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ROCCE SEDIMENTARIE
Le rocce sedimentarie hanno tre proprietà fondamentali: la composizione, la tessitura e la struttura.
Esistono quattro differenti gruppi nei quali questa tipologia di rocce viene suddivisa e sono le particellari
(epiclastiche o allochimiche), le biocostruite (secrete o fissate), le cristalline (precipitate o diagenetiche) e
come ultime le rocce di suolo (organiche o inorganiche).
Le rocce sedimentarie attraversano quattro fasi differenti:
a. Alterazione
b. Erosione
c. Sedimentazione
d. Diagenesi
ALTERAZIONE
Ci sono due differenti tipi di alterazione, una meccanica e uno chimica. L’alterazione meccanica è favorita nei
climi estremi (come ad esempio quelli desertici) mentre quella chimica è caratterizzata dalla presenza di
acqua (quindi negli ambienti tropicali, molto umidi e molto caldi).
Meccanica: questo tipo di alterazione è influenzata da tre distinti fattori, ossia la composizione mineralogica,
la grana e il tipo di tessitura. L’alterazione meccanica favorisce l’alterazione di tipo chimico perché si ha un
progressivo aumento della superficie esposta agli agenti che alterano la roccia (l’alterazione meccanica
frantuma e “spezzetta” la roccia in parti sempre più piccole e da ciò si ha l’aumento della superficie esposta
ad alterazione chimica).
Per quanto riguarda la composizione della roccia essa influisce sulla dilatazione termica, differente da
minerale a minerale e spesso, anche all’interno di uno stesso minerale, sono presenti direzioni di dilatazioni
differenti.
Il fatto che la grana influisca sull’andamento dell’alterazione meccanica è data dal fatto che maggiore è la
sua dimensione maggiore sarà la sua disgregazione. Solitamente quando trattiamo con campioni a grana
fine, quella grana è di tipo polimineralico.
Il tipo di tessitura è anch’esso un fattore per l’andamento dell’alterazione. Se la roccia è anisotropa e ha
un’orientazione perpendicolare al suolo, l’acqua percola tra i piani di sfaldatura più facilmente rispetto ad una
roccia anisotropa con i piani di sfaldatura paralleli al suolo. Ciò comporta una maggiore degradazione della
roccia.
La frammentazione delle rocce può essere causata inoltre dagli sbalzi termici, in quanto gli spazi vuoti
presenti tra un clasto e l’altro possono essere riempiti d’acqua (negli ambienti dove è presente acqua) e i
repentini sbalzi di temperatura possono far gelare l’acqua presente negli spazi, comportando un aumento di
volume. A lungo andare il continuo cambio di volume può dare origine a fratture; nei luoghi dove invece
l’acqua non è presente si ha un altro tipo di fenomeno, chiamato esfoliazione cipollare, il quale comporta il
disfacimento della roccia producendo strutture dai profili curvi e concentrici. La vaporizzazione è un altro
fenomeno, legato soprattutto agli ambienti marini, dove i sali cristallizzano per evaporazione dell’acqua
marina; questi sali, quando si formano, tendono a frammentare la roccia.
Chimica: questo tipo di alterazione trasforma i minerali e porta in soluzione gli ioni che poi finiscono nei mari
e negli oceani. I fattori che influiscono questa alterazione sono la temperatura, la quantità di acqua
disponibile e la copertura vegetale.
Esistono tre fondamentali processi:
a. Soluzione: l’acqua svolge un ruolo fondamentale in questo processo, ed un esempio è il carsismo,
dove avviene la reazione CaCO + CO + H O → Ca(HCO ) [partendo da carbonato di calcio,
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anidride carbonica e acqua ottengo bicarbonato, facilmente solubile in acqua]
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b. Idratazione: un esempio di minerale facilmente idratato è la magnetite, la quale, una volta idratata
da origine alla goethite; l’idratazione in questo caso comporta una variazione cromatica
c. Idrolisi: interessa soprattutto i feldspati in ambienti tropicali; infatti l’idrolisi è legata all’azione
dell’acqua su questo gruppo di rocce.
Tra i prodotti di queste reazioni
possiamo trovare le argille (se i
feldspati non contengono impurità
l’argilla che ottengo è il caolino). Un
altro tipo di prodotto sono le lateriti,
ossia i suoli rossi dei climi tropicali.
EROSIONE
Gli agenti di trasporto più comuni sono l’acqua,
il vento e il ghiaccio.
Acqua: è l’agente più efficiente, e può trasportare sia sul fondo che in superficie a seconda della dimensione
della grana dei clasti (quelli più leggeri rimangono in sospensione mentre quelli più pesanti possono essere
trasportati sul fondale per trascinamento, per saltellamento o rotolamento).
Il diagramma di Hjulström permette di verificare, per via empirica, quelli che sono le velocità minime e le
dimensioni dei clasti per essere erosi, deposti o trasportati.
Le strutture sedimentarie trattive che si generano sul fondale più conosciute sono i ripples, e sono formate
da sabbie aventi diametro inferiore agli 0,6 mm altrimenti, se il diametro dei clasti è maggiore, queste
strutture non si generano. Quando i ripples sono presenti su delle rocce essi indicano il senso di movimento
della corrente: il lato lungo indica l’erosione mentre il lato corto la deposizione dei clasti precedentemente
erosi.
Vento: l’azione eolica è anche chiamata deflazione ed è simile a quella che è provocata dal moto ondoso.
