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CONTROLLO BIOLOGICO
La difesa delle colture può essere realizzata sfruttando le capacità di alcuni
organismi viventi di ridurre l’incidenza delle malattie, agendo in modo sia
diretto che indiretto sui patogeni responsabili.
Nella lotta biologica si cerca di sfruttare, a vantaggio della pianta ospite,
l’influenza negativa che alcuni componenti della comunità microbica esercitano
sui patogeni.
CDWE ENZIMI LITICI
L’utilizzo di enzimi litici da parte dei patogeni avviene quando l’infezione e la
penetrazione del patogeno è di tipo diretta o penetrazione attiva.
Il patogeno emette uno stiletto (ifa di penetrazione) e sintetizza un primo
enzima, cutinasi, per degradare lo stato cuticolare della foglia, superato questo
ostacolo trova poi la parete cellulare.
Essa è principalmente composta da pectine, cellulosa e emicellulosa, quindi per
poterla superare il patogeno dovrà degradarla sintetizzando degli enzimi
nell’ordine: pectinasi, emicellulasi e cellulasi.
Questi enzimi consentono la degradazione selettiva dei costituenti delle pareti
cellulari epidermiche.
PARTE SPECIALE
FITOPLASMOSI
FLAVESCENZA DORATA DELLA VITE
È causata da citoplasmi che usano come vettore lo Scaphoideus titanus.
Presenta una trasmissione di tipo persistente. Ha sintomi di necrosi e
disseccamenti a carico degli apici vegetativi e dei grappolini appena formati.
Successivamente a questi sintomi si evidenziano il graduale disseccamento dei
grappoli e la mancata lignificazione dei tralci.
Si può avere la perdita totale della produzione. Non raggiunge tutti i tralci e di
conseguenza non infetta tutta la pianta ma solamente una parte di essa.
La diagnosi è possibile farla solo attraverso metodologie molecolari. Si
combatte solo attraverso interventi preventivi (usare barbatelle non infette e
monitorare la presenza dell’insetto).
LEGNO NERO DELLA VITE
E’ causata da un citoplasma che usa come vettore una cicalina, Hyalesthes
obsoletus. Esso visita la vite saltuariamente e gli adulti vi capitano solo nei
mesi estivi inoculando il citoplasma.
I sintomi sono rappresentati dall’annerimento dei tralci e il disseccamento dei
grappoli con perdita parziale o totale della produzione. La trasmissione è di tipo
persistente-propagativo. SI combatte attraverso le lavorazioni del terreno
invernali che espongono al freddo le forme giovanili del vettore
determinandone la morte.
SCOPAZZI DEL MELO
La trasmissione della malattia avviene attraverso il materiale di propagazione
ma soprattutto per opera di insetti vettori quali: Cacopsylla picta e Cacopsylla
melanoneura; rincoti che infettano la pianta allo stadio di adulto svernante. Le
foglie possono presentarsi più piccole, allungate e piccioli corti, i fiori si
presentano irregolari con un numero abnorme di petali; i frutti sono piccoli,
pallidi o poco dorati.
Diagnosi con metodi molecolari. Lotta difficile contro gli insetti vettore;
importante è l’utilizzo di materiale sono per i nuovi impianti e l’estirpo delle
piante infette.
BATTERIOSI
COLPO DI FUOCO BATTERICO
I fiori sono i primi organi a manifestare i sintomi delle nuove infezioni. Sui
ricettacoli compaiono aree idropiche e poi annerite; i fiori colpiti poi dissecano.
Sugli organi colpiti sono presenti gocce di essudati batterici di vario colore. I
frutti colpiti imbruniscono, non si accrescono ed infine disseccano. L’agente di
questa malattia è Erwinia amylovora, batterio gram -.
I cancri costituiscono la principale fonte di inoculo per le nuove infezioni. Alla
ripresa vegetativa i batteri vitali riprendono la loro attività e colonizzano i
tessuti sani limitrofi e i cancri.
Le cellule batteriche vengono diffuse nell’ambiente ad opera degli insetti. Il
batterio colonizza gli spazi intracellulari e il lume dei vasi xilematici. La lotta
avviene con l’utilizzo combinato di tecniche agronomiche e di prodotti chimici
di origine rameica.
CANCRO BATTERICO DEL POMODORO
I sintomi compaiono precocemente e interessano tutti gli organi della pianta. Le
foglie presentano avvizzimenti e disseccamenti. Sul fusto compaiono striature
longitudinali, estese e di colore giallo pallido, dalle lesioni fuoriesce materiale
mucillaginoso. La zona calicina delle bacche assume una colorazione brunastra
ed in seguito dissecca e si fessura. Le radici possono mostrare una leggera
decolorazione dei tessuti in prossimità dello xilema. La malattia è causata da
Clavibacter michiganensis, batterio gram+.
La via di penetrazione più sfruttata dal patogeno è rappresentata dalle
soluzioni di continuità di natura traumatica. Il patogeno si diffonde nell’ospite
attraverso il tessuto vascolare fino a provocarne l’occlusione e la conseguente
perdita di funzionalità. La lotta avviene con l’utilizzo combinato di tecniche
agronomiche preventive e di prodotti chimici di origine rameica.
MALATTIE FUNGINE
PERONOSPORA DELLA VITE. (riassunto)
Riesce a causare ingenti danni.
È provocata da Plasmopora viticola.
Sintomo classico è dato dalla comparsa sulla pagina superiore della foglia di
una macchia giallastra che via via aumenta di dimensioni, necrotizza e toglie
superficie foto sintetizzante alla pianta. Anche gli acini colpiti cambiano colore,
si raggrinziscono e disseccano.
