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L’ipotesi che il tasso d’interesse rimanga invariato in un intervallo non sempre si verifica in pratica. Tale
assunzione si può sostituire con l’assunto che nel tempo si osservino diversi tassi d’interesse i , che
k
rimangono costanti lungo il periodo di lunghezza k.
In questa ipotesi allora abbiamo che, in interesse semplice I è uguale a:
( ) ( )
∑ ∑
[ ]
In regime di interesse composto abbiamo che: ∏( )
L’ipotesi che il potere della moneta rimanga inalterato nel tempo è inverosimile. Il tasso i è in effetti un
tasso apparente (nominale) in quanto gli importi monetari non conservano in generale il potere di acquisto
che avevano all’istante t. Se tale degradazione del potere d’acquisto della moneta si manifesta a un tasso
uniperiodale costante g, all’epoca t per avere lo stesso potere d’acquisto offerto dalla somma C all’epoca t
0 0
si deve disporre della somma ( )
Indicato i il tasso di interesse reale, cioè quello che tiene conto della perdita del potere d’acquisto della
r
moneta, il montante può essere scritto come:
( ) ( )( )
Da qui possiamo calcolare direttamente il tasso di interesse reale come:
Possiamo quindi notare che:
Se il tasso di inflazione è maggiore del tasso nominale allora il tasso reale sarà negativo
Se si trascura il prodotto allora il tasso reale è la differenza tra il tasso nominale e l’inflazione
Il tasso d’inflazione varia nel tempo, ma si può calcolare un tasso medio relativamente a un periodo di
tempo.
Indicato con p l’indice dei prezzi al consumo il tasso di inflazione relativo è:
i
E il tasso medio di inflazione è: ( )
Per rischio di cambio s’intende la possibilità di subire perdite a causa della traduzione di un importo
espresso in una certa valuta in un importo denominato in una valuta diversa. Il tasso di cambio rappresenta
il prezzo di una delle due valute utilizzando l’altra valuta come unità di conto.
Il tasso di cambio nei confronti di una valuta è semplicemente il reciproco del tasso di cambio prendendo
l’altra valuta come unità di conto.
Il tasso effettivo uniperiodale dell’operazione di investimento in valuta estera è il tasso che risolve
l’equazione: ( )
( ) α.
Supponiamo inoltre che il tasso di cambio vari in base ad un tasso uniperiodale che indicheremo con In
questa ipotesi il tasso di rendimento diventa la soluzione di questa equazione:
( )
( ) ( )
Il tasso effettivo risulta quindi:
Alcune considerazioni:
Se α > 0, allora la moneta si rivaluta, quindi i < i e quindi in questo caso vi è una diminuzione del
eff F
tasso di costo di un indebitamento in valuta, ma anche un guadagno effettivo di un investimento.
se α < 0, allora la moneta si svaluta, quindi siamo nel caso contrario a prima, dove aumenta il
guadagno, ma anche il tasso di costo di un indebitamento in valuta.
Consideriamo una particolare operazione finanziaria che consiste nello scambio di un unico importo
monetario contro la corresponsione di un insieme di pagamenti esigibili a scadenze prefissate. Chiamiamo
rendita questo insieme finito o infinito di pagamenti e rata l’ammontare monetario di ciascun pagamento.
Definiamo:
Periodo (o intervallo di pagamento), l’intervallo di tempo fra due rate consecutive (di solito è
costante).
Durata, l’intervallo di tempo fra l’inizio del primo periodo e la fine dell’ultimo.
Ora classifichiamo le rendite:
1. Anticipate: se il pagamento avviene all’inizio di ogni periodo
2. Posticipate: se il pagamento avviene alla fine di ogni periodo
3. Continue: se l’ampiezza del periodo tende ad annullarsi
4. Aleatorie: se il pagamento delle rate avviene subordinatamente al verificarsi di eventi aleatori
5. Certe: se il pagamento delle singole rate avviene con certezza e non dipende dal verificarsi di eventi
aleatori
6. Costanti: se gli importi delle rate non variano nel tempo
7. Variabili: se le rate non sono costanti
8. Temporanee o perpetue: rispettivamente se la durata della rendita è finita o non
9. Immediate: se il primo pagamento avviene all’inizio o alla fine del primo periodo
10. Differite: se il primo pagamento è successivo al primo periodo.
Se l’importo che si ritiene equo scambiare contro l’insieme di pagamenti è previsto in un epoca non
successiva all’epoca del primo pagamento, allora tale importo è detto valore attuale della rendita; se invece
l’importo è previsto in un’epoca non antecedente l’ultimo pagamento, allora s dice montante della rendita.
Il valore attuale della rendita è la somma dei valori attuali di tutte le rate:
( )
∑ ( )
Analogamente il montante è dato dalla somma dei montanti finali di tutte le rate:
( )
∑
Le rate di una rendita si possono intendere come le rate di ammortamento di un debito di entità pari al
valore attuale delle rate.
Sono rendite le cui rate hanno importo costante e possono essere anticipate o posticipate. Di seguito le
formule per calcolare il valore attuale e il montante di tali rendite.
