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Estratto del documento

Il documento pubblico nasce dalla cancelleria che è l’ufficio in cui si svolgono tutte le pratiche

inerenti all’emanazione dei documenti di pubbliche autorità. Il fondamento dell’autenticità del

documento pubblico risiede appunto nella sua emanazione da parte della cancelleria strumento e

simbolo dela volontà assoluta dell’autorità da cui dipende, in quanto esercita totalmente ed

esclusivamente ogni facoltà di documentazione e certificazione propria di quella autorità.

Nell’emanazione del documento pubblico abbiamo due casi, la prima l’autorità comandava al capo

della cancelleria di redigere il documento, a meno che non si trattasse di atti che rientrevano nella

normale routine burocratica, per i quali la cancelleria poteva provvedere senza emanare il relativo

documento.

Nel secondo caso chi attendeva il beneficio produceva una petizione o supplica che veniva poi

presentata in udienza all’autirità per l’accoglimento o meno dell’istanza. Spesso il dettato del

documento conserva un ricordo esplicito della petitio con espressioni come “significasti nobis

quod”.

Come la petitio, anche l’intercessio indica un intervento propiziatorio di persone vicine all’autorità

alla quale la domanda era diretta, che potevano o presentare di persona la domanda del petitore

raccomandandone l’accoglimento o agire successivamente da intermediari interponendo i loro

buoni uffici per un felice esito della richiesta.

Anche di questa fase si ha per lo più ricordo diretto nel dettato del documento attraverso formule

come “per interventum” “per intercessione” e simili.

Nei secoli dell’alto medioevo la figura giuridica degli intervenientes è quella di persone che

potendo ricevere un danno dalla concessione fatta dagli altri, garantivano con la loro presenza la

validità incontrastata dell’atto. Ben presto tali atti si moltiplicarono sfruttando la debolezza del

potere dell’autore fino a trasformarsi in un vero e proprio consenso dei maggiorenti. Gli

intervenientes divennero cosi consentientes finche tra il X secolo e il XII secolo si ebbe una nuova

evoluzione, la quale porto gli ultimi al rango di semplici testimoni la cui presenza non contribuiva

più alla validità del documento che, in quanto pubblico, fondava la sua autenticità su fatto di essere

emanato dalla cancelleria.

Il passaggio dalla fase dell’azione giuridica a quella della documentazione è dato dal momento

della iussio, ossia l’ordine impartito dall’autorità alla cancelleria di redigere il documento.

Lo stadio successivo è quello della redazione del documento; un funzionario della categoria dei

dictatores, raccolti e vagliati i precedenti atti preparatorii provvedeva a stilare il documento in forma

minuta.

La minuta, riveduta e corretta a volte, veniva quindi riportata in bella copia “ in grossam litteram”

da uno scrittore che nelle grandi cancellerie prendeva il nome di grossatores.

Come la minuta doveva tenere conto delle caratteristiche interne del particolare tipo di documento,

così la bella copia doveva conformarsi a particolari caratteristiche esterne: il rispetto delle une e

delle altre offriva garanzia per la genuinità del documento.

Un atto da cui non si poteva in alcun modo prescindere era invece quello della roboratio, ossia

della convalida del documento eseguita con sistemi diversi nelle varie cancellerie, i più frequenti

sono: l’intervento dell’autore che sottoscrive il documento o vi appone un segno particolare; la

recognitio cancellleresca, ossia l’attestazione che viene rilasciata dal più alto funzionario della

cancelleria o da un suo delegato cira la perfetta corrispondenza tra volontà sovrana e il

documento.

Particolare importanza si attribuiva all’ufficio dei sigillatores, custodi del più comune e delicato

mezzo di convalida.

Il documento poi veniva passato al computator per il calcolo della tasazione a cui era soggetto il

destinatario. Il momento conclusivo era rappresentato dalla spedizione, alla quale provvedevano di

norma altri ufficiali attraverso corrieri.

Il processo formativo del documento privato si apre con il momento della rogatio, che consiste

nella domanda rivolta dalle parti allo scrittore, detto rogatario, di redigere il documento.

Nel dettato il ricordo di questo momento è ridotto di solito a un brevissimo inciso, per lo più il

semplice participio rogatus che lo scrittore aggiungeva al suo nome, nel dichiarare di aver redatto il

documento.

Come si svolgesse precisamente la rogazione non lo sappiamo con certezza, sappiamo che uno o

entrambi i contraenti si presentassero allo scrittore, con o senza testimoni, e fornendogli la materia

la materia scrittoria per la redazione, esponessero i termini del negozio contratto o da contrarre

richiedendone la documentazione.

Il secondo momento e quello della minuta, un primo abbozzo che comprendeva soltanto i dati

essenziali del negozio giuridico, raccolto dal rogatario al momento in cui le parti si presentavano a

lui richiedendone la documentazione, e una stesura più ampia in cui l’intero documento prendeva

corpo; di qui si aveva poi la redazione finale in mundum, ossia l’originale vero e proprio.

In regime di instrumentum accade che spesso le parti non richiedano la stesura definitiva,

sentendosi sufficientemente tutelate dalla minuta che il notaio raccoglie nel proprio registro

(imbreviatura).

La terza fase nel processo formativo del documento privato è quello della redactio in mundum,

cioè della stesura nella forma , sia estrinseca che intrinseca, definitiva.

