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2. ALCUNE TIPOLOGIE COMUNI DI GRUPPI NEL COUNSELING EDUCATIVO

Si è già asserito che il counseling può essere svolto in setting individuale o di gruppo. Nel primo

caso si può trattare di un docente, di un genitore che chiede aiuto per meglio gestire qualche

situazione complessa. Nel secondo caso si possono avere diverse applicazioni. Nel counseling

educativo il gruppo può raggiungere una numerosità pari a 20-25 membri e risultare efficace. Si

possono avere diverse tipologie a seconda dei contesti in cui si opera e del tipo di partecipanti. Ad

esempio, si possono ipotizzare i seguenti gruppi:

- di docenti

- di genitori

- di operatori di centri educativi

- di assistenti sociali.

2.1. Gruppi di docenti

Il counselor può rivolgere il suo intervento a favore dei docenti. La situazione tipica al riguardo è

quella del capo di Istituto che commissiona al counselor un corso d'aggiornamento per i docenti o

per un gruppo di docenti della sua scuola. Il counseling educativo, invece, costituisce un contributo

molto valido alla formazione dei docenti, i quali possono riunirsi in gruppo ed essere guidati nel

lavoro attorno alle problematiche con cui fanno i conti. Il counselor conduce e guida il gruppo un

po' come se fosse un unico cliente che viene ascoltato dal terapeuta individuale. Il gruppo esprime i

suoi bisogni, avanza le richieste, pone delle questioni. Il counselor, sulla base di tali informazioni,

guida passo passo verso il conseguimento degli obiettivi concordati. I casi possibili in contesto

scolastico possono essere del tipo seguente.

• Consiglio di classe Un intero consiglio di classe si può riunire per lavorare su un allievo

particolarmente problematico oppure su un'intera classe. In casi simili un vantaggio é che il livello

medio di motivazione è elevato per via dell'insoddisfazione e del disagio conseguente dal trattare

situazioni problematiche comuni. Un rischio, invece, é quello di lavorare per gestire il problema o la

situazione specifica e non in vista dell'efficacia educativa. Pertanto, se il problema specifico viene

risolto, il gruppo non ha di fatto motivo di continuare ad esistere.

• Gruppo eterogeneo di docenti In altri casi i gruppi possono essere costituiti da docenti di diverse

classi o di diverse scuole. L'obiettivo, pertanto, non riguarda la risoluzione di qualche problema

specifico, ma l'efficacia dinanzi alle situazioni educative con cui si sono imbattuti o si possono

imbattere gli insegnanti in classe. Di conseguenza il gruppo può continuare ad esistere a prescindere

dalle situazioni specifiche che vengono affrontate.

2.2. Gruppi di genitori

Da diversi anni la scuola ha tentato di sensibilizzare e di coinvolgere i genitori nell'educazione e

nella prevenzione della salute attraverso iniziative quali il Progetto Genitori. Un’alternativa valida e

quella di offrire l'aiuto attraverso il counseling individualmente o costituendo dei gruppi di genitori

che possono incontrarsi ed essere guidati da un counselor alla stessa stregua dei gruppi di docenti.

In tal caso, il gruppo può partire dal proporre delle situazioni su cui intende lavorare ed il counselor

può guidare il lavoro in modo tale che ciascuno possa imparare a gestire le situazioni in maniera

efficace, scoprendo nuove opzioni di intervento. Nei gruppi di counseling non si mirerà ad istruire i

genitori e tanto meno a proporre loro degli esercizi lontani dai loro bisogni, dai loro vissuti o dalle

loro esperienze, ma si punterà a rispondere al loro bisogno di gestire efficacemente quelle situazioni

problematiche con cui realmente fanno i conti.

3. LA MOTlVAZIONE DELL'EDUCATORE NEL COUNSELlNG EDUCATIVO

Per quanto attiene il counseling il discorso non é molto diverso. L'educatore, infatti, può imparare a

gestire una situazione se effettivamente si impegna attivamente nel lavoro insieme al counselor, nel

trattamento individuale, o insieme al counselor e agli altri membri del gruppo, nel caso del

trattamento di gruppo. Non è pensabile un contesto in cui un docente ha bisogno di imparare a

gestire alcune situazioni e, a prescindere dalla sua motivazione, un counselor gli insegni come fare.

Una caratteristica essenziale del counseling e dei trattamenti educativi in genere e infatti proprio

quella di non poter prescindere dalla motivazione e dalla collaborazione dell'educatore. I fattori che

si possono considerare appartenenti agli educatori sono:

a) la "complessità" delle situazioni problematiche proposte (un conto e lavorare con docenti che

hanno a che fare con allievi di un liceo pedagogico privato, un conto é lavorare con operatori di un

centro per minori che hanno già commesso diversi reati);

b) la consapevolezza del disagio e dell'insoddisfazione;

c) la motivazione ad acquisire delle competenze per gestire le situazioni problematiche;

d) l’eventuale presenza di problematiche personali e di patologie.

I fattori appartenenti al counselor sono invece i seguenti:

a) la competenza;

b) la motivazione, cioè l'interesse a lavorare con un determinato gruppo di educatori.

Interessa qui sottolineare che, analogamente alla psicoterapia, in cui via via che la patologia del

cliente diventa più consistente aumenta l'esigenza e la necessità che il terapeuta sia competente e

motivato, nel counseling educativo, a mano a mano che l'educatore diventa "difficile", aumenta

l'esigenza che il counselor abbia molta competenza e molta motivazione.

