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CANTIERE H:
o Muro ornato di nicchie
o Tombe di diversa forma e con corredi variabili
o Terrazza monumentale nella zona dei templi, cui forse va collegato il muro con le nicchie
Templi cittadini: NINHURSAG e NINNIZZAZZA
I reperti rinvenuti in questi due templi sembrano però essere più antichi di questa fase e Margueron
li attribuisce alla fase due. Tuttavia va comunque tenuto in considerazione il fatto che l’arte
religiosa è per sua stessa natura conservativa ed arcaicizzante.
In una favissa sono stati ritrovati perle e intarsi, 60 vasi di alabastro arcaici, conchiglie di grandi
dimensioni e teste d’ariete.
Molto importante è il ritrovamento di una stele in gesso: la
stilizzazione degli occhi rimanda agli IDOLI DEGLI OCCHI, che
però sono molto più antichi e sono stati rinvenuti a Tell Brak, nel
Ḫabur, e in un solo tempio del IV millennio ad Uruk. Il modo in
cui sono raffigurati gli animali nella zona del pube è simile allo
stile usato nella Diyala, e in particolar modo nella ceramica di
Ninive 5.
CERAMICA CITTÁ 1 (aspetti locali ed esterni):
o Ceramica della Diyala/scarlatta
Ceramica Ninive 5 incisa ed excisa, diffusa nell’Alto Tigri
o Ḫabur
e nel Orientale Ḫabur
o Ceramica metallica, diffusa nel orientale e anche
molto più a nord, nelle zone dell’odierna Turchia
Vi è una notevole presenza di rame nelle tombe e nelle officine
metallurgiche di questo periodo, nonché di armi, specchi e
vasellame metallico; questo fa supporre che la città avesse un
sistema economico già ben sviluppato, in grado di fornire a Mari
un alto approvvigionamento di metallo.
Lex V: 2 Aprile 2015, Venezia
Città 2: protodinastico 3A-B
Abbandono della città 1 abbandono (2600-2550, più a lungo per Margueron) città 2
Le informazioni sulla città2 sono maggiori poiché questa fase è quella meglio conosciuta del centro
urbano, almeno per quanto riguarda la topografia generale.
Questa è la fase di massima fioritura delle città-stato, almeno per quanto riguarda Siria,
Mesopotamia e Iran. A partire dal 2350 ca, con le campagne belliche akkadiche, questa fase di
ferma per cedere il passo a quella dell’Impero Akkadico, il primo impero della storia.
Per quest’epoca Mari è anche citata nella Lista Regale Numerica come sede della X dinastia dopo il
Diluvio. L’importanza di Mari è confermata per questo periodo anche dagli archivi di Ebla, la quale
riteneva Mari la sua maggiore nemica.
Sempre attraverso i testi di Ebla si è venuti a conoscenza della situazione politica dell’epoca e
vengono li citate anche le potenze emergenti: Kish, Akkad, Mari, Nagar/Tell Brak; il punto di
conflitto tra questi centri è il controllo del Medio Eufrate, e in particolar Mari ed Ebla entrano
spesso in conflitto per questo motivo.
Margueron ritiene che ci fu un’assoluta nuova fondazione dopo il primo secolo e mezzo e ritiene
anche che gli abitanti fossero etnicamente completamente diversi dai precedenti. Tuttavia la pianta
non cambia drasticamente, tutt’altro. La cultura materiale risulta però essere lievemente diversa,
molto più orientata verso le culture del sud rispetto ai secoli precedenti.
Questo è il momento di massima espansione dei commerci per quanto riguarda il III millennio,
tant’è che sia lapislazzuli, provenienti dall’Afghanistan, che vasi in steatite, dall’Iran, sono statti
rinvenuti a Mari.
La superficie scavata per questo periodo è più vasta rispetto alla città 1, ma la morfologia del sito
non cambia: il doppio cerchio di mura è ancora presente è sicuramente era in quel momento
attraversato da un canale artificiale che lo collegava all’Eufrate. La viabilità sembra essere di tipo
radiale, e questa tipologia prosegue poi anche nel II millennio (lo stesso tipo di viabilità è presente a
Tell Beidar e a Al-Rawda, in Siria Occidentale).
Le mura esterne raggiungono 1,9km di diametro, quelle interne 1,3km. Sono in mattoni crudi con
contrafforti, mentre le fondazioni dei muri, risalenti alle prime fasi della città, sono in pietra. Le
mura esterne sono più “sottili”, non permettono una
grande elevazione ne la presenza di un
camminamento, che era presente in quelle interne, le
quali teoricamente avevano abbastanza spazio da
farci passare un carro.
I testi del II millennio parlano di giardini ai piedi del
muro interno, tuttavia si notano dei resti di
costruzioni, anche se non sono state datate, in altre
parti invece ci sono resti ceramici e di combustione.
Lex VI: 7 Aprile 2015, Venezia
Palazzo del III millennio
Sebbene alcune parti furono scoperte già negli scavi dell’800 il palazzo cominciò ad essere messo
in luce nel 1964, grazie ad un sondaggio di Parrot e alla fine degli scavi Parrot erano stati scavati i
suoi limiti sud ed est, mentre gli altri lati furono scavati da Margueron, il quale aprì diversi cantieri
di diverse estensioni.
Fasi Palazzo P3, P2 (meglio conosciuta), P1, P0 (periodo akkadico)
Il P3 è il meno conosciuto, ma la linea perimetrale coincide con quella delle epoche successive, e
sono solo le differenze nell’intonaco a segnare le demarcazioni tra un periodo e l’altro. La faccia del
muro tende a rientrare.
