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Nella sindrome piramidale si osserva una lenta caduta
dell’arto dallo stesso lato in cui si è verificata la lesione.
Gli occhi devono essere chiusi perché, se il soggetto vede la
caduta, può correggersi.
Se la lesione è molto grave, l’arto non viene nemmeno
mosso.
Manovra 2
Soggetto sdraiato,occhi chiusi, gambe a 90° rispetto al
tronco. Anche qui, in caso di lesione, l’arto omolaterale
cede.
Questa manovra è leggermente più difficile perché è più
faticosa. Quindi negli anziani si può osservare un po’ di
oscillazione.
Una variante delle prove di Mingazzini è la manovra di
Barrè: soggetto a pancia in giù, con gambe
flesse a 90° rispetto al tronco. Anche qui
si ha cedimento. È però molto scomoda,
soprattutto
se si considera che questi pazienti
hanno diverse problematiche associate
alla loro condizione.
Riflessi osteottendinei
Di per sé i riflessi osteotendinei non hanno alcun significato
fisiologico.
In realtà servono al neurologo per valutare indirettamente
l’arco riflesso. Con il martelletto si provoca lo stiramento del
tendine (pensiamo al rotuleo), evocando lo stiramento del
muscolo (in questo caso è una risposta di difesa).
Il riflesso viene valutato mantenendo il muscolo in uno stato
di tensione intermedia (perché se lo tengo in tensione
completa non riesco a vedre la risposta).
Vi è un gran numero di riflessi che possono essere valutati
(vedi slide)
Ad esempio, il MASSETERINO, che ci da informazioni relative
ai nervi cranici, mentre gli altri sono connessi con i nervi
spinali.
Per definizione i riflessi hanno un CENTRO, un AFFERENTE
MOTORIO e un EFFERENTE SENSITIVO.
Ovviamente la valutazione dei riflessi serve a verificare che
tutte le componenti siano integre e, dato che siamo esseri
simmetrici, anche i riflessi saranno presenti sui 2 lati, quindi
saranno da valutare entrambi.
Otteniamo in questo modo una valutazione TOPOGRAFICA DI
LATO abbastanza precisa.
Quando si parla dei riflessi, si utilizza il termine VIVACE per
indicare un riflesso particolarmente presente. Negli anziani
può succedere che il riflesso invece sia debole o assente, in
condizioni parafisiologiche e non per forza in presenza di
una sindrome piramidale.
Nel caso di danno piramidale si assiste ad alterazione dei
riflessi osteotendinei:
- in generale questi diventano più intensi, più vivaci
- si verifica l’inversione del riflesso : ad esempio invece che
un estensione, si verifica una flessione (esempio del riflesso
cubitale patologico).
-estensione dell’area flessogena: si riesce ad evocare il
riflesso percuotendo anche il ventre muscolare, invece del
tendine. Questo perché tutto il muscolo diventa
ipereccitabile
- sincinesie: risposte riflesse contro laterali. Stimolo il
rotuleo di destra e spontaneamente ho la risposta anche a
sinistra. La risposta è più debole dall’altra parte e non
sempre si vede, perché il sistema è fatto in modo tale da
inibire il circuito che non viene stimolato direttamente
- policinesia: risposte multiple. Normalmente stimolando il
rotuleo, evoco una sola risposta; in questo caso ne evoco 3
o più. Si verificano più contrazioni. Fino ad arrivare ad avere
delle risposte continue che non si interrompono.
- alterazioni del tono, visibile soprattutto a livello della
rotula
Riflessi esterocettivi
Questi sono dei veri e propri riflessi di difesa :
-corneale mettendo una punta di cotone sulla cornea, si
evoca la chiusura delle palpebre.
-faringeo
-addominale si possono distinguere quelli superiori da
quelli inferiori. Si effettua un leggero strisciamento con una
punta, trasversalmente. La risposta fisiologica è una lieve
contrazione. In caso di danno piramidale, la contrazione
sparisce. Possono essere alterati anche in caso di cicatrice,
per cui il muscolo è tagliato e non si evoca risposta, oppure
negli obesi, dove la massa grassa impedisce che ci sia
stimolazione dei muscoli sottostanti.
Questo riflesso è molto utile, perché ci dice qualcosa su una
parte di midollo spinale, regione dorsale bassa, che non è
esplorabile con i riflessi osteotendinei.
- cremasterico determinato dalla stimolazione della cute in
regione perineale. Comporta la contrazione del muscolo
cremastere, con retrazione del testicolo. Utile per
visualizzare una funzione spinale bassa, di nuovo,
difficilmente osservabile con i riflessi osteotendinei.
- cutaneo-plantarecosì denominato in condizioni di
normalità; è detto di Babinski quando è patologico. Non
esiste un Babinski normale.
In condizioni fisiologiche, si ha flessione del piede e delle
dita, in seguito a stimolazione con una punta smussa (per
evitare di innescare la risposta al dolore). In condizione
patologica, lo stesso stimolo provoca l’estensione dell’alluce
e lo sventagliamento delle dita.
C’è da considerare che questo stimolo può indurre una
risposta di difesa, in quanto fatto in una zona
particolarmente sensibile, provocando la retrazione anche
dell’intero arto.
