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INFLUENZA AVIARIA
Eziologia:
Ceppo H5N1 appartenente agli influenzavirus. Virus con genoma a RNA segmentato in 8
frammenti che sono stati completamente sequenziati.
Patogenesi e cenni clinici:
Essa è una malattia respiratoria acuta i cui sintomi sono febbre, dispnea, linfopenia ed
eventualmente morte. I medicinali usati per curare questa malattia sono: Tamiflu della Roche con
p.a. oseltamivirs (inibitore della neuraminidasi), e Relenza della Merck con p.a. zanamivir (inibitore
della neuraminidasi). Si usano anche Symmetrel con p.a. amantadine e Flumadine con p.a.
rimantadine.
Nell’aprile 2013 è stato isolato in Cina orientale e a Shanghai un nuovo virus: H7N9 che causa
sempre l’influenza aviaria. L’infezione ha una sintomatologia moderata ed è trasmessa solo dai
volatili all’uomo, ed è quindi una zoonosi. Per ora non ci sono stati casi di trasmissione interumana.
Shanghai ha sospeso il commercio e l’importazione di polli vivi e per precauzione più di 20.000
animali sono stati soppressi. I casi di infezione da H7N9 sono in totale 60 con 13 decessi.
Epidemiologia:
Zoonosi di origine volatile nata nelle regioni centrali e settentrionali della Tailandia nel 1993. È una
malattia molto patogena. Nel 2004-2005 sono stati confermati casi di influenza aviaria in Vietnam,
Tailandia, Cambogia e Indonesia con 60 morti. Il Vietnam è stato il paese con più morti, dopo di
che la malattia si è diffusa nel mondo contagiando 370 persone di cui 236 sono morte. Il contagio
mondiale avviene grazie alle migrazioni di uccelli malati. L’ultimo caso è stato in Egitto nel marzo
2007. Il contagio interumano non è ancora stato confermato.
La mortalità è del 50%.
Prevenzione:
Severo controllo delle importazioni di pollame da parte dei veterinari autorizzati, restrizione del
movimento di pollame e dei loro prodotti in un’area di raggio di 5km attorno agli stormi infetti,
immediata quarantena del malato finché gli esami di laboratorio non hanno confermato che il virus
è proprio H5N1. Dopo la conferma bisogna procedere con la distruzione per incenerimento degli
stormi infetti. Formazione di programmi di sorveglianza a livello nazionale per rilevare possibili
infezioni da H5N1 e formazioni di strutture di laboratorio per identificare inequivocabilmente il
virus tramite le analisi RT-PCR. Inoltre la prevenzione può essere attuata tramite la
somministrazione del vaccino alle persone a rischio.
Vaccini:
Presente il vaccino per H5N1 e per dei suoi ceppi mutanti.
Profilassi:
Isolamento.
Lez 18: PARAMIXOVIRUS, CORONAVIRUS, TOGAVIRUS
Paramixovirus (fam Paramixoviridae):
Alcuni di essi possono infettare l’uomo:
Virus parainfluenzali
: causano sindromi respiratorie acute infettando le vie respiratorie
superiori e inferiori. Causano faringite, laringite, bronchite e polmonite nei bambini e nei
neonati. I virus hanno la struttura e le caratteristiche generali dei paramixovirus, ma
presentano sulla superficie le proteine F e HN (emoagglutinina/neuramidasi)
Virus della parotite
: I virus hanno la struttura e le caratteristiche generali dei paramixovirus,
ma presentano sulla superficie le proteine F e HN (emoagglutinina/neuramidasi)
Virus del morbillo
Virus respiratorio sinciziale (RSV): causa infezioni localizzate nelel vie respiratorie come la
bronchite e la polmonite, le infezioni sono acute, spesso fatali, e colpiscono
prevalentemente i bambini e i neonati. I virus possono rendere le cellule che infettano dei
sincizi.
Sono tutti virus con genoma a RNA ss negativo non segmentato di dimensioni di 150-250 nm, con
simmetria elicoidale e con envelope.
Altri invece infettano solo gli animali (zoonosi), anche se a volte tentano il salto di specie:
Virus Hendra (Australia, 1994)
Virus Nipah (Malesia, 1998)
Essi possono essere contratti dall’uomo solo occasionalmente, se per esempio si mangia cibo
infetto. Essi causano encefaliti gravi o emorragie con edema polmonare. Hanno un’elevata
mortalità (60-70%) perché l’uomo non ha un background per questi virus.
MORBILLO
Eziologia:
Virus del morbillo, appartiene ai Paramixovirus (fam. Paramixoviridae). Omologo al virus che causa
il cimurro canino e la peste bovina. Essi sono virus con envelope, capside elicoidale, anche se i
virioni sono pleomorfi e il genoma è a RNA ss negativo, continuo (non segmentato), ad elica e i
virioni presentano già l’enzima replicasi. La dimensione del virus è 150-250 nm, quindi è
abbastanza grosso. Questo virus ha due glicoproteine di superficie per il legame e la fusione con
le cellule ospiti:
F per la fusione esterna dell’envelope con la membrana cellulare. Le cellule infettate quindi
presenteranno in superficie le glicoproteine del virione che le sta infettando in quanto
l’envelope va a far parte della membrana cellulare. Si può avere anche la fusione tra cellule
infette e cellule adiacenti non infettate formando i sincizi (o policariocita), che vengono
interpretati anche come una possibilità di trasmissione cellula-cellula senza che il virus
debba uscire ed essere riconosciuto dal sistema immunitario. Glicoproteine diverse si
trovano su tutta la superficie e innescano la fusione tra cellule vicine.
H (emoagglutinina).
