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IL METODO D’INTERPRETAZIONE
Per poter risalire dal comportamento alle capacità, questo va letto ed interpretato e posto in
relazione al contesto:
COMPORTAMENTO = F (CAPACITA' x CONTESTO)
Il comportamento è quindi un indicatore importante, ma solo la sua correlazione col contesto offre
dei dati significativi sulle capacità che stiamo indagando. Il comportamento va quindi inteso come
modalità di reazione che, sollecitata dal contesto, originata da caratteristiche personali che devono
essere correlate ad una griglia di riferimento (oggetto di analisi).
Nella diagnosi psicologica si utilizza quindi un sistema indiziario: si parte da unità semplici dove gli
indizi sono dati, elementi grezzi, che acquistano significatività e coerenza solo inseriti in un quadro
di riferimento. Ogni dato va considerato da più prospettive e per tale motivo i dati vanno colti
attraverso vari strumenti.
2) GLI STRUMENTI RILEVAZIONE
La possibilità di rilevare le capacità attraverso l'analisi e l'interpretazione dei comportamenti si basa
sul postulato che la natura umana può essere inferita dallo studio delle caratteristiche psico-
comportamentali e ci sono vari strumenti per questa rilevazione. Tutti gli strumenti sono basati sul
principio comune che prevede la costruzione di un contesto noto dove inserire intenzionalmente
degli input conosciuti che siano capaci di sollevare degli output (comportamenti) che possono così
essere osservati. Ogni strumento deve essere sia attendibile (coerente con se stesso) sia valido
(coerente con l'obiettivo della rilevazione). Inoltre deve essere preciso, per cui deve escludere
quegli aspetti che non sono rilevanti con l'oggetto di rilevazione. La validità può essere di due tipi:
esteriore, ovvero la prova deve essere ritenuta concreta, deve avere analogie con l'ambito di
riferimento. Oppure di previsione, che è quella che c’interessa: perché uno strumento è valido nel
momento in cui ci permette di prevedere il comportamento al di là degli elementi contenuti nello
strumento stesso. La validità riguarda quindi l'obiettivo della rilevazione.
1)La tipologia dei test utilizzati nell’ambito della psicologia del lavoro...i test sono strumenti che
rendono possibili delle osservazioni su un campione di comportamento individuale, inteso come
indicatore significativo di un certo comportamento futuro. Di solito i test più comunemente
utilizzati sono 3: quelli attitudinali, quelli d'intelligenza e i test di personalità.
Ci sono dei test elaborati specificatamente per certe applicazioni e quindi a partire da categorie di
mansioni effettive, che a causa dell'odierna fluidità delle mansioni ha dei limiti. Poi ci sono dei test
che vengono ripresi da latri ambiti senza apportare nessuna modifica, ovvero quelli di intelligenza e
di personalità, oppure si possono utilizzare test comuni ad altri ambiti ma rivisti e re-interpretati
nella fattispecie.
Un'altra caratteristica dei test dipende dalle modalità di somministrazione: ci sono i test individuali
(più libertà nelle risposte che vengono prese da uno psicologo)e i test collettivi (questionari,
valutano individualmente ma permettono la somministrazione contemporanea).
2)questionari...sono una forma particolare di test che di solito indagano le caratteristiche emotive,
gli interessi e gli atteggiamenti dei soggetti. Purtroppo sono facilmente falsificabili perché le
risposte che possono essere date possono differenziarsi per diversi livelli di consapevolezza. Una
persona nel rispondere può riferirsi a ciò che pensa di essere (liv. dell'io), oppure ciò che vorrebbe
essere (liv. Ideale dell'io) o ancora cosa ritiene di dover essere (super io, livello morale).
Non tutti i questionari possono essere considerati test (che sono basati su esplicite teorie e che
verranno poi valutati in base a dati statistici)
L’intervista e le sue differenze col colloquio...si può definire come la sequenza relazionale che ha
come obiettivo la raccolta, attraverso dei contributi verbali, di informazioni circa un terzo soggetto,
non coinvolto nell'intervista (mentre nel colloquio informatore e oggetto dell'informazione
coincidono).Nell'intervista è più semplice evitare che il piano relazionale si sovrapponga alla
raccolta delle info perché non c'è il rapporto interpersonale che si crea nel colloquio dove chi
gestisce la comunicazione opta per una certa strategia relazionale. Il rischio però c'è anche nel caso
dell'intervista, perché i valori e le opinioni soggettive dei due attori daranno luogo a differenti
proposte di relazione! La differenza sta che nel colloquio il piano relazionale dovrà essere gestito e
diventerà esso stesso fonte di informazione, mentre nell'intervista occorre semplicemente mantenere
una relazione di parità dove chi viene intervistato da semplicemente una testimonianza che dall'altra
parte verrà reportizzata. Se tale piano paritario non viene rispettato la testimonianza sarà distorta
dall’influenza dei fattori soggettivi che entrano in gioco.
