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CAUSE DI VOMITO
• FARMACI: per esempio la digitale,che è un farmaco che serve per
migliorare la funzione cardiaca. Ha un difetto: ha una dose terapeutica
che è molto vicina alla dose tossica,cioè perché faccia bene bisogna
prenderne tanto e avvelenarsi un po’. E la dose tossica,quando si
raggiunge, stimola il vomito. Infatti,anni fa,si usava fare la tisana o il the
di digitale e si mettevano le foglioline come le bustine dentro l’acqua
calda,si faceva questo infuso e il paziente lo assumeva giornalmente. Ma
quand’è che c’era la dose massima? Quand’è che il paziente doveva
cessare di prenderlo? Quando iniziava a vomitare,quando cominciava ad
essere nauseato,allora non lo prendeva più,perché aveva raggiunto la
dose terapeutica. Siccome questa sostanza dura parecchi giorni
nell’organismo prima di essere eliminata,si dava questa dose
massima,poi si faceva cessare e lo si lasciava li una settimana e poi
riprendeva la terapia. Adesso invece abbiamo le compresse.
Ci sono altri farmaci che accidentalmente come effetto collaterale danno
vomito,perché distruggono le cellule della parete gastrica. E sono i
farmaci chemioterapici,che hanno un effetto dannoso su tutte le cellule
che hanno un notevole ricambio. Voi sapete che le cellule di tutta la
parete intestinale(dalla bocca fino all’ano)noi le cambiamo circa una volta
la settimana. E quindi hanno un alto turn-over. I farmaci che inibiscono il
ciclo cellulare,distruggono le cellule durante la loro
proliferazione(tipicamente i farmaci anti neoplastici),non guardano in
faccia nessuno: uccidono sia le cellule tumorali che le cellule sane. E
quindi molto spesso troviamo effetti collaterali come questi che si
chiamano mucositi,cioè di danneggiamento grave della mucosa che
comporta anche vomito.
Alcuni farmaci non agiscono soltanto li a livello della mucosa,ma
agiscono a livello centrale, cioè nel centro del vomito,dove c’è quella
zona che si chiama CTZ(zona di sensibilizzazione chemiorecettoriale). Un
esempio è la morfina o l’eroina,che possono indurre il vomito
semplicemente perché agiscono in questa zona stimolando i
chemocettori.
• Anche alterazioni del nostro stato metabolico possono determinare
vomito. Per esempio la FEBBRE elevata può determinare vomito.
• Alcune tossine batteriche,le endotossine dei gram negativi,possono
indurre vomito.
• Il dolore può indurre vomito,soprattutto quello che proviene dalla
stimolazione di organi cavi addominali. Per esempio un classico è il dolore
della colica renale,il dolore dell’infarto miocardico acuto(quando arriva al
massimo dell’intensità può determinare vomito). Il dolore molto forte,
acutissimo,può determinare vomito.
• Ci può essere anche un vomito di tipo psichico. Quando il soggetto è
molto eccitato per malattie psichiche gravi come la schizofrenia,ci può
essere una stimolazione da parte della corteccia cerebrale e quindi
produrre vomito.
Poi ci sono le persone che purtroppo si provocano il vomito
artificialmente,perché non vogliono mangiare. Li è un disturbo
psicologico molto importante,dove non c’è un’attivazione diretta del
centro del vomito da parte del paziente,ma è indiretta,attraverso la
stimolazione della gola.
• Irritazione locale del centro del vomito può avvenire in casi di malattie
infettive,per esempio le meningiti. Nella meningite o nelle encefalite ci
può essere un’irritazione locale del pavimento del 4°ventricolo che può
determinare vomito.
• Eccitazione vagale: quando c’è il dolore o quando ci sono delle situazioni
per esempio di interventi chirurgici addominali;
• Ipertensione endocranica: perché quando aumenta la pressione
all’interno dell’encefalo si sviluppa vomito? Perché l’ipertensione
endocranica è dovuta al fatto che la pressione arteriosa ha una certa
entità nel cranio,c’è una minima pressione venosa e c’è una minima
pressione del liquor (del liquido cefalorachidiano). Tutto questo non ha
modo di sfogarsi,se aumentasse la pressione arteriosa,all’esterno,perché
il cervello è racchiuso nella scatola cranica,che è ermetica. Quindi
qualsiasi variazione importante della pressione deve essere autoregolata.
Il sistema arterioso cerebrale è in grado di autoregolarsi la pressione
molto bene. Purtroppo qualche volta il meccanismo sfugge al controllo e
succede che certe malattie come dei tumori possono fare effetto massa e
fare aumentare la pressione del liquido all’interno della scatola
cranica,cioè del liquor. Il liquor aumentato di pressione determina una
stimolazione del centro del vomito e il paziente ha un immediato vomito
(detto vomito a getto),che molto spesso non è preceduto da nausea.
Nella raccolta dei dati anamnestici di questi pazienti dovete sempre
cercare di capire se il vomito del paziente era preceduto o meno da
nausea,perché se è preceduto da nausea difficilmente si tratta di un
vomito di origine centrale. In genere il vomito di origine centrale è un
vomito a getto che non è preceduto da nausea.
