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Palazzo ducale Mantova - Stratigrafia Pag. 1
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CENNI STORICI E DESCRITTIVI DI PALAZZO DUCALE

Prima dell'avvento dei Gonzaga, Mantova fu governata dalla famiglia dei Bonacolsi fra il XIII e il

XIV secolo. Essi fondarono il Palazzo del Capitano e la contigua Magna Domus, oltre a Palazzo

Bonacolsi, in piazza Sordello (anticamente Piazza San Pietro, dal nome del Duomo qui ubicato)

come simboli del loro potere sulla città.

Nel 1328 la famiglia dei Gonzaga succedette a quella dei Bonacolsi. Francesco I Gonzaga, Capitano

del Popolo dal 1366 al 1407, commissionò l'edificazione di Castel San Giorgio su progetto

dell'architetto Bartolino da Novara. L'edificazione del castello avvenne a partire dal 1395 e si

protrasse fino al 1406.

Nel corso del XV secolo la signoria si trasferì dalle fabbriche di Corte Vecchia al Castello di San

Giorgio.

Il complesso di Palazzo Ducale è stato concepito e voluto da Guglielmo Gonzaga, duca di Mantova

dal 1556 al 1587, con proposito analogo a quello dei Bonacolsi. La spinta maggiore, infatti, gli

arrivò dalla volontà di trasformate il Principato in Stato Assoluto: la realizzazione di un unico

maestoso Palazzo sarebbe divenuto vessillo del ducato e gli avrebbe conferito la possibilità di una

maggiore supremazia.

Il palazzo sorse quindi su un coacervo di fabbricati disgiunti, tra cui gli edifici di Corte Vecchia, il

Castello di San Giorgio, la Domus Nova e parti di fortificazioni militari. Altri edifici che erano posti

frontalmente vennero abbattuti nel corso dei lavori per liberare lo spazio prospicente (attuale Piazza

Sordello) dando quindi maggior importanza alla “Cittadella” del Principe. L'effettiva realizzazione

del palazzo avvenne sotto il principato di Guglielmo e del figlio Vincenzo Gonzaga in due fasi

d'intervento: la prima, le cui opere vennero completate entro il 1576, vede in particolare la

realizzazione dell'appartamento di Guglielmo in Corte Nuova, del cortile della Mostra, della chiesa

di Santa Barbara e di Prato di Castello nella sua conformazione originaria. La seconda fase, attuata

fra l'VIII e il IX decennio del '500, comprende interventi quali: ristrutturazione degli ambienti di

Corte Vecchia, giardino pensile, Cortile delle Otto Facce, esedra che raccordava il palazzo e il

Duomo (non più esistente), “riforma” del Prato di Castello, piazza di Santa Barbara. Mentre la

prima fase non sembra guidata da un piano coerente, la seconda vede la realizzazione di opere

coordinate fra loro, quale era l'obiettivo della trasformazione dei fabbricati (raggiunto

maggiormente nella serrata organizzazione degli interni).

Gli anni del principato di Vincenzo Gonzaga, succeduto nel 1587, furono costellati da una serie di

errori che portarono lo Stato Gonzaghesco alla rovina. A causa dei dissapori che vi ebbe con il

padre, apportò ai progetti per il palazzo una serie di modifiche fra cui la chiusura del cantiere di

Santa Barbara che si ridusse quindi a modesta fabbrica.

Negli anni di progettazione e compimento delle opere si susseguirono diversi prefetti delle

fabbriche ed architetti, tra questi si ricordano in ordine cronologico di lavoro nei cantieri del

palazzo: Pompeo Pedemonte, Bernardino Facciotto, Giovanni Angelo Bertazzolo.

I Gonzaga occuparono il complesso fino al 1708, anno di morte dell'ultimo duca. Ebbe quindi inizio

la dominazione austriaca con la famiglia Asburgo. Dagli anni Settanta del Settecento il Palazzo fu

restaurato e rinnovato con caratteri tardo barocchi e neoclassici.

Altri ampi restauri si ebbero fra la fine del XIX secolo e il corso del XX secolo in cui venne data la

connotazione gotica a Castel San Giorgio ed al Palazzo del Capitano che si può vedere oggi.

ANALISI DELLA STRATIGRAFIA

ESPLICAZIONE DELLE FASI STRATIGRAFICHE

Sono state individuate cinque fasi principali di edificazione e modificazione della parte in esame a

partire dalla realizzazione del Palazzo del Capitano fino alla seconda metà del Novecento.

1ª fase Realizzazione del Palazzo del Capitano (tra il XIII e il XIV secolo)

Il Palazzo del Capitano venne fatto edificare da Guido Bonacolsi, che governò Mantova dal 1299 al

1309, sulla base di edifici precedenti ed era inizialmente adibito a residenza della famiglia.

Si può affermare che i lavori di costruzione avvennero fra il 1308, grazie a documenti che

testimoniano delle spese della famiglia effettuate per la costruzione, e il 1328, anno in cui subentra

la famiglia Gonzaga.

Quindi la parete in mattoni, oggi identificabile con il fronte interno del sottoportico, era

inizialmente la facciata principale in cui vennero realizzate due aperture posizionate in quella che è

la collocazione odierna.

2ª fase Completamento del palazzo (1328-1340)

Nel 1328 prese il potere la famiglia Gonzaga che fra questa data e il 1340 hanno aggiunto il

porticato e quindi il fronte esterno, appoggiandosi alla vecchia facciata, del Palazzo del Capitano.

Si presuppone che in questa fase il porticato avesse il soffitto ligneo sorretto da mensole, ipotesi

suffragata dal fatto che in alcune tabelle del solaio compaiano delle decorazioni con rappresentati i

primi stemmi della casata dei Gonzaga a strisce gialle e nere. Il solaio venne riscoperto durante i

restauri del 1931. Nella parete di fondo del portico erano presenti delle ampie finestre con una

profonda strombatura che sono state modificate nel corso delle fasi successive per poi tornare alla

conformazione iniziale nella 5ª fase. Probabilmente durante i lavori di ampliamento è stata aggiunta

anche la pavimentazione rimasta invariata fino ai giorni nostri.

3ª fase Intonacatura del sottoportico e della facciata del palazzo (1771-1778)

A partire dal 1771, dopo la caduta della famiglia Gonzaga, gli Asburgo nuovi dominatori della città

iniziarono ad abitare Palazzo Ducale e, di conseguenza, i piani nobili vennero sistemati per la

famiglia.

Numerosi documenti attestano uno scambio di opinioni circa l’eventualità di intonacare o meno la

facciata interna ed esterna del Palazzo del Capitano. Un documento del 1773 sottolinea come

sarebbe stato auspicabile conservare la facciata medievale sia per motivi estetici che economici,

mentre gli scritti dell’architetto Pozzo spiegano come lui proponesse non solo l’intonacatura della

facciata, ma la tamponatura delle aperture della facciata esterna con la creazione di nuove finestre

simmetriche rispetto alle arcate sottostanti. Nella facciata del sottoportico l'intonacatura venne

infine realizzata e decorata.

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Publisher
A.A. 2012-2013
4 pagine
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SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/19 Restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ND8 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Laboratorio di conservazione dell'edilizia storica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Prati Cristian.