In caso di danno piramidale importante, esempio in caso di
paraplegia, si ha il cosiddetto fenomeno della TRIPLICE
ESPTENSIONE: oltre ad avere estensione del piede, ma
anche la gamba e la coscia si estendono. Questo fenomeno
è presente fisiologicamente fino ai primi 15 giorni di vita e
scompare intorno al 4° mese.
Il Babinski (riflesso patologico) si osserva nei soggetti con
lesone piramidale di tipo vascolare, ma non sempre in caso
di lesione di altro tipo. Ad esempio, nei soggetti affetti da
SLA si ha danno piramidale, ma il segno di Babinski c’è solo
in un 30-40% dei casi.
Questo fa pensare che la genesi fisiologica del Babinski sia
imputabile, solo in parte, al danno piramidale;
probabilmente c’è un problema anche a livello corticale.
L’unica condizione in cui il Babinski è fisiologico è nel
neonato (ma non lo si chiama Babinski, perché implica
patologia, bensì riflesso cutaneo plantare in estensione).
Questo perché la via piramidale non è ancora mielinizzata.
La mielinizzazione completa si raggiunge intorno all’anno e
mezzo/2 anni. È una prova che viene utilizzata per valutare
il neonato: se è presente è segno di normalità.
Esistono altre manovre possibili che vanno sempre a
valutare il riflesso cutaneo-plantare:
-Hokeneim (vedi slide per il nome) sfregamento della
cresta tibiale, dall’alto verso il basso.
-Gordon compressione verso il basso del gastrocnemio
- Sheffer
In tutti e 3 i casi la risposta è la stessa.
Può essere utile eseguirli quando si è incerti sul Babinski;
ad esempio se questo genera una risposta di difesa
eccessiva, si può optare per l’Hokeneim, che non è per nulla
invasivo.
Tutto quello visto fin’ora, faceva riferimento ad un danno
della via piramidale. Ma anche l’unità motoria, può subire
danno.
In questo caso, abbiamo una vasta gamma di patologie:
- con interessamento del motoneurone
- con interessamento della radice
- plessopatie
- con interessamento del nervo (mono/polinevriti)
- con interessamento della giunzione neuromuscolare (senza
comunicazione tra nervo e muscolo)
- con interessamento del muscolo
Sindrome del motoneurone (periferica)
Potrebbe sembrare paradossale, perché la struttura
interessata è una sola, ma è molto più variabile della
sindrome piramidale (centrale), dove le differenza possono
derivare solo dal punto, più o meno alto, in cui si è
verificata la lesione.
Nel caso della sindrome del motoneurone, posso avere:
- malattia motoneuronale
- danno a carico di una radice
- mononeuropatia (unico nervo danneggiato)
- polineuropatia (tutti i nervi danneggiati, che possono
essere sensitivi o motori)
- malattie del muscolo
Anche in questo caso, indipendentemente dall’elemento che
viene lesionato, si valutano gli stessi aspetti presi in
considerazione nella sindrome piramidale centrale.
Deambulazione
È molto variabile, perché logicamente dipende dal tipo di
danno ( un nervo, più nervi, il plesso … ).
Un esempio, è la DEAMBULAZIONE STEPPANTE, dovuta a
danno dello sciatico-popliteo esterno, con deficit dei flessori
dorsali del piede, per cui il piede cade. Il piede cadente, fa
si che si debba strisciare il piede, per cui si inciampa su di
esso. Per evitarlo, alzo il piede.
Altra cosa: lo steppante ha sempre le punte delle scarpe
rovinate, dal lato in cui steppa, perché trascina il piede sulle
punte per poi sollevarlo.
Questo fenomeno non è poi così raro perché, il nervo in
questione, dopo aver abbandonato il poplite, passa intorno
al martello (??? In pratica si porta nella parte anteriore del
ginocchio) della fibula ed è molto esposto, per cui è facile
ottenere un danno anatomico. Questo si verifica quando si
sta per un po’ di tempo con le gambe accavallate, perché di
comprime il nervo e si ha la sensazione di formicolio dovuta
alla ridotta conduzione.
Un’altra situazione in cui si può avere il “piede cadente”,
sono gli interventi ginecologici particolarmente lunghi, per
via della posizione che si deve assumere che, se mantenuta
per molto tempo, provoca questa sorta di intorpidimento.
Fortunatamente, di solito si recupera.
Tono
Nella sindrome motoria periferica si ha riduzione, che può
arrivare alla completa perdita di tono muscolare. Questo
perché tutta la via afferente al muscolo è danneggiata. Si
perde una componente dell’arco riflesso che quindi viene
perso, andando verso l’ipotonia.
Forza
Si ha una riduzione PARCELLARE di forza, che dipende
sempre dall’elemento che viene danneggiato.
In questo senso la sindrome periferica è molto
localizzatoria: se perdo la forza di un intero quadricipite,
penserò al danno di un nervo specifico. Se ho un danno a
più gruppi di muscoli, penso a un interessamento della
radice.
Di solito la manifestazione è unilaterale, ad eccezione della
malattia del motoneurone, in cui le manifestazioni sono
bilaterali.
Ancora, in caso di miopatie, si ha danno muscolare diretto
che determina riduzione della forza.
Trofismo muscolare
È ridotto, con ipotrofia o atrofia del muscolo. È legato
all’effetto “trofico” del nervo sul muscolo. Si ha paralisi
flaccida
Il muscolo denervato va inc