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CELTA DELL IMPRESA NEL BREVE PERIODO
La sola variabile decisionale è la quantità che decide di pro-
durre, perché l’impresa considerata, essendo piccola, ven-
derà tutto ciò che produce.
1.3.1 Extraprofitto
L’impresa in un mercato competitivo non è in grado di fis-
sare il prezzo. Nella realtà lo fissano, ma il modello è co-
struito come se questo non fosse possibile, me è generato
dall’interazione domanda-offerta. Non può essere quindi
una variabile strategica. La sola variabile decisionale per cui
è la scelta della quantità di produzione. Abbiamo input fissi
e input variabili. 8
2 M ONOPOLIO
Il modello competitivo del mercato è caratterizzato da
certe ipotesi. Bisogna abbandonare alcune di queste ipotesi
per vedere gli effetti sulla configurazione del mercato, mec-
canismo di allocazione dei beni. Effetti di equilibrio e di pro-
prietà di efficienza. Abbandoniamo l’ipotesi che non ci
siano agenti con potere di mercato, creando così un mono-
polio. C’è una sola impresa che controlla l’intera offerta.
Potere di mercato vuol dire che l’impresa non accetterà il
prezzo come dato ma lo fisserà per raggiungere un certo
obiettivo. Questo ha delle implicazioni dal punto di vista
dell’efficienza dell’organizzazione del mercato.
Consideriamo un solo agente dal lato della produzione, e
non consideriamo l’interazione strategica, tipica dell’oligo-
polio.
Monopolio e concorrenza sono forme di mercato simili per-
ché non c’è il problema di interazione strategica. Nel caso
del monopolio non c’è perché il monopolista non deve oc-
cuparsene. Vedremo poi il caso in cui si combinano le due
forme di mercato. Per fare questo è necessario abbando-
nare un’altra ipotesi, l’omogeneità del prodotto. Ci sono più imprese che hanno potere, e questo deriva dalla
differenziazione del prodotto delle varie imprese.
L’impresa fissa il prezzo per massimizzare il profitto. Il monopolista mira a massimizzare il profitto: max π. Il
problema è scegliere il punto della curva di domanda che conviene soddisfare in funzione dell’obiettivo che
abbiamo. La massimizzazione del profitto richiede che comunque al margine il monopolista eguagli ricavo
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marginale e costo marginale. Questo è vero per qualsiasi forma di mercato, e quello che cambia è il ricavo
marginale.
Se le vendite non aumentassero ma il monopolista decidesse di vendere a prezzo più basso ci sarebbe un
effetto negativo.
Le variazioni di produzione devono determinare variazioni di ricavo che coprono variazioni di costo, quindi
ricavo e costo marginale devono essere uguali.
Il monopolista fisserà un prezzo che dipende dal mercato di monopolio.
I consumatori acquistano la merce ad un prezzo inferiore al prezzo massimo che sarebbero disposti a pagare:
beneficio consumatori.
Un conto è l’efficienza e un conto la distribuzione dei benefici derivati da questa efficienza. Il monopolio
diventa una forma efficiente perché il monopolista riesce ad estrarre tutti i potenziali vantaggi dalla situa-
zione.
2.1.1 Prezzo limite
Miro ad impedire che possano entrare altre imprese. Creo barriere di tipo economico rendendo non vantag-
giosa l’entrata sul mercato: . Consideriamo un monopolista che miri a massimizzare
STRATEGIA DEL PREZZO LIMITE
il profitto.
Se supponiamo che i prodotti non siano omogenei, le imprese possono avere potere di mercato e entro certi
limiti fissare il prezzo. Questo è possibile se c’è differenziazione, ossia prodotti diversi o ritenuti diversi dai
clienti. Tutti i consumatori ordinano nella stessa maniera le preferenze dei prodotti. In questo caso ci sono
prodotti migliori e prodotti peggiori.
Differenziazione del prodotto:
• Verticale: qualità del prodotto;
• Orizzontale: varietà del prodotto. Caratteristiche diverse del prodotto.
Un modo per distinguere i prodotti è non considerarli in quanto tali ma per le loro caratteristiche. Suppo-
niamo ce ne siano due.
3 L
A TEORIA DEI GIOCHI
Ci apprestiamo ora a considerare situazione in cui gli agenti hanno potere di mercato e tengono conto del
fatto di poter interagire con altri soggetti. Rispetto al caso in cui i soggetti hanno un comportamento di tipo
parametrico, come nel caso della concorrenza e del monopolio, in situazioni di interazione strategica il con-
testo e l’ambiente in cui devo prendere la decisione cambia in base alle decisioni degli altri agenti. Devo
quindi formulare qualche congettura circa le azioni che prenderanno gli altri soggetti. Le imprese debbono
formulare congetture per quanto riguarda il comportamento dei concorrenti. L’ipotesi che si fa è che i sog-
getti siano razionali. Per capire l’esito di questa interazione strategica ciascuna impresa decide mettendosi
nei panni dell’altra impresa.
Per fare questo sono importanti le basi della teoria dei giochi. Una è una situazione di
SITUAZIONE DI GIOCO
interdipendenza e interazione strategica. C’è un certo numero di agenti che ha un obiettivo e un certo ven-
taglio di possibilità. Consideriamo situazioni di interazione strategica. Fondamentalmente possiamo prendere
in considerazione due grandi classi di giochi o situazioni, ed in entrambi i soggetti mirano al proprio torna-
conto: 10
• Situazioni di tipo : i soggetti sono razionali, mirano al proprio obiettivo, e non sono
NON COOPERATIVO
vincolati da accordi, ma questi possono essere disattesi in ogni momento;
• Giochi : gli agenti possono se vogliono stipulare accordi, e questi accordi sono vincolanti.
