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Ci appassioniamo a un racconto perché c’è conflitto. Non c’è storia senza
conflitto.
Nella storia degli alieni il conflitto nasce dall’incapacità del piccolo aliena di
rapire l’umano.
Conflitto nasce dal non riuscire a raggiungere l’obiettivo. questa storia è
ostacolata dall’incapacità dell’alieno giovane che genera problemi, ostacoli,
freni a ottenere l’obiettivo. nei promessi sposi il conflitto sta in don Rodrigo.
L’opposizione può anche essere un evento, una situazione, un conflitto
interiore, un’incapacità del personaggio a ottenere un obiettivo. nello spot
buondì conflitto è meteorite. O una persona o un evento o un conflitto interiore.
Si intende la situazione che si genera dall’impossibilità di un protagonista a
raggiungere un proprio obiettivo. problema credibile e sufficientemente
complicato da farmi appassionare. Se il problema è di piccola entità io non sono
incuriosito, come succede anche per le partite di calcio.
Deve esserci difficoltà a raggiungere l’obiettivo, ci appassioniamo dove il
conflitto è molto forte, l’ipotesi di fallimento è molto alta e il protagonista ci
riesce a dispetto delle aspettative.
Conflitto credibile, forte, sufficientemente sfidante. Anche quando il
protagonista ha vinto una propria battaglia gli si presenterà un altro conflitto da
superare.
Se no tutto è troppo semplice, non guardo il finale perché so che finisce bene.
Regole di scrittura.
Conflitto è elemento che ci appassiona, quando la storia è romanzata, laddove
il conflitto è poco si tende ad aumentarlo, giornalismo rosa, costruisce un
ostacolo anche dove non c’è o non è cosi grande. Es. matrimonio reale tra
meghan e harry, i giornali hanno costruito conflitto tra lei e la famiglia, da un
evento mediatico si è fatto un super evento mediatico.
L’uomo è interessato a capire come si risolvono le situazioni, se la situa è
troppo pacifica non interessa. Conflitto deve avere giusta misura né troppo né
troppo poco ma deve essere credibile.
Fasi dell’orazione e della scrittura definite dalla retorica classica: I sec a.C.,
tecnica che guidava orazione pubblica prevedeva che per fare discorso perfetto
venissero rispettate queste cinque fasi del discorso perfetto, tecnica codificata
nel V secolo da quintilliano, guidava gli oratori nella formulazione di un
discorso. Per fare un discorso perfetto, cioè organizzare un ragionamento, una
tesi, un racconto che raggiunga persone nel miglior modo possibile e convinca
della tua posizione, un buon discorso deve essere costruito seguendo fasi di:
• Inventio
• Ordo
• Elocutio
• Memoria
• Actio
Ogni discorso si compie seguendo un insieme di regole che vanno conosciute,
applicate, seguite per costruire miglior discorso possibile. Retorica classica
diceva che per parlare in pubblico sostenendo un discorso, politico,
un’argomentazione in un’aula di tribunale, il mio obiettivo è raccontare
qualcosa per raggiugere uno scopo. Le regole per scrivere questo discorso
sono: trovare un’idea inventio, fase più difficile, inventare da invenire latino
trovare, io trovo qualcosa: come posso trovare questo qualcosa? Trovo qualcosa
quando trovo qualcosa di nuovo.
Questa idea può essere una invenzione totalmente nuova, mai trovata prima,
oppure qualcosa che aveva già una forma precedente che io trovo e a cui io do
una nuova forma: due anime o trovo il nuovo, o qualcosa che già qualcuno ha
messo a fuoco e io la riscrivo. Invenire significa queste 2 cose.
Ordo significa mettere in fila, quando trovo qualcosa che capisco essere un
nucleo importante di uno sviluppo possibile metto insieme tutti gli elementi che
mi consentono di svilupparlo.
Ambiente, personaggi, luogo, parte del tempo, i costumi, devo mettere in fila
tutti gli elementi che mi serviranno per fare racconto. Quando veniva fatto un
discorso pubblico dovevo fare un elenco delle cose da dire e sceglievo cosa dire
prima o dopo, quali elementi principali e secondari, da dove parto, come
proseguo dove concludo, singole frasi messe in fila.
Elocutio è la la manipolazione e al perfezionamento prettamente linguistico di
un discorso.
Memoria al tempo greco romano era la messa a memoria del discorso, mi
serve a padroneggiare argomento e a comunicare meglio quel racconto.
Actio viene di conseguenza, quando ho mandato a memoria il discorso saprò
comunicarlo nel miglior modo possibile. Quando io devo raccontare una storia
quello che voglio fare come autore è raccontare una storia nel miglior modo
possibile convincendo chi lo guarda.
Fasi della retorica classica le ritroviamo tutte nella scrittura di un film.
Poco è stato inventato, molto si è evoluto.
Le macroregole di produzione sono Inventio: scrivo tema storia d’amore; ordo,
metto insieme: cosa mi serve per questa storia? Personaggi, ambiente, tempo,
situazioni, costumi, scenografia, fase in cui finisco di scrivere sceneggiatura e
sto preparando la produzione. Gli do una forma, elocutio, nella fase in cui faccio
le riprese, qui c’è lo stile, è il modo in cui giro che dà lo stile al film.
