Anteprima
Vedrai una selezione di 5 pagine su 20
Nietzsche e Così parlò Zarathustra Pag. 1 Nietzsche e Così parlò Zarathustra Pag. 2
Anteprima di 5 pagg. su 20.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Nietzsche e Così parlò Zarathustra Pag. 6
Anteprima di 5 pagg. su 20.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Nietzsche e Così parlò Zarathustra Pag. 11
Anteprima di 5 pagg. su 20.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Nietzsche e Così parlò Zarathustra Pag. 16
1 su 20
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

PREFAZIONE

Parte uno

- (Pag.43) il trenta è un numero simbolico, sia Cristo che altri illuminati

cominciano la loro attività profetica a questa età e poi moriranno giovani. Un

fondatore di religione immagina che questa sia l’eterna giovinezza dello spirito.

Rappresenta simbolicamente l’età nuova che deve inaugurare. Questo numero

è importante anche nel mondo laico, il 30 è la moltiplicazione per 10 del 3; il 3

rappresenta la totalità e racchiude in sé il maschile, l’1, e il femminile, il 2. Il 10

è il numero che esaurisce la serie numerica. Il 30 vuole essere, quindi, il

compimento della totalità.

- “Il lago” richiama simbolicamente l’acqua, molto importante non solo perché

è fonte di vita, ma in quanto consente la collettività.

- “Iontagna” rappresenta sempre, in tutte le tradizioni la dimensione sacra,

perché va verso il cielo. La montagna come tutti i simboli ha un positivo e un

negativo. La montagna è sempre qualcosa di sacro, il saggio per sua

definizione vive sulla montagna; scendere significa abbandonare questa

condizione per andare verso gli altri. Ha il valore di portare il proprio contributo

agli altri.

- La solitudine è la caratteristica del sapiente.

- In tutte le tradizioni simboliche il cuore è il centro dell’uomo, della spiritualità,

perchè ci dà immediatamente le sensazioni e si connette alla respirazione.

- il mattino è il simbolo del sorgere. Il sole, soprattutto nelle religioni orientali, è

fonte di vita.

- Dio ha bisogno degli uomini, sono loro che danno al sole capacità e forza

simbolica. Infatti secondo le Sacre Scritture, Dio ha fatto gli uomini a sua

immagine e somiglianza. Dio cresce con gli uomini e a loro volta gli uomini

crescono in Dio.

- una serie di simboli. In tutte le tradizioni simboliche, la caverna è un luogo

dove avvengono le trasformazioni; la caverna è il luogo mistico e mitico dove la

persona cambia perché rinasce. Aquila e serpente sono due animali che

compaiono sempre e rappresentano il cielo e la terra. L’aquila è quella che

riesce a guardare il sole senza accecarsi e qui sta a rappresentare la capacità

di guardare oltre. È un animale uranico. Vicino al sole e alla potenza ed è

accostata al maschile. Il serpente è legato alla luna, rappresenta il femminile.

Entrambi rappresentano quindi le due polarità, maschile e femminile, ragione

ed emotività che si devono compenetrare.

- Zarathustra come il sole che ogni mattino è rinnovamento dentro di noi. Non

percepiamo la contentezza che dovremmo avere nel potere guardare il mondo,

diamo per scontato troppo quello che siamo. Percepire questo vuol dire avere

una percezione di saggezza. La vita è un regalo. Zarathustra dice che se

vogliamo vivere meglio dobbiamo pensare diversamente.

- Non bisogna essere eccessivamente saggi. La vera saggezza non è di chi

pretende di sapere tutto sautorandosi. Si ha bisogno di cambiare, essere diversi

e andare tra gli altri per trovarli. La vera saggezza è l’apertura agli altri,

aiutando e spartendo il proprio sapere.

- Zarathustra dice che se teniamo troppo dentro di noi il sapere e non lo

condividiamo, questo muore con noi. La saggezza deve essere condivisa. Non è

detto che la ricchezza sia solo quella materiale.

- Questo passaggio vuol dire scendere dalla montagna e fare come il sole

quando tramonta la sera. Tramontare vuol dire trasformarsi. Noi abbiamo paura

a tramontare perché significa rinunciare a qualcosa, ma nella vita per rinascere

bisogna morire. Questa morte è metaforica; occorre tramontare.

- Qui probabilmente si riferisce all’occhio di Horus, divinità egitta. L’occhio è

tutto ciò che vede, ma che va anche oltre. In tutte le tradizioni simboliche si

parla di un terzo occhio, tramite il quale si riesce a vedere quello che

normalmente l’occhio umano non riesce a vedere materialmente. Non esiste

materialmente, ma è presente in tutte le religioni: l’occhio onniveggente dei

santi, nel cristianesimo; l’immagine dell’occhio con triangolo.Si parla poi di

invidia. Non è solo qualcosa di materiale. Chi ha invidia di qualcosa di spirituale

è perché ha risentimento. Non è un uomo, ma uno schiavo di questo

sentimento.

- La coppa per molti versi rimanda all’immagine della caverna. Qui è

l’immagine della caverna che rimanda a l’utero, ovvero il luogo dove si nasce.

La coppa è il luogo in cui ci si immerge e si rinasce. Traboccante dovrebbe

essere la caratteristica di ogni persona. Noi stessi dovremmo essere il calice di

vita, dovremmo traboccare. La coppa ci fa pensare al Gral. La ricerca del Gral

rappresenta la ricerca di sé stesso. è la ricerca di quel sé profondo di cui

ognuno dovrebbe essere beneficiario. È importante porsi delle domande

fondamentali per trovare noi stessi. Parla di acqua d’ora, è quello che gli

alchimisti intendono come elisir potabile, la pietra filosofale.

