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Il movimento estetico e la critica a Oscar Wilde
A Bl'identità maschile, il soggettivismo estremo del movimento estetico e la deviazione sessuale che visi sarebbe accompagnata. Dedicò in particolare un intero capitolo ad una critica nei confronti di Oscar Wilde. Il rigetto di tutto ciò che era diverso traspariva dal legame del discorso sulladegenerazione con una sorta di darwinismo sociale che riguardava l'evoluzione della specie umana. Lo scopo di Nordau era sostenere il concetto di purezza, morale e razziale, negando la legittimità di qualsiasi diversità ed unendo la sua tesi a scopi politici, come la già discussa espansione coloniale. Non tutte le voci concordavano con questa visione pessimista della modernità, vista come minacciata dalla decadenza, anche sessuale. Timidamente si affacciavano anche in Inghilterra delle posizioni più progressiste: nel voluminoso studio intitolato Studies in the Psychology of Sex l'psicologo Havelock Ellis dedicò nel 1897.
l’intera quinta parte di questa serie è dedicata alla trattazione del concetto di sexual inversion, come era definita l’omosessualità in quegli anni. La teoria dell’inversione sessuale affermava che tale fenomeno derivava da una sorta di rovesciamento di genere risalente alla nascita dell’individuo: diffusa dal giurista tedesco Karl Heinrich Ulrichs negli anni Sessanta dell’Ottocento, il termine “inversione” significava che l’omosessuale maschio possedeva un’anima femminile intrappolata in un corpo maschile, mentre la donna lesbica possedeva un’anima maschile nel suo corpo femminile. Non era un termine negativo e soprattutto eliminava ogni concetto di colpa dal soggetto omosessuale, che quindi non doveva essere punito dalla legge per una caratteristica della sua natura. L’omosessualità diventava una caratteristica psicologica individuale, e in quanto tale doveva essere studiata; naturalmente, secondo molti psichiatri eSessuologi dell'epoca, costituiva anche una deviazione dalla normalità e in quanto tale poteva essere considerata una patologia, ma innata. Nel frattempo, durante gli ultimi anni dell'Ottocento a Vienna Sigmund Freud fondava la psicoanalisi, che rivoluzionò tutte le teorie precedenti intorno alla sessualità, ivi compresa l'omosessualità. In primo luogo, Freud introdusse il concetto di inconscio per spiegare le pulsioni sessuali, che non seguivano le regole della razionalità; in secondo luogo liberò la sessualità dalla riproduzione, poiché l'istinto sessuale si manifestava sin dalla più tenera infanzia e non aveva uno scopo immediatamente riproduttivo; infine, l'approccio psicoanalitico eliminava ogni giudizio morale sulle cosiddette perversioni e, anzi, mostrava come elementi di "perversione" fossero presenti in ogni forma di sessualità umana. L'avvento della Prima Guerra
Mondiale non determinò soltanto una catastrofe politica, militare e di perdite umane. Essa ebbe anche importanti ripercussioni dal punto di vista delle identità e dei ruoli di genere. Dal punto di vista maschile, ad esempio, i soldati, arruolatisi sotto l'influenza di ideologie patriottiche che propagandavano la virilità e il cameratismo maschile, si ritrovarono ad affrontare la crisi radicale di tutte le loro aspettative e delle speranze legate alla guerra. In breve, divenne chiaro che la permanenza nelle trincee significava un logoramento fisico e psicologico e il sentimento di disillusione si accompagnò a veri e propri sintomi fisici. La perdita dei compagni nelle battaglie, le mutilazioni, l'uso di gas tossici e dei nuovi strumenti bellici (carri armati, bombardamenti aerei...) causarono ciò che con grande clamore venne riconosciuto nel 1917 come un trauma di guerra: in inglese si parlava di shell shock, una nuova malattia che.colpiva il soggetto maschile traumatizzato. Con esso venivano identificate tutte le nevrosi causate dalla guerra e i relativi sintomi: incubi, allucinazioni, perdita di memoria e di parola, oltre che tremori e paralisi. Ufficiosamente si parlò di più di ottantamila casi del genere, ma non tutti i soldati con sintomi corrispondenti a quelli del trauma bellico furono curati seguendo tale diagnosi: molti vennero ricoverati come pazienti in strutture psichiatriche, a sottolineare la fragilità mentale del singolo individuo. Il tentativo era quello di arginare il fenomeno e negare che riguardasse una intera unità collettiva maschile, in modo che esso non potesse minare l'idea convenzionalmente accettata di mascolinità. Il riconoscimento ufficiale del trauma di guerra fu accolto come una scandalosa vergogna: la crisi dell'identità maschile e dell'ideale di gloria che aveva condotto in precedenza i soldati al fronte. Non stupisce se nel corsodella Grande Guerra i disertori inglesi siano stati oltresedicimila. Se nel tardo Vittorianesimo le idee tradizionali riguardanti la sessualità cominciavano a essere gradualmente messe in dubbio, l'avvento della Grande Guerra segnò la fine dell'ottimismo del secolo precedente e non fece che estendere i dubbi sulla loro validità. Questo valeva anche per