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La giurisprudenza della Corte di Strasburgo sull'applicazione extraterritoriale della CEDU

CEDULa giurisprudenza della Corte di Strasburgo che, nell'affrontare il tema dell'applicazione extraterritoriale della CEDU, ha assunto progressivamente un approccio sempre più orientato al riconoscimento in qualunque situazione della giurisdizione extraterritoriale dello Stato e quindi alla correlata applicazione della CEDU. L'art. 1 della CEDU ne prevede l'applicazione "ad ogni persona sottoposta alla giurisdizione" di uno Stato parte.

Le sentenze più rilevanti per tracciare l'evoluzione della giurisprudenza della Corte di Giustizia in materia di diritti fondamentali

La Corte di Giustizia, con la sentenza Stauder, da un lato, facendo espresso riferimento ai "diritti fondamentali della persona" in quanto parte dei principi generali del diritto comunitario (e non, invece, in quanto parte degli ordinamenti degli Stati membri, estranei alla sua competenza) e, dall'altro, utilizzando li come.

legittimità per il diritto derivato, è determinato dai principi generali del diritto comunitario. La Corte sottolineò che i diritti fondamentali non possono essere limitati o negati dalle norme comunitarie e che la loro tutela è parte integrante del sistema giuridico dell'Unione Europea. La Corte di Giustizia ha quindi stabilito che la tutela dei diritti fondamentali è un elemento essenziale del diritto comunitario e che deve essere garantita entro i limiti della struttura e degli obiettivi dell'Unione. Questo significa che le norme comunitarie devono essere interpretate e applicate in conformità con i diritti fondamentali, al fine di assicurare la protezione dei diritti umani. La sentenza Internationale Handelsgesellschaft del 1970 ha sancito l'importanza della tutela dei diritti fondamentali nel contesto dell'integrazione economica e commerciale dell'Unione Europea. La Corte ha affermato che la tutela dei diritti fondamentali fa parte dei principi giuridici generali garantiti dalla Corte stessa. Questo significa che la Corte ha il compito di garantire l'osservanza dei diritti fondamentali nell'ambito del diritto comunitario. La sentenza Nold del 1974 ha ulteriormente specificato che il contenuto dei diritti fondamentali, utilizzati come parametro di legittimità per il diritto derivato, è determinato dai principi generali del diritto comunitario. La Corte ha ribadito che i diritti fondamentali devono essere rispettati e che le norme comunitarie non possono limitarli o negarli. La tutela dei diritti fondamentali è quindi un elemento centrale del sistema giuridico dell'Unione Europea.legittimità del diritto derivato, doveva essere ricostruito traendo ispirazione dalle "tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri". Lezione 0715. Qual è il contenuto della Carta di Nizza? Riafferma, in buona parte, diritti, libertà e principi che già formano parte integrante del patrimonio culturale, politico e giuridico degli Stati membri e dell'Unione europea. Tra i diritti tutelati si ricordino, in particolare: - il diritto alla dignità umana (art. 1), - il diritto alla vita (art. 2), - il diritto all'integrità della persona ... Tra le libertà fondamentali, si ricordi: - la libertà di pensiero, di coscienza e di religione (art. 10), - la libertà di espressione e d'informazione ... Tra i principi, infine, si ricordi: - il principio dell'uguaglianza davanti alla legge (art. 20), - il principio della diversità culturale, religiosa e linguistica (art. 22), - il principio della

parità tra donne e uomini (art. 23), Lezione 07202. In quali meccanismi si articola la protezione dei diritti umani nel continente americano?

Nel 1948, è stata adottata la Dichiarazione americana dei diritti e dei doveri dell'uomo, e successivamente, nel 1959, è stata istituita la Commissione interamericana dei diritti umani. Nel 1969 è stata inoltre adottata la Convenzione americana sui diritti umani, che prevede l'istituzione della Corte interamericana dei diritti umani, strumento di centrale importanza per la protezione dei diritti fondamentali nel continente americano. All'interno del meccanismo di monitoraggio dei diritti umani nei paesi membri dell'OSA, grande rilievo assume il ruolo dei Relatori Speciali, competenti a verificare il rispetto dei diritti umani su tematiche specifiche, definite nel loro mandato.

