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La globalizzazione come progetto
La prospettiva che guarda alla globalizzazione come progetto politico ed in particolare come progetto neoliberale.
Però quando guardiamo alla globalizzazione come processo, lo facciamo con un occhio attento alle trasformazioni, ma non con una intenzione di svelare nella globalizzazione così come la conosciamo, un importante progetto politico. C'è un filone molto ampio di riflessioni, analisi, scuole di pensiero che esplicitamente interpretano la globalizzazione come neoliberista. "Su scala globale, non è così perché è un dato naturale, ma organizzata in un certo modo, sotto il dominio di un apparato ideologico".
Alcuni tratti di fondo del neoliberalismo: liberalizzazione, privatizzazione, de-regulation, competizione, efficientismo.
Il dibattito sul rapporto fra globalizzazione neoliberale e aumento delle.
Che cos'è questo neoliberalismo? Si parla di impatto di queste logiche neoliberaliste sui trasporti, sui servizi pubblici, sull'università (logiche manageriali), sulla sanità, sul... il neoliberismo globale sta modo in cui sono organizzati i mercati e i servizi pubblici trasformando radicalmente la nozione di servizio pubblico. È organizzata in un certo modo sotto il dominio di un certo apparato ideologico.
I pilastri del neoliberalismo, ci aiutano a comprendere la globalizzazione in quanto progetto politico neoliberalista, costituiti dalla fiducia incondizionata ed illimitata nel potere autoregolatore del mercato, che devono essere lasciati liberi il più possibile di operare, perché sono capaci di autoregolarsi, non vale la pena imporre troppe regole, standard, norme, vincoli, limiti all'organizzazione dei mercati dei prodotti tangibili, mercati finanziari, mercati delle merci materiali e mercati del lavoro.
La crisi
del 2008 è arrivata a produrre degli effetti ancora oggi, intersecando poi gli effetti della crisi pandemica, è stata una crisi di un modo di concepire, di pensare la finanza nella prospettiva dei mercati finanziari sempre meno regolati. Si possono comprare e vendere titoli finanziari senza che un apparato di regole tenti di prevenire la formazione di bolle speculative e quindi crisi. Quando si dice "la crisi finanziaria globale come crisi della globalizzazione finanziaria, derivi dal fatto che la globalizzazione finanziaria è una globalizzazione neoliberista, vuol dire che imputa un modo di concepire il credito, la moneta, la finanza, un modo tipicamente neoliberista, la ragione, l'innesco della crisi. -> i mercati finanziari americani, sono stati oggetto nei decenni precedenti alla crisi, di una serie di interventi di deregolazione, deregolamentazione, quindi di eliminazione di regole. Questo ha contribuito ad innescare una crisi. Uno degli elementi scatenantidella crisi è stata l'idea che mercati finanziari, in quanto mercati dovessero essere stati liberi di operare, perché se andiamo a sentire le audizioni di alcuni protagonisti di quella stagione sul piano dei regolatori (cioè chi avrebbe dovuto mettere delle regole), a crisi avvenuta confessano di aver creduto in maniera dogmatica al fatto che il mercato riesce ad autoregolarsi; ci possono essere delle salite e discese precipitose, eventi traumatici, ma alla fine, le logiche del mercato riescono a regolarsi da sole. Ma le prospettive che si oppongono criticamente al dogma neoliberalista, rifiutano radicalmente sia con riguardo alla finanza, che alle merci che circolano per il mondo, che con riguardo al lavoro. Il peso di questo apparato ideologico neoliberalista sulla globalizzazione del lavoro è così forte perché uno degli obiettivi principali della dox neoliberalista "non ha senso costruire un'apparto di regole transazionale che ponga dei.migliori. Questo è solo un esempio delle disuguaglianze presenti nel mondo del lavoro. La questione dei diritti dei lavoratori è fondamentale e non può essere ignorata. Ogni lavoratore ha il diritto di essere trattato in modo equo e di avere condizioni di lavoro dignitose. Questo include il diritto a un salario adeguato, a orari di