L’accesso al palazzo rimase immutato nel tempo, con un accesso a tenaglia a slarghi successivi, con
i lati non paralleli ma che si restringono man mano. Il sistema a tenaglie era molto diffuso nel II
millennio in Siria, tuttavia in questi caso l’impianto è precedente, e la porta più monumentale
rispetto a quelle siriane (quella di Kish è circa la metà di questa). Il palazzo doveva quindi essere
nato nel periodo P3 e fu concepito in modo che le aeree avessero una funzione ben definita. Non c’è
alcuna distinzione dal P3 al P2, il pavimento viene semplicemente rialzato di 70cm ca., e anche la
decorazione non subì variazioni.
P2 è la fase meglio conosciuta del palazzo, i suoi resti sono conservati meglio rispetto alle altre
fasi inoltre è stato meglio scavato. Doveva essere la fase di maggior splendore del III millennio.
Sono state scavate fra 1/3 e metà del palazzo. La porta ha le stesse caratteristiche delle fasi
precedente, sebbene sembri essere un paio di metri più piccola.
I sentieri erano pavimentati con bitume.
La zona meglio conosciuta del P2 è il Recinto
Sacro, una zona indipendente dal resto del
palazzo tramite un sistema di corridoi che
servivano anche come pozzi di luce.
Il Lieu Tres Saint, ovvero la cella, misura
2x7m e ha un accesso decorato con un sistema
a rientranze. I muri dello spazio centrale (Lieu
hanno anch’essi decorazione a
Saint/Santo)
rientranze e sono intonacati di bianco. La
decorazione a rientranze multiple è
caratteristica degli edifici pubblici, e in
particolare quelli religiosi, della Mesopotamia.
Accanto al santissimo vi è un’altra stanza che
doveva servire, teoricamente, a contenere una
statua della divinità lì adorata della quale però
non abbiamo notizie.
Il Recinto aveva in totale 8 porte ma non tutti
gli ambienti sono accessibili direttamente. Il
corridoio nord e quello sud sono accessibili sia
dall’interno, dall’esterno e dalla cella. Il
corridoio est è accessibile sono dall’esterno è
non collegato ad altri ambienti, così come il corridoio ovest, che però ha accessi esterni multipli. La
cella ha accessi multipli e parecchi degli accessi erano murati in modo che il santissimo è isolato.
I dettagli architettonici del recinto sacro sono inusuali: sulle soglie del corridoio occidentale vi
erano delle particolari installazioni.
La fine della fase P2 non mostra tracce di distruzione o incendio, ma si possono notare le aggiunte
di contrafforti e restauri del muro. Il pavimento venne alzato tra i 2 e i 5 metri r vengono rialzati di
conseguenza anche i muri. Forse vi furono anche dei problemi di ordine tecnico, probabilmente
alcuni muri cominciarono a cedere.
Il livello P1 è meglio conosciuto in quanto superfici scavate, e la fioritura di questo periodo per la
città è inferiore a quella del periodo precedente. Si tratta del tipico palazzo mesopotamico del III e
II millennio. La porta rimane la stessa dei periodi precedenti, a tenaglia. Margueron ritiene che il
cortile dell’entrata fosse coperto, mentre Parrot lo immaginava aperto. Le installazioni modello
toilette appena dopo l’entrata erano rivestite di bitume e Parrot, rinvenne, collegate a questi periodo,
installazioni per la raccolta di offerte e/o libagioni.
Lex VII: 8 Aprile 2015, Venezia
La Sala a Pilastri e il Periodo Akkadico (P0)
Sul lato nord della corte vi è una sala a pilastri la
quale, pur non essendo un tempio, ha una
decorazione a rientranze e sporgenze multiple. Si
tratta di un edificio del periodo akkadico (P0),
una quadrato irregolare di lato 16m, e Margueron
ritiene che il tetto della sala fosse rialzato al
centro con delle feritoie come fonte di luce. Un
elemento di novità è il podio.
Non si hanno notizie precise riguardo al periodo
di dominazione akkadica, non ci sono tracce di
distruzione tuttavia gli intonaci erano un po’
rovinati. Sono comunque rimati molti pezzi di
ceramica akkadica risalenti a dopo la fine di
questo periodo.
Il modulo usato per la costruzione dei palazzi, con singole unità circondare da corridoi che isolano
le unità pur permettendo la circolazione.
CORTILI COPERTI (Margueron):
Non è stato trovato a livello del pavimento nessun sistema di evacuazione delle acque
L’intonaco che rivestiva i muri non avrebbe resistito alle piogge (punto dubbio)
Sui punti delle soglie non ci sono cordini (e quindi non ci sono porte)
Nella fase P0 si preferisce il sistema a pilastri per sostenere il soffitto (forse a causa di una
supposta crisi economica)
Mantenimento continuo dei modelli per quanto riguarda l’architettura e arte aristocratica.
Margueron riteneva che le sale centrali fossero gli ambienti attorno alle “corti coperte”.
Ci sono molti pochi resti rimasti in situ, le murature sono ben conservate, probabilmente perché
l’abbandono non fu di tipo violento.
Grossomodo al di sopra del tempio del III millennio c’era una cappella palatina del II millennio
dedicata a Ishtar. Lex VIII: 9 Aprile 2015, Venezia
Templi
Le aree templari sono essenzialmente due per
quanto emerso dagli scavi fin ora eseguiti. L’area
principale, la più ampia, è quella affianco del
palazzo, che pure ha delle zone di funzione religiosa.
L’altro è al limite del sito, lungo le mura interne,