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POETICA
La poetica è l'idea di letteratura e di funzione della letteratura che ogni autore formula in maniera esplicita o implicita, e qui è essenziale l'autore reale. L'autore infatti non si identifica necessariamente con il narratore: l'autore è colui che concepisce e scrive l'opera, mentre il narratore, creato dall'autore, è colui che racconta la storia di finzione concepita dall'autore. Quindi si definisce:
- AUTORE IDEALE: il ruolo specifico assunto dall'autore in quanto soggetto degli atti creativi linguistico-letterari del testo.
- NARRATORE: l'istanza narrativa che regola le modalità dell'informazione.
- AUTORE IMPLICITO: il soggetto interno della narrazione, che ha una coscienza superiore a quella del narratore perché domina il sistema di regole di costruzione del racconto, quindi è l'immagine dell'autore che il lettore si costruisce leggendo il testo.
- AUTORE REALE: lo
scrittore reale dell'opera- LETTORE IMPLICITO il lettore modello, cioè un lettore immaginario a cui il testo è rivolto- ISTANZA NARRATIVA il narratore quando la fonte è impersonale.- LETTORE REALE- NARRATARIO colui/coloro a cui il narratore racconta la storia
In poesia lo schema comunicativo è lo stesso, ma si può usare il termine locutore anziché narratore per indicare chi dà voce a una poesia e la enuncia; e spesso in poesia si ha una comunicazione io-io, in cui cioè il poeta parla a se stesso e quindi locutore e allocutario coincidono.
FABULA è INTRECCIO
La fabula è la disposizione in ordine cronologico dei nuclei narrativi funzionali, mentre l'intreccio è la forma che essi assumono nella libera dinamica del racconto, con anche le sfasature temporali.
Infatti, l'intreccio si manifesta concretamente a livello narrazionale, mentre la fabula è un'astrazione del lettore, che riordina le
unità narrative in una successione esplicativa logica e cronologica. [l'intreccio è la sequenza degli eventi di una storia come si presentano nell'atto di lettura, pagina dopo pagina; mentre la fabula è la ricostruzione, da parte del lettore, degli eventi della storia rimessi in ordine cronologico]. Dunque, il livello della fabula individua una successione logico-funzionale di azioni che si concretano in progetti narrativi nei quali sono coinvolti i personaggi del romanzo. Dalla dialettica e dagli esiti dei progetti dipendono l'inventività e il ritmo del racconto. => da questa distinzione possiamo attuare anche uno smontaggio in sequenze, spesso agevolato dalla scansione del racconto in unità temporali, però è importante sottolineare che la sequenza è un'unità di contenuto e non cronologica.
Il tempo: L'arte verbale del racconto è essenzialmente un'arte temporale, proprio
perché uno sviluppo, un discorso, che si può cogliere solo in diacronia. Però è anche vero che nella narrativa moderna il tempo si è interiorizzato, sciogliendosi dai rigidi binari dell'acronologia del romanzo ottocentesco. Infatti, il tempo fisico e oggettivo è stato soppiantato dal tempo simultaneo, che è associativo della coscienza. (da questo nasce il monologo interiore e lo stream of consciousness)
C'è da distinguere tra tempo della storia e tempo del racconto: - il tempo della storia riguarda il fatto che ogni storia è ambientata in un determinato momento storico, che può essere dichiarato esplicitamente o dedotto dal lettore in base a riferimenti impliciti. Inoltre, ogni storia copre un certo arco di tempo. - il tempo del racconto è ciò che l'autore decide di fare per raccontare i fatti, cioè può dedicare molto spazio a descrivere un evento o solo riassumerlo o citarlo.
Dunque,
, che consiste in un salto avanti nel tempo, per cui si anticipa ciò che accadrà in seguito (flashforward) e questo può avvenire attraverso un processo anticipatorio, cioè il protagonista immagina o prevede il futuro, o attraverso un processo prospettico, cioè il narratore fornisce delle anticipazioni al lettore. La DURATA si riferisce al tempo interno del racconto, cioè il tempo che trascorre all'interno della storia narrata. Può essere dilatata, quando il narratore si sofferma su dettagli o eventi specifici, o compressa, quando il narratore omette o sintetizza alcuni momenti. La FREQUENZA si riferisce al numero di volte in cui un evento viene ripetuto nel racconto. Può essere singola, quando un evento viene narrato una sola volta, o multipla, quando un evento viene ripetuto più volte. Questi tre livelli temporali sono fondamentali per la costruzione del racconto e per la creazione di suspense, tensione e sorpresa nel lettore.è la tecnica opposta a quella del flashback e consiste in un salto temporale inavanti nel tempo, per cui si anticipa ciò che verrà in futuro.=> l’ordine è considerato <interpolazione> poiché gioca col racconto spostando l’ordine cronologico degli eventi.
