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Mentre nelle corti califfali si sviluppava una versione della civiltà islamica

originaria, ne emergeva un'altra dai centri sedi di guarnigioni e dalle città

fondate dagli arabi. La politicizz del regime califfale creò una tensione fra

doveri religiosi e politici. Sciiti, Kharigiti e temeniti avevano lottato vs gli

omayyadi per sostenere gli abbasidi, ma questi costruirono un forte

apparato statale e dotato il sovrano di un grande cerimoniale religioso che

provocò le rivolte degli sciiti. I califfi non avevano ereditato il carisma di Mm

e quindi non erano autorizzati a promulgare dottrine religiose o norme

politiche. Fra gli abitanti delle città sedi di guarnigioni veniva formandosi

una nuova elite religiosa distinta dal califfato, dove si fusero popolazioni

arabe e non arabe in una comunità di classe media. In quest’ambiente vari

individui si erano dati allo studio del corano e alla pratica liturgica

musulmana, questi erano privi di cariche o status clericale, vi erano i

qurra(lettori del corano), ulama(dotti religiosi) e sufi (asceti). Essi godevano

di una buona reputazione e venivano riconosciute come le vere autorità

dell’islam. Essi formavano circoli dediti allo studio degli hadith (raccolte di

detti del profeta), del diritto, teologia e ascetismo. (formazioni settarie nella

umma islamica)

●Gli scritturisti sunniti: Il corano della fede musulmana descrive dio

trascendente, eterno, libero di volere e agire, creatore onnip del mondo. Egli

ha collocato gli uomini nel mondo perché facciano la sua volontà e alla fine

dei giorni egli li giudic e li salverà o cond. La realtà escatol definisce il posto

degli esseri umani nel mondo, il corano esige fede in dio e sottomissione al

suo volere, esso prescr regole che gli uomini debbono fare e ciò da cui

devono ast. Stab i 5 pilastri dell’islam: professione di fede, digiuno,

elemosina, pregh e pellegrinaggio, inoltre vi sono leggi sulla success eredit e

il divorzio, e condanna l’arroganza, l ingratit e l org. La moralità della

condotta umana non è oggetto di indicazioni precise, il corano lascia ai

singoli la facoltà di giudicare se abbiano eseguito in modo conveniente il

comando divino, ed è qui che i confini della responsabilità umana divengono

incerti. Ma per i lettori e commentatori dei primi tempi del corano, questo

era più che un libro, essi volevano infondere nelle vite dei loro

contemporanei gli insegnamenti del libro sacro, facendo si che ispirasse gli

atti e i pensieri di tutti i musulmani. L’interesse per l’applicazione del corano

ebbe inizio attraverso un lavoro di commentario e critica (tafsir), così che si

iniziarono a raccogliere gli hadith, che vennero ordinati per argomenti. Gli

hadith chiariscono, integrano e espand l’ambito della guida divina.

Un analogo impulso a modellare l’esistenza secondo i dettami di Dio fu

all’origine dello sviluppo del diritto musulmano: la sharia veniva considerata

come un’estensione di ispirazione divina degli insegnamenti del corano. Il

diritto musulmano nacque dagli sforzi nel vii sec di giudici e dotti per

riformare il campo del diritto e infondervi i criteri islamici convenzionali .

Venne diviso in 3 categorie sostanziali: ibadat (norme liturgiche), miamalat

(norme sui rapporti sociali) e imama (teoria dell’organizzazione colletiva).

Si creò una diverg tra l’orientamento giuridico e quello degli hadith, in

quanto quest’ultimi sostenevano che non vi fossero altre leg fonti di norme

giurid o morali al di fuori degli hadith.

Il giurista Shafii (800) trovò un modus vivendi, accettando la supremazia

degli hadith, ma sostenendo che gli studiosi potessero accertare quali di

questi fossero autentici . Allo stesso modo però i fautori degli hadith

escogitarono metodi per garantire l’autenticità degli hadith, come ad

esempio la catena di relatori autorevoli (isnad). Erso il ix sec l impostazioni

di entrambe le parti erano ben consolidate, avendo come esito

l’elaborazione della legge in un codice di insegnamenti religiosi basati sul

corano, la cui autenticità dovesse essere garantita dai dotti. Ma nonostante

questo il conflitto si spostò sul punto di vista simbolico , in quanto i fautori

degli hadith pensavano all’islam come una fede totalmente rivelata e fatta

di accettazione e sottomissione alle parole di M, mentre coloro che

fondavano la legge sostenevano che la lettura delle sacre scritture andasse

adattata alle mutevoli circostanze attraverso il consenso della comunità.

●La teologia: altri musulmani sunniti rivolsero la propria attenzione alle

dimensioni intellettuali e spirituali dell’islam. Le prime questioni teologiche

furono evocate dalle dispute politiche. I kharigiti si erano opposti al regno di

alì argomentando che un peccatore non poteva essere califfo, tuttavia i

sostenitori di muawiya si limitarono a sostenere che chiunque professasse la

fede fosse un vero mus.

Una setta completamente neutrale, quella dei mutaziliti, asseriva che i

peccatori non erano veri musulmani né infedeli, ma appartenevano a una

categoria intermedia della com mus. Un’altra setta neutrale fu quella dei

murgiiti che sostenevano che non erano le azioni a fare di un uomo un vero

musulmano ma gli intenti.