Rendite posticipate: ( )
( )
Rendite anticipate: ( )
( )
̈ ̈ ( ) ( )
̈ ̈
Rendite differite: ( )
( ) ( )
Un’operazione di leasing prevede che un’azienda (locatrice) ceda in locazione a un’altra azienda (locataria)
un bene strumentale, mobile o immobile, per un prefissato periodo di tempo. Il bene viene ovviamente
ceduto contro la corresponsione di determinati canoni e al momento della scadenza del contratto è a volte
prevista la possibilità, per l’azienda locataria, di riscattare il bene in uso mediante il versamento di una
somma che è pari a una percentuale prefissata del valore del bene al momento dell’acquisto.
Inizialmente è nato come leasing operativo, cioè operazione di locazione di beni industriali il cui costo era
troppo elevato per essere acquistati dalle imprese. Il leasing operativo vede il locatore come casa
produttrice stessa, il quale offre assistenza e supporti tecnici.
Successivamente la gamma di prodotti concessi con un leasing è aumentata, portando alla nascita di
imprese finanziarie che gestiscono i rapporti tra casa produttrice e società richiedenti.
Per le società finanziaria il costo di leasing include non solo il costo di acquisizione del bene, ma anche
canoni e costi di riscatto finale, questo perché esse devono sostenere le spese di gestione e realizzare un
utile.
Per la società richiedente il leasing è una forma particolare di finanziamento, che offre la possibilità di
utilizzare il bene strumentale. Le società quindi possono confrontare la convenienza di un leasing
confrontando lo stesso con un classico finanziamento.
La formula che permette di determinare il prezzo del bene concesso in leasing è:
( )
Dove:
L = Prezzo del bene concesso in leasing
A = Importo iniziale
R = Canoni di importo costante
n = numero di canoni da effettuare
F = Importo di riscatto finale del bene
i = Tasso uniperiodale
Supponendo che l’anticipo e il costo di riscatto vengano espressi come percentuali del prezzo del bene,
allora abbiamo che: ( ( )
Quando l’importo di un mutuo è rilevante, è usuale che la restituzione venga frazionata nel tempo
mediante il pagamento di diverse rate. L’insieme di queste rate è un esempio di rendita.
In questo caso l’ammortamento del debito viene frazionato nel tempo con la seguente modalità: il capitale
mutuato S viene ripartito in quote di ammortamento (quote capitale) da corrispondersi in epoche
equintervallate, in queste stesse epoche vengono di norma corrisposti anche gli interessi.
Le rate quindi che il debitore è tenuto a versare si possono scrivere come:
.
Il debito residuo ad ogni epoca è la somma delle quote capitale ancora da corrispondere subito dopo il
pagamento della rata, cioè la differenza tra l’importo mutuato e la somma delle quote capitali già restituite:
∑
Il valore attuale delle rate ancora da corrispondere è detto valore residuo o corso dell’ammortamento e
viene calcolato in base a un tasso di valutazione che normalmente risulta diverso dal tasso tecnico di
remunerazione del prestito ed è legato ai tassi di interesse in vigore nel mercato al momento della
valutazione del prestito. Il valore residuo è composto da due componenti: la nuda proprietà e l’usufrutto.
Quando si necessita di un finanziamento di importo molto elevato, si ricorre al frazionamento del prestito
in un certo numero di quote. Questi prestiti “divisi” si chiamano prestiti obbligazionari e ciascuna quota
costituisce un titolo di credito chiamato obbligazione.
Le obbligazioni possono essere suddivise in:
1. Obbligazioni con cedola: le cedole sono dei pagamenti periodici effettuati dal debitore che vengono
incassati dal creditore mediante lo stacco materiale della cedola dal titolo di credito.
2. Obbligazioni senza cedola (ZCB): prevedono che il prezzo di restituzione comprenda sia
l’ammontare mutuato, sia tutti gli interessi accumulati.
3. Obbligazioni convertibili: si collocano a metà tra titoli di credito e titoli azionari. Prevedono lo
stacco periodico delle cedole, ma consentono al sottoscrittore di decidere se continuare nella
posizione di creditore o convertire le obbligazioni in titoli azionari e partecipare direttamente ad
utili e perdite della società.
Per la maggior parte dei prestiti obbligazionari il rimborso delle obbligazioni avviene in corrispondenza di
un’unica scadenza, ma vi sono esempi di prestiti dove le obbligazioni vengono suddivise in serie che
vengono rimborsate in epoche diverse.
Anche se per molto tempo si sono considerati i titoli obbligazionari come privi di rischio, ci sono molti
fattori legati all’acquisto di un’obbligazione che determinano la nascita di possibili rischi.
Di seguito l’analisi di alcuni di questi:
1. Rischio di insolvenza: riguarda la possibilità che qualche cedola e/o il valore nominale non vengano
rimborsati al creditore. Vengono valutati dalle società di rating, e per i titoli nelle classi di rischio più
elevate vengono richiesti dal mercato tassi di rendimento più elevati, che incorporano anche un
premio per il rischio che gli investitori si assumono.
2. Rischio di tasso di cambio: per le obbligazioni emesse in valuta estera è sempre presente, in
quanto la consistenza dei flussi di cassa dipende dall’andamento futuro del tasso di cambio fra le
valute utilizzate.
3. Rischio di prezzo: detto anche rischio del tasso d’interesse, riguarda le obbligazioni che vengono
rivendute prima della loro scadenza.
4. Rischio di inflazione: &eg