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Quindi questo meccanismo permette di eliminare tutti gli RNA
messaggeri che contengono dei segnali di terminazione prematuri.
Nonsense-Mediated Decay
Questo meccanismo quindi è chiamato
(NMD) perché legato ad un codone nonsenso. Ci sono dei casi in cui un
messaggero ha un emivita brevissima poiché su di esso è
costitutivamente segnalato il Nonsense-Mediated Decay perché questo
messaggero ha una struttura particolare. Quindi ci sono dei messaggeri
che hanno una composizione introne-esone particolare per cui nel
momento in cui entra nell’ apparato di traduzione, dopo questo primo
ciclo viene degradato, viene attaccato dai vari enzimi perché
evidentemente non viene rimosso il complesso EJC. Generalmente negli
organismi superiori gli introni riguardano la coding sequence e quindi se
non c’è un segnale prematuro di stop a valle delle giunzioni esoni-esoni,
il problema non si pone.
Se gli introni stanno nel 3’-UTR, il ribosoma scorre, arriva al segnale di
terminazione e si stacca; da lì nessuno li rimuove. Questo è il motivo per
cui è difficile trovare questo tipo di messaggeri. Ci sono comunque delle
indicazioni sul genoma che esistono, ma comunque quando il
messaggero viene caricato sui ribosomi dopo il primo ciclo viene
degradato. Ci sono delle condizioni patologiche in cui questi messaggeri
sono venuti fuori e in qualche modo sfuggono a questo tipo di controllo.
Nella figura in basso si vede come lo splicing alternativo della proteina
che regola lo splicing PTBP2 porta due forme; in una forma c’è l’
inclusione di questo esone (il 10) e quindi la normale traduzione del
messaggero. Questo esone è specifico per i tessuti nervosi e quindi viene
incluso solo nei nessuti nervosi in cui è assente la proteina regolatrice-
negativa PTBP1. 4
Nei tessuti in cui PTBP1 è espresso, quindi nei tessuti non neuronali, c’è
exon skipping,
un quindi l’ esone 10 non è incluso e c’è una
ricongiunzione degli esoni 9 e 11 ed entra un segnale di terminazione
prematuro per cui il messaggero è degradato e la proteina non è
prodotta. Quindi laddove c’è il PTBP1, non c’è il messaggero e la proteina
di PTBP2. Questo per un meccanismo di Nonsense-Mediated Decay.
Quindi abbiamo parlato di meccanismi che riguardano l’ RNA, ora
parliamo di meccanismi che riguardano il controllo della qualità delle
proteine. chaperonine
La struttura delle proteine viene facilitata da specifiche, che
aiutano la proteina ad assumere una conformazione corretta mediante
meccanismi dipendenti dall’ idrolisi dell’ ATP. Queste chaperonine sono
over-espresse in condizioni estreme come di shock termico che porta ad
un’ apertura della proteina e in questo caso vengono up-regolate : per
Heat Shock Proteins
questo inizialmente sono state descritte come (HSP).
Queste intervengono sul folding della proteina e, se non funzionano, la
proteina viene degradata dal proteasoma. Ne esistono due classi
principali : le HSP70 (70 e 70-like) e le HSP60.
Le HSP70 sono piccole molecole che si legano alla proteina
contestualmente alla sua traduzione, per cui le HSP70 si legano a
domini idrofobici per impedire interazioni pericolose (interazioni
intermolecolari). Finchè la proteina non è sintetizzata
completamente, le HSP70 rimangono legate e solo quando il
prodotto è completo si ha il distacco che richiede l’ idrolisi dell’ ATP.
Le HSP60 sono dei complessi proteici, hanno una struttura molto
grande, sono costituiti da diverse subunità e funzionano come delle
tasche in cui si va ad inserire la proteina unfolded. Avviene sempre
il folding della proteina dovuto all’ idrolisi dell’ ATP. La proteina
viene infine liberata per cambio conformazionale. C’ è
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effettivamente una componente che funziona da coperchio, quindi
un cambio conformazionale porta all’ apertura e quindi alla
fuoriuscita della proteina ora strutturata correttamente e di minor
ingombro. Quindi la compattazione ne facilita la fuoriuscita.
pathway
Se il folding non avviene in modo corretto la proteina entra nel
del proteasoma (non entriamo nel dettaglio). E’ legato ad una
modificazione post-traduzionale delle proteine, per il legame dell’
ubiquitina che è un peptide piuttosto grande di 76 aa che viene legato
alla proteina mis-/unfolded e che costituisce il segnale per la
degradazione da parte del proteasoma. Questa è una struttura costituita
da diverse subunità, una subunità che riconosce la coda di poli-
ubiquitina, una subunità che denatura la proteina per inserirla in una
specie di tasca per promuoverne la degradazione proteolitica.
Ora vediamo come la cellula gestisce il lavoro delle chaperonine.
Abbiamo detto che le chaperonine si occupano della ristrutturazione delle
proteine e lo fanno in una sede particolare che è il reticolo
endoplasmatico. Nel lume del reticolo
endoplasmatico lavorano le
chaperonine per ricompattare le
proteine di nuova sintesi. Nel RE si
verificano tutti gli eventi
fondamentali relativi alla sintesi di
una proteina matura, quindi sulla
membrana del reticolo si verifica la
sintesi per presenza di poliribosomi
e all’ interno si avrà la maturazione.
