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BREVE RIASSUNTO DI “DAL RITO AL TEATRO” di Victor TURNER

Victor Turner (1920 ­ 1983) è uno dei maggiori esponenti dell’antropologia sociale britannica. Il suo

libro “Dal rito al teatro” è stato pubblicato nel 1986.

Il metodo antropologico di Turner, chiamato metodo di analisi dinamica dei casi, è opposto a

quello struttural­funzionalista e privilegia la componente trasformativa e conflittuale dei processi

sociali.

Turner analizzò, in particolare, la vita sociale in un villaggio degli Ndembu in Zambia.

L’analisi di Turner si richiama ai lavori di Van Gennep, antropologo francese, e, in particolare al suo

testo “I riti di passaggio” del 1909.

Il rito è un comportamento formale che riguarda circostanze non abituali e che spesso si

richiama a credenze in entità o poteri mistici considerati come cause di tutti gli effetti.

I riti di passaggio riguardano le fasi critiche della vita umana, quelle che accompagnano il mutamento

nello status sociale di un individuo o di un gruppo di individui.

Ad esempio, possiamo considerare i rituali di iniziazione che introducono i giovani nell’età adulta e

che si svolgono una sola volta nella vita.. Essi prevedono un abbassamento dell’individuo che viene poi

metaforicamente rialzato.

I rituali che accompagnano l’avvicendarsi delle stagioni sono ripetuti ogni anno e servono per

aiutare le persone ad accogliere i passaggi stagionali.

Uno dei concetti fondamentali considerati da Turner è quello di dramma sociale, che nasce come

rottura di una norma morale, giuridica, o di costume in qualche circostanza pubblica.

Questa rottura può derivare dalla decisione di una persona o di un gruppo che sfidano l’autorità

costituita, oppure può emergere spontaneamente da uno sfondo di sentimenti appassionati.

La rottura, una volta avvenuta, può difficilmente essere cancellata e, se il conflitto che ne deriva non

viene rapidamente arginato, essa tende ad espandersi.

I drammi sociali fanno emergere elementi che di opposizione alla società esistente, e sono fondamentali

perchè generatori di cambiamento.

Turner individua, nello svolgersi del dramma sociale, tre fasi:

1. la fase preliminare in cui domina il senso di rottura;

2. la fase della crisi in cui la rottura si tramuta in aperto conflitto e si formano fazioni,

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schieramenti, ecc.;

3. la fase di compensazione che è un momento di riflessione sulle cause che hanno portato alla

crisi e alle dinamiche che essa ha prodotto.

Il dramma sociale si conclude o con la riconciliazione delle parti entrate in conflitto oppure con

il mutuo riconoscimento di differenze incolmabili (una parte si stacca dalla compagine sociale

originaria).

I drammi sociali hanno luogo in tutte le società, anche nelle società occidentali moderne nelle quali

sono evidenti le opposizioni tra classi, gruppi etnici, religioni, ecc. che possono espandersi dal livello

locale per generare rivoluzioni nazionali o guerre internazionali.

Essi costituiscono fasi di passaggio, fasi di liminarietà che segnano il passaggio da una fase

culturale ad un’altra.

Il dramma sociale viene legato quindi da Turner al concetto di liminalità di Van Gennep.

Infatti la liminalità illustrata da Van Gennep relativamente ai riti di passaggio si ritrova, in

particolare, nella fase di compensazione del dramma sociale.

In questa fase si ragiona sulle cause dei conflitti, che vengono scomposte e ricomposte per fornire un

significato alla crisi e generare nuove forme sociali.

Ciò che nelle società primitive ed arcaiche facevano i membri di una tribù costruendo maschere,

travestendosi, mettendo in atto una serie di rituali, nelle società moderne è ripetuto attraverso il teatro, il

ballo, la musica, ecc.

Questi generi artistici rientrano nei fenomeni liminoidi, che assomigliano a quelli liminali per la

loro possibilità trasformatrice.

Per Turner le principali differenze tra liminale e liminoide sono la componente di maggiore

libertà e spontaneità dei generi liminoidi e il fatto che determinate pratiche sono una

questione di scelta e non di obbligo (vedi Puer Ludens).

Le esperienze di liminalità possono configurarsi come esperienze di flow, cioè esperienze ottimali

che presentano le seguenti principali caratteristiche:

● fusione tra azione e coscienza: ciò che si fa risulta naturale e spontaneo;

● l’attenzione viene focalizzata su un obiettivo attraverso la selezione dei diversi stimoli;

● si genera un senso di perdita dell’io, un oblio del sé.

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Nella liminalità si configura anche l’esperienza della communitas, comunità che rompe la struttura e

nella quale non ci sono gerarchie. Nella communitas la persona non perde la propria individualità, ma ha

la possibilità di condividere, con grande coinvolgimento emotivo, la propria esperienza con gli altri.

Nella communitas le persone si tolgono la maschera sociale e si mostrano nel loro vero essere.

Turner approfondisce il concetto di performance, termine che deriva dal francese e che significa

“completare, portare completamente a termine”.

La performance può essere intesa come conclusione adeguata di un’esperienza e possibilità di riflettere

su di essa.

La performance è legata al concetto di Erlebnis (= esperienza vissuta fino in fondo) proposto dal

filosofo tedesco Dilthey: un’esperienza è vissuta fino in fondo quando viene comunicata con il corpo, il

linguaggio e altre forme espressive.

Considerando il concetto di Erlebnis si coglie il legame che Turner stabilisce tra dramma sociale e

teatro.

Attraverso la messa in scena di corpo e mente, quindi attraverso la performance, è possibile scomporre

e ricomporre liberamente i simboli culturali e operare una riflessione critica su alcuni aspetti della società

e, a volte, generare un cambiamento.

Turner specifica che la performance è in grado di trasformare se stessa, nel senso che il flusso

dell’azione può generare simboli e significati nuovi.

Per Turner, l’antropologia della performance è una parte essenziale dell’antropologia

dell’esperienza e ogni tipo di performance culturale (il rito, la cerimonia, il carnevale, il teatro, la

poesia, ecc.) è spiegazione della vita stessa, come sosteneva anche Dilthey.

Attraverso la performance, ciò che in condizioni normali resta non osservabile viene portato alla luce.

Secondo Turner, i generi performativi sono come specchi magici che riflettono i drammi e le

trasformazioni sociali dando vita a forme di riflessività critica.

Il dramma sociale e quello scenico sono legati tra loro, nel senso che il dramma scenico è

metacommento del dramma sociale e la la sua retorica retroagisce sul dramma sociale stesso.

Dall’altro lato, è altrettanto vero che il contesto culturale in cui la performance si svolge influisce non

solo la orma ma anche il contenuto della performance.

Come gli specchi magici, i generi performativi (arte, sport, spettacolo, gioco, ecc.) diventano

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Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
4 pagine
26 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher assuntarappi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia del gioco e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Antonacci Francesca.