lavoro ragionevoli, a pause regolari e a ferie e congedi retribuiti. Tuttavia, è importante considerare anche il contesto in cui si trovano i diversi paesi. Le economie e le società sono diverse e ciò significa che le norme e i regolamenti sul lavoro possono variare. Ciò non significa che i lavoratori in paesi in via di sviluppo debbano essere sfruttati o privati dei loro diritti. Al contrario, è importante lavorare per migliorare le condizioni di lavoro in tutto il mondo. La soluzione non è imporre gli stessi standard di lavoro ovunque, ma piuttosto promuovere il dialogo e la collaborazione tra i paesi. È necessario incoraggiare lo sviluppo sostenibile e inclusivo, che tenga conto delle specificità di ciascun paese e delle esigenze dei lavoratori. In conclusione, la questione dei diritti dei lavoratori è complessa e richiede un approccio equilibrato. È importante lottare per condizioni di lavoro dignitose in tutto il mondo, ma è altrettanto importante considerare il contesto e le specificità di ciascun paese. Solo attraverso il dialogo e la collaborazione possiamo raggiungere un equilibrio che garantisca i diritti dei lavoratori senza ostacolare lo sviluppo economico.inferiori ai lavoratori francesi. Questo nodev’essere il presupposto per ingabbiare il mercato globale, lasciare liberi quei paesi dipagare molto poco i lavoratori, di non dargli particolari diritti, non prevedere un salariominimo, vuol dire dare a quei Paesi la possibilità d’intervenire nel mercato globale, equindi di crescere e svilupparsi. Una volta ottenuto un certo grado di sviluppo, inmaniera quasi automatica, la forza lavoratrice del mercato farà sì che anche i diritti egli standard del lavoro crescano. Quindi, poco intervento dell’attore pubbliconazionale, internazionale o transnazionale, pochi vincoli, leggi, standard (a livellointernazionale), lasciamo mano libera al mercato. DE-REGULATIONIn tanti e diversi ambiti della realtà economica, aver fiducia nel fatto che imporremeno regole possibile, lascia le mani libere agli attori di mercato, alle impresemultinazionali o no, alle imprese dei Paesi in via di sviluppo, le lasciacontrollava ospedali, oggi molto meno alcune di queste come le banche che ora sono private. Compagnia telefonica, un'azienda televisiva, una società di energia elettrica, tutte gestite dallo Stato italiano. Quindi il ruolo dello Stato nell'economia era straordinariamente importante ed importante pure oggi, ma molto meno pesante per via di un processo di PRIVATIZZAZIONE, cioè lo Stato è uscito dal controllo diretto di tante grandi imprese che gestiscono servizi di rilevanza pubblica, ancora presente in altri ambiti, tipo televisivo, ma non come monopolista, era poco presente nell'industria bancaria, se non che ci sono stati dei casi in cui lo Stato ha dovuto ri-intervenire. In giro per il mondo, realtà europea in particolare, gli ultimi decenni sono stati di privatizzazione, in cui il ruolo, controllo dello Stato nell'economia si è allentato, lo Stato deve definire meno regole possibili, deve lasciare alle imprese private il gioco libero.
del mercato, perché l'intervento dello Stato nell'economia produce distorsioni e rende il gioco del mercato meno efficiente (IDEA NEOLIBERISTA). Esempio: in altre aree del mondo molte università sono private e la tendenza è sempre verso la privatizzazione di queste. Ciò vuol dire che le rette sono più costose, gli studenti fanno spesso debiti consistenti per poter rimanere a studiare e le logiche complessive anche pre-universitarie sono orientate verso il mercato. L'università, come la sanità e la scuola, devono essere gestite come un'impresa privata (USA). Si devono rispettare dei criteri e vincoli di mercato.
STATO, + GESTIONE DI SERVIZI ANCHE PUBBLICI ESSENZIALI PRIVATIZZATI nella proprietà e nelle logiche di gestione -> assicurazioni americane, la sanità negli USA. Atteggiamenti di condanna dell'intervento dello Stato nell'economia, nella vita dei cittadini, nella gestione dei servizi pubblici.
come pilastro fondamentale adottato dai repubblicani). L'opposizione, la critica rispetto a quella posizione