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Il prezzo: al prezzo corrisponde il valore percepito del prodotto: caratteristiche funzionali
(qualità, prestazioni), valenze psicologiche (immagine associata al prodotto e alla marca) e
servizi (garanzia, assistenza pre e post vendita, condizioni di pagamento).
Sul piano della comunicazione di marketing, il prezzo ha un valore informativo che si
riperquote sulla percezione del prodotto ed è associato allo status di chi lo acquista; si può
distinguere tra prezzo oggettivo (prezzo monetario reale del prodotto) e prezzo percepito
(qualsiasi tipo di risultato negativo che secondo il consumatore può derivare dallo scambio).
Nel marketing sociale i costi non monetari hanno un'influenza predominante perché per
adottare un'idea non è richiesto un pagamento in denaro. Per assicurare un maggior numero
di scambi non è quindi sufficiente eliminare i costi economici e offrire dei benefici, ma è più
importante minimizzare i costi percepiti, che sono le vere barriere all'azione.
Le idee generalmente non chiedono esborso di denaro, ma occorre che il costo percepito sia il
più basso possibile. Fine [1981] parla di costi non monetari come: perdita di tempo, modifica
dello stile di vita, fattori psicologici (paura, orgoglio, etc.), sforzo fisico.
Per capire il costo percepito occorre sondare i costi percepiti dal target, cioè individuare le
barriere che possono ostacolare il cambiamento. La percezione e l'incidenza dei vari tipi di
costo possono essere diversi per ogni consumatore (es. smettere di fumare per alcuni
comporta aumento di peso, per altri rischio di fallimento del tentativo, per altri la disconferma
da parte del gruppo, etc.).
Le decisioni relative al prezzo da attribuire ad un profotto (costo monetario + costo percepito)
devono tener conto degli obiettivi da raggiungere e delle strategie attuabili.
Nel marketing sociale si tende a diminuire il più possibile il costo dell'offerta, così da facilitare
l'acquisizione del "prodotto". Ma in certi casi può essere vantaggioso scegliere un prezzo
elevato, a indicare una migliore qualità (ad es., sottolineare la sofferenza dei donatori di
sangue, a indicare coraggio).
In altri casi l'aumento del prezzo rientra nel demarketing, ovvero far diminuire la domanda per
prodotti considerati dannosi (fumo, alcol, etc.).
Per diminuire i costi non monetari ci sono diverse strategie, a seconda del tipo di costo: ad es.
diminuire i momenti di attesa (costi di tempo), introdurre rinforzi psicologici o utilizzare fonti
autorevoli (rischi di tipo psicologico), offrire prove gratuite del prodotto (rischi legati all'uso).
Punto vendita (o distribuzione): Il punto vendita (canale di distribuzione o canale
commerciale, o canale di marketing) identifica la struttura necessaria per rendere il prodotto
disponibile per il mercato obiettivo e le persone e istituzioni che svolgono le funzioni
necessarie per trasferire il prodotto dal produttore/erogatore al cliente.
A livello comunicativo il personale “di contatto” interagisce con il consumatore, il suo
abbigliamento, atteggiamento, aspetto, comportamento verbale e non; nel ruolo di
rappresentante dell'azienda il personale deve comunicare efficienza, fiducia, disponibilità e
competenza.
Ai fattori umani si aggiungono poi quelli ambientali del contesto nel quale viene
distribuito/erogato il prodotto/servizio:
1. “store atmosphere” (design, illuminazione, colori, suoni, attrezzature e materiali),
2. “store layout” (configurazione topografica e spaziale, percorsi, colori, tempi),
3. “merchandise display” (disposizione della merce nel negozio, vetrine, scaffali).
L'insieme dei fattori comunicativi sopra elencati deve essere coerente e va definito in funzione
del target al quale l'impresa si rivolge.
Nel caso del marketing sociale, l'organizzazione può distribuire direttamente la propria offerta
tramite volontari, ma è più opportuno appoggiarsi a istituzioni già esistenti, specie sui media:
nella distribuzione di idee l'intermediazione è rappresentata infatti dai media che convogliano
l'informazione: più che trasmettere info sul prodotto, i media diffondono il prodotto
rappresentato dall'idea. Nel marketing sociale possono essere usati diversi canali:
1. forza vendita (pagata o volontaria),
2. specifici punti vendita (negozi, scuole, ospedali, uffici),
3. Intermediari indipendenti (grossisti, media pubblicitari, poste).
Può anche essere utile cercare la collaborazione delle imprese private per trasformare il luogo
di lavoro in punto vendita e offrire, ad es., programmi di educazione alimentare e di
prevenzione sanitaria ai dipendenti o promuovere giornate per la raccolta di sangue. Dopo
aver definito la rete di canali è necessario una coordinazione tra i diversi intermediari coinvolti
e controllarne motivazione e capacità: necessario individuare l'atteggiamento che ogni
intermediario ha verso il prodotto e il grado di sostegno che intende offrire, in modo da
rilevare se sia in grado di sostenere l'idea: quindi si tratta di effettuare dei processi di
marketing interno e di trade marketing per formare e motivare l'insieme degli intermediari.
