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ATMOSFERA DI COTTURA
COMBUSTIONE: combinazione dell’ossigeno presente nell’aria atmosferica con gli elementi C e H contenuti nei
“combustibili”:
Abbondante presenza di ossigeno (buon ingresso di aria e quindi buon tiraggio, unito ad un combustibile
asciutto) LA COMBUSTIONE È COMPLETA (tutto il C e tutto l’H si combinano con l’ossigeno dell’aria).
2+
L’atmosfera che si sviluppa all’interno del forno è “ossidante” (O prevalente). Il Fe presente nell’argilla
3+
si ossida a Fe formando ematite (Fe O ). La ceramica ottenuta presenterà colore dal giallo al rosso-
2 3
mattone.
Tiraggio scarso e combustibile umido LA COMBUSTIONE È INCOMPLETA. L’atmosfera che si sviluppa
all’interno del forno è “riducente” (H e C, che sono gas riducenti, vengono ossidati solo parzialmente). Il
3+ 2+
Fe si riduce a Fe formando magnetite (Fe O ). La ceramica presenterà colore bruno scuro o nero.
3 4
TRASFORMAZIONI CHIMICO-FISICHE IN COTTURA
T ambiente - 200° C: eliminazione dell’acqua d’impasto residua e anche di gran parte dell’acqua
interstrato.
300° - 600° C: combustione delle sostanze organiche (eliminate per la maggior parte sotto forma di CO ).
2
450° - 800° C: decomposizione dei minerali argillosi e la liberazione dell’acqua chimicamente combinata. Il
caolino si trasforma in metacaolinite: Al2O3 2SiO2 2H2O ® Al2O3 2SiO2 + 2H2O
700°-800° C: decomposizione dei carbonati eventualmente presenti con liberazione di CO 2 (CaCO > CaO +
3
CO ). Gli ossidi di calcio e magnesio residui si combinano con i relitti dei minerali argillosi, con il quarzo e
2
con gli ossidi di ferro, dando luogo allo sviluppo di minerali di neoformazione (wollastonite, gehlenite,
diopside, anortite). Via via che dalla dissociazione dei carbonati si sviluppa in quantità crescente l’ossido di
calcio, le reazioni si intensificano, aumenta la cementazione dei granuli minerali e diminuisce la porosità.
L’emissione di CO e H O provoca la porosità dei prodotti cotti a questa temperatura (terrecotte).
2 2
Contemporaneamente gli ossidi metallici liberatisi reagiscono con SiO e Al O formando silicati
2 2 3
bassofondenti
>1000° C: inizia la fusione dei feldspati; si forma un vetro che avvolge i granuli minerali ancora solidi e li
ravvicina tra loro, con conseguente annullamento della porosità e compattazione del prodotto. Si osserva
un ritiro del prodotto ceramico del 2-4%. Sopra 1000°C i silico-alluminati iniziano a rammollirsi e a fondere
formando un vetro (vetrificazione). A 1400°C la massa vetrosa risulta ben distribuita ed omogenea ed
impartisce al manufatto elevata durezza. A questa temperatura si cuociono i prodotti ceramici di maggior
pregio come le porcellane e le ceramiche dure.
La temperatura finale determina le proprietà del manufatto ceramico ed in particolare, si nota che, al crescere
della temperatura:
la porosità diminuisce, rendendo il materiale più lucido,
l’impermeabilità aumenta,
la vetrificazione, cioè il passaggio ad una struttura vetrosa, aumenta,
la resistenza meccanica aumenta,
il volume diminuisce a seguito della contrazione delle particelle.
I due punti critici della cottura sono la temperatura e l’atmosfera. Per quanto riguarda la temperatura, si è visto
che al su o aumentare, si ottengono manufatti dalle caratteristiche diverse, sia in termini tecnologici, sia in termini
cromatici. Con atmosfera di cottura si intende per lo più la presenza o assenza di specie ossidanti quali l’ossigeno.
L’effetto dell’ossigeno, presente nell’aria per un terzo del totale, è quello di ossidare le sostanze minerali presenti
nel minerale argilloso e di degradare il materiale organico eventualmente presente fino a eliminarlo.
C + O CO
→
2 2
2+ 3+
Fe + O Fe
→
2 3+
In atmosfera ricca di aria (o ossidante) si ha quindi lo sviluppo del colore rosso dovuto al Fe ; in atmosfera povera
di ossigeno e ricca di vapore acqueo o monossido di carbonio (CO), un’atmosfera riducente, si ha invece la
formazione di colore nero dovuto al Fe2+ e all’incompleta combustione delle sostanze organiche
Fe O + CO FeO · Fe O (Magnetite)
→
2 3 2 3
DIFETTI IN COTTURA
CUORE NERO: fenomeno che produce una colorazione nerastra al centro del manufatto è dovuto a reazioni di
riduzione dei composti del ferro e delle sostanze organiche: infatti se l’ambiente di cottura è riducente, l’CO
proveniente dalla incompleta combustione delle materie organiche, non avendo a disposizione sufficiente O per
trasformarsi in CO , provoca in parte la formazione di C sotto forma di “grafite”. Quest’ultima, non riuscendo a
2
bruciare completamente, produce la zona nerastra. Tale zona è spesso presente nei reperti archeologici,
soprattutto in quelli preistorici, nella ceramica cosiddetta domestica e nei manufatti dalla parete molto spessa.