Dalla deflazione hanno origine le dune, che hanno una sabbia con granulometria compresa tra gli 0,1 e gli 1
mm. Queste sabbie sono spostate dal vento in prossimità del suolo, circa 20 cm, ma nel caso si tratti di
sabbie decisamente fini esse possono rimanere in sospensione nell’aria ed essere trasportate a migliaia di
km di distanza dal luogo di prelevamento. La morfologia dei clasti trasportati per deflazione è spesso
spigolosa. Nelle zone settentrionali l’azione del freddo e del vento secco trasporta le particelle più fini
lasciando scoperte pavimentazioni e ciottoli molto grossolani.
Ghiaccio: l’azione del ghiaccio è molto più intensa rispetto alle altre due, e tende a creare solchi chiamati
morene (che possono di essere frontali o laterali). L’azione del ghiaccio non opera una selezione sui clasti,
infatti i materiali trasportati hanno dimensioni molto varie; nei depositi lacustri montani ad esempio, si può
notare che a volte è presente un’alternanza tra sedimenti chiari e sedimenti scuri. Questa differenziata
sedimentazione indica le differenti stagioni in cui si è depositato il materiale (autunno per il materiale scuro
mentre primavera per il materiale chiaro). 10
SEDIMENTAZIONE
Quando non c’è più energia data dalla corrente (d’aria o d’acqua) si ha sedimentazione che può essere
gravitativa o per decantazione. Nel primo caso si ha quando il materiale è relativamente grossolano mentre
la decantazione è caratteristica dei clasti fini. Tra le caratteristiche della sedimentazione troviamo la
variazione granulometrica dal basso verso l’alto, in quanto i sedimenti con peso specifico maggiore tendono
a depositare prima rispetto agli altri. Nel momento in cui ho sedimentazione senza corrente (una corrente
molto debole) i clasti tenderanno a depositare secondo variazione granulometrica ma la disposizione
spaziale di questi sarà casuale. Nel momento in cui oltre alla gravità si ha anche la velocità, seppur
moderata, della corrente, i clasti tenderanno a disporsi offrendo il minor attrito. Questo fenomeno è noto
come embriciatura.
È possibile inoltre che si presenti risedimentazione. Un esempio di risedimentazione sono le correnti di
torbida, ossia sospensioni in acqua marina/oceanica di detriti che scivolano lungo la scarpata, dotate di alta
velocità e densità maggiore rispetto all’ambiente circostante. Vengono messe in moto da scosse sismiche
che determinano il franamento del materiale accumulatosi presso il ciglio della scarpata dove da luogo a
pendii molto instabili. Terminano il loro corso ai piedi della scarpata, sul rialzo continentale e sulla piana
abissale. I sedimenti prossimi al rialzo continentale sono chiamati sequenze prossimali mentre le sequenze
distali, che sono le più fini, sono quelle più distanti dalla scarpata, ossia presenti nella piana abissale.
Una corrente di questa natura, innescata da un terremoto nel novembre 1929 è attribuita alla rottura dei cavi
telegrafici al largo dei Grandi Banchi di Terranova. I cavi, posti a distanza crescente dall’epicentro, si
spezzarono in tempi successivi consentendo di valutare la velocità della corrente, stimata sui 23 km/h. come
risultato delle correnti di torbida si ha quindi trasporto di enormi quantità di argilla, silt, sabbia e materiale
anche più grossolano alle grandi profondità marine. Questo tipo di detriti danno origine alle conoidi
sottomarine di mare profondo, di larghezza variabile da i 200 mt ai 2000 mt.
Le correnti di torbida rallentando la propria velocità, lasciano in breve tempo il loro carico, dando origine a
depositi detti torbiditi che contengono strati gradati e altri particolari strutture in una successione
denominata ciclo di Bouma.
Ciclo di Bouma: si intende una sequenza torbiditica ben definita terminante verso l’alto con un sedimento a
grana fine (pelitico), considerato di normale sedimentazione pelagica. L’interpretazione delle successioni
torbiditiche, che caratterizzano per esempio parecchie formazioni appenniniche, vengono definite flysch
(termine dialettale svizzero dell’800 che sta ad indicare sequenze torbiditiche sin orogeniche nelle quali è
possibile riconoscere le sequenze di Bouma). 11
DIAGENESI
È il processo che porta alla litificazione della roccia. Si hanno due differenti tipologie di diagenesi: per
compattazione (ossia espulsione di acqua da materiale avente diametro prossimo allo 0,625 mm) oppure per
cementazione (tra i clasti grossolani è presente del sedimento più fine chiamato matrice o fango, definito
come materiale sin sedimentario intraclasto). Solitamente quando mutano le condizioni ambientali (pressione
e temperatura) comincia la litificazione, ossia la trasformazione del sedimento incoerente in roccia.
I processi diagenetici sono:
Compattazione (espulsione di acqua)
Ricristallizzazione (formazione di nuovi minerali)
Soluzione (dissoluzione di minerali in acqua)
Cementazione
Autigenesi (formazione di nuove fasi minerali, ossia cambio di struttura)
Sostituzione
Bioturbazione (intervento da parte di organismi)
Questi processi diagenetici sono a loro volta influenzati da differenti fattori:
Composizione
Pressione di seppellimento
Temperatura
Composizione e natura dei fluidi nei pori
Dimensione delle particelle
Porosità e permeabilità del sedimento
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