Con la Carta dell'OSA gli scopi dell'Organizzazione diventano molto più ampi, tra cui principalmente: creare un

  1. Promuovere la pace e la giustizia tra i paesi membri;
  2. Promuovere la solidarietà tra i paesi membri;
  3. Rafforzare la collaborazione tra i paesi membri;
  4. Difendere la sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza dei paesi membri.

Lezione 07302. In quali meccanismi si articola la protezione dei diritti umani nel continente africano?

La protezione dei diritti umani nel continente africano si articola attraverso la Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli, entrata in vigore nel 1986. La Carta africana elenca i diritti garantiti agli articoli 1-26 e i doveri individuali agli articoli 27-29.

La Commissione africana ha tre compiti fondamentali:

  1. Promuovere i diritti dell'uomo, ad esempio informando e sensibilizzando l'opinione pubblica africana e formulando raccomandazioni agli Stati su questioni specifiche;
  2. Interpretare le disposizioni della Carta africana su richiesta degli Stati membri, dell'UA o di altre organizzazioni africane riconosciute dall'UA;
  3. Ricevere ed esaminare le comunicazioni dagli Stati relative a violazioni dei diritti umani.
violazioni commesse da altri Stati (artt. 47-49) e le other communications, ossia quelle presentate da persone e ONG per violazioni commesse dagli Stati (artt. 55-59). Una prima importante modifica del sistema africano di protezione dei diritti umani si ebbe con l'adozione nel 1998 del Protocollo alla Carta africana istitutivo della Corte africana per i diritti dell'uomo e dei popoli (ACtHPR, African Court on Human and Peoples' Rights) ed entrato in vigore nel 2004. Lezione 07402. Tracciare il quadro normativo in materia di protezione internazionale Il quadro internazionale in materia di protezione è dunque fondato, essenzialmente, su una tripartizione in cui si ritrovano: 1) lo status di rifugiato, previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951 e codificato in modo esaustivo anche nel diritto dell'Unione europea; 2) lo status di protetto in via sussidiaria, previsto da una norma di diritto internazionale generale la cui specifica attuazione è poi rimessa.Su base nazionale agli Stati (che, dunque, possono interpretare in modo più o meno estensivo la previsione o, come si dirà con riguardo alle diplomatic assurances, disapplicarla in presenza di certe condizioni). Si tratta di uno status simile, per ampiezza e contenuto della protezione, a quello di rifugiato ed in pratica è codificato in modo esaustivo solo nel diritto dell'Unione europea; lo status di protetto in via temporanea per ragioni umanitarie, previsto da una norma di diritto internazionale generale la cui specifica attuazione, ancora una volta, è rimessa agli Stati su base nazionale. Si tratta di uno status che, di solito, tutela tutte quelle variegate esigenze di protezione che non ricadono nelle previsioni tipizzate del rifugio o della protezione sussidiaria. Lezione 07504. Quali sono state e sono le principali Convenzioni in materia di diritto internazionale del mare? La Convenzione SAR (search and rescue) adottata in seno all'IMO adAmburgo nel 1979 (International Convention on Maritime Search and Rescue) ed invigore dal 1985. Ne sono oggi parte 107 Stati, tra cui l'Italia. In precedenza, già la Convenzione SOLAS adottata sempre in seno all'IMO a Londra nel 1974 (International Convention for the Safety of Life at Sea) ed in vigore dal 1980 aveva previsto indipendentemente dall'esistenza di zone SAR una serie di obblighi in materia di salvataggio delle vite in mare. Ne sono oggi parte 162 Stati, tra cui l'Italia. Tutti gli Stati provvisti di litorale marittimo sono infatti "tenuti a creare e mantenere un servizio di ricerca e salvataggio (indicato come SAR). Con l'intensificarsi poi della vita di relazione internazionale negli ultimi decenni e con le maggiori possibilità di sfruttamento economico delle risorse del mare offerte dal progresso tecnologico si avvertirà l'esigenza di una disciplina più dettagliata e puntuale mediante alcune convenzioni. Tra queste,in particolare, si ricordino le quattro Convenzioni di Ginevra, adottate il 29 aprile 1958 (la Convenzione sul mare territoriale e sulla zona contigua, in vigore dal 1964 per 52 Stati tra cui l'Italia; la Convenzione sull'alto mare, in vigore dal 1963 per 63 Stati tra cui l'Italia; la Convenzione sulla piattaforma continentale, in vigore dal 1964 per 58 Stati ma non per l'Italia; la Convenzione sulla pesca e la conservazione delle risorse biologiche dell'alto mare, in vigore dal 1966 per 39 Stati ma non per l'Italia) e soprattutto la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (United Nations Convention on the Law of the Sea, UNCLOS), adottata a Montego Bay in Giamaica nel 1982 e poi integrata da due Protocolli attuativi adottati a New York nel 1994 e 1995. La United Nations Convention on the Law of the Sea è in vigore dal 1994 ed oggi vincola 167 Stati tra cui l'Italia. Lezione 07602. Nel mare territoriale quale Stato esercita la

