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PRINCIPIO DEL DECORUM.

vv605-606: il giovane deve camminare con la fanciulla, apprezzare anche le unghie.

L’andamento deve dimostrare di essere compiacente sugli aspetti relativi all’eleganza

della fanciulla. Le donne per Ovidio tendono sempre a ingannare e invita gli uomini a

ingannarle a loro volta. Tutto il testo è fondato sul verbo e sull’atto dell’inganno che è

una parte integrante dell’immagine dell’amore dell’età augustea.

TRADUZIONE 607-772

È giunto ormai il momento di parlare: vai via lontano da qui

166 167

Rozzo pudore ! La fortuna e Venere aiutano gli audaci. 168

Che non venga la tua capacità di parlare sotto le nostre leggi:

fai in modo di avere il desiderio, la tua capacità di parola sarà spontanea.

169

l’amante Deve essere simulati e le ferite (devono essere simulate) con le parole:

la fiducia deve essere oggetto di ricerca con qualunque arte.

Ne è una fatica essere creduti, ogni fanciulla ritiene di dover essere amata:

170171

anche se è brutta, a nessuna piace il proprio aspetto.

Spesso colui che simula inizia ad amare veramente,

spesso quello che all’inizio era finto, diviene reale.

Per ciò, voi fanciulle siate più disponibili a coloro che fingono!

172

Perché l’amore che era falso diventerà vero.

173

Devi attirare l’anima gradualmente con parole dolci

Così come la riva pendente viene erosa dall’acqua limpida.

Non ti vergognare a lodare il volto, i capelli

Le dita affusolate e il piede piccolo.

174

L’elogio diletta anche le fanciulle caste:

la bellezza è gradita e sta a cuore alle fanciulle.

Perché Giunone e Atena ancora si vergognano 175

Di non aver ottenuto un verdetto favorevole nei boschi della Frigia?

Rusticitas

166 è la semplicità, cioè essere un uomo semplice, senza arte. L’uomo senza arte è

rude.

167 Rielabora il proverbio ‘la fortuna aiuta gli audaci’ che si trova in Properzio e in Cicerone.

168 Invita il giovane a non ostentare la sua capacità di parlare.

169 Agere è un verbo del teatro. Il giovane deve agire come un amante.

170 Se la fanciulla viene adulata avrà la conferma di essere bella.

171 L’atto della simulazione che porta all’amore vero. La moralità dell’arte era dibattuta per

(facundia, leges, disertus, agendus, imitanda,

l’oratoria e il mondo dell’oratoria. I termini usati

ars, fides, finxerat) ars amandi

rimandano all’arte dell’oratoria. Nel proemio aveva detto che l’ è

l’ars dicendi.

come Dibattito sul ruolo dell’oratore-attore e quale sia la relazione tra oratore e

attore. L’oratore deve difendere un uomo, mostrare la moralità dell’azione, ribaltare la

credibilità morale dell’imputato, ma deve tenere presente la realtà dei fatti. L’attore assume un

carattere. Distingue tra arte e vita, tra realtà e apparenza. È un dibattito già affrontato da

Cicerone nel De oratore, poi ripreso da Quintiliano in maniera più ampia, perché,

specialmente in età imperiale, si vedeva che l’oratore assumeva gli atteggiamenti un po’

eccessivi dell’attore. Quintiliano esortava gli studenti a non prendere gli atteggiamenti contrari

decorum.

al In Ovidio la figura dell’amante è una figura di attore perché non risponde alla

ars amandi

realtà come farebbe l’oratore. L’ è un’arte teatrale, è una finzione. Non c’è moralità

perché l’amante deve fingere.

172 Inserisce un avvertimento per le fanciulle per creare un legame tra uomini e donne.

actio actio

173 Da dei precetti come se fosse un da portare all’effetto desiderato. L’ deve essere

graduale e il buon amante deve agire un po’ per volta iniziando a lodare il volto, i capelli, le

dita e infine la caviglia.

174 Praeconia: elogio del banditore, chi ad alta voce pronuncia un eleogio.

175 Riprende un elemento mitico: giudizio di Paride. Giunone e Atena si adirarono con Paride

perché non fu un bravo amante, in grado di ingraziarsi le divinità pur dando la palla della

16

Il pavone caro a Giunone mostra le proprie piume lodato;

se ammirato in silenzio, nasconde il suo tesoro.

Al cavallo veloce che partecipa ad una corsa

Piace una criniera pettinata e i colpetti al collo. 176

non promettere in modo timido: le promesse trascinano le fanciulle:

insieme alle promesse aggiungi le divinità!

177

Giove dall’alto sorride sentendo le parole false

178

E ordina ai venti di portarle via.

È solito giurare il falso a Giunone in nome dello Stige:

ora egli stesso favorisce il proprio esempio.

È conveniente che ci siano gli dei, visto che conviene, crediamoci:

si diano incenso e vino agli antichi altari. 179

Gli dei sono immersi in una quiete simile al sonno:

voi vivete in modo puro, il dio è in voi! 180

Restituite ciò che vi è stato offerto, la pietas conserva le sue leggi,

si allontana la frode, abbiate le mani pulite!

Se siete in grado di farlo, giocate, impunemente ma con una fanciulla!

Questo è il solo atto di realtà che è inferiore all’inganno.

Ingannate chi inganna: le donne sono una stirpe ingannevole:

181

che cadano pure nei lacci che avete posto!

