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DEFICIT FONOLOGICO
Dopo aver investigato i numerosi aspetti del linguaggio, Ramus e colleghi sono arrivati alla
conclusione che le rappresentazioni fonologiche delle persone con dislessia possono essere
intatte, e che il deficit fonologico emerge come una disfunzione di determinate capacità, in
particolare della memoria a breve termine e della consapevolezza cosciente.
In questo articolo Ramus propone che gli individui con dislessia mostrano un deficit in accesso per
le rappresentazioni fonologiche.
Ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo del deficit fonologico
Più di trent’anni di ricerca sulle dislessie hanno mostrato che esistono tre dimensioni principali del
deficit fonologico:
- Scarsa consapevolezza fonologica
- Memoria a breve termine povera
- Lento recupero lessicale
Lo scarso rendimento delle persone affette da dislessia nella maggior parte dei casi può essere
spiegato da una o più di queste condizioni. Queste sembrano avere qualcosa in comune:
coinvolgono tutte le rappresentazioni fonologiche ciascuna a suo modo.
L’ipotesi più comunemente accettata riguardo la dislessia pertanto concerne un degrado delle
rappresentazioni fonologiche e la loro difficoltà a preservare e categorizzare stimoli acustici e fonici
Esplorando il deficit fonologico
L’esperimento proposto in questo articolo prevede due gruppi, uno di studenti francesi affetti da
dislessia e uno di studenti francesi senza disturbo. Entrambi i gruppi sono stati sottoposti alle
stesse prove.
Nella prima serie di esperimenti Ramus ha cercato di valutare i livelli più rilevanti delle
rappresentazioni fonologiche.
L’esperimento prevedeva la seguente strategia: venivano messi a confronto livelli di contrasto
sublessicali e lessicali di rappresentazioni e venivano proposti compiti di ripetizione e di
discriminazione. Il materiale da ripetere e da discriminare consisteva di sequenze di parole
monosillabiche e non parole di lunghezza crescente.
I risultati hanno mostrato differenze nei gruppi in tutte le condizioni, suggerendo che il deficit
fonologico non importa a quali livelli sia coinvolto. Inoltre i soggetti con dislessia sono stati
relativamente più scarsi in compiti di discriminazione rispetto ai compiti di ripetizione, mettendo in
luce più specificatamente il loro deficit nellerappresentazioni in ingresso.
Rappresentazioni contro processi di working memory
Il motivo per cui le persone affette da dislessia non riescono a discriminare e a ripetere il materiale
verbale non appena il carico di memoria a breve termine diviene significativo può essere spiegato
in due modi: il primo è che le rappresentazioni fonologiche sono degradate, il secondo è che le
rappresentazioni fonologiche sono di per sé intatte ma i processi di memoria a breve termine sono
limitati e che lo scarso rendimento dei partecipanti con dislessia riflette tale termine.
Le due ipotesi sono state valutate attraverso l’effetto fonologico “somiglianza”: si è potuto
constatare che la memoria a breve termine è limitata da vincoli non solo di capacità generali ma
anche da possibili confusioni fonologiche tra gli elementi da ricordare.
Nel complesso questi risultati non confermano l’ipotesi del degrado delle rappresentazioni
fonologiche. I risultati sono più compatibili con l’ipotesi alternativa che il deficit potrebbe risiedere in
processi di memoria a breve termine operante sulle rappresentazioni fonologiche.
Fonologia universale?