La durata è in qualche modo arbitraria perché vivere una vicenda non è come raccontarla. Infatti la durata di una vera vicenda si misura nel tempo, mentre la durata di un evento nel racconto coincide con la lunghezza del testo. Perciò la durata degli eventi nella storia non coincide quasi mai con la loro durata nel racconto (solo nei dialoghi più o meno corrisponde)=> la durata è considerata una distorsione del tempo:
- pausa: quando il tempo reale sembra sospeso perché l’autore si è soffermato a descrivere qualcosa
- rallentamento: quando il tempo del racconto è più lungo del tempo della storia,
La frequenza intende il fatto che un racconto può raccontare una o più volte quello che è avvenuto una o più volte.
Racconto singolativo 1:1
Racconto singolativo-multiplo n:n
Racconto ripetitivo n:1
Racconto iterativo 1:n => la frequenza è considerata una deformazione chiamata condensazione, perché spesso condensa vari eventi in un'unica informazione.
Uno studioso ha preso in considerazione 3 tratti distintivi del paradigma temporale:
- l'atteggiamento, cioè la distinzione tra tempi commentativi (presente, passato e futuro) e tempi narrativi (imperfetto, passato remoto, trapassato e i
(condizionali)- la prospettiva cioè la distinzione tra tempo testuale e tempo realealla prospettiva sono possibili attuare due alterazioni:
- la parallissi (omissione laterale) cioè che il narratore dà meno informazioni di quanto sia necessario
- la parallessi (eccesso informativo) quando il narratore dice di più di quanto non sia autorizzato dal codice di focalizzazione del racconto.
- la messa in rilievo cioè se i tempi narrativi servono ad articolare un racconto in un primopiano (passato remoto) e in uno sfondo (imperfetto).
Il modo narrativo invece è la categoria che definisce la regolazione quantitativa equalitativa del messaggio. Il PUNTO DI VISTA non è l’espressione, è solo la prospettiva secondo cui è resa l’espressione; infatti prospettiva e espressione non necessariamente sono collocate nella stessa persona.
--- se la narrazione è gestita dal narratore onnisciente che ne sa o ne dice più di ogni personaggio,
Si ha il racconto non focalizzato = focalizzazione zero. Se la narrazione è gestita dal personaggio di cui assume il punto di vista, si ha il racconto a focalizzazione interna (fissa se è il protagonista, oppure variabile o multipla). Se la narrazione è gestita da un narratore che ne sa meno di un personaggio, si ha il racconto a focalizzazione esterna. Abbiamo il transfer = narrazione delegata, che affida alla voce di un personaggio un punto di vista eminentemente autoriale. La focalizzazione è sempre una restrizione del campo visivo rispetto all'onniscienza del racconto classico. Dunque si dice sia un punto di vista OTTICO quando il racconto è orientato dallo sguardo del personaggio o narratore che osserva eventi della storia, perché è proprio ciò che vede che viene narrato; invece si dice sia un punto di vista COSCIENZIALE-ASSIOLOGICO quando viene narrato ciò in cui si crede, come le emozioni, le idee.
i valori che orientano il pensiero e l'azione dei personaggi. C'è anche una certa distanza tra la DIEGESI, cioè il racconto gestito dal narratore, e la MIMESI, cioè il racconto condotto dai personaggi attraverso i dialoghi, e quindi tra telling e showing. Proprio per questa ragione si possono distinguere diverse forme di discorso:- narrativizzato: quando il narratore riassume le parole dei personaggi
- trasposto, in stile indiretto: quando il narratore riporta le parole dei personaggi, ma in maniera più arbitraria
- trasposto, in stile indiretto libero: quando non è possibile distinguere le parole e i pensieri del narratore e del personaggio
- riferito, diretto: quando il narratore cede la parola al personaggio => dunque, la distanza è un modo con cui la narrazione regola il flusso informativo e coinvolge i rapporti tra le parti: narratore, autore, personaggi, lettore.
Il testo fornito descrive i diversi tipi di narratori presenti in un racconto:
- Narratore eterodiegetico: è il narratore assente dalla storia raccontata.
- Narratore omodiegetico: è il narratore presente come personaggio nella storia.
- Narratore autodiegetico: quando il narratore è anche il protagonista della storia.
- Narratore allodiegetico: quando il narratore è un testimone-osservatore della storia.
- Narratore extradiegetico: è il narratore esterno alla storia.
- Narratore intradiegetico: è il narratore interno alla storia.
Ecco alcuni esempi:
- Narratore eterodiegetico extradiegetico: il narratore di Hard Times.
- Narratore eterodiegetico intradiegetico: Sherazade.
- Narratore omodiegetico extradiegetico: Robinson Crusoe.
- Narratore omodiegetico intradiegetico: Marlow.
Infine, si può distinguere tra narratore nascosto e narratore palese.