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Nel caso in cui la proteina debba essere maturata a livello post-
traduzionale, si verificano modificazioni chimiche post-traduzionali e si
verifica infine il folding della sua struttura terziaria. Se questo evento è
insufficiente, la soluzione più semplice è la fuoriuscita della proteina non
foldata correttamente e il suo caricamento sul proteasoma per la sua
degradazione.
Ci sono delle situazioni fisiologiche ma anche patologiche in cui si crea
uno stress da reticolo endoplasmatico : situazione in cui c’è un forte
accumulo di proteine unfolded. Vuoi per intensa sintesi proteica, vuoi per
difficoltà delle proteine a strutturarsi (magari per la presenza di
mutazioni), si ha un forte accumulo di proteine unfolded. A questo stress
del reticolo endoplasmatico la cellula risponde fondamentalmente in due
modi :
la prima risposta (transitoria) è sulla traduzione, proprio per evitare
questo accumulo di proteine che non possono essere processate in
modo corretto.
la seconda risposta (più definitiva) riguarda l’ induzione dell’
espressione delle chaperonine, per cui sono fornite più chaperonine
per portare a compimento questo lavoro di folding delle proteine
depositate all’ interno del lume del reticolo.
(Unfolded Protein Response)
I 3 effettori più importanti dell’ UPR sono :
IRE1 (inositol requiring kinase 1)
ATF6 (activating transcription factor 6)
PERK (double-stranded RNA-activated protein kinase (PKR)-like
endoplasmic reticulum kinase) 7
IRE1 è sicuramente l’ effettore dell’ unfolded protein response più
famoso perché è stato inizialmente scoperto nel lievito, nel lievito è stato
caratterizzato e in questo è il recettore più importante dell’ UPR.
PERK media la prima risposta transitoria sulla inibizione della traduzione
delle proteine. Questa è una chinasi che fosforila il fattore della
eIF2a
traduzione che nella forma fosforilata è inattivo. Quindi si ha una
diminuzione della traduzione; effetto, però, transiente.
L’ UPR si sviluppa soprattutto attraverso l’ induzione della sintesi delle
chaperonine.
IRE1 e ATF6 mediano l’ induzione della sintesi delle chaperonine
attraverso l’ attivazione dell’ espressione di fattori specifici di trascrizione
per le chaperonine.
IRE1 è una chinasi ma, come vedremo, ha una serie di altre attività; ATF6
è un fattore di trascrizione ed è qui rappresentato che agisce sui geni per
le chaperonine come anche vi agisce IRE1, però indirettamente.
Quindi abbiamo una prima risposta mediata da PERK con inibizione della
traduzione e poi successivamente una risposta mediata da IRE1 e ATF6
con stimolazione dell’ espressione di geni per le chaperonine e quindi
produzione di chaperonine che entreranno nel reticolo endoplasmatico
attivando il folding.
Questi sono gli effetti dello stress del reticolo endoplasmatico : quando
c’è accumulo di proteine unfolded, la cellula risponde così. E’ un effetto
fisiologico che avviene normalmente. E’ molto interessante perché è
mediato da 3 e più fattori che vengono accumunati da caratteristiche
specifiche legate alla loro regione transmembrana. Questa è sensibile
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alla presenza di proteine unfolded. Qui è rappresentata per IRE1 che è
una molecola estremamente complessa ma estremamente interessante.
Nella sua forma inattiva IRE1 è un monomero costituito da una regione
transmembrana legata a una regione che entra nel lume del reticolo
endoplasmatico e da una porzione che affaccia sul citoplasma. La
regione che affaccia internamente al RE, funziona come da tasca per le
proteine unfolded, quindi aperte, che possono entrare. Quello che
succede è che in presenza di questo tipo di interazione, IRE1 attiva una
sua attività intrinseca di chinasi. Ma è una chinasi che lavora sulla
autofosforilazione
proteina stessa e quindi si ha di IRE1.
dimerizzazione
L’ autofosforilazione porta alla di IRE1 e a un
cambiamento conformazionale della regione che affaccia sul citoplasma
che è rappresentato in questa forma inattiva e in questa forma attiva.
Questa regione è responsabile di un’ attività endonucleolitica, in
particolare un’ attività rivolta verso gli RNA.
Quindi IRE1 funziona da sensore delle proteine unfolded, funziona da
chinasi per cui tramite autofosforilazione ha un cambio strutturale e una
dimerizzazione e funziona da RNAasi.
Il target di questa attività RNAasica è una proteina presente nel
citoplasma che ha come prodotto un fattore di trascrizione per le
chaperonine. Nel lievito il trascritto si chiama Hac1, nei mammiferi
XBP1. Questo trascritto in assenza di proteine unfolded e quindi in
assenza di stress del reticolo endoplasmatico è presente in una forma
inattiva; il loop rappresentato in figura sta a rappresentare la non
traduzione di questo messaggero. 9
Quando si ha lo stress del reticolo, l’ accumulo di proteine unfolded va a
segnalare la porzione interna di IRE1 che dimerizza. La dimerizzazione e
l’ autofosforilazione attivano il suo dominio RNAasico che va a lavorare
sul messaggero andando a rimuoverne una piccola porzione che è un
piccolo introne. A questo punto viene liberato il messaggero che può
essere tr