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OLIGOPOLIO

I mercati oligopolistici sono mercati caratterizzati da poche imprese titolari di tutta la produzione di un determinato mercato e che realizzano consistenti profitti nel lungo periodo perché esistono barriere all'entrata che impediscono o disincentivano nuove imprese ad entrare nel mercato. Le barriere sono una condizione fondamentale dei mercati oligopolistici in quanto se non ci fossero diventerebbe ben presto un mercato perfettamente concorrenziale. Spesso le barriere sono barriere naturali, ossia il grande investimento di capitale e pubblicitario che una nuova impresa dovrebbe mettere in atto per far conoscere il proprio marchio o anche la presenza di brevetti e tecnologie particolari di alcune imprese. Inoltre, le aziende possono porre delle barriere artificiali, ossia possono mettere in atto strategie per evitare l'ingresso di nuove imprese nel mercato. La differenza fondamentale dal mercato monopolistico, dove la curva di domanda è data, e dal

Il mercato perfettamente concorrenziale, dove il pezzo è dato e le aziende sono price taker, è caratterizzato dal fatto che nel mercato oligopolistico le aziende devono tenere conto del comportamento delle altre aziende, ossia degli altri agenti economici di produzione, in quanto le stesse aziende, essendo poche, determinano il prezzo e la quantità prodotta e la variazione di un'azienda nella produzione o nel prezzo imposto varia tutto il meccanismo di mercato.

Nel mercato perfettamente concorrenziale e nel monopolio i mercati sono in equilibrio quando le aziende operano al meglio delle loro possibilità e non sono incentivate né a entrare né a uscire. Nel mercato oligopolistico, invece, le aziende operano al meglio delle loro possibilità dato il comportamento delle altre imprese, considerando che le altre imprese siano razionali e coerenti quanto l'impresa stessa. Questa definizione ci è data dal matematico John Nash nel suo equilibrio di Nash secondo cui

le aziende si comportano nel modo migliore dato il comportamento degli altri concorrenti e nessun concorrente è motivato a cambiare strategia. Per analizzare i mercati oligopolistici possiamo usare una semplificazione e trattare il modello di mercato di duopolio, ossia un mercato dove agiscono solo due imprese che producono un bene omogeneo e conoscono la curva di domanda. In un mercato di duopolio, quindi, le imprese devono scegliere in un gioco non cooperativo e in contemporanea quale quantità produrre o quale prezzo imporre tenendo in considerazione la scelta dell'altra impresa. Nello studio dei modelli di duopolio abbiamo due modelli fondamentali: il modello di Cournot, con il conseguente equilibrio di Cournot; e il modello di Bertrand, con il conseguente equilibrio di Bertrand. Il modello di Cournot studia mercati oligopolistici in cui le imprese producono un bene omogeneo e ogni impresa considera fisso il livello di produzione dell'altra impresa e in cui le impresescelgono contemporaneamente il livello di produzione. Graficamente questo è rappresentato dalle curve di reazione, ossia le funzioni che associano ad ogni punto la quantità che massimizza il profitto dell'azienda considerando la produzione fissa del concorrente. Le curve di reazione, quindi, indicano la quantità ottimale da produrre per l'azienda data la produzione fissa dell'altro concorrente. Il livello di produzione che determina l'equilibrio è dato dall'intersezione delle curve di reazione, che rappresenta anche un equilibrio di Nash. L'equilibrio di Cournot, infatti, è un equilibrio di Nash in quanto anche se le imprese decidessero di produrre entrambe la metà della quantità di monopolio e partecipare quindi a un gioco cooperativo in cui possono confrontarsi prima di scegliere la quantità da produrre e dividere i profitti equamente, le aziende non sono motivate razionalmente a mantenere.

L'accordo in quanto se un'azienda mantenesse l'accordo all'altra azienda converrebbe produrre una quantità maggiore e se il gioco si giocasse più volte e non una volta sola allora si tornerebbe al punto d'equilibrio di Cournot dato dall'intersezione delle curve di reazione.

Il modello di Bertrand, invece, studia i mercati oligopolistici in cui le imprese producono un bene omogeneo e ogni impresa considera fisso il prezzo posto dall'impresa per il bene e in cui le imprese scelgono contemporaneamente il prezzo da fissare. Il modello di Bertrand, quindi, considera la concorrenza a livello di prezzo e non a livello di produzione.

Essendo il bene omogeneo i consumatori acquisteranno il bene al minor prezzo possibile. L'azienda che pratica il prezzo minore, quindi, agisce da monopolista in quanto assorbe tutta la domanda del mercato, mentre l'altra non vende nulla, mentre se i due concorrenti praticano lo stesso prezzo abbiamo una

divisione equa del mercato. L'equilibrio di Bertrand, quindi, consiste nello scegliere un prezzo che sia uguale al costo marginale di produzione, ossia quando le imprese hanno profitti economici nulli sul lungo periodo. L'equilibrio di Bertrand è un equilibrio di Nash in quanto le imprese, anche se giocassero un gioco cooperativo e che quindi potessero accordarsi prima di imporre un prezzo, non rispetterebbero l'accordo perché avrebbero profitti maggiori e se il gioco si giocasse più volte si tenderebbe di nuovo all'equilibrio di Bertrand, dove nessuno dei due è motivato a cambiare prezzo unilateralmente. Nonostante ciò, se giocassero un gioco cooperativo ad accordi vincolanti le imprese potrebbero imporre un prezzo maggiore del costo marginale e massimizzare i profitti attraverso un mercato collusivo e nessuno sarebbe incentivato a cambiare unilateralmente l'accordo perché essendo un gioco ripetuto l'altra

azienda potrebbe fare lo stesso riportando il meccanismo di mercato sull'equilibrio di Bertrand.

