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DEFINIZIONE OPERATIVA
Rendere i concetti qualcosa di misurabile.
I concetti possono essere classificati in una scala di generalità: da concetti molto generali
e astratti a concetti più specifici e concreti.
Concetti semplici: hanno un'immediata definizione operativa. Es. il concetto di
• genere é in sostanza già una proprietà di un soggetto e si traduce velocemente in
una variabile (maschio/femmina)--> variabile dicotomica
Concetti complessi: necessitano di un'accurata definizione operativa.
•
Lezione 7
Le variabili: tipi di variabili e relazioni tra variabili
Definizione operativa dei concetti complessi: dimensioni e indicatori
Si cercano degli indicatori che sono dei concetti più specifici legati ai concetti più generali
da un rapporto di indicazione o rappresentanza semantica (di significato), cioè ne
condividono una parte di significato.
All’interno di ogni dimensione del significato o concetto, inizio a cercare degli indicatori,
cioè concetti più semplici un po’ più vicino alla realtà ma che non costituiscono la realtà
completamente. Ho superato quindi l’astrazione.
Si deve trovare il maggior numero possibile di indicatori.
Indicatori:
1. Il concetto generale non è mai esaurito da un solo indicatore. Per cercare un
numero maggiore di indicatori, si deve cercare di estrapolare le dimensioni
presenti nel concetto (le sue componenti di significato) e da ognuna di esse
individuo gli indicatori.
Definizione operativa dei concetti complessi (Esempio)
Concetto generale: Religiosità
Dimensioni: ritualistica, esperienziale. Ideologica, consequenziale
Indicatori dimensione ritualistica: pratica religiosa, la preghiera, la lettura dei testi
sacri, ecc.
Indicatori dimensione esperienziale: sentirsi in contatto con Dio, sentirsi in una
comunità di fede, sentirsi ispirati da Dio, ecc.
Indicatori dimensione ideologica: opinioni contro il divorzio, opinioni contro l’aborto,
opinioni contro l’eutanasia, ecc.
Indicatori dimensione consequenziale: atti di carità, voto a partiti di ispirazione
religiosa, morale sessuale ispirata dalle convinzioni religiose, ecc.
Concetto generale: Orientamento valoriale materialista e post-materialista
Dimensioni: bisogno di sostentamento, bisogni di sicurezza, autorealizzazione,
senso di appartenenza
Indicatori: opinioni su alcune priorità quindi combattere la criminalità, la libertà di
parola, la difesa dell’ambiente, ecc.
2. Un indicatore può essere in parte in rapporto di indicazione con il concetto
per cui è stato scelto e per il resto può esserlo con un altro concetto.
Esempio:
La partecipazione ai riti religiosi può essere indicatore di religiosità oppure di conformismo
sociale; oppure la diffusione del settimanale “famiglia cristiana” in una provincia può
essere indicatore di adesione ai valori religiosi, ma anche del consumo culturale.
Quindi gli indicatori hanno:
a) Una parte indicante: è il significato che ha in comune con il concetto per il quale è
stato scelto come indicatore;
b) Una parte estranea: sono significati che non centrano con il concetto per il quale
l’ho scelto
Noi dobbiamo scegliere indicatori con il massimo di parte indicante.
La scelta è a discrezione del ricercatore, ma va SEMPRE ARGOMENTATA
Non esiste la definizione operativa perfetta, raramente si riesce a cogliere tutta la
complessità di un concetto.
La fine del processo
Dagli indicatori alle variabili. La variabile è un concetto operativizzato: è una proprietà di
un concetto operativizzato che assume diversi stati.
Esempio
- Indicatore pratica religiosa variabile: numero di volte che una persona va a messa
in un mese
- Indicatore preghiera variabile: tempo dedicato alla preghiera
Esempio
- Concetto: classe di origine indicatore: titolo di studio del padre variabile: nessun
titolo, licenza elementare, media e qualifica professionale, diploma, laurea.
L’operativizzazione
Le variabili pensate per operativizzare un concetto possono:
- Classifica: maschio/femmina; contratto a tempo determinato/indeterminato;
musulmano/cattolico/protestante/buddista
- Ordinare: il titolo di studio
- Conteggiare
Variabili nominali (o categoriali)
Le proprietà da registrare assumono stati discreti e non ordinabili.
Stati (modalità) discreti: stati finiti, si passa da uno stato all’altro gli individui sono
• maschi o femmine; sono o musulmani o cattolici o buddisti.
Stati (modalità) non ordinabili: non è possibile stabilire un ordine, una gerarchia tra
• di essi non possiamo dire che un maschio è uno stato di genere maggiore di una
donna oppure che un musulmano ha una religione maggiore di un cattolico
Possiamo solo dire che gli stati (o modalità) possono essere uguali o diversi un maschio è
uguale d un altro maschio ma è diverso da una femmina (dal punto di vista della proprietà
genere); un cattolico è uguale ad un altro cattolico, ma è diverso da un protestante (dal
punto di vista della propria religione di appartenenza).
Variabili ordinali
Le proprietà assumono stati (modalità) discreti ordinabili. Non solo possiamo dire che gli
stati sono uguale o diversi, ma anche che uno è maggiore dell’altro (Esempio: variabile
titolo di studio, classe sociale, variabile favorevole al divorzio).
