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METODOLOGIA DELLO SCAVO

Localizzazione e studio del sito

Quando un sito viene scavato l’azione è fortemente distruttiva per esso, in quanto vengono

asportati manufatti che erano lì da migliaia di anni e una volta spostati non si potrà più avere una

chiara immagine di come il sito fosse inizialmente. Per tale motivo è importante documentare

prima che le operazioni avvengano e questo può essere fatto attraverso una ricognizione di

riconoscimento aerea e al suolo della zona di interesse. L’archeologo quindi deve:

Fare delle ricerche bibliografiche e ricercare le fonti per farsi un’idea del quadro storico che

1. si sta scavando (i preistorici sono sfortunati perchè non hanno fonti scritte ma possono fare

solo ricognizioni sul territorio). Nel Medioevo a partire dal 300 vi sono moltissime fonti di diversi

argomenti (processi, atti notarili, atti di matrimonio, Conti di Castellania: conservano i

rendiconti dettagliati delle contabilità (introiti e spese) dei castellani che amministravano le terre

di diretto controllo dei Savoia…) che e aiutano l'archeologo.

Ad esempio nel XIX sec. Heinrich Schliemann studiò l’Iliade di Omero per ricercare la perduta

città di Troia (individuata nella Turchia occidentale).

Bisogna dunque conoscere benissimo la storia del periodo che si vuole scavare.

Lettura fotografie aeree che si possono chiedere al ministero dell’aeronautica militare (ha la

2. copertura completa del territorio italiano) o direttamente alla regione.

La fotografia aerea non è solo importante per l’identificazione del sito archeologico, ma anche

per la documentazione, interpretazione e monitoraggio dei cambiamenti subiti nel corso del

tempo.

Venne utilizzata per la prima volta nel XX sec. con le fotografie aeree della città romana di

Ostia, e poi sviluppate in seguito alla Prima guerra mondiale, quando gli archeologi inglesi si

resero conto della chiarezza che le fotografie aeree potevano fornire agli edifici preistorici.

Esistono 2 tipi di fotografia:

• OBLIQUA -> permette di intravedere meglio il chiaroscuro del terreno e quindi mi da delle

informazioni relative alle differenze che si possono intravedere nel territorio, in base alle

caratteristiche che ci sono nel sottosuolo.

Le fotografie mi permettono di avere:

➢ EARTHWORK-> manipolazioni della morfologia del paesaggio aventi una diretta origine

antropica, spesso a carattere difensivo o funerario.

➢ SOILMARK -> variazioni del colore del sottosuolo, dovute alla presenza di materiale

archeologico, che si producono quando il vomere di un aratro, intercetta e rivolta una

parte del territorio e permette di vedere elementi archeologici sepolti.

➢ CROPMARK -> differenze di crescita e di altezza vegetale in rapporto al sottosuolo

(crescono più alte e più fitte nei fossati perché il terreno è particolarmente umido e

grasso, meno nelle strutture murarie, dove la vegetazione cresce in maniera diversa).

Ciò permette di capire eventuali strutture sotterranee. Queste fotografie oblique

vengono fatte in primavera e nei periodi di disgelo se ci si trova in paesi più freddi.

• VERTICALE-> permette di avere un’idea della planimetria del territorio, l’estensione del sito

dunque, ed è utile per la creazione di carte e piante (FOTORESTITUZIONE). La planimetria

e l’estensione del sito servono anche per fare poi le perizie.

Nella scelta delle fotografie aeree bisogna comprendere che tipo di territorio si sta per indagare:

In campi aperti e grandi, senza infrastrutture, le fotografie satellitari danno un dettaglio molto

preciso delle aree che si stanno osservando, utile soltanto su scale più ampie.

Fotografie LIDAR che permettono di vedere ciò che è presente nel sottosuolo gia in

tridimensionale. 6

Le più importanti sono le immagini riprese dai satelliti LAN-SDAT: registrano l’intensità della

luce e della radiazione infrarossa riflessa nel terreno e la convertono in immagini utilizzati per

ricostruire elementi archeologici su grande scala.

Per le zone con forza presenza antropica, è meglio utilizzare le fotografie aeree, in particolar

modo un po’ datate, dato che meno antropizzate, che forse permettono di individuare il terreno

che altrimenti non sarebbe leggibile e che mi dà anche un’idea delle strutture nascoste nel

sottosuolo e oggi coperte da strutture costruite recentemente. Permette di avere dunque una

classificazione del territorio più precisa che però non mi permette di datare le strutture presenti

nel sito.

Lettura delle cartografie: bisogna avere delle buone carte su cui lavorare e la migliore è

3. 1:5000.

Le migliori carte sono le CARTE IGM (= carte militari fatte nell’immediato dopo guerra, che si

possono acquistare facilmente): sono delle tavole che coprono tutto il territorio nazionale e da

esse si possono ricavare le curve di rilievo (linee altimetriche: indicazione altimetrica del

territorio) che mi indicano le diverse altezze presenti sul territorio sia di ORIGINE NATURALE

( pianure, delle colline…) che di ORIGINE ANTROPICA, e quindi mi permettono di capire

anche come si è sviluppato il territorio in rapporto al lavoro dell’uomo.

Sapere le linee altimetriche, soprattutto nelle aree di passaggio (valli, appennini) mi da un’idea

della viabilità: mi permette di capire se quella zona era facilmente attraversabile o meno.