Ruolo particolare nel marketing sociale è rivestito da alcune categorie di professionisti
(farmacisti, personale medico e paramedico) e dai volontari delle organizzazioni: a tali
intermediari è legata la
credibilità e l'accettazione dell'offerta e dunque è necessario garantirsene la cooperazione (ad
es., un programma per smettere di fumare può essere distribuito attraverso personale
infermieristico di ambulatori e ospedali).
Kotler e Lee (2008) hanno recentemente sviluppato un decalogo delle strategie per la
distribuzione del prodotto sociale.
- Avvicinare la location
- Estendere l’orario
- Essere presenti al momento della decisione
- Rendere la location più attraente
- Superare le barriere psicologiche legate alla distribuzione
- Essere più accessibili della concorrenza
- Rendere il comportamento concorrente più difficile
- Essere presenti dove gli utenti target fanno compere o si ritrovano
- Integrarsi con i canali di distribuzione esistenti
Promozione (comunicazione): Le attività di comunicazione, quali pubblicità, vendite finalizzate
a informare, persuadere o ricordare al mercato obiettivo la disponibilità e i benefici resi dal
prodotto.
Nel marketing sociale, la comunicazione svolge il ruolo del leone perché l'obiettivo delle
campagne consiste nel diffondere informazione e sensibilizzare gli individui su un problema
specifico, in modo da creare i presupposti necessari per la modifica di idee e comportamenti.
Nella "vendita" di idee e valori l'informazione si aggiunge alla funzione informativa/persuasiva.
Il processo di pianificazione delle campagne di comunicazione ripercorre le fasi previste dal
piano di marketing.
La formulazione della strategia di comunicazione deve basarsi sui risultati delle ricerche
precedentemente effettuate ed è la traduzione operativa delle scelte strategiche stabilite per
l'intero piano. Scopo della strategia
di comunicazione è consentire continuità e coerenza delle varie iniziative di comunicazione,
fornendo linee guida per lo sviluppo dei messaggi e la loro diffusione. Necessari dei pre-test in
modo da selezionare quali messaggi dimostrano maggior potenzialità persuasive,
somministrati a individui che appartengono al target prescelto, ma anche a intermediari che
diventano responsabili della diffusione dei messaggi.
Da una ricerca è emerso che gli annunci più efficaci si caratterizzavano per questi aspetti:
− enfatizzavano nel messaggio sia il problema sia la soluzione;
− come testimonial veniva utilizzata una persona appartenente al gruppo obiettivo;
− si visualizzava un vantaggio o una ricompensa derivante dall'adozione del comportamento
atteso;
− venivano comunicati anche i benefici psicologici del comportamento;
−nel tono del messaggio non si usava l'ironia;
−il comportamento che si voleva indurre era dimostrato concretamente;
−il messaggio era realizzato con uno stile (altamente o moderatamente) emotivo.
I messaggi emotivi sono controversi, ma in genere vengono usati nelle campagne di
comunicazione sociale per stimolare un certo livello di ansia e timore nel target group,
nell'ipotesi che gli individui tenteranno di ridurre questa ansia adottando o evitando un certo
tipo di idea o di comportamento.
Secondo alcuni studiosi però sono inefficaci: quando si cerca di stimolare alti livelli di paura, chi
è esposto alla comunicazione e si sente particolarmente coinvolto, tenterà di sottrarsi al
messaggio o di rimuovere il ricordo. Ad es., i "fear appeals" utilizzati nelle campagne contro il
fumo sono efficaci soprattutto nei confronti di chi non fuma o dei fumatori leggeri: importante
capire quindi verso quali segmenti possono essere efficaci i "fear appeals".
Altra questione importante: la campagna può passare da qualsiasi canale (pubblicità, PR,
promozione, vendita personale): tuttavia il successo di una campagna dipende anche
dall'appoggio fornito da alcuni gruppi di influenza e da istituzioni pubbliche o private. Per
questo sono importanti iniziative di comunicazione e di PR, per ottenere il maggior sostegno
possibile da parte dei pubblici più influenti. Per la diffusione del messaggio si possono utilizzare
tutti i media e i materiali. I mass media e la comunicazione selettiva (direct mail e
telemarketing) svolgono un ruolo complementare, da controllare con la strategia di
comunicazione.
--> I mass media sono utili per creare e diffondere in una grande massa di individui
consapevolezza e conoscenza, mentre i media personali e selettivi consentono di fornire
informazioni più dettagliate e di stimolare più efficacemente il cambiamento di atteggiamenti
e di comportamenti.
Dalle ricerche sull'efficacia del messaggio è emerso che è efficace:
1. enfatizzare sia il problema che la soluzione,
2. visualizzare un vantaggio o una ricompensa,
3. tono ironico,
4. stile emotivo
La quinta P del marketing mix, il personale. Il fattore umano è diventato determinante per
le attività di marketing, soprattutto nell’ambito dei servizi. Non esistono servizi “puri” così
come generalmente non vi sono prodotti “puri”: tanto i servizi quanto i prodotti sono
comunemente costituiti da elementi sia tangibili che intangibili (Levitt, 1972).
Responsabilità sociale d'impresa
Nonostante in italiano esista solo il termine "marketing sociale", in inglese c'è un differenza
concettuale tra "social" e "societal" marketing.
Il social