COOPERATIVI
Chi non rispetta l’accordo viene sanzionato.
Esistono poi:
• G : gli agenti hanno un risultato costante da spartirsi. Non tutti i gio-
IOCHI A SOMMA NULLA O COSTANTE
catori possono guadagnare, ma ci sono quelli che guadagnano e quelli che perdono, e la somma è
zero. Non esiste forma di cooperazione, esiste il solo elemento antagonistico, il conflitto con gli altri;
• G : situazioni in cui non è preassegnato il risultato che può essere conseguito,
IOCHI A SOMMA VARIABILE
quindi presentano elementi sia di conflitto, sia di cooperazione.
Le situazioni di interazione strategica possono essere rappresentate in due modi:
• F . Si presta attenzione alla struttura di interazione strategica.
ORMA NORMALE O STRATEGICA DI UN GIOCO
Considera gli elementi essenziali, degli agenti con degli obiettivi che hanno un certo ventaglio di stra-
tegie. Gli elementi che descrivono la situazione sono:
Insieme dei giocatori (n=2);
o Insieme di strategie. Ciascun giocatore ha a disposizione un certo numero di strategie, corsi
o di azione. S = {s , s , s , s }
1 2 i n
Funzione di utilità, vincita, pagamento. Modo in cui il soggetto valuta le diverse situazioni
o che emergono dall’interazione strategica. Se ciascun oggetto prende una decisione, l’esito
sarà determinato dall’esito delle scelte, e il soggetto in base alle conseguenze è in grado di
ordinare le proprie preferenze.
Sulla base delle informazioni che hanno i soggetti, questi prendono le decisioni.
• F . Descrive la forma delle decisioni che prende ciascun oggetto. Prende in
ORMA ESTESA O DINAMICA
considerazione il fatto che la scelta si suddivida in più periodi.
3.1 D ILEMMA DEL PRIGIONIERO
Studiamo il caso del dilemma del prigioniero. Ci sono due ladri ritenuti responsabili di un furto in un appar-
tamento. La polizia non ha le prove per incolparli del furto ma per incolparli di un reato minore. La polizia
allora li divide in due celle facendo diverse proposte: “guarda che se tu confessi che abbia fatto tutto l’altro,
uscirai di prigione. Se non confessi potrebbe essere vero il contrario”. Ognuno dei due ha due strategie a
disposizione: confessare il reato o non confessare il reato.
Ogni soggetto è razionale e deve ipotizzare che anche l’altro lo sia. La soluzione che emerge è data dal fatto
che ognuno mira a massimizzare la propria utilità, ma questa dipende anche dalla scelta dell’altro, quindi si
tratta di confrontare una somma di valori. Se A decide di confessare realizza un’utilità di 3 se anche l’altro
confessa, e 10 se l’altro non confessa. Se non confessa ha un’utilità pari ad 1, mentre se anche l’altro non
confessa ottiene 5. La strategia di non confessare è una , non c’è un ottimo assoluto.
STRATEGIA DOMINATA
L’utilità che realizzo dipende da quello che fa l’altro. Bisogna considerare il vettore di utilità, assomiglia ad
una scelta in condizione di rischio o incertezza. Io prendo una decisione ma non posso sapere quale risultato
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mi arriverà se non dopo aver saputo la decisione dell’al-
tro. Posso però ridurre l’area dell’incertezza assumendo
che anche l’altro si comporti in modo razionale. Non devo
considerare singoli numeri ma insiemi di utilità. Scegliere
di non confessare è una perché per
STRATEGIA DOMINATA
ogni scelta dell’altro esiste una possibilità migliore con-
fessando: (3>1; 10>5). Confessare è quindi la STRATEGIA
. Se qualche soggetto dispone di una strategia
DOMINANTE
dominata ed è un soggetto razionale, non la sceglierà
mai. Se i soggetti sono razionali l’esito di questa situa-
zione di interazione è che entrambi confessino. Se en-
trambi non confessassero però avrebbero un’utilità su-
periore.
E indica una situazione dalla quale non c’è ten-
QUILIBRIO
denza a spostarsi: (3; 3) rappresenta pertanto una situa-
zione di equilibrio. La scelta strategica di equilibrio è però
inefficiente, perché dominata da un’altra scelta non di
equilibrio (5; 5). La soluzione che sarebbe efficiente dal
punto di vista del risultato, non è però un equilibrio.
3.2 B ATTAGLIA DEI SESSI Adesso vediamo una situazione in cui a priori non è
possibile scartare un’alternativa. Due sposi escono di
casa al mattino e non hanno più modo di comunicare
tra loro, però devono decidere come passare la serata:
o andare a teatro, oppure andare allo stadio. Il marito
preferisce andare allo stadio mentre la moglie preferi-
sce andare a teatro. Devono prendere una decisione
non sapendo la decisione che prenderà l’altro, quindi
o si trovano allo stadio o a teatro. Viene prima di tutto
però il fatto di passare la serata assieme.
In questo caso non c’è una strategia dominata. La
scelta della strategia dipende da quello che fa l’altro,
non come nel caso