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BBPR: il gruppo di architetti italiani

BBPR era la sigla che indicava il gruppo di architetti italiani costituito nel 1932, composto da Gianluigi Banfi, Ludovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peresutti, Ernesto Nathan Rogers. Laureatisi al politecnico di Milano, i quattro progettisti nei loro lavori iniziali seguono i temi del razionalismo italiano degli anni '30. Il riordino dei musei del castello sforzesco di Milano è uno dei progetti di allestimento museale realizzato dai BBPR, il loro operato viene diviso in due fasi: la prima con il restauro del cortile ducale e la seconda con il restauro del cortile della Rocchetta. Fu molto importante il dialogo tra i progettisti e lo storico dell'arte per una buona riuscita dell'intervento, il coinvolgimento emotivo del pubblico si pone come uno degli obiettivi da perseguire. È necessario un restauro architettonico dopo i danni della guerra, grazie al restauro fecero numerose scoperte una tra i quali il monocromo di Leonardo nella sala delle asse. Tale rinvenimento.

Determinò il ruolo della sala che fu lasciata libera per non interferire con il reperto, il dialogo tra ambiente storico e oggetti esposti fu il cardine progettuale dell'allestimento che allo stesso tempo acquistava nuovo valore del riconoscimento dell'architettura come parte integrante del percorso.

Il museo del XXI secolo

L'architettura oggi viene sempre più concepita come un'opera spettacolare che si inserisce nella scena urbana come una performance che afferma la sua natura espressiva.

Il museo del nuovo secolo, prima ancora di rispondere a esigenze funzionali e costruttive, rivendica la propria presenza nel contesto.

Icona della contemporaneità, esso occupa una posizione privilegiata nella struttura urbana, le espressioni più alte nel settore museale sono state raggiunte grazie a Norman Foster, Renzo Piano e Richard Rogers.

• Foster ha realizzato a Londra il ridisegno del British Museum, coprendo la Great Court con una cupola vetrata e leggera (2003).

La struttura con elementi metallici a maglie triangolari, realizza un grande spazio urbano.

• Renzo Piano e Richard Rogers sono gli architetti che si sono occupati della realizzazione del Centre Pampidou (1977), esso prende il nome dal presidente francese Georges Pampidou che ne promosse l'istituzione, con l'intenzione di creare nel cuore di Parigi un'istituzione culturale interamente dedicata all'arte moderna. È chiara fin da subito come dalla definizione di "centro" e non di "museo" la volontà di distinguersi dalle istituzioni tradizionali, il Centre Pampidou rivendica un ruolo propositivo, si pone come luogo di attività dove le arti visive si accompagnano al cinema, alla fotografia, alla musica e al design.

L'architettura di Piano e Rogers si impone con assoluta novità nel tessuto urbano dell'antico quartiere parigino, ciò che si svolge all'interno del museo è ben visibile.

Perché la totale trasparenza dissolve i confini tradizionali tra esterno e interno essendo un parallelepipedo vetrato sostenuto da una struttura in acciaio, è l'annullamento dell'imene, cioè del confine tra la vita quotidiana e lo spazio sacrale del museo. Dopo il Centre Pampidou la progettazione architettonica si è andata sempre più svincolando dalla tradizione iniziando a sperimentare forme nuove.

Affacciato sull'oceano pacifico, il Getty Center domina la città di Los Angeles, frutto di una progettazione portata avanti da decenni dall'architetto Richard Meier (autore per altro del complesso museale dell'Ara Pacis a Roma). Il museo che occupa tutta la parte più panoramica della collina è costituito da cinque edifici autonomi ma collegati da passerelle in modo da dare continuità al percorso.

Un altro importante museo del XXI secolo è sicuramente il Guggenheim museum di Bilbao, un museo di

Il museo di arte contemporanea è situato in un edificio progettato dall'architetto Frank O. Gehry. Il museo venne inaugurato nel 1997 e sin dalla sua apertura si è trasformato in un'importantissima attrazione turistica. La collezione permanente del museo comprende opere d'arte del 900 sia europee che americane.

Particolari tipologie di museo:

La casa-museo è un'istituzione nata dalla trasformazione di un'abitazione privata in un museo aperto al pubblico. Ciò che determina la sua particolarità è il persistere di una raccolta artistica all'interno dell'ambiente domestico un tempo abitato dal collezionista. La casa, divenuta museo, si trova così ad esibire non solo opere d'arte ma anche agli arredi della dimora. Nell'insieme, gli oggetti che si accumulano nella casa ottocentesca costituiscono una sorta di narrazione. Talvolta la casa del collezionista possiede le caratteristiche di una galleria visitabile.

altre volte, invece all'atto di donazione le dimore divenute museo si configurano come luoghi arredati con gusto che testimoniano la ricchezza dei mezzi del proprietario ma non evidenziano un suo preciso progetto espositivo. In entrambi i casi, la musealizzazione di una dimora privata comporta una serie di modifiche legate alle esigenze della conservazione, inoltre comporta la necessità di rendere agevole e comprensibile la lettura delle opere.

I. La documentazione

La documentazione è il complesso delle attività e operazioni occorrenti per raccogliere e classificare materiale bibliografico, informativo e dimostrativo. Nel nostro caso, il museo custodisce per le proprie collezioni sia la documentazione storica, sia l'archivio corrente, costituito dall'insieme dei documenti utilizzati per lo svolgimento delle attività ordinarie.

