Altre caratteristiche:
enjambement tra terzo e quarto verso in ogni quartina (foglia | riarsa | | | | sonnolenza | del meriggio)
Da espressione al taedium vitae, presente in altri luoghi montaliani: «il maleRipenso il tuo sorrisodel mondo» ( ), «il male | che tarla il mondo»Mediterraneo) Marezzo( , «un male calmo e lucente» ( ), «l’orrore di vivere»Lettera levantina Lettera levantina( ), «oscuro male universo» ( ). SempreFemme pauvre secondo la Arvigo potrebbe derivare da Léon Bloy ( ). Concetto abbastanza diffuso de 900. Non un malessere legato a un oggetto o a una 27 persona, bensì uno stato depressivo causato dalla vita. L’espressione “male divivere” da un vocabolario a questo concetto che non ha un termine chiave diventa difficile da spiegare.
La prima quartina indica la parte negative e l’altra un risvolto positivo.
Abbiamo 3 immagini che fungono da correlativi oggettivi per
dare manifestazione a questo male di vivere. Vi è un climax ascendente: associazione di morte sempre più violenta: il male di vivere diventa la morte. Eppure, ci sono momenti miracolosi in cui sembra poter riabbracciare la vita. La divina indifferenza resa divinità capace di regalare un prodigio, indifferente perché. Anche qui c'è una progressione dall'inanimato all'animato, che è spaziale. Non abbiamo più immagini di morte e improvvisamente abbiamo una progressione inarrestabile verso la vita. Da un lato c'è la sonnolenza tipica del meriggio, però l'io lirico sente di poter aderire a questo mondo immobile. Così come il girasole diventa una proiezione verso l'alto, anche la nuvola e il falco. A livello metrico sono tutti endecasillabi a parte gli ultimi due versi che sono settenari: il falco che fuoriesce dalla gabbia metrica e ci da un senso di liberazione. Quindi un testo cupo si chiude con
l'idea che ogni tanto ci sono momenti in cui è possibile provare un senso di vita piena. Parole-chiave - Prodigio: si tratta del miracolo che caratterizza tutti gli ossi. Solo che qui il miracolo – la salvezza – è data in negativo e permessa dalla divina Indifferenza. Insomma, ci si salva perché non si è travolti, e non perché arriva un odore di limoni che rompe la catena di necessità [l'anello che non tiene], che spezza la maglia. - Divina Indifferenza: superiore distacco del moderno disincantato. Insomma, ormai sembra chiaro che non c'è alternativa alla terra, e che il male di vivere va tollerato, contenuto, ma non può essere redento. Cataldi nota il procedimento dannunziano in base al quale la divina Indifferenza è con la maiuscola, proprio come è tipico delle divinità. E tuttavia c'è il rovesciamento dannunziano, in quanto l'entità proposta da Montale.è antitetica a quella iperattiva del superuomo.
Sonnolenza | del meriggio: doppia attenuazione della vitalità umana: quella della statua, e quella della sonnolenza. Da notare come il meriggio sia l’ora caratteristica del primo libro montaliano, in cui ci si dispone in una posizione di attesa e certamente non vitale.
falco alto levato: unico elemento vitale. Una vitalità che trova espressione anche a livello metrico, dal momento che questo è l’unico verso a fuoriuscire dalla gabbia metrica. Tuttavia, questo falco non è 28 come il falchetto di Non rifugiarti nell’ombra che strapiombava fulmineo nella caldura. Al contrario questo vola alto, come è proprio dell’indifferenza.
Ciò che di me sapeste (1922-24)
Ciò che di me sapeste non fu che la scialbatura, la tonaca che riveste l’apparenza, la tonaca che riveste la nostra umana ventura.
noi e offrirtela come dono.me, offrirvela in dono.
Metrica: versi brevi, compresi tra il quinario e il novenario
Rime: ABAB CDCD EFEF [È ipermetra falòtico: vedrò] GHGH ILIL29
Per leggere questo testo, bisogna avere in mente Pirandello e al concetto di maschera. Montale si rivolge al lettore dicendo che di lui si conosce la parte esterna, ossia il mantello che ricopre la sua maschera. L' "azzurro tranquillo" come la divinità, ma la maschera gli impedisce di sciogliersi nel ciclo naturale. L'unico elemento di vita è stata l'ignoranza, il non aver potuto conoscere il limpido cielo, a cui aspira. L'ombra contiene infine l'identità vera del soggetto; e quella egli vorrebbe donare alla destinataria (Paola Nicoli), in un implicito gesto d'amore che unisca i due destini a costo di sacrificare il proprio.
