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La morte dei linfociti T nel timo a causa di ciò è superiore al 90%. Questo processo garantisce
un’elevata efficienza. Vengono sintetizzati anche i co-recettori, prima entrambi poi si
seleziona uno. La selezione e l’affinità non è casuale. Nel timo si
gioca una situazione importante per l’organismo. I linfociti T che
si legano ad antigeni propri sono eliminati, così come quelli che
si legano o troppo fortemente o troppo poco agli MHC. I linfociti
T che vanno in periferia devono avere la capacità di legarsi a
MHC ma deve essere un’affinità bassa (per rendere più forte il legame sono necessarie ulteriori
molecole). In questa fase le cellule che hanno TCR che o non si legano a MHC o si legano troppo
forte vanno in apoptosi. Restano quelli con debole affinità e sono quelli con CD4 e CD8. Sarà
premiata l’affinità migliore di uno dei due recettori con l’MHC. Il CD4 interagisce con MHC di classe
II, il CD8 invece interagisce più fortemente con MHC di classe I. Questo fa sì che alla fine la
selezione sia doppia (all’MHC e del CD4/CD8 alla classe di MHC). Alla fine ad uscire è o un CD4 o
un CD8. Se qualcosa va storto qui vengono fuori malattie autoimmunitarie.
-Tolleranza centrale per i linfociti T
Allo stadio di doppio positivo i timociti sono sottoposti a due processi di selezione, selezione
positiva e selezione negativa, che avvengono sulla base dell’affinità del TCR per le molecole MHC-
Ag self. Durante la selezione positiva i timociti doppi positivi il cui TCR riconosce con media affinità
il complesso MHC-Ag Self, espresso dalle cellule epitelio-reticolari, sono selezionate positivamente
e sono risparmiate dall’apoptosi. La selezione positiva conferisce ai linfociti T la restrizione da
MHC, cioè la capacità di riconoscere l’antigene legato a MHC. i timociti sopravvissuti alla selezione
positiva vanno in contro a selezione negativa durante la quale i timociti con alta affinità per il
complesso MHC-Ag self espresso da macrofagi e cellule dendritiche, sono eliminati per apoptosi.
La selezione negativa assicura la tolleranza agli antigeni self associati alle molecole MHC self.
È presente un fattore di trascrizione (AIRE, AutoImmune
Regulator) che fa esprimere alle cellule del timo tutti gli antigeni
possibili del corpo umano, anche di altri tessuti, che i linfociti T
inevitabilmente incontreranno nel loro viaggio. Se non avessero
ricevuto questa istruzione i linfociti T potrebbero attaccare le
nostre strutture. Chi non è adeguato a questo processo va in apoptosi.
-Immunità acquisita
Il linfocita T ha bisogno di molto aiuto per interagire con l’antigene. Il linfocita T resta attaccato
all’antigene che gli presenta MHC anche un paio di giorni. Per avere la risposta finale abbiamo
bisogno di antigene, complessi maggiori di istocompatibilità, classi 1 e 2, citochine.
L’antigene è una molecola che non appartiene al nostro organismo e quando entra in contatto col
nostro organismo stimola il sistema immunitario. Non tutte le sostanze estranee stimolano il nostro
sistema immunitario. Gli antigeni sono generalmente sostanze estranee all'organismo (batteri,
virus, molecole presenti sui globuli rossi di altri individui, farmaci ecc.). È possibile però che anche
costituenti propri dell'organismo funzionino da antigeni (si parla di autoantigeni) con conseguente
produzione di autoanticorpi, meccanismo che sta alla base di molte malattie autoimmuni. Le
proteine sono molto immunogene e devono avere caratteristiche specifiche per stimolare il SI. Il
PM deve essere maggiore di 6000. Quelle piccole sfuggono al SI. I polisaccaridi possono essere
immunogene. Poco immunogene sono i lipidi, così come gli acidi nucleici, ma aiutano altre
molecole ad avere e acquisire questa capacità. L’antigene che i T riconoscono è solo proteico
grazie al legame con MHC (gli MHC di classe 1 sono presenti in tutte le cellule nucleate; MHC di
classe 2 solo in cellule che presentano l’antigene). L’APTENE è una molecola priva di potere
immunogeno. Il nostro organismo deve avere dei sistemi di RICONOSCIMENTO e di CATTURA
dell'ANTIGENE per poter far partire la risposta immunitaria UMORALE (ANTICORPI) e CELLULO-
MEDIATA (CITOTOSSICA). Una classe molto importante di molecole deputate a questo compito
sono i COMPLESSI MAGGIORI DI ISTOCOMPATIBILITA' (MHC, MAJOR HISTOCOMPATIBILITY
COMPLEX) di classe 1 e 2 (MHC 1 e MHC 2) conosciuti anche come HLA (Human Leukocyte
Antigen). Tutte le cellule NUCLEATE hanno le molecole MHC 1 mentre i complessi MHC 2 sono
presenti solo sulle CELLULE CHE PRESENTANO L'ANTIGENE (ANTIGEN PRESENTING
CELLS, APC). I MHC 1 e 2 a loro volta interagiscono prevalentemente con 2 classi differenti di
Linfociti T, i LINFOCITI T HELPER o CD4+ E I LINFOCITI T CITOTOSSICI o CD8+ che evocano la
risposta UMORALE e CELLULO-MEDIATA rispettivamente.