CAP. 5 IL CONTRATTO NEL COUNSELING EDUCATIVO

È opinione comune, tra gli analisti transazionali, che uno degli aspetti pin originali e centrali

dell'AT sia quello del "contratto", concepito come un accordo tra terapeuta e cliente, che stabilisce

le mete, le tappe, le condizioni del trattamento. Credere che tanto il cliente quanto il terapeuta

abbiano capacità e responsabilità analoghe nel rapporto che si accingono ad intraprendere é un

aspetto di importanza cruciale nel trattamento.

1. IL CONTRATTO IN ANALISI TRANSAZIONALE

L'uso del contratto in implica una certa visione di uomo, una certa concezione del cliente e del tipo

di rapporto che intercorre con l'operatore. Il rapporto è caratterizzato, pertanto, da reciprocità, ed

entrambi i partner procedono affiancati e alleati in un cammino che li trova insieme protagonisti. La

conseguenza di tali premesse, nel trattamento, é che non c'è uno che spiega e l'altro che ascolta, e

nemmeno un operatore che detta norme e regole del rapporto in maniera unilaterale. Vi sono

quattro componenti del contratto. Il consenso mutuo, in primo luogo, implica che entrambi i partner

del rapporto stabiliscano gli accordi in maniera volontaria concordano gli obiettivi e le regole del

rapporto. La valida considerazione, in secondo luogo, implica che ciascun partner metta nel

rapporto qualcosa di valido. Il terapeuta impiega la propria abilità, lo studio, la mobilia e qualsiasi

attrezzatura necessaria. Il cliente, dal canto suo, paga una tariffa e nel caso in cui non può farlo

economicamente lo farà in altro modo concordato (per esempio scrivendo qualcosa, offrendo un

servizio). Nel counseling, che spesso viene effettuato nell'ambito di un contratto a tre mani, non

sempre e possibile prevedere il pagamento diretto dell'educatore in termini economici. Pertanto il

counselor deve adeguatamente considerare la questione, badando bene a non perdere il suo potere e

a non "giocarsi il ruolo". La competenza, in terzo luogo, comporta che entrambi i partner ricorrano

all’Adulto quando stabiliscono il contratto e nel corso del rapporto. Implica, inoltre, che il counselor

o il terapeuta abbiano conoscenze e abilità adeguate per condurre la terapia a buon fine e conseguire

risultati validi. La legalità dell'obiettivo, in ultimo, vuol dire che i mezzi usati e i risultati attesi sono

legali ed etici.

1.1. Alcuni tipi di contratto

Vengono indicati tre tipi di contratto: professionale, terapeutico, accordi di lavoro. I contratti

professionali, tracciano i confini del rapporto professionale tra operatore e cliente e chiariscono cosa

aspettarsi in termini di servizi offerti, numero e durata delle sedute, accordi finanziari, reperibilità al

di fuori del contesto terapeutico. Il contratto terapeutico, invece, è inteso come un accordo che

definisce gli obiettivi del trattamento e il tipo di cambiamento che si intende operare. Gli accordi di

lavoro, infine, riguardano dei sub-contratti o dei compiti precisi suggeriti al cliente durante il

trattamento e volti a perseguire degli obiettivi specifici. La terapia, in AT, é abitualmente concepita

come un processo rivolto al cambiamento da modelli di comportamento disfunzionali, poco efficaci,

distintivi, infatti, ci si propone di passare a modelli adeguati e costruttivi. L'obiettivo generale del

counseling educativo riguarda, invece, l'attivazione delle capacità di problem-solving rispetto alle

situazioni specifiche. Poiché le situazioni problematiche su cui si lavora sono quelle complesse,

l'obiettivo è quello dell'efficacia educativa, o della capacità di gestire adeguatamente le situazioni

educative. In altre parole, ci si propone che l'educatore affini la sua capacità di individuare le

situazioni problematiche, distinguendo quel che "appare" (per esempio il comportamento esterno

problematico) da quel che esso sottende (per esempio fattori che accompagnano la situazione

problematica, bisogni nascosti), smetta di intervenire in modo "banale" (per esempio moralizzare

dinanzi ad un disturbo, mettere in castigo l'educando) ed impari ad attuare interventi "speciali",

mirati ed efficaci, scoprendo e inventando nuove opzioni.

2. IL SETTING NEL COUNSELING AT

È idea condivisa, tra gli analisti transazionali, che la definizione adeguata del setting sia una delle

premesse fondamentali del trattamento e che l'inadeguata definizione, per contro, può

compromettere l'esito e il raggiungimento degli obiettivi contrattati. Gli operatori, pertanto,

dedicano una certa attenzione alla definizione del setting nel trattamento e sono di solito abbastanza

abili nel "rideterminarlo" o "ridefinirlo" in modo ottimale nel caso in cui si presentassero "minacce"

o "attacchi al setting". Il termine setting indica l'insieme di regole che definiscono la natura della

relazione tra counselor ed educatori. Il setting implica, pertanto, le regole riguardo alla durata del

rapporto, al numero di incontri, all'orario, alla modalità e alla consistenza del pagamento, alle regole

sul salto dell'incontro, ai compiti e ai ruoli reciproci, alle responsabilità e alle modalità nel condurre

il lavoro, agli accordi riguardo a cosa si farà durante gli incontri, quali tipi di problemi possono

ess

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
30 pagine
14 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/04 Pedagogia sperimentale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher caranzame di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Monitoraggio degli interventi educativi sul disagio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università della Sicilia Centrale "KORE" di Enna o del prof Amenta Giombattista.