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Dopo aver scritto la lettera, il narratore dice che Spinell chiude la busta e scrive
l’indirizzo “in elegante grafia”, quando una persona è preso dalla passione non fa
caso alla grafia con cui scrive, ma qui Spinell fa attenzione al modo in cui scrive,
quindi è dominato dallo stile, tutto il resto passa in secondo piano. Spinell spedisce
la lettera al Sanatorio stesso, e non la consegna direttamente perché ha paura del
confronto.
11. XI parte
Qui troviamo la risposta di Kloterjahn a Spinell.
Kloterjahn entra nella stanza di Spinell, chiedendo spiegazioni riguardo la lettera, e
Spinell quasi si scusa di averla scritta. Kloterjahn dice che Spinell poteva anche
parlargli di persona, senza il bisogno di dover scrivere una lettera, dato che si
trovavano nello stesso posto (qui c’è una critica di Mann, ad una cultura che ha
imperversato, e cioè l’arte della lettera, il 700 è l’epoca della lettera, e dei romanzi
epistolari (es: Werther), accanto alla forma diaristica. Il borghese rende letteraria la
propria intimità, ma con il passare del tempo il borghese ha abbandonato del ttto
l’arte, quindi la letteratura del sentimento è finita e i borghesi non scrivono più
lettere).
(Pag. 145) Kloterjahn dice che lui è un uomo d’azione, e non ha tempo di pensare
alle cose che dice Spinelle, e alle sue “inesprimibili visioni”, ma Spinell corregge
Kloterjahn dicendo “io ho scritto inestinguibili visioni”, quindi Gabriele non viene più
considerata, si pensa a tutt’altro.
A questo punto Kloterjahn da del pagliaccio a Spinell (Hanswurst), e del vigliacco, ma
Spinell non riesce a ribattere.
Kloterjahn dice che lui il cuore ce l’ha al posto giusto, mentre Spinell non è capace di
provare dei sentimenti.
Mentre Kloterjahn parla, la signora Spatz bussò alla porta e disse che Gabriele non
stava bene, e anche in questo momento Kloterjahn insiste sul fatto che non siano i
polmoni. Quindi Mann porta all’estremo la parodia del borghese, che resta cieco di
fronte alla malattia e alla morte.
Quindi la risposta di Kloterjahn si conclude in modod parodistico, come si era
conclusa anche la parte della lettera di Spinell.
12. XII parte
Questa parte vede in primo piano, colui che rappresenta il futuro, colui che
sopravvive a tutto, cioè Anton, il bambino di Kloterjahn e Gabriele.
Sulla scena vediamo di nuovo Spinell, e Anton (il borghese del futuro), nel giardino
del Sanatorio (Anton non compare all’interno del sanatorio, perché è il simbolo della
salute, quindi resta fuori).
Spinell esce dal Sanatorio e si reca in giardino (descrizione jugendstil del giardino),
c’è una descrizione del tramonto, ma Spinell volge le spalle al sole, non lo vede, e
riduce ad un motivetto quel “sehensuchtmotiv”, responsabile della morte di
Gabriele (alla fine dell 11 parte la signora Spatz dice che anche Gabriele cantava un
motivetto, ma Gabriele sussurra il motivetto perché è malata, e non può cantare,
ma Spinell sta bene. Quinid c’è una variazione dello stesso motivo, come faceva
Wagner, che ha inventato il Leitmtiv in musica, che Mann applica in letteratura.
Nel giardino vede Anton con la nutrice, che per contrapposizione a Spinell viene
irradiato dal sole.
Spinell viene definito una “figura nera”, in contrasto con i colori vivaci del bambino.
All’improvviso Anton scoppia in una risata di gioia, ma Spinell non è pronto ad una
risata che rappresenta la vita, non è pronto alla vita, perciò se ne va, come se stesse
scappando dalla vita.
L’importanza della malattia nel “Tristano”
La malattia di Gabriele è la malattia tipica della Femme fragile, un tipo umano molto
diffuso nella letteratura di fine secolo. Questa malattia organica, serve per mettere
in luce la malattia dell’artista e la malattia del borghese (che soffrirà per aver
abbandonato l’arte), quindi nel mondo del Tristano sono tutti malati.
La malattia, nel 900 si trasforma in simbolo, la malattia di Gabriele è il simbolo di
una donna che non riesce a trovare la sua collocazione in un mondo che è scisso,
che ha perso la sua armonia.
Spinell invece, si emargina dalla società, e si ritira nel sanatorio, perché è malato di
un’arte sterile, incapace di sentimenti.
La malattia di Kloterjahn invece è quella di non vedere la morte, di voler sfuggire alla
malattia stessa e allontanarla dal mondo dei sedicenti sani.
Morte a Venezia
Il titolo è prolettico, cioè annuncia la conclusione del testo. Il protagonista è sempre
un artista, infatti fa parte insieme a Tonio Kroger e Tristan, delle Kunstler Novellen.
Come spesso accade questo testo nasce da uno spunto autobiografico, poiché Mann
nel 1911 si trova a Venezia, dove lo raggiunge la notizia della morte di Gustav
Mahler, compositore seguace di wagner molto apprezzato da Mann, infati il
protagonista dei questo testo si chiama Gustav. Inoltre Mann ha sempre avuto
un’inclinazione omosessuale, anche se si è sempre imposto una rigida morale
borghese, per questo le sue inclinazioni sono state sublimate nei suoi testi, così come
Aschnbach fa di Tadzio un’opera d’arte, per governare la sua passione.
un’infatuazione di un artista in avanzata
Infatti questa novella racconta la storia di
età, che stanco della propria vita noiosa e grigia, infatti Aschenbach= Asch: cenere,
Bach=ruscello, decide di partire per il sud. Anche se questo viaggio sarà un viaggio
verso la morte, verso la passione che lo spingerà verso la morte.