Per controllare la situazione di intervista occorre strutturare in modo chiaro e definito l'intervista,
prestare attenzione all'emergere di elementi soggettivi che influenzano la relazione e scegliere
immediatamente delle strategie che li allontanino. Quindi un'altra differenza col colloquio è che
un'intervista può essere strutturata a priori, mentre il primo è sempre più libero.
In entrambe comunque è molto importante il setting che comprende i fattori temporali, spaziali e
finali dell'intervista/colloquio e tutti quei piccoli elementi che contribuiscono a preparare
positivamente il candidato es. fare una telefonata di conferma prima dell'incontro, e la scelta di un
luogo neutro.
Il colloquio...può essere definito come una specifica sequenza relazionale che ha il fine di
raccogliere dei dati riguardanti le caratteristiche dell'interlocutore utilizzando come modalità
proprio le sue modalità relazionali. E' una situazione di comunicazione che si articola su tre livelli:
il livello di contenuto (cioè gli argomenti che vengono proposti che sono strettamente correlati agli
item della griglia e possono essere approfonditi o meno e aiutano a spiegare anche aspetti che
appartengono ad altre aree. Gli argomenti possono essere: la carriera scolastica, gli obiettivi
professionali, esperienze extra lavoro e si chiede all'interlocutore di narrare ma anche di dare dei
giudizi su quello che racconta. Anche attraverso queste modalità si possono capire altri aspetti es.
dalla narrazione si capisce il liv. Di capacità di sintesi).
Il livello di relazione... il conduttore propone gli argomenti e deve tenere sotto controllo il piano
relazionale. Deve inviare degli stimoli controllati e deve garantire la neutralità del suo punto di
vista, quindi deve assicurare l'oggettività del suo interesse e deve metacomunicare tale sicurezza per
creare un contesto dove chi viene colloquiato possa sentirsi libero di esprimersi.
Il livello di contesto...è rappresentato da tutti quegli elementi che conferiscono un certo significato a
una situazione per chi la sta vivendo. Nell'assessment center è normale cercare di dare un'immagine
di sé più positiva possibile dal momento che si è consapevoli di essere all'interno di un contesto di
valutazione dove ogni minima azione è oggetto di giudizio.
Le fasi dell'intervista: quella preliminare, di preparazione, prevede la raccolta di informazioni sulla
posizione da coprire, sul tipo di persona cui è rivolta l'analisi, sul contesto lavorativo dove verrà
inserita (info che possono essere reperite dalla job description). Poi si definisce il setting e quali
informazioni occorre dare per non creare false aspettative. Nel momento iniziale dell'intervista si
comincia con l'illustrazione delle regole del gioco: ovvero cosa s'intende fare e come. Si spiegano i
motivi del colloquio, si esplicitano quali informazioni si andrà a ricercare e qui occorre anche far
sentire l'interlocutore un semplice testimone dei dati che si vanno ricercando. La parola chiave è
“insieme” e si deve creare una relazione di collaborazione. Si spiega brevemente l'iter dell'intervista
e la sua durata (di norma 2 ore??!!!). Nella fase di strutturazione è importante non interrompere
l'intervistato, mantenere il focus sui contenuti rilevanti, mantenersi in una posizione di parità, far
attenzione ai propri pregiudizi. Nella fase finale si procede con la ricapitolazione delle informazioni
raccolte che può essere un'occasione per puntualizzare qualcosa ed è una buona prassi chiudere con
un messaggio di ringraziamento.
4)L’assessment center ... è uno strumento diagnostico predittivo e per questo viene usato più spesso
nelle analisi di valutazioni del potenziale e nella selezione, due processi che necessitano di capire in
via preventiva se una persona è adatta o meno per un certo ruolo. Può essere definito come una
situazione artificiale che rappresenta una sorta di contenitore che ha il valore di contesto noto. Al
suo interno vengono inseriti degli input specifici, ovvero delle variabili controllate, così che le
risposte di comportamento indotte possano essere osservate e rilevate, sottoposte ad analisi e
confrontate rispetto a dei criteri di interpretazione predefiniti.
Lo definiamo come un contenitore perché è uno strumento di valutazione della risorsa umana che
utilizza molteplici strumenti: esso è quindi un setting che si ridefinisce ogni volta in termini di
stimoli che devono essere correlati alla griglia di item da rilevare e valutare. Le due caratteristiche
che lo contraddistinguono sono quindi l'artificialità della situazione e l'osservabilità del processo.
L’artificialità: l’assessment center come laboratorio...l'osservazione dei comportamenti di un
soggetto può avvenire sul campo oppure in uno specifico laboratorio e qui l'artificialità della
dimensione sollecita dei comportamenti specifici.
L’osservazione come processo principale...questo processo è caratterizzato sicuramente
dall'influenza che reciprocamente hanno l'uno sull'altro l'osservatore e l'osservato. Spesso infatti gli
osservati tendono a comportarsi non spontaneamente ma secondo quelle che loro intuiscono essere
le attese di tale processo. Ovviamente si creano quindi dei comportamenti falsi per compiacere
l'osservatore. Questo processo che gli americani chiamano faking e per riconoscerlo si possono
inserire oltre agli input chiari anche degli input nascosti, di cui difficilmente si può avere