I FORNI DI COTTURA ANTICHI
1.Trattandosi di costruzioni rudimentali, realizzate senza l’osservanza di regole tecniche precise, variano
profondamente per cui è ben raro trovarne due uguali.
2. Le fornaci che gli scavi hanno riportato alla luce sono quasi sempre notevolmente danneggiate e incomplete, per
cui risulta ben difficile poter risalire alla struttura originaria.
In generale, la cottura dei manufatti può avvenire a diretto contatto con il combustibile (“focolare all’aperto”)
oppure in un vano nettamente separato (“fornace vera e propria”).
TIPOLOGIE DI FORNACE
1. Cottura in superficie. 700 ºC.
2. Cottura in fossa. Migliore conservazione del calore.
3. Cottura coperta superficiale.
4. Cottura coperta in fossa.
5. Cottura coperta superficiale con ventilazione laterale.
6. Fornace coperta superficiale con ventilazione dal basso.
7. Fornace a camera doppia (I).
8. Fornace a camera doppia (II).
FOCOLARE ALL’APERTO
Termine adottato per indicare un’area circoscritta, a cielo libero e senza alcuna struttura fissa, dove i manufatti
fittili vengono cotti a contatto diretto con il combustibile incandescente. All’interno di una fossa poco profonda, i
manufatti da cuocere sono posti sopra uno strato di combustibile (rami secchi, canne, carbone di legna, o altro
materiale facilmente reperibile sul posto) e poi ricoperti da altro combustibile, insieme a zolle di terra, masserelle
di argilla, sterco bovino, etc., per assicurare un seppur minimo isolamento termico.
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Focolare all’aperto Le irregolarità nel tiraggio, la bassa temperatura e il calore non uniforme producono terrecotte
di basso livello qualitativo e provocano una notevole percentuale di scarti.
FORNACI
1. Minore dispersione di calore
2. Migliore controllo del tiraggio Manufatti qualitativamente migliori
3. Temperatura più elevata
Le fornaci usate nell’antichità sono:
a funzionamento intermittente (intervallo di tempo tra una cottura e la successiva onde permettere il
carico e lo scarico dei manufatti)
a fiamma diretta: i prodotti della combustione (gas caldi, fiamme, fumi, ceneri) penetrano dentro la
camera di cottura, circolando liberamente a contatto diretto con i manufatti da cuocere.
A seconda di come avviene la circolazione dell’aria comburente, si distinguono:
fornaci verticali
b. fornaci orizzontali
La fornace verticale è composta da una parte inferiore, ove avviene il processo di combustione (camera di
combustione), e da una parte superiore dove sono posti i manufatti da cuocere (camera di cottura). Dalla camera di
combustione il calore si propaga verso la sovrastante camera di cottura attraverso un piano forato. La camera di
cottura è munita di volta, che può essere temporanea (costituita da zolle erbacee e argillose) oppure stabile
(costituita da mattoni pieni) ed è provvista di aperture comunicanti con l’esterno attraverso cui avviene il tiraggio.
Sono rari i casi di fornaci riportate alla luce con la volta intatta.
Nella fornace orizzontale la camera di cottura è munita di volta chiusa, senza alcuna apertura, e il tiraggio avviene
attraverso il camino, costruito in fondo alla camera stessa. Dalla camera di combustione, sita all’ingresso della
fornace, i gas caldi si spingono naturalmente verso l’alto, ma non trovando alcuna possibilità di uscire sono
costretti a deviare verso il basso, richiamati dal tiraggio del camino situato in fondo alla fornace. Di conseguenza i
gas caldi e gli altri prodotti della combustione seguono nella camera di cottura un percorso grossomodo orizzontale,
prima di avviarsi all’esterno attraverso il camino. Nota in Oriente dagli albori della civiltà, la fornace orizzontale è
rimasta pressoché sconosciuta in Occidente sino ai tempi moderni.
FORNI DI COTTURA USATI NELL’INDUSTRIA CERAMICA MODERNA
Si tratta di forni continui costituiti da una galleria, percorsa dal prodotto in cottura. I bruciatori sono ubicati nella
parte mediana. I prodotti della combustione percorrono il forno in direzione dell’ingresso, e quindi in
controcorrente rispetto al materiale, provvedendo al suo preriscaldamento. La parte terminale del forno è la zona
di raffreddamento. La curva termica viene scelta tenendo conto delle trasformazioni che avvengono durante la
cottura e il ciclo, anche come durata, è stabilito in modo che venga assicurata una temperatura sufficientemente
omogenea all’interno di tutto il forno. I principali forni utilizzati sono:
Forno a tunnel (a carrelli)
Forno a rulli
Forno a camera
APPLICAZIONE DEI RIVESTIMENTI
Un manufatto al quale non venga applicato alcun rivestimento dopo cottura prende il nome di “TERRACOTTA”. Si
tratta di un prodotto fortemente poroso, assolutamente privo di compattezza, dalla superficie grezza, ruvida e
opaca. Sin dai tempi più antichi i vasai hanno quindi cercato di rendere impermeabili i recipienti, ricoprendoli con
un rivestimento che al tempo stesso annullasse gli effetti della porosità e migliorasse l’aspetto estetico.
È indispensabile che argilla e rivestimento si dilatino durante la cottura e si restringano durante il raffreddamento
in maniera armonica, altrimenti il rivestimento si distaccherebbe dal sottostante corpo ceramico.
In molti prodotti ceramici la superficie è ricoperta con un rivestimento che ha lo scopo di migliorare l’aspetto
estetico (può