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"Parigi o cara"
"Parigi o cara" è un film commedia italiano del 1962, diretto da Vittorio Caprioli e scritto e interpretato da Franca Valeri e dallo stesso Vittorio Caprioli.
IL PERSONAGGIO: Delia Nesti (Franca Valeri) è una prostituta romana snob, precisa e spilorcia, che alterna il lavoro sul marciapiede a quello in casa, procurandosi i clienti tramite annunci sui giornali.
Siccome "una signora è tale anche se batte il marciapiedi", Delia non è la tipica prostituta "immorale" a cui ci ha abituato il cinema italiano del Secondo dopoguerra: Delia ha modi signorili così "perbene" che non denunciano affatto la sua condizione lavorativa. Tutto il film si basa proprio sulla duplicità del personaggio di Delia, sullo scarto tra l'aspetto perfettino da zitella con aspirazioni di benessere economico borghese e l'essere perennemente borderline con l'illegalità, non solo in quanto.
"passeggiatrice" ma anche come socia fondatrice d'una banda di strozzini del Testaccio. Tutto questo ne fa anche uno squisito ed originale personaggio caricaturale, tanto eccessivo ed indipendente dalla pubblica morale dei suoi giorni quanto eccentrico in linguaggio, continue peregrinazioni e mutamenti camaleontici di look e tinta dei capelli cotonati. Una "eccessività" tanto apprezzata dalla cultura prettamente omosessuale del camp, paragonabile soltanto ai personaggi femminili che, due decenni più tardi, si sarebbero ritrovati nel barocchismo oltraggioso dei film spagnoli di Pedro Almodóvar.
L'AMBIENTAZIONE:
Il lungometraggio è suddiviso in due tempi che ne conferiscono quasi un carattere teatrale, o meglio da opera lirica. Non a caso il titolo è mutuato da un brano de La traviata di Giuseppe Verdi: «Null'uomo o demone, angelo mio, Mai più staccarti potrà da me. Parigi, o cara noi lasceremo, La vita uniti".
Tutto il primo tempo del film, interamente ambientato a Roma, è teso a inquadrare il personaggio di Delia, a farcene conoscere risvolti caratteriali e manie; mentre il secondo tempo, girato interamente a Parigi, rappresenta il crollo delle certezze di Delia, il fallimento del suo progetto di fare fortuna nella capitale francese.
Va poi considerato come riferimento nel titolo del film, il romanzo omonimo di Alberto Arbasino, che rievoca i suoi giorni a Parigi.
Gli autori sembrano voler porre tanti, apparentemente invisibili, collegamenti tra Delia e la ville lumière quali ad esempio il colore degli abiti della protagonista (spesso in blu e rosso, colori della capitale francese), nomi di cani, camicette di presunte haute couture francesi, protettori di colleghe che millantano improbabili capacità linguistiche in idioma francofono.
le offre ospitalità. Mentre aspetta che smetta di piovere, Delia inizia a raccontare la sua storia. Delia è cresciuta in una famiglia povera e ha dovuto affrontare molte difficoltà fin da giovane. Dopo la morte dei genitori, si è trovata da sola e senza soldi. Per sopravvivere, ha deciso di diventare una prostituta. Nel corso degli anni, Delia ha incontrato molti uomini diversi e ha vissuto esperienze sia positive che negative. Ha imparato a difendersi e a sfruttare al meglio le sue risorse per guadagnare denaro. Nonostante la sua professione, Delia ha sempre cercato di mantenere un certo grado di dignità e di non farsi sopraffare dalla tristezza e dalla solitudine. Durante la sua permanenza nel portierato dell'amico, Delia riflette sulle scelte che ha fatto nella vita e sulle conseguenze che queste hanno avuto su di lei. Si rende conto che, nonostante tutto, è riuscita a sopravvivere e a trovare un po' di felicità anche nelle situazioni più difficili. Alla fine della giornata, smette di piovere e Delia decide di lasciare il portierato per tornare alla sua vita di prostituta. Nonostante tutto, ha imparato a non arrendersi e a lottare per ciò che desidera. La sua storia è solo una delle tante, ma rappresenta la forza e la resilienza di molte donne che si trovano in situazioni simili. Delia se ne va, lasciando dietro di sé una storia di speranza e di coraggio.