Anche i questo caso le modalità si associano a numeri preservando la sequenza, ma non
siamo ancora in presenza di variabili puramente numeriche.
Variabili Cardinali
I numeri assegnati alle modalità hanno un pieno significato numerico. Hanno le proprietà
ordinali e cardinali. (esempio: età, reddito, numero dei figli).
Si possono fare operazioni di uguale, diverso, maggiore, minore, addizione, sottrazione,
moltiplicazione, divisione.
Il conteggio si ha per proprietà discrete (stati finiti non frazionabili) numero figli, ecc.
Le variabili cardinali possono essere ricodificate in variabili ordinali e nominali.
Variabili quasi-cardinali alcuni concetti tipici delle scienze sociali sono stati trasformati in
proprietà continue per poter essere misurati e conteggiati. Opinioni, atteggiamenti e valori
sono stati operativizzati tramite la tecnica delle scale.
Lezione 8
Le relazioni tra variabili: il concetto di Causa
Il post-positivismo ha messo in evidenza che non possiamo trovare delle leggi
deterministiche causa-effetto. Le nostre ipotesi che mettono in relazione due concetti (per
esempio il reddito cambia a seconda del livello di istruzione) possono essere
“corroborate”, ma non verificate, ossia “confermare” le nostre ipotesti di relazione tra due
concetti e non portare in via definitiva che esista la relazione:
a. Si tratta di ipotizzare che due aspetti siano probabilmente in relazione e se lo
riscontriamo empiricamente abbiamo una conferma di un’ipotesi, ma non possiamo
dire che sarà sempre cosi.
b. Se riscontriamo empiricamente che al crescere del livello di istruzione cresce anche
il reddito possiamo dire che esiste una relazione causale, ma la loro covariazione
non è sempre scontata.
Un fenomeno è causato da un altro e per vedere se questa relazione causale esiste nella
realtà, devo guardare se esiste nella realtà e se esiste questa covariazione.
… Secondo Corbetta: “non possiamo mai dire sul piano empirico (lo possiamo ipotizzare
sul piano teorico) che la variazione di X produce la variazione di Y. Ma se osserviamo
empiricamente che una variazione di X è regolarmente seguita da una variazione di Y,
tenendo costanti tutte le altre possibili cause di Y, abbiamo un forte elemento empirico di
corroborazione dell’ipotesi che X sia causa di Y”.
Covariazione fra Variabili
Per corroborare un’ipotesi dobbiamo disporre di elementi empirici su tre aspetti:
1. La covariazione fra variabile indipendente e dipendente La variabile indipendente è
la CAUSA ed è X mentre la variabile dipendente è l’EFFETTO ed è Y. Covariazione:
se al variare della variabile indipendente varia insieme anche la variabile
dipendente. (Esempio: se ipotizziamo l’esistenza di un nesso causale tra
individualismo sociale e tasso di suicidi dobbiamo poter osservare che nelle società
a più alto individualismo sociale c’è anche un più alto tasso di suicidi).
2. La direzione della causalità: La variazione della variabile indipendente precede la
variazione della variabile dipendente quindi le variabili indipendenti sono quelle che
sono antecedenti rispetto alle variabili dipendenti (Esempio: Titolo di studio e
retribuzione del lavoro (reddito) è chiaro che il titolo di studio è antecedente alla
retribuzione del lavoro e quindi sarà una variabile indipendente; classe sociale e
orientamento politico è chiaro che non è possibile pensare che se si cambia
orientamento politico si cambia classe sociale, quindi la classe sociale è
antecedente (nel senso che è indipendente) l’orientamento politico)
3. Il controllo su altre possibili cause (ipotesi corroborata correttamente): per
corroborare la nostra ipotesi tra una variabile indipendente e una dipendente
dobbiamo poter escludere dalla loro variazione simultanea altre variabili che
potrebbero essere loro stesse la cause del variare della nostra variabile dipendente.
A parità di condizioni, tra X e Y esiste unn nesso causale.
Esempio di Corbetta:
ipotizziamo una relazione tra chi ha seguito maggiormente la campagna elettorale
in TV e il comportamento elettorale (voto ad A o B)
L’esposizione televisiva dipende molto da caratteristiche quali età, genere,
occupazione
Se noi osserviamo una covariazione tra numero di chi ha seguito la campagna in TV
e voto ad uno dei due candidati e non consideriamo che altre variabili condizionano
l’esposizione alla TV non osserviamo una relazione effettiva
In questo caso la relazione tra ascolto televisivo e voto è un esempio di
RELAZIONE SPURIA: la covariazione tra X e Y non deriva da un esso causale tra
loro, ma dal fatto che entrambe sono influenzate da una terza variabile Z (l’età
nell’esempio di Corbetta). È Z che provoca la variazione simultanea di X e Y.
Lezione 9
L’inchiesta campionaria: i concetti tradotti in variabili
L’inchiesta campionaria (detta SURVEY) rileva informazioni:
a) Interrogando: la variabile è introdotta da una domanda;
b) Gli stessi individui oggetto della ricerca;
c) Appartenenti ad un campione rappresentativo: riproduce in scala ridotta le
caratteristiche della popolazione oggetto di studio;
d) Mediante una procedura standardizzata di interrogazione