Per questa novella esiste una base autobiografica:
le opere attribuite ad Aschenbach sono opere non terminate di Mann
il protagonista vive a Monaco di Baviera, dove viveva anche Mann, vive nella
“villa Stuck”, la dimora di un pittore neoclassico
Prinzeregeldenstrasse, dove si trova
del 900 molto ammirato da Mann, Franz von Stuck. Stuck era un artista neoclassico,
il neoclassicismo si pone in contrapposizione al decadentismo, e anche Mann pensa
di voler far parte poiché vuole combattere il proprio decadentismo che lo espone al
rischio dell’irrazionalismo, per questo si avvicina alla corrente dei neoclassici.
Ma Mann vede quanta mediocrità ci sia nei neoclassici, qui fa la parodia di un artista
neoclassico, e nelle sue opere, come “squarcio di vita” breve testo autobiografico,
dice che Morte a Venezia non era stato capito, poiché voleva essere una parodia e
non un testo serio.
La novella viene scritta nel 1911 ed esce nel 1912.
Riguardo alla definizione del testo come novella è stata molto discussa, Mann dice
che si tratta una “tragedia novellistica”, poiché il testo è organizzato in 5 parti, è
proprio come le 5 parti della tragedia classica, la struttura tettonica, anche l’esito
tragico, e il testo è pieno di riferimenti al mondo classico. La prosa in alcuni punti
ripropone inoltre il ritmo dell’esametro, che è il verso dell’epos classico, perché
Mann in parte si identifica con il protagonista.
Nell’introduzione della Galvan, si prende come testo di riferimento della novella, il
di D’annunzio, il fuoco, poiché D’annunzio anche lui su base biografica, nel
testo
testo la protagonista Fornarina, rimanda alla figura di Eleonora Duse, che nel testo ha
53 anni, la stessa età di Aschenbach e La storia si svolge a Venezia.
Un’altra opera che sta alla base della novella è “la nascita della tragedia” di Nietsche,
in cui Nietsche postula che la tragedia classica sia riuscita a trovare un equilibrio
perfetto tra la forza dionisiaca, e la forma dell’universo apollineo.
Il colera
Nel 1911 viene documentata una piccola epidemia di colera a Venezia, invece in
questa Venezia immaginaria l’epidemia è dilagante, per questo la critica parla di
colera di Aschenbach, e cioè un’avventura della mente di Aschenbach. Alcuni critici
hanno parlato di ottica bifocale, da un lato Mann scrive in uno stile vicino al
realismo, ma nello stesso tempo il testo è anche un testo simbolico, per i forti
riferimenti mitici, quindi Mann sviluppa il “realismo simbolico”.
Morte a Venezia
Capitolo I:
Il contesto storico-politico che fa da sfondo a La morte a Venezia è caratterizzato
dalle tensioni e le crisi internazionali che precipiteranno nel 1914. L’ipotesi che
l’anno in cui è ambientata la “morte” sia effettivamente il 1911 viene confermata
dall’epidemia di colera che ha colpito Venezia nella primavera-estate dello stesso
anno e, soprattutto dagli appunti preparatori per la novella, che contengono
un’annotazione relativa ai dati biografici di Aschenbach (1911=53 anni).
Aschenbach lascia la sua casa, situata in via Prinzregentestrasse (via principale di
Monaco, dove viveva Franz von Stuck). L’esattezza con cui vengono descritti i dati
urbanistici di Monaco, faranno da contrasto alle descrizioni di Venezia, dove
perdita d’orientamento di
prevarranno indicazioni più vaghe, spia della progressiva
Aschenbach.
Il protagonista si reca alla fermata del tram, che lo porterà al Nordfriedhof (il cimitero
come “der (colui che aspetta).
di Monaco), e Aschenbach viene connotato Wartende”
Questo è il primo degli aggettivi sostantivati con cui viene connotato Aschenbach, e
che letti nell’ordine del loro apparire, delineano la vicenda del protagonista.
Fa la sua comparsa uno straniero, la prima delle figure che accompagneranno il
viaggio di Aschenbach (probabilmente il suo viaggio verso la morte). Questo
personaggio assume una posizione che assume anche Tatdzio nel capitolo 5, ed è
stato collegato all’opera di Lessing, “come gli antichi hanno rappresentato la morte”,
e ad un atteggiamento che sarebbe tipico di Ermes-Mercurio, soprattutto per il tipico
cappello. Inoltre questo straniero mostra i denti fino alle gengive, che viene visto
come un simbolo infernale e di morte; ed è connotato sempre dagli stessi colori che
ricorrono in tutto il testo: rosso, giallo e grigio.
quest’uomo portò ad Aschenbach un sentimento nuovo, una voglia di
La vista di
viaggiare, ed ebbe una visione di un luogo tropicale, con piante ed animali esotici.
Ma questa sembra essere più di una semplice visione, sembra una descrizione di un
modello concreto, forse individuabile nella pittura contemporanea della novella.
Proprio negli anni della stesura della Morte a Venezia ci fu un importante evento
culturale per la pittura dell’epoca, ci fu la prima mostra a monaco del gruppo “der
blaue Reiter”, a Monaco, dove furono esposti alcuni dipinti di Henri Rousseau.
Rousseau av