propria sovranità? In che termini e con quali limiti?

Mare territoriale: è una zona di mare adiacente al territorio, sulla quale lo stato esercita la sovranità nelle condizioni previste dal diritto internazionale. Anche le isole (distese naturali di terra circondate dalle acque che restano scoperte ad alta marea) hanno un mare territoriale. Sul mare territoriale la sovranità si estende allo spazio aereo sovrastante, al fondo del mare stesso e al relativo sottosuolo. L'estensione del mare territoriale è fissata dallo stato costiero nel limite massimo di 12 miglia marine. Tale regola è rispettata da 123 stati, mentre soltanto 20 rivendicano limiti più ampi. La disciplina e la regolamentazione delle acque territoriali, prima rimessa quasi esclusivamente alle consuetudini internazionali, è stata poi regolata da alcune convenzioni, come la Convenzione di Ginevra sul mare territoriale e la Convenzione di Montego Bay del 1982.

1 UNCLOS) il fondale e il sottosuolo delle aree sommerse che si estendono oltre il suo mare territoriale fino a una distanza massima di 200 miglia marine dalla linea di base da cui si misura la larghezza del mare territoriale. La UNCLOS prevede che lo Stato costiero abbia diritti sovrani sulla piattaforma continentale per l'esplorazione e lo sfruttamento delle risorse naturali, sia viventi che non viventi, presenti nella sua sottosuperficie e sul suo sottosuolo.sia inferiore a tale distanza. 2 L'area sottomarina che si estende al di là delle acque territoriali è chiamata Zona Economica Esclusiva (ZEE). Questa zona è delimitata dal prolungamento naturale del territorio emerso e si estende fino al limite esterno del margine continentale o fino a una distanza di 200 miglia dalle linee di base, a seconda di quale sia la distanza maggiore. 3 La ZEE è una zona in cui uno Stato costiero ha diritti sovrani per l'esplorazione e lo sfruttamento, la conservazione e la gestione delle risorse naturali, sia viventi che non viventi, delle acque sovrastanti e del fondale marino e del sottosuolo. Tuttavia, gli Stati costieri non hanno diritti sovrani sulla colonna d'acqua sovrastante la ZEE, che è considerata alta mare. 4 La delimitazione della ZEE è regolata dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), che è un trattato internazionale adottato nel 1982. La convenzione stabilisce i principi e le regole per la delimitazione delle ZEE e per l'esercizio dei diritti e delle giurisdizioni degli Stati costieri e degli Stati senza litorale. 5 La delimitazione delle ZEE può essere oggetto di controversie tra gli Stati costieri, specialmente quando le zone si sovrappongono. In tali casi, gli Stati possono ricorrere a procedure di negoziazione, mediazione o arbitrato per risolvere le dispute in conformità con il diritto internazionale. 6 La creazione delle ZEE ha consentito agli Stati costieri di esercitare un maggiore controllo sulle risorse marine e di promuovere lo sviluppo economico sostenibile delle loro regioni costiere. Allo stesso tempo, la gestione responsabile delle risorse marine nella ZEE è fondamentale per la conservazione dell'ambiente marino e per la tutela degli ecosistemi marini.
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Publisher
A.A. 2020-2021
27 pagine
2 download
SSD Scienze giuridiche IUS/13 Diritto internazionale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rafgio00 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto internazionale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Dell'Acqua Davide.