I kharigiti affrontarono anche il problema del libero arbitrio e della

predestinazione, essi optavano per la scelta da parte dei fanciulli di far parte

della comunità mus, questa tesi venne accettata dai murigiiti. A questo

punto il problema del libero arbitrio portò a interrogarsi sui significati degli

attributi di dio (potere,conoscenza), che a sua volta sollevò la questione

dell’unità di dio. Essi scoprirono che filosofi greci e teologi cristiani avevano

già elaborato un filone di argomentazioni tradizionali alle quali essi

potevano attenersi.

I convertiti introdussero questa tradizione nelle cerchie musulmane e i

dibattiti che si svolgevano a damasco fra cristiani e musulmani portò loro ad

adottare queste forme di arg raz.

Nei circoli teologi musulmani gli elementi che manifestavano maggiore

interesse per la dialettica greca erano i mutaziliti, insistendo sull’unità di dio.

Essi inoltre sost che il corano non fosse divino, in quanto creato, ispirato da

dio in M. Da questo derivava anche il libero arbitrio degli uomini, in quanto i

suoi atti non sono creati da Dio. Dio era definito l’essenza della ragione

umana e quindi la ragione. Il mondo creato funziona secondo le proprie leggi

razionali, indipendente da Dio. Per altri musulmani le esperienze centrali

dell’islam erano M e il corano, non la ragione, in quanto conteneva ciò che

dio voleva per gli uomini, quindi l’uomo deve sottomettersi a dio, senza

presumere di avere conoscenza migliore di quella divina.

Soprattutto i cultori degli hadith rifiutarono qualsiasi compromesso con i

metodi greci di argomentazione.

Nel ix e x sec si cercò di trovare un punto d’incontro tra queste due visioni,

compatibile con l’importanza degli hadith e che lasciasse spazio alla

discussione in questioni teologiche . Il più importante compromesso fu

quello di al-ashari, che adottò il punto di vista dei cultori degli hadith,

raffinandoli e adeguandoli alle forme di pensiero mutazilite. Egli ad esempio

sostenne che il corano era increato, ma che tutte le sue copie fossero

create. Sostenne che gli uomini fossero stati creati da dio ma che diventano,

per acquisizione, in qualche misura responsabili. Per fare ciò adottò metodi

razionali, utile anche per convincere i nemici della propria validità,

rafforzando la fede in dio e la sua rivelazione.

●I mistici e il sufismo: mentre i logisti e teologi si concentravano sulla

ricerca delle norme preposte da dio alla vita quotidiana e si sforzavano di

spiegarle razionalmente, i mistici aspiravano a un’esperienza immediata e

personale dell’esperienza divina. Essi cercavano di predisporsi, nel modo di

vivere, nei pensieri e nei sentimenti, al raggiungimento di quel fine, in

questa ricerca solo il linguaggio appropriato poteva ridare unità allo spirito

dell’ind, infrangere le barriere tra il discorso umano e divino. In termini relig

si tratta della ricerca dell’unità con l’essere divino, in termini umani della

scissione dell’io, comprendere la verità e attingere alla pienezza dell’essere.

Il misticismo islamico ebbe origine dalle aspirazioni spirituali delle pratiche

rel di M, dei suoi compagni e successori, che misero in discus il valore della

vita mondana. Molti di loro scelsero una forma di devoz rel che accentuava

la memoria del corano,l’osservanza degli hadith e della legge, mentre altri

approdarono a forme più estreme di ascetismo scegliendo di vivere in

condizioni estreme di povertà e isolamento. Essi vivevano nella paura della

negligenza, del peccato e della punizione, piangevano sulla miseria del

mondo. Per altri l’ascetismo si traduceva in un atteggiamento di distacco ma

non esigeva rinunce mat. La virtù consistente nell’applicare gli

insegnamenti del corano, astenersi dal peccato era chiamata rinuncia

(zuhd).

Al –basri (728) è passato alla storia del musulmanesimo come modello

dell’impiego ascetico nel mondo, egli versava le sue lacrime sulla sua

indegnità e temeva il giudizio,ma insegnava l’obbedienza al corano e la

rinuncia ascetica. Egli però cerco di conciliare il pot di Dio con la resp

umana mediante il concetto mistico dell’appagamento (rida), che concil

questi due fatt. Inoltre per al-basri la responsabilità morale si estendeva

dall’esistenza dell’individuo alla comunità nel suo complesso, infatti

condusse una vita attiva dedicata allo jihad (guerra santa), all’insegnamento

e amministrazione dello stato.

Il sufismo emerse da questo primo attegg ascetico, essi pensavano che la

recitazione del corano e la meditazione combinate con la lotta per vincere il

male ed eliminare i vizi interiori liberassero l’anima e la preparassero alla

visione di dio. Il corano forniva ai sufi ispirazione per queste esp, come per

Sulayam, che sviluppò un commentario che consentiva di trascendere il

senso letterale del corano. Altri autori, come al-sadiq insegnavano che ogni

passo del c aveva 4 piani di sign che potevano essere intesi per chi aveva

l’esperienza spirituale:ibara (vocaboli), ishara (allusione a un oggetto

esterno), latifa(frutto arcano del corano), haqiqa (verità del c).

Al-balkhi invece parlò di stati dell’esperienza spirituale: rinuncia a soddisfare

gli appetiti della carne, paura di dio e costante umiltà, brama del paradiso,

amore di dio . Kharraz invece parlò di 7 stadi di avvicinamento a dio,

attraverso

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
33 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/01 Storia del vicino oriente antico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ya4ever di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e Istituzioni del Medio Oriente e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Romani Francesca Romana.