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DISPERSIONE SCOLASTICA
La dispersione scolastica è un fenomeno che riguarda l’abbandono precoce degli studi,
prima del completamento del percorso scolastico. L’età adolescenziale è un’età complessa
in cui l’individuo va costruendo la sua identità ed è mosso dalla ricerca di autonomia e dal
desiderio di ribellione verso i genitori e le istituzioni in genere, tra cui anche la scuola.
Questi aspetti, se aggravati da un contesto di vita degradato, possono porre le basi per
l’abbandono scolastico. In Italia questo fenomeno è infatti tutt’oggi molto diffuso soprattutto
in contesti svantaggiati dal punto di vista socio-economico. I giovani che abbandonano
precocemente la scuola finiscono per entrare nel giro del lavoro minorile o finiscono per
vivere ai margini della società con il rischio di sviluppare forme di devianza giovanile o
criminalità. Accanto a questo fenomeno vi è però anche quello della disaffezione
scolastica, accompagnata da demotivazione e disinteresse verso l’apprendimento a causa
dell’insuccesso scolastico, che si verifica quando gli studenti non riescono ad esprimere il
proprio potenziale e quindi a soddisfare i propri bisogni formativi.
In entrambi questi casi è importante intervenire in senso preventivo e considerare gli
alunni nella loro globalità, tenendo conto sia del contesto in cui si inseriscono, sia delle
risorse e dei limiti personali. EDUCARE ALLA LEGALITÀ
In Italia, nel corso degli ultimi anni, si è assistito alla nascita graduale di una grave crisi
della legalità: è venuto meno il sistema dei valori, il senso civico e spesso anche morale.
Il disagio giovanile tipico dell’adolescenza e il sempre più diffuso disadattamento
famigliare allontanano spesso i giovani dalla via della legalità, spingendoli verso il rischio
di devianza e delinquenza. Spesso la città è vissuta dai giovani stessi come ricca di confini
invalicabili a causa di spazi pubblici malfrequentati e di situazioni di vita quotidiana ritenute
pericolose a causa di sintomi di disagio sociale, come il bullismo dentro e fuori dalle
scuole. La sicurezza diventa quindi un bene comune che va costruito insieme e tutelato,
attraverso una partecipazione responsabile alla vita della propria città. Il progetto “Io
rispetto attivamente” nasce dalla consapevolezza che la scuola riveste un ruolo centrale
nella diffusione tra i giovani della cultura della legalità e del valore della convivenza civile.
La scuola è infatti il primo contesto in cui i ragazzi incontrano le leggi, nella veste di regole
disciplinari, e lo Stato sotto forma di istituzione scolastica. Apprendere il rispetto in un
contesto strutturato dove regole e ruoli sociali sono altamente formalizzati sia per i ragazzi
che per gli adulti che interagiscono con loro, permette di sperimentarsi in un contesto
protetto e di porre le basi per lo sviluppo di sé come persona autonoma, responsabile e
capace di difendere i propri diritti e quelli degli altri.
EDUCAZIONE SESSUALE
La sfera sessuale ed emozionale-affettiva riveste un’importanza fondamentale nello
sviluppo dell’individuo, soprattutto nelle fasi di vita della preadolescenza e adolescenza, in
cui i ragazzi cominciano a definire le proprie scelte sociali in autonomia.
L’educazione alla sessualità a scuola deve superare la visione esclusivamente igienico-
sanitaria e valorizzare lo sviluppo del benessere psicofisico e delle capacità relazionali
dell’adolescente.
Educare alla sessualità non vuol dire infatti soltanto stimolare i ragazzi ad una graduale
presa di coscienza delle caratteristiche fisiologiche dei due sessi, ma estendere questa
consapevolezza anche agli aspetti socio-affettivi aiutando i ragazzi ad acquisire
consapevolezza delle emozioni proprie e altrui. In questa prospettiva risulta fondamentale
fornire ai giovani la possibilità di confrontarsi apertamente e riflettere in un clima di fiducia,
per evitare che si chiudano in modo difensivo e rigido riguardo la sfera sessuale o
soddisfino il loro desiderio di conoscenza senza l’accompagnamento di un adulto tramite
fonti non sempre attendibili come i siti internet.
Il presente progetto ha lo scopo di affiancarsi al programma di scienze umane, il quale
offre spunti significativi per iniziare a parlare di sessualità fin dai primi anni della scuola
secondaria di primo grado, contribuendo con interventi di valorizzazione del benessere
psicofisico e affettivo e di sviluppo delle competenze comunicative e relazionali
dell’adolescente. EMERGENZA UMANITARIA
Dopo il 2011, con la cosiddetta “Emergenza Nord Africa”, l’isola di Lampedusa è divenuta
luogo di approdo di forti ondate migratorie che giungo ogni giorno dai paesi in crisi. Tra i
tanti migranti in arrivo si nota per la sua dimensione e problematicità il gruppo dei
giovanissimi, adolescenti e bambini, non accompagnati che sono riusciti a fuggire dai
conflitti e dalla povertà alla ricerca di un futuro migliore in Europa per aiutare le famiglie
rimaste nel paese di origine. Questi bambini e ragazzi portano con sé il peso delle
sofferenze affrontate nel viaggio, dell’ansia per il futuro e dei sensi di colpa per essere
sopravvissuti o per non sentirsi in grado di aiutare a distanza i familiari.
