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FASI PROGETTUALI CON CRONOLOGIA RELATIVA E ASSOLUTA.

GENNAIO 1933/ 08 MARZO 1933 Bandito concorso per quattro palazzi delle poste dal

• Ministero delle Comunicazioni, con scadenza nel mese di GIUGNO.

AGOSTO 1933 Subito dopo l’aggiudicazione dell'incarico, Ridolfi aveva modificato il

• progetto e doveva predisporre un plastico per ricevere la nuova approvazione di Mussolini.

PROGETTO: facciata rivestita con grandi lastre rettangolari in travertino.

OTTOBRE 1933 Impianto drasticamente simmetrizzato.

• MARZO 1934 Compare il volume definitivo.

• PRIMA METÀ DI GIUGNO 1934 Presentato primo disegno del rivestimento a liste.

• 15 GIUGNO 1934 Gli veniva fatto presente che era inappropriato variare il dispositivo

• delle pietre già approvato.

28 GIUGNO 1934 Ridolfi insiste, viene invitato a fornire i particolari dettagliati.

• 26 LUGLIO 1934 Ridolfi consegna alcuni disegni, promettendo di consegnare gli altri nei

• prossimi otto giorni.

28 LUGLIO 1934 Approvati i disegni consegnati il 26 luglio 1934.

• 18 AGOSTO 1934 Ridolfi consegna gli ultimi dettagli costruttivi. Sì al travertino delle cave

• di Magliano Toscano, no a quello di Tivoli.

OTTOBRE 1934 Ricerca nei dintorni di Roma di travertino compatto e color nocciola

• richiesto da Ridolfi.

24 NOVEMBRE 1934 Murati alcuni campioni eseguiti con:

• a) Travertino di Magliano Toscano (preferito da Ridolfi),

b) travertino di Fiano Romano,

c) pietra calcare di Frasso.

15 DICEMBRE 1934 Firmato decreto ministeriale ci autorizzava la trattativa privata con la

• Società Anonima Marmifera Toscana. 48

• Non prima del 16 FEBBRAIO 1935 Fu possibile effettuare la consegna dei lavori per

una questione formale inerente la titolatura della piccola ditta.

09 LUGLIO 1935 Liste lavorate contemporaneamente in tre stabilimenti:

• a) Grosseto,

b) Civitavecchia,

c) Roma.

10 OTTOBRE 1935 Risultò chiara l’impossibilità di concludere l’edificio in tempo, così

• furono applicati 507 mq della facciata degli stucchi provvisori a imitazione pietra, affidando

il lavoro alla Ditta Mollo Giovanni.

28 OTTOBRE 1935 Inaugurazione dell’edificio.

Ridolfi nasce a Roma nel 1904 da una famiglia di artigiani impegnati nell’edilizia. Si laurea in architettura

nel 1929, ma già nel 1928, ancora studente, partecipa alla I Esposizione Italiana di Architettura Razionale

con il progetto di una Torre dei ristoranti, definita “un monumento ermetico e singolare della ricerca

architettonica”. In quel progetto si scorge già il segno di un architetto di talento, e la sua fase razionalista,

dove troviamo una sintesi di linguaggio espressivo e un interesse per tecnologie costruttiviste e anche per il

disegno urbano.

Si è detto che l’approccio di Ridolfi è basato su un architettura basata non solo dall’edificio che progetta ma

muove dall’idea di città e giunge sino al minimo particolare, tutto quello che troviamo intorno all’edificio fa

parte del suo progetto.

Il Palazzo delle Poste dell'architetto Mario Ridolfi è espressione di quella corrente progettuale chiamata

razionalismo che si caratterizzò per l’eliminazione degli elementi decorativi, la semplificazione delle forme,

l’utilizzo di colori fondamentali (soprattutto il bianco) e l’uso di materiali economici come il cemento

armato, il vetro e l’acciaio.