Si dice che l’Egitto fosse privo delle piogge che portano

Giovamento ai campi per 9 anni,

182

quando Trasio si avvicinò a Busirine e indicò

che si poteva espiare l’ira di Giove offrendo il sangue di un ospite.

Allora Busirine disse ‘sarai tu a prima vittima per Giove

E darai l’acqua all’Egitto’.

183

Anche Falaride bruciò il corpo del violento Perillo:

l’infelice costruttore del toro colma la sua opera.

Entrambi furono giusti nei fatti, non vi è legge più equa

Che quella di far perire l’artefice con la propria opera.

Perciò così come ingannano coloro che hanno commesso lo spergiuro,

così la donna si dolga offesa del suo stesso esempio. 184

Anche le lacrime servono -farai commuovere un cuore di pietra- :

Fatti vedere se puoi con le guance bagnate.

Se le lacrime -non vengono sempre a comando-

vittoria a Venere. Fu un cattivo oratore-attore-amante.

176 Dal vv631: precetti alcuni con esempi altri senza. vv631-658: dedicato all’uso della

promessa e delle false promesse.

177 Giove è l’unico che può fare false promesse e ingannare.

178 Nell’Heroides Elena, di fronte alle richieste d’amore di Paride, risponde che le parole degli

amanti vengono portate via dal vento e l’amore degli amanti non può essere fedele.

179 vv639-646: parodia e negazione del De rerum natura di Lucrezio in cui le divinità vivono

in felicità e non si occupano delle vicende umane.

pietas fraus. civitas: pietas

180 Contrapposizione tra e Mantiene un concetto base della la in

quanto rispetto della legge di natura e della legge divina. Non c’è una morale vera e propria,

civitas.

ma la conservazione dei valori fondanti è essenziale alla La morale che sta delineando

è diversa, ma ciò non vuol dire ostacolare o eliminare l’etica dominante.

181 Una simile invettiva contro il genere femminile si trova nella Fedra di Seneca. In Ovidio è

un topos solo accennato, mentre è predominante della 6° satira di Giovenale.

182 Trasio, l’indovino che profetizzò al re Busiride la soluzione alla siccità: sacrificare uno

straniero. Trasio fu il primo ad essere sacrificato.

183 Falaride, tiranno di Agrigento, che condannò l’inventore del toro di bronzo a morire nel toro

che era destinato ai condannati. È trattato anche nei Tristia.

184vv659-680: dedicato alle lacrime, strumento di seduzione. La fanciulla vedendo l’amante

piangere, prova compassione e concede più volentieri il suo amore.

17

Non vengono, toccati gli occhi con le mani sporche.

Quale uomo scaltro non aggiungerebbe parole dolci ai baci?

Se lei si rifiuta, tu prendi i baci negati lo stesso.

All’inizio opporrà resistenza e dirà ‘mascalzone!’;

Anche se cerca di lottare vorrà essere vinta.

Bada che i baci rubati non facciano male alle labbra,

Che lei non possa lamentarsi che sono stati maldestri.

L’uomo che ha preso i baci e non prende il resto,

Meriterebbe di perdere anche ciò che gli è stato concesso.

Cosa sarebbe mancato, dopo i baci, ad esaudire i voti?

Ahimè fu ingenuità, non pudore!

185

chiamiamola violenza , tuttavia è gradita alla fanciulla:

ciò piace, anche se apparentemente non vogliono.

Chiunque sia che assali in un impeto d’amore,

186

tuttavia gioisce e la violenza diventa un dono.

Anche colei, pur parendo costretta, si allontana non essendo toccata,

anche se simula la gioia sul volto, è triste.

187

La stessa violenza l’ha subita Febe , la stessa l’ha subita la sorella:

furono graditi sia la violenza che il violentatore.

188

Il mito noto non è indegno di essere ripetuto,

189 190

la fanciulla di Sciro fu vinta dal giovane Emonio (Achille). 191

Già la divinità aveva dato i premi malvagi alla bellezza lodata

192

ritenuta degna di vincere le dee sotto la montagna di Ida; 193

e ormai la nuora era giunta a Priamo da un mondo lontano,

nelle mura di Ilio era la moglie greca;

e intanto tutti avevano giurato al marito offeso.

Il dolore di uno solo era divenuta una causa pubblica. 194

Sarebbe stato turpe se non avesse attribuito ciò alle preghiere della madre ! Achille

Aveva camuffato la sua virilità con una veste lunga! 195

Cosa fai, figlio di Eace? Non si addice a te filare la lana:

185 Riferimento alla violenza d’amore. Riflette sul mito della violenza. La violenza è

costantemente connotata dalla ricompensa successiva, anche il tradimento ha una

ricompensa. La violenza d’amore è accettabile perché anche le donne pur apparendo violentate

gradiscono la violenza d’amore.

186 Intertesto: 5° epistola delle Heroides di Enone che vede Elena che prenderà il suo posto

come amante di Paride. Alla fine dell’epistola Apollo cerca di violentarla, Enone reagisce ma poi

si lascia andare. Apollo per ricompensarla le offre il dono della medicina. Enone diventa esperta

dell’arte della medicina, diventa la ninfa in grado di curare gli uomini con le erbe.

187 Febe e la sorella Ilaira, figlie di Leucippo, erano state promesse ai gemelli Ida e Linceo, figli

di Afareo. Furono rapite e sposate da Castore e Polluce. Vicenda analoga a quella di Arianna

anche se non vie

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Publisher
A.A. 2017-2018
48 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiaramadia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua e letteratura latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Labua Giuseppe.