Là fuoriesce il Tritone (forse 1923)
Là fuoresce il Tritone
dai flutti che lambiscono
le soglie d'un cristiano Là
tempo è immobile e non vi è nulla da decidere. Unisce il pagano con il cristiano. Nell'ultimo verso si riferisce all'identità che si assumerà più tardi, solo una volta lontano dal luogo mitico e favoloso, mentre in quell'istante si vive un momento di pace.
Gloria del disteso mezzogiorno (1923)
Gloria del disteso mezzogiorno Splendore ["Gloria": d'Annunzio e Roccatagliata quando ombra non rendono gli alberi, Ceccardi] del mezzogiorno pieno, quando gli alberi non restituiscono alcuna ombra, e le apparenze si mostrano sempre più di colore giallo scuro ["falbe"; d'Annunzio e Pascoli] per troppa luce [Dante, Par. V] il sole, in alto, - e un secco greto. Il sole è in alto, e si vede il letto di un ruscello ["greto"] prosciugato. Dunque, questo giorno è ancora in corso.
Il mio giorno non è dunque
passato: l'ora più bella è di là dal muretto che isola un tramonto
l'ora più bella è di là dal muretto sbiadito [qui l'uso metaforico vala a rendere l'umiltà che rinchiude in un occaso scialbato. del tramonto felice contrapposta alla "gloria" del meriggio carico di attesa se non di minaccia].
L'arsura, in giro; un martin pescatore tutto intorno c'è aridità. Un martin pescatore si aggira volteggia s'una reliquia di vita. volando su "una reliquia di vita" [??? Pesce da predare???].
La buona pioggia è di là dallo squallore, perchè arido, verrà la buona pioggia ristoratrice e perma in attendere è gioia più compita. questo c'è da attendere, ma già il fatto di attendere dà una gioia compiuta. In ogni caso è gioia.
Struttura: 3 quartine 10 9 11 11 || 9 11 11 11
|| 11 11 12 11
Rime: ABAB [B è ipermetra: ALBEri : fALBE] CDCD [ma C è iperfetta: greto :muretto] EFEF
È frequente l'uso delle frasi nominali [il mio giorno non è dunque passato; l'arsura, in giro]
Felicità
Assieme a , fa parte del dittico della felicità, qui presentita nell'attesa, lì non sottraibile alla minaccia e alla perdita; in ogni caso leopardianamente inafferrabile quale bene presente. Lo splendore del meriggio estivo genera come altre volte un misterioso sentimento di inquietudine e di minaccia.; tuttavia, qui l'attesa del futuro della pioggia e del tramonto basta a promettere una sobria felicità. La struttura delle quartine, come anche in altri testi, rappresenta un modo per mantenere l'ordine nella vita. Il penultimo verso (la buona pioggia) è un dodecasillabo ed è antitetico. L'ordine è quindicostantemente disturbato da una serie di infrazioni (anche rima pescatore-squallore).
L'incipit è all'assegna di una grande magniloquenza, viene subito citata la gloria (d'annunziana) del meriggio quando addirittura gli alberi non proiettano nessuna ombra. È un momento in cui il mondo fa crollare le sue apparenze e svela le sue verità. Il lettore così si sente proiettato verso il miracolo. "Per troppa luce" rimanda invece al Paradiso di Dante. "Il mio giorno" indica la sua occasione (rimando a ). Nell'ultima strofa la stasi viene disturbato da un senso di morte (reliquia di vita). Tuttavia, gli da la forza di attendere: la "gioia più compita" sta appunto nell'attendere il miracolo e non nel miracolo stesso. Collegamento: felicità raggiunta, i limoni (meriggio) Felicità raggiunta (forse 1924) Felicità raggiunta, si cammina Felicità raggiScarica il documento per vederlo tutto.
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