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MECCANISMI DI AUTODEPURAZIONE
Gli ambienti acquatici si oppongono all'inquinamento attraverso fenomeni di natura
fisica(SEDIMENTAZIONE E DILUIZIONE),chimica(COMPLESSAZIONE,REAZIONE ACIDO-
BASE,PRECIPITAZIONE E FLOCCULAZIONE),biologica (DEGRADAZIONE DA ORGANISMI
SUPERIORI,ASSIMILAZIONE VEGETALE O ANIMALE).Nell'ultimo caso si depura l'acqua ma
contemporaneamente l'agente tossico entra nell'organismo.
L'inquinamento dell'acqua comporta degrado ambientale e quindi conseguenze avverse dirette
sull'ecosistema e indirette sull'uomo.
Ci sono metodi che permettono il controllo di tutto ciò tramite:
approccio analitico(analisi chimico-fisiche):ricercano inquinanti a priori,per cui questo
• metodo non ha né sensibilità né precisione delle tecniche di ricerca,perché non permette di
rilevare tutti gli inquinanti anche perché non sanno di preciso quale effetto biologico
cercare. Per questo sono affiancati da metodi biologici.
approccio biologico(indicatori biologici che sono organismi in cui si possono misurare i
• marcatori biologici)che devono avere delle caratteristiche precise come un'ampia
distribuzione geografica, abitudini stanziali o territorialmente ristrette,essere adattabili a
condizioni di laboratorio,capacità di BIOACCUMULO e BIOMAGNIFICAZIONE (accumulo
di sostanze tossiche nell'organismo).
Questi in ogni caso ci danno una misura integrata nel tempo e nello spazio delle entità di
inquinanti nell'organismo.
Per quanto riguarda l'uso di questi marcatori biologici per il monitoraggio di ambienti acquatici,si
usano questi approcci:
APPROCCIO CHIMICO:non determina gli inquinanti,ma prevede
• l'estrazione/concentrazione di campioni di acqua;un saggio di genotossicità dell'estratto
finale;caratterizzazione chimica delle frazioni informativo del momento del prelievo.
IMPIEGO DI ORGANISMI CONCENTRATORI:sono i BIOACCUMULATORI,qui si fa
• un'estrazione/concentrazione di tessuti e poi dopo il test di genotossicità;
RILEVAMENTO DIRETTO EFFETTI GENOTOSSICI:si sfruttano diversi sistemi cellulari
• quali molluschi,anfibi,vermi,ma soprattutto le cellule dell'apice radicale delle piante
acquatiche,oppure eritrociti,cellule branchiali,renali,cellule stabilizzate dei pesci.
STRATEGIE DI MONITORAGGIO GENOTOSSICO
Prevedono saggi di laboratorio in cui il danno genotossico riflette il grado di inquinamento della
rispettiva area oggetto di campionamento. Si può fare anche un monitoraggio in SITU su organismi
residenti o introdotti. Una volta che so che il mio sistema cellulare reagisce all'agente
inquinante,tutti i danni genotossici dipenderanno dal contatto con questo.
Per quanto riguarda il monitoraggio in situ, se il sistema di studio non riflette il grado di
inquinamento dell'area campionata,posso usare specie diverse. Gli organismi più usati per questo
tipo di monitoraggio sono i molluschi bivalvi,perché sono facili da usare.
Nel caso di organismi introdotti si possono valutare e studiare aree a diversa tipologia e in questo
modo vedrò anche le fluttuazioni di frequenza di danno genotossico nel tempo,per ogni
postazione. Quindi possiamo valutare le differenze sia nello spazio che nel tempo.
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Test di mutagenesi con microrganismi
Alcune metodiche sperimentali prevedono l'utilizzo di microrganismi come sistemi modello per
riconoscere agenti mutageni capaci di alterazioni a livello genetico. I batteri e gli eucarioti semplici
sono molto adatti a questo tipo di utilizzo poiché crescono rapidamente in terreni semplici, hanno
un ciclo cellulare ben caratterizzato, abbiamo una conoscenza sufficientemente vasta del loro
genoma ed una alterazione genetica porterà, comunque sia ad un effetto facilmente visibile, come
un cambiamento nelle richieste nutrizionali.
Test di Ames
Il test di Ames è un test di reversione effettuato su Salmonella Typhimurium. Solitamente i ceppi
utilizzati presentano una mutazione in uno dei geni che costituiscono l'operone per la biosintesi
dell'istidina, sono detti auxotrofi per l'istidina. È possibile ripristinare la funzione genica (ritorno al
fenotipo selvatico in cui il ceppo è prototrofo per l'istidina) attraverso una reversione.
Esistono tre tipi di reversione:
reversione vera (o retromutazione) in cui si ha una seconda mutazione nello stesso punto
– della prima e un conseguente ripristino dell'esatta sequenza nucleotidica.
reversione parziale dove abbiamo il ripristino dell'esatta sequenza aminoacidica attraverso
– due mutazioni, in cui la seconda non rimetterà il nucleotide precedente ma ne metterà un
altro che non comprometterà la funzione proteica (la tripletta codificherà per lo stesso
amino acido)
reversione per soppressione che prevede il ripristino della funzione proteica. Questa classe
– comprende due sottotipi: la retromutazione intragenica (due mutazioni nello stesso locus di
un gene, una delezione e un'inserzione. Un esempio è la frameshift) e la retromutazione
intergenica (le due mutazioni avvengono in geni diversi)
Nel 1983 Maron ed Ames pubblicarono le linee guida PER IL TEST DI REVESIONE CON S.