L’antigene è portato dove ci sono molti linfociti, così può incontrare le molecole necessarie per far
scattare il meccanismo di difesa immunitaria. Il compito di presentazione dell’antigene è svolto
dalle APC, cellule che presentano antigene, e sono: cellule dendritiche che trasportano gli antigeni
tramite i vasi linfatici ai linfonodi; macrofagi e linfociti B (che svolgono questo ruolo in situazioni
particolari). Se abbiamo un microbo che penetra l’epitelio, esso è catturato da una cellula
dendritica (che contemporaneamente inizia a produrre interleuchine, provoca infiammazione acuta
e così via; il tutto avviene in contemporanea, di conseguenza avvia l’immunità naturale) che migra
nei tessuti linfoidi e inizia così la risposta acquisita che impiega più tempo dell’immunità naturale
ad attivarsi. Così l’immunità naturale copre il tempo che impiega la specifica ad attivarsi. Le APC
sono presenti a livello della cute e delle mucose (cellule dendritiche) e negli organi linfoidi
secondari (linfonodi, milza, tessuto linfoide associato alla cute e alle mucose). Le APC, cellule che
presentano l'Antigene, sono i macrofagi, sia quelli fissi del sistema Reticolo Istiocitario, sia quelli
che derivano dai monociti del sangue circolante e possono uscire dai vasi e migrare nei tessuti.
Oltre ai macrofagi sono attive come APC le cellule dendritiche, presenti a livello dalla cute e delle
mucose e in altri tessuti e anche all'interno dei linfonodi e nel tessuto linfoide degli organi linfoidi
secondari. Agiscono come APC anche i Linfociti B. La linfa e il circolo linfatico assicurano un
continuo ricircolo di cellule e antigeni e i linfonodi, la milza e il tessuto linfatico presente
nell'organismo garantiscono che avvenga l'incontro e la processazione dell'antigene che darà il via
alla risposta immunitaria.
Le cellule APC più potenti sono le dendritiche. Negli epiteli prendono il nome di cellule del
Langherans. A livello della cute, sono dette cellule “immature” perché esprimono recettori di
tipo Toll o recettori per il mannosio, che inducono l'espressione di citochine (TNF e IL-1) che
inducono un cambiamento fenotipico delle cellule dendritiche che diventano “mature” e migrano
attraverso la linfa ai linfonodi regionali dove aumenta la loro espressione di molecole MHC e la
loro capacità di stimolare la risposta dei linfociti T. Questa migrazione è permessa dal fatto che
quando la cellula dendritica si è attivata, perde adesività verso le cellule epiteliali ed esprime il
recettore CCR7, una chemochina prodotta a livello delle cellule endoteliali linfatiche che guida le
cellule dendritiche ai linfonodi. Qui le cellule APC diventeranno capaci di stimolare i Linfociti T e di
interagire con il TCR. Gli antigeni possono essere catturati delle cellule dendritiche nelle loro
diverse forme ed essere fagocitati oppure assunti per pinocitosi se sono solubili. Gli antigeni
solubili presenti nel circolo sanguigno vengono invece catturati e processati soprattutto nella milza.
I linfociti CD8 sono detti CITOTOSSICI perché uccidono antigeni che gli sono complementari.
Questo è importante come difesa da virus.
In base al fatto che una delle due classi di MHC (classe 1 o 2) presentano l’antigene, viene attivato
uno dei due sottogruppi di linfociti T (citotossici o helper). Le vie distinte predispongono il tipo di
attivazione linfocitaria.
-MHC
Sono proteine di membrana. Gli MHC di classe 1 sono su tutte le cellule nucleate, le 2 solo nelle
ABC (cellule dendritiche, macrofagi e linfociti B). Le 1 interagiscono con CD8, le 2 con CD4
(linfociti t helper). Abbiamo varietà di struttura in MHC. La selezione ha premiato i geni che
codificano per MHC di classe 1 e 2 altamente polimorfici (che possono essere presenti in molte
varianti alleliche). Sono chiamati anche HLA (a, b, c classe 1; p, q, r di classe 2). Le HLA abc sono
poco espresse dal tessuto nervoso, da ghiandole endocrine, muscoli e spermatozoi. Le MHC sono
codificate da geni HLA.
• MHC di classe I Hanno una catena aiutata a stare sulla membrana da una
molecola di appoggio che è β-2-microglobulina. L’MHC ha
una piccola porzione intracitoplasmatica. I domini esterni
sono importanti e tra essi abbiamo la tasca in cui è
montato l’antigene, la porzione che interagisce con CD8,
siti di legame con TCR. La β-2-microglobulina è una
proteina stabilizzatrice; è costituita da 99 amminoacidi e possiede un ponte disolfuro, non
fa parte dei geni HLA, non è polimorfica, presenta un'alta omologia tra le specie, si associa
al domino α3 della catena α, e stabilisce contatti col piano a foglietti β dei domini α1 e α2.
E' indispensabile perché la catena α sia stabile sulla membrana. Se non c'è la β-2
microglobulina la catena α non viene espressa sulla membrana.
I punti di più variabilità sono nella tasca di legame e nei punti di legame con TCR. Il
polimorfismo è generato dal fatto che evolutivamente parlando è stata premiata la diversità
allelica (non c’è ricombinazione somatica). Nella tasca degli MHC di classe 1 alloggiano
peptidi di 8-11 aminoacidi. Un MHC non presenta un solo peptide ma diversi perché i siti
nella tasca non legano tutti gli aminoacidi, ma alcuni si e altri no. Quindi presenta più
frammenti antigenici e così si abbiamo un numero maggiore di interazioni con più linfociti T.
• MHC di classe II Hanno due catene (una α e una β). Abbiamo 4
REGIONI: il dominio di legame con CD4, sito che lega
TCR, sito che lega l’antigene e il sito di ancoraggio a
membrana. La tasca alloggia 10-30 aa. Il legame è
comunque promiscuo. Sono espressi costitutivamente
in cellule dendritiche, cellule del Langerhans, cellule
epiteliali timiche e linfocit