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Spesso utilizzato nel musical, nella commedia o nei film sentimentali. Rende i soggetti

estremamente affascinanti e li dota di una specie di aureola luminosa che li isola dallo sfondo.

Ratio 4:1

L’utilizzo di pochissima fill light crea un forte contrasto tra le parti più chiare e quelle più scure

lasciando che le ombre avvolgano i personaggi e oscurino parti del loro volto.

Spesso associato a film di suspense.

es. Orson Welles, Schindler’s List

Se si inverte la ratio tra key e backlight, il risultato è la silhouette del soggetto inquadrato.

es. Nightmare 2 di 9

Narratologia I° Semestre

Campi e Piani

Si parla di campi quando l’elemento attorno al quale si organizza l’inquadratura è lo spazio.

Si parla di piani quando l’elemento attorno al quale si organizza l’inquadratura sono le persone.

Tipi di campo:

Campo lunghissimo (C.L.L.): La porzione di spazio inquadrata è talmente vasta da avere

difficoltà ad identificare figure ed oggetti. La visione abbraccia l’ambiente in modo più ampio di

quanto personaggi e azione richiedano. I personaggi sembrano persi nell’azione.

Campo lungo (C.L.): La maggior parte dell’inquadratura è occupata dall’ambiente, mentre lo

spazio riservato ai personaggi è piuttosto ridotto. Rende comunque visibile i personaggi e l’azione.

Campo totale (C.T.): Equivale all’incirca d un campo lungo ma la sua caratteristica è di mostrare

l’ambiente nella sua totalità in relazione all’azione che svolge chi vi si trova. L’ambiente può essere

sia interno, che esterno. A differenza del campo medio ci fa comprendere cosa avviene all’interno

dell’inquadratura.

Campo medio (C.M.): Lo spazio predomina ancora rispetto alla figura umana che sono

abbastanza vicine e riconoscibili nell’inquadratura. Segue spesso un campo lungo per avvicinare

l’occhio di chi guarda alla scena osservata.

Tipi di piano:

Figura intera (F.I.):

Piano americano (P.A.): Inquadra il personaggio dalle ginocchia in su. Si è affermata nei film

western americani per la funzione di focalizzare l’attenzione dello spettatore sul pistolero pronto ad

estrarre la pistola.

Piano medio (P.M.) o Mezza figura (M.F.): Inquadra il personaggio dalla vita in su ed è

solitamente usato per far interagire due personaggi e sottolineare la loro relazione. L’ambiente è

escluso, isola i protagonisti e ne amplifica il senso di intimità.

Primo piano (P.P.): Inquadra la testa e le spalle del personaggio in modo che si veda il collo e

mostra le emozioni del soggetto.

Primissimo piano (P.P.P.): Occupa l’intera verticale dell’inquadratura e assieme al P.P. è usato per

sottolineare la psicologia di un personaggio e rendere più drammatica l’azione. Più ci si avvicina al

volto e più si focalizza attenzione sulla mimica facciale del personaggio isolandolo anche dal

contesto.

Dettaglio o Particolare: Il dettaglio serve a far concentrare l’attenzione dello spettatore su un

particolare che altrimenti sfuggirebbe alla nostra attenzione.

Due piani particolarmente utilizzati nelle scene di dialogo sono:

Two-Shot e Over-shoulder.

Nel Two-Shot i personaggi sono uno di fronte all’altro mostrando il profilo alla camera, entrambi

sono messi sullo stesso piano. La predominanza della scena si ottiene attraverso una leggera

angolazione della camera che mostra un personaggio di 3/4. Lo stesso effetto può essere ottenuto

anche con l’illuminazione lasciando uno dei due personaggi in penombra. In questo caso di parla

di Two-Shot Angolato.

Nell’Over-Shoulder si inquadra un personaggio da sopra la spalla di un altro.

Quest’inquadratura è utilizzata quando due personaggi interagiscono frontalmente. Filmare da

questa posizione permette allo spettatore di focalizzare l’attenzione su uno dei personaggi alla

volta anziché entrambi.

Utilizzata spesso quando tra gli interlocutori vi è contrasto. 3 di 9

Narratologia I° Semestre

Movimenti di macchina

Il cinema nasce con un punto di vista statico e progressivamente dinamizza il proprio sguardo.

Inizialmente l’inquadratura conteneva il movimento, ora il movimento è dato dalla macchina da

presa stessa.

Attraverso i movimenti di macchina lo spazio diventa percorribile. I movimenti di macchina

aggiungono dinamismo e ritmo all’interno di una sequenza, possono anche sostituire il montaggio

perché diviene interno all’inquadratura stessa.

Panoramica : La macchina da presa, fissata su un perno, ruota sul proprio asse orizzontalmente o

verticalmente (in inglese Tilt). Ha la funzione di guidare lo sguardo dello spettatore.

Le panoramiche si dividono in base alla loro funzione in:

- Panoramica illustrativa: Serve a mostrare un luogo, se inserita all’inizio è definita “establishing

shot” ciò un’inquadratura che stabilisce tempo e luogo dell’azione.

- Panoramica a seguire: Panoramica che segue un personaggio e fa in modo che il nostro

sguardo segua lui.

- Panoramica a schiaffo: Panoramica che rovescia il significato di ciò che si è appena visto. Per

sottolineare il cambio di situazione, entra in scena anche la musica. Indica anche il caos.

Carrellata: La macchina è montata su un mezzo mobile e si muove nella scena. Serve ad avere

movimenti fluidi nella scena. Spesso la camera è montata su un carrello che si muove su un

binario o su un mezzo con le ruote. Mostra un personaggio all’interno di un contesto.