CHE COSA FARE IN CASO DI VOMITO
1. Evitare di prenderselo in faccia,cioè usare i dispositivi di protezione
individuale(guanti,occhiali o visiera). Essendo un liquido biologico,il
vomito in genere non è pericoloso. Potrebbe presentare sangue
però,nella maggior parte dei casi il sangue è digerito quindi l’acido dello
stomaco distrugge i batteri. Essendo però un liquido biologico bisogna
trattarlo come potenzialmente infetto. Il liquido potrebbe essere
irritante,essendo acido,quindi se vi va sulle mucose potrebbe dare
fastidio,soprattutto negli occhi;
2. In caso di paziente in posizione supina che sta vomitando,soprattutto se
non cosciente,bisogna impedire il fatto che questo vomito sia inalato.
Quindi bisogna sempre mettere il paziente in posizione laterale di
sicurezza;
3. Bisogna disporre di materiale semipermeabile per cercare di fare in modo
che questo vomito non venga sparso sul pavimento. Questo serve non
solo ad impedire di sporcare, ma anche per osservare il vomito e vedere
di che colore è,se ha degli odori sgradevoli,se c’è nel contenuto gastrico
degli alimenti,perché è importante sapere se il vomito è alimentare
oppure no. In genere il vomito alimentare è un vomito legato ad una
intossicazione oppure ad una questione momentanea legata all’alimento.
Una volta vomitato l’alimento,se la causa è irritazione gastrica,in genere
cessa. Altro discorso invece è quando il paziente vomita gli alimenti e poi
continua a vomitare. Allora probabilmente non è soltanto una questione
di alimentazione,ma c’è qualcos’altro che sta stimolando il centro del
vomito (esempio farmaci). Bisogna vedere se c’è sangue,se il sangue è
rosso vivo,se è coagulato,se è digerito,se è scuro,.. Se il vomito è giallo è
vomito biliare. Se è biliare vuol dire che la bile che in genere è presente
nel duodeno,è risalita nella stomaco. O è risalita perché non è continente
la valvola pilorica(il piloro),oppure perché c’è un altro problema: questo
paziente continua a vomitare,non ha più succo gastrico,e quindi elimina
soltanto più succo biliare. Se invece è colore tipo feci,è un vomito
fecaloide.
4. Una volta visto il colore e l’aspetto del vomito,può anche essere che
l’indicazione medica sia di lasciare il paziente così com’è e osservarlo
semplicemente,ma potrebbe anche esserci indicazione,come nel caso del
vomito fecaloide,di posizionare un sondino nasogastrico.
Bisogna,innanzitutto misurare la lunghezza del sondino che vogliamo
inserire. Come facciamo? Misuriamo la lunghezza che c’è tra l’angolo
della mandibola(o l’orecchio)e il mento (che sta ad indicare più o meno la
distanza tra la bocca o il naso e la parete posteriore della faringe)e poi
tra il giugulo e l’epigastrico(cioè la punta del processo xifoideo dello
sterno). Si sommano le due misure e si ha idea spanno metrica molto
grossolana della lunghezza del tragitto che deve fare il sondino per
arrivare nello stomaco(in genere sono 30-35-40 centimetri più o meno).
Dopo di che,bisogna avere il consenso informato del paziente. E poi gli
dovete chiedere di collaborare. Come? Prima bevendo un po’
d’acqua,tenendo l’acqua in bocca finchè voi non gli dite di deglutire.
Ovviamente dovete avere un paio di guanti,la manovra non è sterile,è
una manovra pulita. Il sondino che voi infilerete nel naso del paziente è
un sondino che è in un contenitore sterile,ma voi non preparate un
campo sterile perché il sondino farà un tragitto assolutamente non
sterile. Dovete avere un lubrificante,che in genere è il “luan”, dovete
avere un’arcella per mettere dentro garza e schizzettone vuoto,dovete
avere un bicchiere con un po’ d’acqua e ovviamente il sondino e un
cerotto per posizionare il sondino. Ovviamente il sondino va collegato ad
una sacca di raccolta. Una volta ottenuto il
consenso,si procede: il paziente deve essere in posizione semiseduta
(possibilmente intorno ai 50-60°),si prende il sondino con una mano,gli si
mette su un po’ di lubrificante e si dice al paziente di bere e trattenere
l’acqua in bocca. Poi si infila il sondino in modo perpendicolare,facendolo
entrare nella narice “migliore” del paziente,cioè quella che è più larga.
Non si fa risalire verso l’alto,verso gli occhi,perché lì farebbe un giro
strano e poi lì ci sono le coane e si va ad infilare in posti molto stretti. Si
deve infilare perpendicolarmente al piano del volto; si infila e ad un certo
punto sentirete una specie di ostacolo,che è l’angolo delle
coane,forzerete un po’ e il sondino che è semirigido fa una curva. A quel
punto il paziente può avere una sensazione sgradevole in bocca e vuole
tossire o vomitare. Se ha l’acqua in bocca gli dite di deglutire: quello è il
momento buono per infilare il sondino,perché con la deglutizione il
paziente ingoia,deglutisce sia l’acqua che il sondino,e quindi lo
infila,attraverso il meccanismo della deglutizione,nell’esofago. Se si
mette a tossire,siete certi che glielo state infilando in trachea. Quindi lo
sfilate,gli dite di tossire,riprendete l’acqua e riprovate. Una volta che è
infilato il sondino e il paziente ha deglutito tutta l’ac