le idee tradizionali sulle identità di genere, anche grazie ai movimenti del primo "femminismo" e delle suffragette. Si poteva ancora parlare di ruoli prestabiliti? Inoltre, quali cambiamenti poteva provocare il conflitto sulla tanto discussa identità sessuale della popolazione? La Prima Guerra Mondiale causò un grande sovvertimento nei ruoli tra i sessi nella società civile. Da una parte, le donne, restate sole nelle città e nei villaggi, furono costrette dal "Military Service Act" del 1916 a prendere le redini delle mansioni lavorative che inprecedenza erano a carico degli uomini, in modo da continuare a mantenere non soltanto la famiglia ma anche gli equilibri economici già precari della società. Dall'altra, l'esperienza militare della Grande Guerra, ben lontana degli eroismi delle esperienze belliche tradizionali, accentuava il senso di impotenza e le lunghe pause di inattività, indebolendo i tratti caratteristici delle identità maschili. D'altra parte, come dimostra una parte della poesia di guerra inglese, l'esperienza della guerra nella sua tragicità favoriva il fiorire di tendenze affettive prettamente maschili o di impulsi omoerotici, anche se non riconosciute a livello ufficiale. Tali impulsi si possono riconoscere nella diffusa ammirazione dei corpi maschili o nel senso di pietà evocati dalle ferite e dalle mutilazioni su quegli stessi corpi che possiamo ritrovare nelle poesie di Wilfred Owen o Siegfried Sassoon. La presenza di omosessuali in ambitoMilitare creò un vero e proprio panico quando nel febbraio 1918 l'aviatore Noel Pemberton-Billing dichiarò nella sua rivista The Vigilante di essere in possesso di un libro nero nel quale sarebbe stata contenuta una lista di quarantasette mila uomini e donne omosessuali: un'accusa simile avrebbe implicato per i militari anche quella potenziale di alto tradimento, poiché il soggetto omosessuale era considerato patriota non affidabile e le sue relazioni sterili rispetto alla necessità di dare figli alla nazione. In una società inglese resa ancor più omofobica dai processi a Wilde e dall'ideologia nazionalista e bellica l'omosessuale scatenò in questo frangente una reazione isterica. Le convenzioni sociali esercitavano una forte pressione su chiunque non fosse eterosessuale, obbligandoli a nascondersi. Pertanto, l'accusa di Pemberton-Billing serviva come arma di ricatto contro una serie di personalità inglesi.
che non desideravano la divulgazione di informazioni private sulla propria sessualità. Pemberton-Billing fu promotore di ulteriori accuse in relazione a una rappresentazione privata dell'opera teatrale Salomé di Oscar Wilde. Attraverso un articolo dal titolo "Culto del Clitoride" Pemberton-Billing accusò di oscenità la famosa danzatrice Maud Allen, protagonista del dramma. In risposta, Allen lo citò in giudizio. Il processo rappresentò, anche se in forma minore, uno scandalo paragonabile a quello di Wilde, questa volta legato alle allusioni del giornalista all'omosessualità femminile. Pemberton-Billing fu prosciolto e il risultato fu quello di dare visibilità pubblica al "vizio" del lesbismo, di cui era sospettata Maud Allen. Il primo Novecento vide anche in Inghilterra la lenta diffusione della psicoanalisi. Già nel 1912 Ernest Jones aveva fondato la Società Psicanalitica Britannica.sangue versato da centinaia di migliaia di caduti in guerra e i deficit fisici e comportamentali causati dalle ferite di guerra avevano intanto indotto Freud ad approfondire le analisi della violenza come istinto di gruppo. Non venivano studiate dalla psicoanalisi soltanto le malattie nervose nei maschi reduci di guerra, ma furono approfondite anche le tematiche della violenza, delle radici oscure della civiltà, della pulsione di morte e della psicologia delle masse. Degno di nota fu il coinvolgimento attivo nella diffusione delle teorie freudiane in ambito britannico del circolo artistico di Bloomsbury. Grazie a Leonard Woolf, esponente di punta del gruppo, la Hogarth Press diventò la casa editrice inglese di Sigmund Freud, mentre molti furono i membri del circolo a interessarsi di psicanalisi. Eppure, la diffusione della psicanalisi non fu il solo merito da attribuire al circolo di Bloomsbury. Nato nel 1904, questo circolo informale di artisti, filosofi ed intellettuali siproponeva anche di fondare un nuovo concetto di libertà sessuale: molti dei suoi membri avevano relazioni omosessuali obisessuali, mentre lo stesso concetto tradizionale di coppia si modificava aprendosi a rapporti liberi e non esclusivi. Grazie alla ricerca di naturalezza in un'affettività libera dalle convenzioni questo circolo, di cui fece parte Virginia Woolf, si ribellò alle convenzioni andando contro le regole ereditate dal Vittorianesimo. Esempio fu lo scrittore omosessuale Lytton Strachey che chiese la mano a Virginia Woolf e in seguito visse con l'artista Dora Carrington. Quest'ultima, per parte sua, ebbe relazioni omosessuali e praticò anche il crossdressing: dimostrazione di come sia Strachey sia Carrington fossero portavoce di quella che possiamo chiamare "dissidenza sessuale".