- Il calice torna vuoto, perché Zarathustra deve fare l’esperienza di andare in

mezzo alla gente.

- Tramonto rispetto al sole. Quando si discende tra gli uomini sei in una

situazione di tramonto. Quello a cui va incontro non è un mondo in cui il sole

sorge, ma quello in cui viviamo. Andare in questo mondo è un tramonto.

Parte due

-Zarathustra scende dalla montagna da solo. Siamo abituati a pensare che la

nostra vita è incompleta. Tuttavia se uno vuole intraprendere un cammino

verso il sapere, lo deve necessariamente in solitudine. Nella ricerca la

solitudine è fondamentale perché è con la solitudine che ci misuriamo con noi

stessi e poi siamo pronti a farlo anche per gli altri. Nel cammino che ognuno

deve fare, però, non è importante incontrare qualcuno. E se si incontra bisogna

stare attenti che non ci distragga.

- La foresta è sempre qualcosa di particolare. Di giorno è diversa rispetto alla

notte. È uno dei simboli dell’inconscio collettivo, perché ha gli aspetti

drammatico-cupo e quello luminoso. L’esperienza del bosco, quindi l’oscurità, è

qualcosa che necessariamente dobbiamo affrontare se vogliamo arrivare a noi

stessi. Questo significa confrontarsi con i sogni, le immagini, il rimorso.

Il vecchio è l’archetipo del saggio. È qualcosa che ci aiuta nei momenti difficili.

Radici perché sono l’essenziale. La pia capanna rappresenta il rifugio; la parola

“santa” è qualcosa che vuol dire rassicurante.

- Zarathustra è diventato un altro perché sceso dalla montagna. Se si accetta la

trasformazione si deve diventare un altro.

- Le ceneri sono qualcosa che si è consumato. Sono le scorie della nostra vita, i

desideri inespressi, le invidie. Tutto quel correlato di situazioni umane che

fanno parte della nostra esistenza. Le ceneri sono simili alle ombre. Il problema

è riconoscerle. Il più delle volte le rifiutiamo. Bisogna evitare, però, che la

nostra esistenza sia un mucchio di ceneri, altrimenti diventa un mucchio di

rovine. Se uno vuole diventare un altro deve portare le proprie ceneri a monte.

Deve sapere riconoscere il proprio lato oscuro e portarlo con sé.

Sotto la cenere c’è il fuoco, secondo una legge di Eraclito secondo cui ogni cosa

tende al suo contrario. La cenere è sempre potenzialmente fuoco. Allora

ciascuno di noi ha un fuoco interiore che ci illumina e ci riscalda. Il problema è

andare a trovarlo e riconoscerlo.

- Quando uno trova il fuoco interiore della vita, non è molto amato dagli altri.

Perché gli uomini preferiscono la cenere, in quanto essa non dà fastidio a

nessuno. La cenere è uno dei simboli più comuni del conformismo. La nostra

società richieda che siamo tutti uguali, tutto standardizzato. La

standardizzazione dei comportamenti è una garanzia della sopravvivenza in

questa società. È quello che Zarathustra non vuole e che non bisogna volere.

Essere conformisti è deresponsabilizzante. Il conformismo è anche una

questione pratica.

- Purezza e disgusto. Non è facile avere una visione pura della nostra società.

L’occhio puro è quello che cerca di vedere esattamente come stanno le cose.

Per avere uno sguardo pure, e non il disgusto facile degli ipocriti, bisogna

cominciare da sé stessi. Si parla di danza che rappresenta il lasciarsi andare; in

tutti i balli si è liberi verso i sentimenti, l’emotività. È sempre qualcosa di sacro

perché significa esprimere il profondo sé stesso. Deve essere qualcosa

costruito non all’interno di una modalità rigida, ma è libertà di espressione. Non

è un caso che alla fine dell’800 ci siano autori, filosofi come Otto Weininger

(che è morto suicida a 23 anni) il quale diceva “chi paga una puttana è perché

si lascia andare agli istinti”. Nietzsche invita liberare gli istinti, a portare la

nostra cenere verso il cambiamento. Ci invita a non essere cenere. La morale

dominante era che gli istinti erano repressi.

- Bisogna farsi bambini per diventare saggi. Il bambino rappresenta il nuovo e il

futuro, rappresenta l’eterno allo stesso tempo. Il bambino è sincero.

“Risvegliato” termine della filosofia indiana, indica il SIDDI, cioè l’illuminato, il

potere spirituale. Il risvegliarsi è una funzione fondamentale. Quando uno ha

trovato la via giusta, gli altri non lo guardano di buon occhio.

- Il mare è materno. Rappresenta la vita. Il mare è la solitudine della vita.

- Posizione ascetica, volta al raggiungimento della perfezione interiore. È giusto

trovarsi in solitudine in un certo momento della vita, per cogliere proprio il

meglio delle cose. A un certo momento questo senso lo dobbiamo commisurare

con gli altri. L’amore nei confronti degli altri è fondamentale.

- Spesso gli uomini non hanno bisogno d’amore, ma hanno bisogno di essere

spronati, hanno bisogno di un dono. Il dono è qualcosa che si dà in cambio di

qualcos’altro. Implica una parte attiva, mentre l’amore generico corre il rischio

di non portare da nessuna parte. L’amore deve essere veramente un dono

reciproco, non deve impedire lo sviluppo reciproco.

- Solo il povero può fare la vera elemosina, anche se sembra un controsenso.

Fare l’elemosina è privarsi di qualcosa di importante per darlo a un altro. Il ricco

non fa elemosina, ma un’elargizione per mettersi a posto la coscienza; però

non ha il valore dell’elemosina

Dettagli
A.A. 2018-2019
20 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/13 Letteratura tedesca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessio.ameruoso di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura tedesca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Basili Maurizio.