Typhimurium ed indicarono in tre punti il modo per aumentare la sensibilità del test in modo da
testare un gran numero di sostanze mutagene:
1. aumento sensibilità ceppi
: grazie ad una serie di manipolazioni genetiche specifiche, quali:
* una mutazione rfa che comporta la sintesi di una componente polisaccaridica più lassa
del normale in modo da far entrare anche molecole voluminose, *una delezione dei geni
uvrB e bio che rendono il ceppo biotina-dipendente e ne elimina il sistema di riparazione
error-free, *aggiunta di un sistema di riparazione error-prone portato dal plasmide pKM101
che conferisce anche resistenza all'ampicillina, *eventuale inserzione di un altro plasmide
pAQ1 che dà resistenza alla tetraciclina. I ceppi più usati sono TA98 e TA100 che
differiscono per una mutazione nell'operone per l'istidina. TA100 ha una mutazione per
sostituzione mentre TA98 per frameshift, per cui Ta100 reverte con agenti chimici che
inducono sostituzione, TA98, invece, con quelle che danno inserzione o delezione.
Entrambi i ceppi hanno i geni bio e uvrB deleti, una mutazione rfa e la presenza/assenza
del plasmide.
2. Aumento del numero dei composti identificabili : è necessario testare sia i mutageni diretti
(analoghi di base, derivati dell'acido nitroso, agenti alchilanti), che quelli indiretti. Per far ciò
è necessario introdurre un sistema di attivazione dei metaboliti artificiali, il S9-mix (permette
di attivare i mutageni indiretti). È necessario fornire degli enzimi microsomiali, provenienti
da fegato di ratto, per far si che i batteri siano in grado di modificare dei metaboliti insolubili
in acqua. Successivamente si aggiungono dei cofattori, quali il NADPH, il tampone fosfato
e il G6P, per far funzionare gli enzimi. [di ogni ceppo metterò uno con gli enzimi e uno
senza (TA100 e TA100+S9-mix, TA98 e TA98+S9-mix) in modo da saggiare se un
mutageno è diretto o indiretto. Se si pensa che causino sostituzione useremo TA100, se
invece sospettiamo inserzione o delezione adopereremo TA98]
3. procedure sperimentali rapide e riproducibili : a questo punto si usa il plate corporation test.
In primo luogo si devo osservare la frequenza di mutazioni spontanee, per far ciò si utilizza
un terreno completo (contenente istidina) in cui semino una aliquota di una coltura e al
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termine della fase esponenziale (circa 10 cellule) facciamo le nostre osservazioni. Fatto
ciò poniamo i batteri in un terreno povero, privo di istidina o comunque presente in tracce
minime sufficienti alla sopravvivenza fino alla mutazione, contenente biotina e poniamo una
piccola quantità di sostanza da testare. Dopo 48 h posso contare la colonie revertenti
poiché dopo tale ora solo le cellule che revertono al fenotipo selvatico sono in grado di
continuare il processo di crescita (l'istidina e la biotina presenti all'inizio sono ormai finite).
Controllo dei marcatori.
È un test per controllare se la le caratteristiche genetiche dei ceppi selezionati sono rimaste
invariate.
*Si saggia l'auxotrofia per l'istidina e la biotina preparando tre piastre: a) + istidina, - biotina, b) -
istidina, + biotina, c) + istidina, + biotina. Se non è cambiato niente vedremo crescita solo nella
piastra c.
*Per vedere se abbiamo la mutazione uvrB (delezione del gene uvrB) basta piastrare il ceppo su
un terreno completo, coprire una metà della piastra ed esporre l'altra ai raggi UV. Si osserverà una
crescita solo nella metà coperta.
*E' possibile testare la presenza di una mutazione rfa piastrando il ceppo su un terreno completo,
e ponendo un dischetto di carta al centro della piastra e aggiungendo del cristal-violetto, tossico se
entra nella cellula. Se la mutazione è ancora presente non avremo crescita al centro, mentre al
bordi sì (avremo un alone di crescita).
*La presenza del plasmide è verificabile piastrado su un terreno contenete ampicillina e
tetraciclina. Avremo crescita solo nella metà in cui i batteri hanno pKM101 e pAQ1 (i due plasmidi).
Test di mutazione genica nei lieviti. (test di ricombinazione mitotica)
I lieviti sono degli eucarioti unicellulari aventi una fase aploide e una diploide. Hanno un genoma
costituito da 13Mb con 16 cromosomi, un DNA mitocondriale e 6000 geni. (23% di omologia con il
genoma umano). Per i test è utilizzato il ceppo D7 (diploide) di Saccharomices cerevisiae, avente
gli omologhi appaiati. Sul cromosoma 5 è presente il gene per la sintesi dell'isoleucina, per far sì
che il ceppo sia auxotrofo per questo aminoacido è necessario avere una mutazione in omozigosi
(entrambi glia alleli mutati). Sul cromosoma 15 vi sono i geni per l'adenina, aminoacido non
fondamentale per il lievito. Si possono indurre due mutazioni diverse in due siti diversi (mutazioni
in trans, eteroziogosi) in modo che complementino. [complementazione: produzione di un fenotipo
selvatico quando due diverse mutazioni sono combinate in una cellula diploide] in questo caso
avremo la crescita di colonie bianche dato che c'è produzione di adenina e non si accumula il suo
precursore (tipo selvatico: colonie bianche → mutazioni in siti diversi). Se, invece, abbiamo
un'omozigosi per il primo sito non ci sarebbe sintesi di adenina e le colonie appariranno rosse a
cause dell'accumulo del precursore (colonie rosse → mutazioni nel 1° sito). Un'altro possibile
risultato vede la crescita di colonie rosa dovuta ad un'omozigosi nel secondo sito (detta
parzialmente inattivante) che porta ad un parziale accumu