Il momento successivo e rappresentato dall’apposizione delle sottoscrizioni: delle parti, dei

testimoni, del rogatario; la sottoscrizione del rogatario rappresenta, nel meccanismo della

documentazione privata, la funzione che ha la roboratio nel documento pubblico.

La consegna materiale dello scritto al richiedente rappresenta la conclusione del processo

formativo del documento.

Per garantire la genuinità di un documento dovremmo visionare i caratteri estrinseci ed intrinseci

din un documento.

Si chiamano caratteri estrinseci di un documento quelli che si riferiscono alla fattura materiale del

documento e ne costituiscono l’apparenza esteriore, potendosi esaminare indipendentemente dal

contenuto:

1) Materia scrittoria, cioè l’oggetto su cui il documento viene stilato; la manualistica si limita ad

indicare tra questi solamente il papiro, la pergamena e la carta.

Il papiro largamente usato nell’antichità continuò ad essere utilizzato anche nel medioevo,

anche se cedette il posto alla pergamena, dato l’alto costo e le minori garanzie che offriva

per la conservazione. La pergamena resistette a lungo anche all’introduzione della carta

che, se fu adoperata dagli imperatori bizantini del XI secolo e dalla cancelleria normanna

ebbe vita difficile nella prassi documentaria data la scarsa resistenza all’usura del tempo.

Della materia scrittoria vengono esaminati il modo di preparazione ( disposizione delle

strisce, l’animale da cui la pelle è ricavata e il tipo di concia nella pergamena; l’impasto

della carta da cui si può risalire al luogo e ala fabbricazione attraverso i marchi di fabbrica o

filigrane) il formato ( foglio singolo e sua figura oppure rotolo di più fogli cuciti l’uno all’altro)

e relative dimensioni, la tecnica di predisposizione per ricevere la scrittura (presenza della

rigatura, margine dl foglio).

2) La scrittura; come la disposizione della scrittura stessa rispetto al formato della materia, la

presenza di mani e scritture diverse nel medesimo documento, l’introduzione in

corrispondenza di talune partizioni specifiche nel testo, di capoversi, di segni di

punteggiatura e sistema abbeviativo

3) I segno speciali; che si possono suddividere in due categorie ; segni del rogatario e dei

sttoscrittori, e segni di cancelleria. I primi rappresentavano il distintivo personale di chi

redigeva il documento o interviene alla sua stesura, e vanno dal segno di croce, a disegni

più complessi. La croce è il segno più comune dei sottoscrittori, il rogatario usa di

preferenza un emblema più personale, più complesso, difficile ad imitarsi come marchio del

suo ufficio.

Nella cancelleria pontificia invece si nota la rota e il monogramma della formula bene

valete, nella cancelleria imperiale troviamo il monogramma del nome personale del

sovrano.

4) I sigilli; in Italia l’uso dei sigilli fu molto limitato quasi esclusivamente ai documenti pubblici e

a volte a quelli semipubblici. I sigillo è l’impronta positiva su una materia plastica di una

matrice incisa di negativo di pietra o di metallo.

Riguardo ai metodi di apposizione i sigilli si distinguono in pendenti, quando sono uniti al

foglio, mentre aderenti quando sono attaccati direttamente alla materia scrittoria secondo

due tecniche diverse che sono i sigilli incassati ossia tenuti fermi sul foglio mediante

contatto della massa di cera del sigillo con altra massa aplicata sul verso, oppure gli

impressi, cioè applicati direttamente sul foglio con l’ausilio di una piccola striscia di

pergamena passata attraverso due tagli paralleli in modo che le estremità fossero prese

nella massia di cera.

5) Note di cancelleria, che assumono significato diverso secondo la cancelleria a cui risalgono

e la posizione in cui si trovano, riscontrandosene sugli spigoli superiori al foglio e sotto la

plica ed anche sul verso.

Si chiamano caratteri intrinseci quelli che si riferiscono al contenuto del documento, inteso come

tenore dello scritto, il modo in cui si articola il componimento diplomatico.

E possibile riconoscere in ciascuno gli elementi di una partizione analitica ideale, alla quale il

diplomatista deve sempre rifarsi per i suoi scopi, studiando le formule proprie di ogni parte.

Una prima divisione di carattere generale e quella data da:

1) Protocollo, costituisce la parte iniziale, introduttiva del testo, nel cui rientrano le seguenti

parti:

1.1) Invocatio , consiste nella menzione della Divinità, nel cui nome, secondo

l’insegnamento di San Paolo, doveva compiersi ogni atto dei fedeli. Può essere

simbolica quando espressa con un segno di croce o con un monogramma come XP IC

e poi solamente C, quella verbale consiste ina formula che comincia con le parole “ in

nomine domini”.

1.2) Intitulatio, costituita dall’enunciazione del nome, titoli, e qualità della persona da cui

è emanato il documento, che coincide nella maggior parte dei casi con l’autore

dell’azione giuridica.

1.3) Inscriptio, e data dal nome, titoli e qualità del destinatario.

1.4) Saluto, formula di perpetuità, apprecazione. Il saluto è proprio dei documenti

pubblici in for

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Publisher
A.A. 2015-2016
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/09 Paleografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Cristoria di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diplomatica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Calleri Marta.