L'archivio cartaceo mobile

L'archivio cartaceo rappresenta il punto di partenza per ogni ricerca

conservazione del patrimonio museale, la catalogazione consiste nel registrare e descrivere in modo dettagliato ogni bene musealizzato. Questo processo permette di creare un inventario completo e accurato, facilitando la ricerca e la consultazione delle opere. La scheda di catalogazione deve contenere informazioni quali il numero di inventario, il titolo dell'opera, l'autore, la data di realizzazione, la tecnica utilizzata, le dimensioni, lo stato di conservazione e altre informazioni rilevanti. È importante che la scheda sia compilata in modo chiaro e preciso, utilizzando un linguaggio tecnico e specifico. La documentazione relativa alle indagini conoscitive svolte sull'oggetto, come radiografie, riflettografie, termoluminescenze e altre analisi chimico-fisiche dei materiali, deve essere conservata insieme al dossier cartaceo. Questa documentazione fornisce informazioni dettagliate sulle caratteristiche e sullo stato di conservazione dell'opera, ed è fondamentale per la sua corretta gestione e conservazione nel tempo. L'archivio fotografico e grafico è un altro elemento essenziale per la documentazione e la valorizzazione del patrimonio museale. Le immagini fotografiche di alta qualità permettono di identificare e studiare l'opera, e sono spesso utilizzate per scopi divulgativi e pubblicazioni. È importante che l'archivio fotografico sia organizzato in modo sistematico e accessibile, in modo da facilitare la ricerca e la consultazione delle immagini. In conclusione, la corretta documentazione e catalogazione del patrimonio museale sono fondamentali per la sua gestione, valorizzazione e conservazione nel tempo. È importante utilizzare tag html appropriati per formattare il testo in modo chiaro e leggibile.tutela dei beni culturali, la catalogazione rappresenta un atto scientifico che prevede la raccolta organizzata di tutte le informazioni riguardanti un oggetto che rientri nella definizione di "bene culturale". II. L'inventariazione Nel momento in cui entrano a far parte delle collezioni di un museo gli oggetti devono essere inventariati. L'acquisizione di nuovi oggetti da parte di un museo può avvenire secondo le seguenti modalità: - l'acquisto; - la donazione; - la successione o il legato testamentario; - la prelazione o il pignoramento; - l'uso o il sequestro a seguito di un atto giudiziario; - il prestito o il deposito. L'attribuzione del numero di inventario rappresenta un'operazione importante e delicata, che deve essere eseguita da un personale specializzato. Inoltre, l'accesso al registro inventariale deve essere riservato a persone autorizzate. Il numero di inventario, oltre ad avere un valore giuridico, permette da un punto divista pratico l'immediata identificazione dell'oggetto, l'attività di inventariazione prevede due fasi: 1. l'attribuzione del numero di inventario con la contestuale registrazione dello stesso e della scheda inventariale sul registro inventario; 2. l'apposizione o il collegamento fisico del numero di inventario all'oggetto. Alla scheda inventariale va allegata un'adeguata documentazione fotografica dell'oggetto acquisito. Il numero di inventario può essere trascritto direttamente sull'oggetto oppure su una targhetta o etichetta che viene ad esso applicata. È frequente l'uso di cartellini di cartoncino non acido o di plastica che vengono legati con sottili fili di cotone agli oggetti, le targhette avvitate e le etichette adesive generalmente vengono evitate perché considerate dannose per la conservazione poiché l'utilizzo di viti o chiodi comporta la foratura dell'oggetto con il rischio di un deterioramento.

indebolimento strutturale, mentre la colla delle etichette rischia di intaccare e danneggiare la materia.

Gli strumenti comunemente utilizzati per l'iscrizione del numero di inventario sono matite, pastelli, penne, pennarelli o pennelli (con inchiostro di china o pittura acrilica). La scelta dipende dal tipo di materiale sul quale si interviene e dalle specifiche esigenze conservative dell'oggetto.

Ad esempio, l'inchiostro di china è sconsigliato per i materiali cartacei e tessili perché può innescare processi di degrado chimico irreversibili. Per le opere su carta si utilizza il timbro a secco del museo con il numero di inventario riportato a matita sulla parte posteriore.

III. La conservazione preventiva

Qualsiasi bene, indipendentemente dalla materia di cui è costituito, è soggetto a un naturale processo di deterioramento. Una delle funzioni istituzionali di ogni museo è quella di conservare il patrimonio di cui è responsabile.

cercando almeno di rallentare il processo di deterioramento, aumentandol'aspettativa di vita degli oggetti. Tale funzione viene svolta attraverso programmi di prevenzione e cura delle collezioni che rientrano nella definizione generale di "conservazione preventiva". I piani di conservazione preventiva si basano sui seguenti principi: - la conoscenza delle collezioni e dell'edificio che le conserva; - l'adozione con regolarità di pratiche di manutenzione ordinaria e straordinaria; - il costante monitoraggio dello stato di conservazione delle opere e degli ambienti in cui esse sono esposte o tenute in deposito, con lo scopo di individuare eventuali criticità; - la rimozione tempestiva delle cause di danneggiamento; - l'adozione di misure preventive e di procedure corrette nella movimentazione, nel deposito e nell'esposizione delle collezioni. La conservazione preventiva si fonda su: - la prevenzione: attività idonee a limitare le

situazioni di rischio.

  • La manutenzione: attività e interventi destinati al controllo delle condizioni del bene.
  • Il restauro: evento eccezionale
Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
17 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/04 Museologia e critica artistica e del restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gea_01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Museologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Varallo Franca.