Fase della memoria: nella realizzazione di un film è il montaggio, decido qual è
il discorso finale.
È la pulizia del mio racconto, cucio, decido cosa buttare, cosa tenere, do ordine
definitivo a quello che decido di tenere. Actio è il momento in cui discorso
finale viene visto dagli spettatori, qui si completa, si capisce se è efficace o
meno, se è piaciuto o no. È arrivato il messaggio che come autore volevo dare.
In ciascuna di queste fasi il mio racconto cambia, quando io trovo l’idea ho un
tema nella testa, su questo tema trovo l’idea migliore, convinco qualcuno a
produrre il film, inserirò altri elementi, personaggi, entro in contatto con altre
figure professionali, poi ho scritto l sceneggiatura, ho preparato la produzione
in cui avrò opinione del costumista, aiutoregista, scenografo, ognuno dà il
proprio contributo e ancora una volta la storia evolve, cambia, quando ci sono
le riprese, entra in gioco altro elemento di complessità, modalità di ripresa,
modo in cui l’attore fa alcune battute, il discorso diventa ancora un altro,
assume sfumature, grande fase di scrittura è il montaggio. Evoluzione del
racconto può essere cambiata, non posso stravolgere la storia ma di molto
modificarla. Esattamente come chi scrive un’orazione la modifica fino all’ultimo
finché non la manda in memoria, cosi per la scrittura per il cinema la si deve
intendere dal primo minuto dell’idea alla fine del montaggio. Ciascuna
professionalità che entra in gioco da un contributo, modifica. Ci sono registi che
non ammettono alcun tipo di variazione e altri più aperti al dialogo. Queste
sono le fasi di un racconto filmico, cosi viene affrontato secondo queste regole.
Devo seguire un ordine di evoluzione dell’idea e del racconto che diventa
sempre più tecnico, più la storia è dettagliata e chiara più il lavoro che segue
sarà semplice, tutti lavoreranno al meglio per rendere il racconto il migliore
possibile, se invece è scritto male potrà migliorare un po ma sarà sempre
scritta male e al montaggio si vedrà. Alcuni registi lavorano improvvisando,
hanno un canovaccio, lavorano con gli attori su improvvisazione, lasciano che
gli attori inventino qualcosa di proprio. Cambia approccio, creatività. D’altra
parte ci sono registi fanatici che fanno storyboard del film inquadratura per
inquadratura come Hitchcock. Era come prendere un bozzetto e farlo fare a una
sarta che non aggiunge una virgola se non ascoltando il creativo, non inventa
niente. 15-10-18
Chiaramente passando da un film di 5 min ad uno di 1 ora e mezzo gli snodi
narrativi aumentano.
Orizzonti d’attesa: nella scrittura, chi scrive non può avere in mente tutti gli
spettatori possibili, nell’immaginare la sua struttura segue delle macro regole e
all’interno dell’architettura della storia sa che deve continuamente rompere gli
orizzonti d’attesa quello che io m’aspetto non è quello che vedo: deve
accadere qualcosa che rompe orizzonte d’attesa e sorprende spettatore. Per
queste sorprese continue io procedo nel mio racconto principale (introduzione,
parte centrale, risoluzione finale). Attenzione a non confondere le singole scene
con blocchi narrativi: dentro un blocco narrativo posso avere x scene: ciascuna
di esse deve rompere le mie attese.
Vengono seguite regole della retorica classica: varierà il linguaggio, la storia,
ma seguo sempre quelle fasi di realizzazione. Quando faccio un film seguo le
stesse fasi della costruzione di un’orazione:
Inventio – idea e scrittura
Ordo - produzione
Elocutio – riprese
Memoria – montaggio
Actio - distribuzione
Fasi sono intimamente legate, quando termina la fase di scrittura di una
sceneggiatura di un film non è mai veramente finita quella fase ma subirà delle
evoluzioni ad ogni fase.
La prima è sempre la fase più difficile, vale per ogni lavoro umano, avere l’idea
è la fase più complessa. L’idea per un artista/creativo nasce da esperienza
personale, ambiente, need, storia reale/persona, libro, teatro, remake, storia,
sogno. L’idea deve essere sempre corrispondente a una mia necessità: non
saprò raccontarla se non risponde a un mio bisogno.
Posso pescare un’idea dentro questi grandi contenitori: dipende dal regista o
dallo sceneggiatore scegliere un ambito. Idea non necessariamente ha a che
fare con qualcosa di inedito, ma invece qualcosa che è già stata fatto che viene
ripreso e riformulato.
Come riconoscere un’idea? Nella scienza, gli scienziati lavorano in un ambito di
ricerca puntando a scoprire qualcosa di nuovo: quando lo trovano, devono
scoprire se è ripetibile, in quel caso l’esperimento è un’invenzione.
Un’idea artistica come faccio a riconoscerla come tale? Definizione di un’idea è
complicatissima: per capire se un’idea è una buona idea l’unico modo è
renderla concreta. Se l’idea è un grande progetto lo scopro nello svilupparla.
Un’idea è tale se si può svilupparla.
L’idea va praticata, elaborata: da un romanzo molto ricco può anche non venire
fuori una buona idea di film, potrebbe essere intraducibile. L’unico modo per
saperlo è cominciare a scriverla.
Lo scrittore e l’autore cinematografico