Elemento distintivo dell’edificio è la “curva”, secondo i canoni del razionalismo, l’architetto nel palazzo

postale di piazza Bologna, vede la sua più compiuta e ultima affermazione. Ed è proprio facendo ricorso alla

curva e allo sviluppo orizzontale del volume che l'architetto sintetizza nell’edificio il rapporto fra la forma

stellare di piazza Bologna e l’edificio, risolvendo così non soltanto la piazza stessa, ma anche il più ampio

territorio della strada. Facciata e costruzione poste

L’avvento della struttura metallica e di quella in cemento armato, gioca un ruolo fondamentale nel passaggio

dall’architettura tradizionale a quella moderna.

Il fenomeno riguarda anche l’Italia, dove la nuova tecnica si diffonde con particolare rapidità e ampiezza.

Si ebbe però una differenza nella quale la struttura in cemento armato anziché sostituire la muratura si

inserisce gradualmente in un impianto che assume il carattere della costruzione mista, la conseguenza della

continuità che distingue il processo di modernizzazione italiano e che, nell’edilizia in particolare, implica la

persistenza del piccolo cantiere artigianale dove il cemento armato, se realizzato in opera, può inserirsi senza

provocare trasformazioni rilevanti.

Ridolfi riuscì a realizzare un opera che rispettasse lo stile autentico del periodo senza rinunciare a

morbidezza e sinuosità. In pianta si vede un corpo trapezoidale con due ali dalle estremità arrotondate che si

piegano verso l’interno seguendo la morfologia del lotto. L’accesso avviene salendo da un ampia scalinata

protetta da una sottile pensilina curva, in copertura la pensilina rialzata crea un ombra netta che gioca di

contrasto con il rivestimento in travertino.

Nelle poste l’immagine d’insieme è definita dalla parete che avvolge l’edificio, nella facciata principale

verso la piazza.

Non risulta visibile la struttura, nel partito centrale del retro dove vi sono otto grossi telai, disposti

ortogonalmente alla concavità della facciata, in corrispondenza al salone al pubblico, i quali si protraggono

nella copertura del salone dei portalettere con le travi a sbalzo.

Ai due piani superiori i pilastri corrispondono alla facciata posteriore dove sono impostati sul solaio.

Ridolfi dunque pur non avendo l’approvazione della direzione dei lavori si ostinò alla realizzazione di

soluzioni sofisticate all’interno del progetto avendo delle ripercussioni architettoniche di una soluzione

strutturale. Prospetti primo progetto

Alla fine di giugno del 1934, Ridolfi consegnò il richiesto completamento del progetto esecutivo per il

Palazzo. Ma la completezza dei disegni rispondeva solo allo scopo di non interrompere l’iter burocratico. In

realtà in quel momento tutte le soluzioni relative a finiture e dettagli erano ancora in corso di elaborazione.

Come è detto chiaramente nella relazione:

“Dopo che l’architetto aveva alquanto indugiato nel definire il dispositivo della pietra

lavorata per l’esterno delle murature dei prospetti, non potendosi ulteriormente

differire la costruzione dell’edificio, egli fu invitato dai termini del bando di concorso a

compilare il progetto definitivo, secondo i disegni e le modalità a suo tempo concordate.

Il progetto è oramai definito nelle sue varie parti, tranne nei dettagli costruttivi

dell’intero rivestimento in pietra che saranno stabiliti in base al modello al vero

eseguito in cantiere”.

In giugno Ridolfi stava studiando l’originale trama del rivestimento a liste che sarà poi realizzata. Era perciò

già superata la soluzione disegnata nella sezione trasversale e nei prospetti sviluppati in cui il rivestimento

della facciata è formato di lastre rettangolari.

L’originalità del rivestimento rispecchia la dialettica fra tradizione e modernità che caratterizza l’opera di

Ridolfi il cui non userà più rivestimenti lapidei ma metterà a punto una grammatica basata sulla struttura in

vista e sul rustico finito

Il rivestimento lapideo, infatti, non è usato come superficie astratta ma come strato esterno del corpo

murario; e d’altronde anche l’impiego dei materiali in vista sarà sempre subordinato a un intento espressivo e

formalista. L’accanimento con cui Ridolfi persegue l’applicazione delle scelte esecutive e la dimostrazione

tangibile dell’importanza che attribuisce ad esse.

Dettagli
A.A. 2014-2015
6 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ilenia.gargano1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura antica e moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Marandola Marzia.