ANALISI DEI MERCATI PERFETTAMENTE CONCORRENZIALI

Per valutare i risultati di un mercato si osserva l'efficienza economica del mercato, ossia si massimizza il surplus aggregato del consumatore e del produttore e non produce perdita secca, ossia perdita netta del surplus aggregato totale, con un surplus aggregato di uno dei due agenti economici minore. Nonostante ciò, un mercato perfettamente concorrenziale non funziona sempre in maniera efficiente se lasciato libero senza regolamentazioni statali e senza politiche economiche che lo stabilizzano. Il mercato, infatti, può andare incontro al fallimento del mercato in due casi fondamentali: il fenomeno delle esternalità, ossia l'influenza sugli altri consumatori o sui produttori di un'azione di un consumatore o di un produttore che però non influenzano il prezzo di mercato; e la mancanza

dello Stato, si limita il prezzo massimo al quale un prodotto può essere venduto sul mercato. Questa politica economica viene spesso utilizzata per proteggere i consumatori da prezzi eccessivamente alti, garantendo loro l'accesso a beni e servizi essenziali a prezzi accessibili. D'altra parte, l'imposizione di un prezzo minimo da parte dello Stato impedisce ai produttori di vendere un prodotto al di sotto di un certo livello di prezzo. Questa politica viene spesso utilizzata per proteggere i produttori da prezzi troppo bassi che potrebbero danneggiare la loro redditività. Entrambe queste politiche possono essere utilizzate per correggere inefficienze di mercato e garantire un equilibrio tra domanda e offerta. Tuttavia, è importante notare che l'imposizione di prezzi minimi o massimi può anche avere effetti negativi, come la creazione di scorte eccessive o la riduzione dell'offerta di beni e servizi. In conclusione, le politiche economiche come la fissazione di prezzi minimi o massimi possono essere utilizzate per affrontare le inefficienze di mercato e garantire un equilibrio tra domanda e offerta. Tuttavia, è importante valutare attentamente gli effetti di tali politiche per evitare conseguenze indesiderate.delle politiche economiche statali si ha l'imposizione di una soglia massima di prezzo a cui i produttori possono vendere i propri prodotti. Queste misure sono solitamente volte all'aumento del benessere aggregato dei consumatori, quindi volte ad aumentare il potere d'acquisto dei consumatori. Con la soglia massima di prezzo entrambi gli agenti economici subiscono un danno al surplus misurato attraverso la perdita secca di surplus aggregato totale, in quanto l'abbassamento del prezzo comporta un aumento della domanda da parte dei consumatori a cui i produttori non saranno più disposti a fare fronte, quindi diminuiranno l'offerta e porteranno a una situazione di scarsità in quanto alcune aziende possono essere caratterizzate da costi maggiori di produzione e sono volte ad uscire dal mercato. Nonostante ciò, il danno al surplus aggregato risulta solo ai produttori in quanto il surplus totale diminuisce da SP a SP-A-C, ossi il surplus delil surplus del consumatore diminuisce a causa dell'aumento del prezzo. Inoltre, il surplus perso dal produttore aumenta a causa della diminuzione della domanda a causa dell'aumento del prezzo. In generale, l'imposizione di un prezzo minimo può portare a una riduzione complessiva del surplus aggregato, poiché i danni subiti dai consumatori e dai produttori superano i benefici derivanti dalla produzione aggiuntiva. Tuttavia, queste politiche possono essere utilizzate per raggiungere obiettivi specifici, come sostenere i produttori locali o garantire un reddito minimo ai lavoratori. È importante valutare attentamente gli effetti a breve e lungo termine di tali politiche prima di implementarle.

scoraggia i consumatori all'acquisto, facendo fuoriuscire dal mercato tutti quei consumatori che non possono permettersi più quel bene. Il surplus del consumatore, quindi, passa da essere SC a essere SC-A-B, diventando un triangolo più piccolo compreso tra la retta dei prezzi e la curva di domanda, mentre il Surplus del consumatore diventa SP+A-C-D, dove D rappresenta il costo totale della merce prodotta ma non scambiata sul mercato a causa dell'assenza di consumatori, essendo la curva di domanda il costo marginale, ossia il costo incrementale per unità prodotta. Spesso, per far fronte alle spese sostenute dalle imprese è l'autorità pubblica a comprare le eccedenze di produzione del mercato, in quanto il costo totale di produzione può portare a una riduzione del profitto dei produttori, soprattutto in quei settori iperspecializzati in cui il costo di produzione per unità è elevato. Le esternalità, ossia le azioni

di un produttore, di un consumatore che ha impatto su altri produttori o altri consumatori senza che questi effetti siano derivati dalle interazioni del mercato e non si manifestano nella variazione di prezzo.

Dettagli
A.A. 2020-2021
38 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alessandro_Maria_Brenci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Microeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università internazionale degli studi sociali Guido Carli - (LUISS) di Roma o del prof Andreozzi Luciano.