A seconda della funzione esistono diversi tipi di carrellata:

- In avanti a stringere: Quando la mdp si avvicina al soggetto restringendo il campo.

- All’indietro ad allargare: Quando la mdp si allontana dal soggetto allargando il campo.

- Ad accompagnare, precedere o seguire: Quando la mdp si muove accompagnando il

soggetto in movimento.

- Laterale: Quando la mdp si muove trasversale rispetto all’asse di ripresa.

- Ad ascensore: Quando la macchina si muove verticalmente rispetto al set.

Dolly: E’ un braccio meccanico mobile, simile ad un altalena, sul quale è collocata la macchina da

presa. Spesso il dolly è montato su un carrello.

Steadycam: Supporto meccanico dotato di molle, pistoni e contrappesi che consentono la

massima stabilità di movimento. E’ indossata come un corpetto dall’operatore.

Il movimento della steadycam sostituisce il montaggio in alcuni casi.

Usata per la prima volta nella sequenza in cui Rocky fa jogging con una mandria di ragazzini al

seguito. Ma con Shining entra davvero a far parte del linguaggio cinematografico.

Inquadratura a mano: L’inquadratura data dalla camera a mano è solitamente instabile a

differenza di quella della steadycam, ed è utilizzata per amplificare alcune sensazioni.

Piano sequenza: Movimento di macchina caratterizzato da un inizio, uno svolgimento ed una fine.

Zoomata: Non è propriamente un movimento di macchina, ma un cambiamento di lunghezza

focale all’interno dell’inquadratura. A seconda della dinamica dividiamo di zoom in e zoom out.

Come la panoramica a schiaffo, può servire a ricontestualizzare l’immagine.

Controzoom: Noto anche come effetto vertigo (dall’utilizzo di Hitchcock nel suo film “Vertigo”).

E’ un movimento composto da 2 movimenti: una carrellata in avanti ed uno zoom indietro. 4 di 9

Narratologia I° Semestre

L’utilizzo del suono

Il suono arricchisce l’immagine sia da un punto di vista espressivo che informativo, e la fa in modo

talmente sottile da indurci a credere che tali informazioni siano gia contenute nell’immagine.

Nel cinema infatti il suono funziona da guida del visivo, anche sostituendosi a esso.

Una delle funzioni del sonoro è quella di unificare il flusso delle immagini.

Tale funzione è svolta principalmente dal suono ambientale che rimane costante per tutta la durata

della scena, oppure dalla musica. Al contrario lo scontro tra immagini diverse può essere

amplificato da un contrasto sonoro.

Il montaggio sonoro e quello visivo danno vita al montaggio audiovisivo. All’interno di esso si può

pensare a due grandi ordini di rapporti:

Quello riguardante lo spazio (suono-immagine) e quello riguardante il tempo (suono-racconto).

Nell’ordine spaziale distinguiamo due tipologie sonore: suono diegetico o extradiegetico.

Per suono diegetico intendiamo un suono che è presente all’interno del campo e che viene

sviluppato da ciò che vi si trova al suo interno. Ne fanno parte tutti i suoni che appartengono alla

diegesi del film

(es. la voce di un personaggio, il traffico, un oggetto che cado, una canzone alla radio, ecc.).

Un suono diegetico può essere definito:

IN: quando la fonte sonora è compresa all’interno dell’inquadratura.

OFF: Quando la fonte sonora è all’esterno dell’inquadratura.

Suono sincronico: Tipo di suono che enfatizza l’azione (es. nelle scene di pungi enfatizza la

potenza dei colpi).

Suono acusmatico: Tutti quei suoni che provengono da una fonte di riproduzione che viene

inquadrata.

Per suono extradiegetico intendiamo tutti quei suoni che non appartengono agli eventi che

vengono narrati, come la musica di accompagnamento, la voce narrante o la colonna sonora.

Esistono alcune particolarità nell’utilizzo del suono nel cinema:

Il suono può subire un passaggio da diegetico ad extradiegetico: Per esempio quando si

riprende il tempo principale della canzone cantata dal personaggio e si trasforma in colonna

sonora non appartenendo già al mondo dei personaggi.

L’assurdo diegetico: Un suono extradiegetico viene mostrato come un suono diegetico.

Parallelismo: E’ un suono extradiegetico che presenta una parallelismo con ciò che viene

presentato nell’immagine.

Contrappunto: Quando la sostanza visiva va in una direzione, e il suono in quella opposta.

Quando due regimi narrativi completamento opposti l’uno all’altro si mischiano.

Contrappunto referenziale: Vale la stessa regola del contrappunto, ma è detto referenziale

perché ogni volta che udiamo il suono lo colleghiamo automaticamente a qualcosa. (es. il suono

dello squalo).

Contrappunto referenziale ironico: Quando si crea ironia con il contrappunto referenziale. (es. in

Shrek quando pinocchio salva gli amici con la musica di James Bond).

Nell’ordine temporale distinguiamo:

Suono simultaneo: Quando sonoro e immagine si hanno in uno stesso tempo narrativo (due

personaggi parlano e nello stesso tempo ne ascoltiamo le parole, un orchestra suona e ne

sentiamo la musica.

Suono non simultaneo: Effetto sonoro che anticipa o segue le immagini che scorrono sullo

schermo. Utilizzato molto come espediente di montaggio sonoro. Brevi anticipazioni in cui parole,

musiche o rumori della scena s

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
9 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher the_olale di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Narratologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Nuova Accademia di Belle Arti - NABA o del prof Chimenti Dimitri.