La replicazione è citoplasmatica e l’entrata nella cellula non è per endocitosi ma per fusione
esterna (pH indipendente). I virus poi escono dalla membrana cellulare per gemmazione.
Patogenesi e cenni clinici:
L’incubazione dura 10-14 giorni durante i quali il virus inalato si moltiplica nelle cellule epiteliali
dell’orofaringe e infetta le tonsille e l’apparato respiratorio. Dopo di che si ha febbre, fenomeni
catarrali e coriza (congiuntivite), macchie di Koplik ( macchie vicino ai molari sulla mucosa delle
guance che durano circa 8 ore), dopo 3 giorni la febbre scompare e compare l’eruzione cutanea
maculo-papulosa rossa generalizzata che non contiene liquido.
La malattia si manifesta con esantemi non contagiosi di forma maculo-papulare. Essi non sono
vescicolari e si ritiene che siano causati dall’intervanto dei linfociti T che causano micro-emorragie.
Dopo l’eruzione cutanea torna la febbre seguita dalla desquamazione lamellare e dalla guarigione.
I linfociti T infatti riescono a combattere questa infezione, ma i bambini carenti di cellule T possono
andare incontro a polmonite a cellule gigante oppure possono non presentare l’esantema, mentre
nel caso di pazienti immunocompromessi si possono sviluppare infezioni persistenti e letali.
Le complicanze del morbillo sono la polmonite, che si presenta nel 60% dei casi letali di morbillo,
laringiti, otiti e le encefalici (0.5% dei casi, 15-20% letalità) che possono essere di due tipi:
Infezione diretta dei neuroni (1% dei casi, Letalità del 15%)
PESS (Pan Encefalite Subacuta Sclerosante): è tardiva, ovvero si manifesta alcuni anni dopo
la malattia, è un’infezione persistente dell’encefalo ed è una variante difettiva del virus che
diffonde da cellula a cellula.
Epidemiologia:
Il virus viene trasmesso solo tra umani (uniche sorgenti) per inalazione, quindi va ad infettare le
cellule della mucosa respiratoria e passa per i linfonodi in quanto viene riconosciuto dal recettore
CD46. Dopo di che passa nel circolo sanguigno dando viremia e in seguito va ad instaurarsi nelle
cellule della cute causando esantema, che poi va incontro alla guarigione fornendo l’immunità
permanente. Se però infetta altri organi si possono avere complicanze.
Il soggetto è contagioso dall’incubazione alla guarigione e viene eliminato tramite le vie aeree.
Questa malattia causa 50 milioni di casi all’anno e 2.5 milioni di morti all’anno, specialmente in
Africa, nel sud-est asiatico e in Sudamerica. In Europa invece si hanno 35000 casi, 6000 ricoveri e 6
morti all’anno. L’andamento è essenzialmente epidemico tra gennaio e febbraio.
Prevenzione:
Consiste nel vaccino e in Italia è facoltativo dopo il primo anno di vita del bambino perché egli
potrebbe già aver ricevuto gli anticorpi dalla madre quindi in tal caso il vaccino sarebbe inutile
perché non stimolerebbe la risposta immunitaria. La vaccinazione preventiva ha ridotto la
diffusione delle infezioni e la frequenza delle complicanze.
Il virus è molto labile e sensibile ai comuni disinfettanti fisici e chimici e alle radiazioni ultraviolette
e visibili.
Vaccini:
Il vaccino può essere:
Inattivato ad alte dosi per i bambini dei paesi in via di sviluppo
Inattivato ma può dare effetti collaterali
Vivo attenuato. È il migliore e deve essere mantenuto alla T di 2-8 °C.
Vaccino associato ad antiparotite e antirosolia (vaccino MPR) iniettato sotto la cute. Non è
più usato.
Vaccino ricombinato (MMR) è composto da:
Virus del morbillo: ceppo Edmoston
o Virus della parotite: ceppi Jery/Lynn o Urabe
o Virus della rosolia: ceppo RA 27/3
o
In Italia la vaccinazione era facoltativa dal 1963, ma dal 1999 venne resa obbligatoria dopo il 1°
anno di vita per evitare di interferire con gli anticorpi materni. La vaccinazione ha ridotto la
diffusione delle infezioni e la frequenza delle complicanze.
Il vaccino è unico per tutto il mondo perché il virus ha DNA continuo, quindi non avviene
ricombinazione genica.
Profilassi:
Bisogna fare un accertamento diagnostico fissando il complemento (l’antigene è il virus e
l’anticorpo è nel siero del paziente). Nel caso in cui la malattia sia presente bisogna fare una
denuncia obbligatoria e il paziente deve essere posto in isolamento domiciliare per 1 settimana
dopo la caduta della febbre. PAROTITE
Eziologia:
Virus della partotite, appartenente ai Paramixovirus (fam. Paramixoviridae). Virus con envelope,
capside elicoidale, anche se i virioni sono pleomorfi e il genoma è a RNA ss negativo, continuo
(non segmentato), ad elica e i virioni presentano già l’enzima replicasi. La dimensione del virus è
circa 200 nm. Il virus è etere-sensibile. Questo virus ha delle glicoproteine di superficie per il
legame e la fusione con le cellule ospiti:
F: proteina della fusione (sincizi)
H: emoagglutinina (solo nel virus del morbillo)
HN: emoagglutinina/neuraminidasi (virus parotitico)
La replicazione è citoplasmatica con formazione di sincizi. Questo virus ha un genoma molto
stabile, quindi esiste un solo sierotipo.
Patogenesi e cenni clinici:
Questa malattia è anche detta “orecchioni”. L’incubazione dura 10-15 giorni, dopo di che si ha
l’infezione, che è spesso asintomatica (nel 40% dei casi), non dà esantema e può provocare la
tumefazione non suppurativa, ovvero non è presen