Altre cartografie sono quelle CATASTALI: indicano in quale particella si trova la zona che si

vuole scavare (mi indicano dunque la proprietà). È importante conoscere la particella perché

bisogna andare all’ufficio catasto, presentare il numero di catasto, per sapere a chi appartiene

il territorio e in seguito dunque chiedere al proprietario il permesso per scavare.

GIS: sistemi informativi geografici progettati per la raccolta, l’immagazzinamento, il recupero,

l’analisi e la visualizzazione dei dati spaziali (può comprendere dunque fotografie aeree,

immagini satellitari, piante…). Sono in grado di fornire anche un’indagine statistica della

distribuzione dei siti. Può presentare le informazioni relative al terreno, alla topografia, ognuna

delle quali presenta una variabile. I dati archeologici, vengono anche essi divisi in layer, per

presentare le fasi del sito. Possono anche fornire ad esempio la latitudine e la longitudine di un

terreno, utile specialmente se quest’ultimo non è stato cartografato, con l’ausilio del GPS.

Vengono utilizzati anche per la restituzione e creazione di mappe e piante e per le ricognizioni

territoriali.

Fare indagini geofisiche: tecniche non distruttive che possono essere attive, attraverso

4. l’iniezione di forme di energia nel suolo e la lettura della risposta per capire cosa ci sia sotto il

terreno, o passive, misurando le proprietà fisiche come il magnetismo e la gravità, senza

iniettare energia per ottenere una risposta. Queste indagini restituiscono una planimetria molto

dettagliata di quello che già si è individuato con le fotografie aeree e permettono di capire

anche il materiale che si può trovare nel territorio sottostante.

Abbiamo:

• Indagini elettromagnetiche -> es georadar; un emettitore invia brevi impulsi di onde radar

(energia elettromagnetica) nel suolo e gli echi si riflettono con ogni anomalia e discontinuità

presente nel sottosuolo emettendo un impulso che viene registrato da un registratore. Il

tempo che impiegano a propagarsi (da quando vengono emesse a quando ritornano) viene

registrato in nanosecondi e permette di capire la profondità delle anomalie. La velocità

invece è un ottimo indicatore per capire la distanza percorsa.

• Misurazione Resistività elettrica -> maggiore è il contenuto di umidità nel sottosuolo,

maggiormente esso è in grado di condurre energia elettrica, ossia offre meno resistività

elettrica ad una corrente. Vengono inserite nel sottosuolo due sonde remote che

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rimangono fisse e per ciascuna misurazione vengono poi inserite delle sode mobili che

servono per misurare la resistività elettrica.

• Magnetometria -> si fa con uno strumento chiamato magnetometro (strumento di misura

del campo magnetico): permette di capire il tipo di materiale presente nel sottosuolo e

quindi ci permette di capire dove si concentra la maggior parte dei manufatti. Non si

possono però fare in presenza di insediamenti. Gli elementi archeologici, in base al

materiale, producono distorsioni, piccole, nel campo magnetico terrestre. Le cause di

questo effetto variano secondo il tipo di elemento archeologico e si basano sulla quantità di

ferro.Se nel sottosuolo c’è presenza di serpentinite o ferro, la magnetometria non può

essere precisa. Quindi prima bisogna chiedere ai geologi se quale tipo di indagine si può

fare nel terreno. Tutti questi elementi producono delle distorsioni nel campo magnetico

terrestre, che vengono registrate e si basano sulla presenza di ferro. È consigliabile

scavare dove c’è un’abbondanza di anomalie (fare attenzione perché ci possono essere

anche i butti, ovvero alla spazzatura: fosse dove si buttava tutto ciò che era rotto o la

spazzatura vera e propria, offre una cronologia completa e tipologica).

Il magnetometro reagisce in modo diverso in base a materiale

- Rossa -> forte concentrazione magnetica -> argilla cotta (-> focolai: il terreno intorno si

è cotto)

- Azzurro -> impulso debole: non si ha idea di ciò che c’è sotto

- Verde -> malta (-> pezzi di pavimentazione in cocciopesto, in battuto di malta)

Fare ricognizioni sul campo (surface): bisogna andare sul luogo riconosciuto come

5. interessante per lo scavo e iniziare a camminare sul territorio raccogliendo quello che si trova

sul territorio.

Ovviamente per fare ciò è importante chiedere i permessi ai proprietari per poter accedere al

territorio.

Solitamente questa attività viene svolta dopo l’aratura: l’aratro smuove la terra portando in

superficie gli strati più profondi.

Se io raccolgo il materiale il superficie, ho gli oggetti che sono risaliti dall’aratura, ma ovviamente

non so la loro provenienza e quindi da quale us provengano. La ricognizione è molto importante

perché permette di indagare in maniera mirata il territorio e di condurre uno scavo più preciso. 8

Ricognizione sul campo

Generalmente gli archeologi non dispongono del tempo e dei fondi necessari per sottoporre ad

indagine la totalità di un grande sito, per cui devono campionare l’area sottoposta a ricerca. Si

utilizzano diversi tipi di campionamento per le ricognizioni sul territorio. I campionamenti possono

essere di varia natura:

• CAMPIONE CASUALE SEMPLICE -> avendo già l

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A.A. 2017-2018
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/10 Metodologie della ricerca archeologica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nontiscordardimepm2096 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodologia della ricerca archeologica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Lebole Chiara Maria.