Per aiutare i minori ad integrarsi con successo occorre accoglierli, comprendere le ragioni
che li hanno indotti al viaggio e guidarli nella realizzazione del loro progetto. Per fare
questo è importante intervenire tempestivamente dopo l’avvenuto sbarco per evitare che
fuggano o finiscano preda di reclutamenti nei traffici illegali o nella prostituzione. Dopo il
soddisfacimento dei bisogni primari e l’inserimento nei centri di accoglienza, è
fondamentale che ci sia un’attenzione particolare alla situazione psicologica di bambini e
ragazzi e successivamente l’assistenza legale necessaria.
Il progetto “Il faro di Lampedusa” si propone quindi di mettere il minore in sicurezza e di
intervenire attraverso un’accoglienza che mitighi i sintomi post-traumatici dovuti al viaggio
e l’isolamento sociale, facilitando la realizzazione dei progetti di ognuno attraverso la
costruzione di opportunità di resilienza e un orientamento accurato sulla base delle
competenze personali rilevate. EX-DETENUTI
L’inclusione sociale degli ex-detenuti si presenta oggi come un problema particolarmente
complesso, in quanto la gestione del reinserimento si scontra non solo con le normali
difficoltà legate ai pregiudizi sociali e ai vincoli istituzionali che perpetuano le condizioni di
esclusione sociale, ma anche con le attuali difficili dinamiche del mercato del lavoro. È
infatti generalmente il lavoro lo strumento principale nel trattamento rieducativo dell’ex-
detenuto, tuttavia, affinché sia realmente efficace nel perseguire il fine di reinserimento
nella società, non è sufficiente l’offerta di una qualsiasi opportunità lavorativa. Queste
persone hanno infatti spesso sviluppato un’incapacità personale nel riconoscere le proprie
abilità e competenze e questo fattore impedisce la valorizzazione di se stessi e la
possibilità di vedersi come risorsa per gli altri.
Uno degli obiettivi principali del progetto “Work in progress…” è quello di restituire ai
destinatari l’autostima e la motivazione attraverso un percorso di rieducazione cognitivo-
emozionale, di orientamento, di supporto sociale e di inserimento lavorativo. Inoltre si darà
così ai partecipanti la possibilità di frequentare un ambiente positivo che favorisca un
passaggio graduale dallo stato di detenzione a quello di libertà.
FAMIGLIE CON PAZIENTI PSICOTICI
L’esordio dei disturbi psicotici avviene generalmente durante l’adolescenza o nel periodo
di transizione all’età adulta, proprio nella fase in cui i genitori sviluppano grandi aspettative
verso il futuro e l’autonomia dei figli. La maggior parte dei giovani pazienti risiede ancora
presso la casa di famiglia, per cui la responsabilità ed il supporto spettano tipicamente ai
familiari che devono prolungare il loro ruolo di caregiver ridefinendo le loro aspettative e il
loro stile di vita.
Nell’ambito dell’intervento con pazienti psicotici le ricerche mostrano l’importanza di
attuare adeguati interventi di psicoeducazione e sostegno rivolti alle famiglie, al fine di
migliorare le capacità di gestione della malattia e di ridurre il suo impatto sulla qualità della
vita.
Numerosi studi hanno infatti dimostrato come i parenti riportino un forte carico di stress,
ansia, depressione, bassa qualità della vita percepita, ridotto supporto sociale e problemi
economici.
Solitamente il carico familiare è tanto maggiore quanto è severa la gravità dei sintomi,
mentre tende a diminuire nel caso i parenti percepiscano una possibilità di controllo sulla
malattia, la presenza di supporto emotivo e mettano in atto strategie di coping adattive.
Il progetto “Alleanza” si propone di attuare programmi di intervento nelle fasi iniziali del
disturbo con lo scopo di fornire alle famiglie informazioni corrette e complete sulla malattia
del figlio, attivare una rete di supporto sociale ed emotivo e sviluppare abilità di coping e
problem solving. GENITORIALITÀ
L’acquisizione dello status di genitore comporta l’acquisizione di nuove responsabilità
sociali ed educative. Esercitare una buona genitorialità non è compito facile, ma il risultato
di un complesso processo che comporta la disponibilità a modificare il proprio stile di vita e
risente dello stile relazionale, della qualità del rapporto con il partner e di influenze
culturali.
Il bisogno di una genitorialità consapevole si pone sempre più come caratteristica delle
famiglie di oggi: i genitori cercano interlocutori validi per la soluzione di problemi quotidiani
e per l’educazione dei propri figli, che siano in grado di accogliere i loro dubbi senza dare
giudizi e che non entrino in conflitto con loro. I servizi alla prima infanzia rappresentano un
luogo privilegiato per rispondere ai bisogni delle famiglie attraverso la creazione di una
rete di supporto alla genitorialità, la valorizzazione dei saperi e delle competenze delle
famiglie stesse e professionisti in grado di offrire risposte personalizzate alle loro richieste.
IMMIGRATI E FORMAZIONE PROFESSIONALE
Il fenomeno dell’immigrazione nell’ultimo decennio si pone come un tratto ormai
consolidato in Italia, ma al tempo stesso rappresenta una sfida ancora attuale ponendosi
al centro del dibattito politico in quanto difficilmente traducibile in interventi realmente
efficaci per l’integrazione.
Di pa