Il patogeno è un parassita obbligato e forma all’interno dell’ospite un micelio
dal quale riesce a recuperare il nutrimento.
Le pratiche agronomiche per difendersi da questo patogeno hanno scarsa
efficacia e il prodotto fitosanitario più usato e più efficace è il rame.
Plosmopora Viticola, l’agente eziologico della peronospora della vite, è un
parassita obbligato indissolubilmente legato all’ospite per il proprio sviluppo
attivo.
Il patogeno forma all’interno dei tessuti dell’ospite un micelio intercellulare
asettato localizzato nelle foglie soprattutto nel tessuto lacunoso, e meno
frequentemente, nel palizzata.
Dal micelio vengono formati all’interno della cellula ospite gli austori, strutture
specializzate che permettono al patogeno di instaurare con la vite un rapporto
biotrofico al fine di acquisire le sostanze nutritive necessarie alla sua crescita.
La riproduzione sessuata avviene mediante la formazione di sporangi,
differenziati all’estremità di rami di sporangi fori.
Questa riproduzione sessuata ha inizio con la differenziazione dell’organo
sessuale maschile, l’anteridio, sottile e allungato, e dell’organo sessuale
femminile, oogonio di forma globosa.
EPIDEMIOLOGIA
La sopravvivenza in assenza dei tessuti recettivi dell’ospite è assicurata dalla di
oospore.
La riproduzione sessuata è stimolata dalla senescenza dei tessuti infetti e dal
verificarsi di temperature comprese tra i 14 e i 10° C nonché da frequenti
precipitazioni.
Le condizioni che rendono possibili il verificarsi delle infezioni primarie sono
riassunte nella cosiddetta regola dei “tre 10”:
Temperature minime di circa 10° C
- Precipitazione di 10mm 24-48 h
- Lunghezza dei tralci maggiore a 10cm
-
La maturazione dell’oospora avviene quando la somma tecnica, calcolata dal
primo gennaio, è maggiore di 170. La presenza di oospore viene rilevata in
particolare nelle foglie mostranti sintomi a mosaico.
Le oospore germinano alla fine di novembre – dicembre con la presenza di
acqua e temperatura maggiore di 10° C. Non tutte oospore riescono a
maturare nello stesso tempo.
Dalla germinazione si origineranno macrosporangi che verranno disperse dalla
pioggia e germinando daranno origine a zoospore responsabili dell’infezione
primaria (regola dei tre 10).
Esse si incistano (perdita del flagello) vicino allo stoma emettendo un tubo
vegetativo che penetra i tessuti dell’ospite. Da qui vi saranno i primi sintomi di
inoculazione, 4 giorni a 20-25°C.
Durante l’inoculazione il patogeno si sviluppa all’interno del mesofillo
emettendo austori.
Dopo questo periodo si verifica l’erosione; durante le ore mattutine si avrà la
fuoriuscita dei rami conidiofori che rilasceranno sporangi responsabili della
muffa bianca sulla pagina inferiore.
Gli sporangi sono dispersi dal vento e dalla pioggia e daranno origine a
zoospore che origineranno infezioni secondarie.
Per riproduzione sessuata si origineranno oospore che cadranno nel suolo da
dove inizierà un nuovo ciclo.
SINTOMI
Il più classico è dato dalla comparsa sulla pagina superiore delle foglie di una
macchia giallastra traslucida che viene comunemente denominata macchia
d’olio. Sulle giovani infiorescenze i sintomi precoci sono poco invadenti: il
leggero viraggio di colore è infatti poco pronunciato.
Gli attacchi precoci determinano solitamente la necrosi dell’intera
infiorescenza.
Dopo l’allegazione comincia ad apparire sul grappolo la “peronospora larvata”:
l’acino assume una colorazione rossastra che vira rapidamente al colore
bruno-violaceo e sufficientemente raggrinzisce e dissecca.
LOTTA
Le pratiche agronomiche per difendersi da questo patogeno hanno scarsa
efficacia; il prodotto fitosanitario e più efficace è il rame.
PERONOSPORA DELLA PATATA (riassunto)
Causata da Phytophthora infestans.
I sintomi sulle foglie sono costituite da macchie clorotiche localizzate sui
margini che necrotizzano e disseccano rapidamente; su i tuberi fruttiferi
compaiono tacche brune, irregolari e depresse; i tessuti sottostanti
imbruniscono. La sopravvivenza del patogeno è affidata sia alle oospore sia al
micelio presente nei residui vegetali della precedente coltivazione. La
penetrazione può essere diretta, attraverso la superficie intatta dell’ospite o
indiretta attraverso gli stomi o ferite o ferite occasionali.
La lotta avviene l’uso integrato di tecniche agronomiche e l’uso di prodotti
chimici rameici e ditiocarbammati.
L’agente eziologico della peronospora di patata e pomodoro è Phytophthora
infestans.
Il micelio assettato formato dal patogeno si sviluppa generalmente tra le cellule
dell’ospite. Gli austori nei quali manca il nucleo, vengono formati all’interno di
cellule di foglie, frutti e tuberi. Questo determina nelle cellule colpite sintomi
iniziali di necrosi dalle 24 alle 48 h dopo la formazione dell’austorio.
Il patogeno si riproduce sessualmente formando sporangi a limoncino
all’estremità di rami sporangiofori fuoriuscenti dagli stomi. Gli sporangi
germinano sia mediante emissione del tubetto germinativo sia mediante il
rilascio di zoospore biflagellate (movimento nel film d’acqua).
EPIDEMIOLOGIA
La sopravvivenza di Phytophthora infestans è affidata si