 16) Avere una buona igiene personale. Una corretta igiene personale contribuisce alla prevenzione di malattie e al mantenimento del benessere fisico. 17) Avere una buona qualità del sonno. Un sonno di qualità è essenziale per il riposo e il recupero delle energie. 18) Avere una buona autostima e una buona percezione di sé. Una buona autostima e una buona percezione di sé favoriscono il benessere psicologico. 19) Avere una buona gestione del tempo. Una corretta gestione del tempo permette di bilanciare le diverse attività e di evitare lo stress da sovraccarico. 20) Avere una buona capacità di adattamento ai cambiamenti. La capacità di adattarsi ai cambiamenti favorisce la resilienza e il benessere psicologico.capacità critica, intesa come capacità di riflettere costantemente su di sé e sul mondo. Quando la capacità critica diventa capacità di trasformare sé e il mondo, può succedere che essa si scontri con le logiche sociali che regolano i limiti di espressione. La capacità critica oggi, ha inoltre di fronte a sé molti piani (globalizzazione, multiculturalismo) e molti linguaggi. 9) Essere autosufficienti nell'affrontare le competenze della vita quotidiana. Il livello di autosufficienza NON è considerabile un valore assoluto, ma dipende dal rapporto tra i compiti che il soggetto deve svolgere e le forme di sostegno di cui può disporre. 10) Partecipare al benessere collettivo, cioè percepirsi parte di una comunità e agire per aumentare il benessere dei suoi membri, senza però porsi in contrasto con le altre collettività. 11) Essere in grado di prendersi cura degli altri. L'adulto, inquali il cambiamento può avvenire. L'educatore professionale ha il compito di favorire lo sviluppo delle persone, promuovendo l'autonomia e la crescita individuale. Per raggiungere questo obiettivo, l'educatore deve essere in grado di comprendere le esigenze e le potenzialità dei soggetti con cui lavora. Non basta solo spiegare concetti e teorie, ma è necessario agire concretamente per favorire il cambiamento. Il cambiamento in ambito educativo non riguarda solo l'acquisizione di conoscenze, ma anche lo sviluppo di abilità e competenze. L'obiettivo finale è che i soggetti coinvolti nell'esperienza educativa diventino più capaci, più competenti e più autonomi. L'educatore professionale è un agente di cambiamento che può intervenire direttamente sull'individuo, ma può anche contribuire a creare contesti di vita favorevoli al cambiamento. La sua presenza e il suo lavoro sono fondamentali per garantire un processo educativo efficace e significativo. In conclusione, l'educatore professionale ha il compito di stimolare il cambiamento e favorire lo sviluppo delle persone. Il suo lavoro non si limita a comprendere e spiegare il mondo, ma si estende fino a cambiarlo, contribuendo a creare una società migliore e più consapevole.quali può verificarsi il cambiamento auspicato. La metafora adatta è quella del catalizzatore (= sostanza che aggiunta ad una soluzione, favorisce la reazione attesa). Questa metafora, però, ha un limite: senza l'educatore alcuni processi non potrebbero avvenire, ma, al termine del processo, l'educatore, a differenza del catalizzatore, sarà esso stesso cambiato. Il cambiamento, inoltre, può avvenire anche verso uno stato non previsto, negativo o assumere il volto della resistenza al cambiamento. In questi casi sono necessari interventi di recupero e compensazione. L'autonomia L'autonomia è una finalità educativa indeterminata, che va definita di volta in volta, nelle concrete situazioni operative. Etimologicamente, la parola "autonomia" significa "governarsi con leggi proprie" e cioè poter esercitare la libertà di scelta tra alternative praticabili. Si deve quindi tener conto deimargini discelta consentiti per quel soggetto, in relazione al genere, età, condizioni psicologiche.
L’autonomia dipende quindi da molte variabili e non è teoricamente determinabile. Inoltre la propria autonomia non deve causare la riduzione dell’autonomia di altri.
Compito dell’educatore è promuovere l’autonomia, ma anche ridurre l’autonomia di scelta dell’educando in base ai suoi e altrui vantaggi.
L’esperienza educativa, per potersi dire compiuta, deve anche generare l’autonomia da se stessa, operando per la propria inutilità, cioè per l’autonomia del soggetto dal processo che ha prodotto il suo cambiamento.
L’indipendenza dei soggetti dall’esperienza educativa può assumere la forma dal vero e definitivo distacco dagli operatori oppure quello di un minimo livello di dipendenza funzionale.
Il rischio è quello della “falsa autonomia”. Infatti mentre nella sfera privata
(familiare ed affettiva) il bisogno degli altri è ritenuto legittimo, nella sfera pubblica, la dipendenza diventa umiliante e così si finisce nella solitudine e nell'abbandono.
CAPITOLO 4 – L'educazione tra formazione e deformazione
Ci si chiede chi e che cosa autorizza l'educazione (la civilizzazione) dei ragazzi selvaggi o dei selvaggi nativi di quella terra che gli europei chiamarono America?
Se oggi a qualcuno capitasse di vedere un ragazzo selvaggio, segnalerebbe sicuramente l'avvistamento a qualche autorità. La cattura sarebbe giustificata dall'intento funzionale di provocare il benessere del ragazzo, anche se egli non potrebbe comunicare mediante un linguaggio condiviso, il suo assenso o dissenso.
La stessa azione protettiva scatterebbe automaticamente se qualcuno, per esempio, vedesse una persona su un ponte con chiari intenti suicidi.
Uno dei più noti ragazzi selvaggi è Victor il "sauvage"
dell'Aveyron" catturato alla fine degli anni Ottanta del 1700 e vissuto per circa trent'anni dopo la cattura. Il suo caso è noto perché il medico Itard lo prese in carico con intenti educativi, inserendolo nel suo contesto familiare. Diverso è il caso di Nell, la protagonista del film "Nell" di M. Apted. Nell ha vissuto parte della sua vita nel bosco, come Victor, ma, a differenza di lui, non è stata abbandonata dalla famiglia (formata dalla madre disabile, che comunica con un linguaggio tutto suo, e la sorella). Quindi Nell ha vissuto in un microgruppo dal quale ha appreso valori, saperi e culti. Viene scoperta dopo la morte della madre e affidata a figure professionali che tentano un trattamento finalizzato a una completa socializzazione. Qui si confrontano due scuole di pensiero: un trattamento laboratoriale e quantitativo (in ospedale) o un trattamento ecologico e qualitativo (nel suo ambiente, cioè nella casa del bosco).bosco). Prevarrà la seconda ipotesi. La storia ha un lieto fine non solo per Nell, ma per tutte le persone coinvolte nella vicenda. Che cosa hanno in comune i due casi? I soggetti con i quali sono venuti a contatto Victor e Nell dopo la loro cattura, non tollerano l'esistenza di loro simili in condizione selvaggia e vogliono riportarli alla "normalità" nonostante i due soggetti non abbiano chiesto aiuto. Ciò succede, in piccolo, anche per le due principali esperienze educative: la famiglia e la scuola. In tutte e due le situazioni, ma anche in altre, i soggetti sono coinvolti nella prassi educativa indipendentemente da una loro domanda e senza una negoziazione preventiva circa il processo e gli obiettivi del percorso che li coinvolge. La famiglia ha come compito la socializzazione di base, con l'intento di far acquisire al bambino quei valori ritenuti opportuni dal contesto sociale al quale il soggetto appartiene. La scuola (esperienza senza domanda,infatti è "dell'obbligo" e spesso "sopportata" per gran parte del percorso), educ