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SONO ANCHE STATE FATTE RICERCHE SUL NEONATO
(WOLFF) Sonno inteso nella sua totalità
Sono ricerche brevi (3-4h), senza poligrafia, SA e SC differenziati da osservazione comportamentale.
In senso lato hanno valutato l’effetto che può avere un intervento esterno sul sonno, quindi non soltanto
andando a capire cosa succede se al bambino non è permesso dormire, ma anche cosa succede e come
posso fare per aumentare un certo stadio di sonno
Aumento della durata del sonno (Wolff, 1987 )Ha valutato cosa succede in funzione dello sviluppo
quando vado a intervenire sul bambino a seconda dello stato di sonno in cui mi trovo
• Nelle prime 5 settimane di vita: uno stimolo sonoro continuo e monotono può far passare il bambino dallo
stato II(SA) allo stato I (SC) che si mantiene per circa 20 minuti anche se lo stimolo viene tolto. Questo
effetto si osserva in modo diverso nei mesi di vita successivi
• Nei primi 3 mesi:
- il rocking/cullare facilita la transizione da stato II a stato I
- il rocking prolunga (del 15-20%) la durata dello stato I se applicato nei primi 3 minuti dello stesso e se
viene mantenuto per tutta la sua durata=>anche il momento in cui somministro lo stimolo è importante.
- uno stimolo sonoro può prolungare lo stato I fino a circa 35 minuti (valore centrale abituale: 20 minuti)
Perché si vuole prolungare il SC? Perché è quello che aiuta la crescita del bambino, in cui avviene la
sintesi proteica e processi anabolici.
Disturbo del sonno dei neonati (Wolff, 1987): Ci sono però anche manipolazioni inverse: cosa
succede se vado a disturbare il sonno?
Stimolazioni molto vigorose possono interrompere il sonno momentaneamente; infatti appena esse hanno
fine il
bambino ricomincia a dormire(particolarità del sonno del bambino è l’essere molto resistente). Questo è
particolarmente vero per lo stato I/SC (forte tendenza di auto regolazione del sonno calmo, ne ha bisogno,
se lo interrompo lui lo ricomincia a produrre, riescono a dormire anche in ambienti molto rumorosi).
Solletico: altro tipo di stimolo usato da Wolff, se il solletico è ripetuto un numero sufficiente di volte induce
un cambiamento: -da stato II ad una condizione di fussing(pianto o veglia,piagnucola si agita nel 53%),
-dallo stato I allo stato II solo nel 20% dei casi.
=> di nuovo per far capire come c’è diversa risposta agli stimoli esterni a seconda del tipo
di sonno in cui si trova
-Il solletico può quindi ridurre (se iniziato dopo 10 minuti dall’inizio dell’episodio di stato I)
di circa il 25% la durata dell’episodio di stato I.
=>come ci sono stimoli che allungano la durata di SC (es.rocking) ci sono anche stimoli
che la riducono
Anders e Roffwarg, 1973
STUDIO A (Deprivazione Selettiva)
• Condizione sperimentale: 17 neonati suddivisi in 3 gruppi: a) Deprivati di REM
b) Deprivati di NREM
c) Nessuna deprivazione
Il ritmo del bambino è polifasico, quindi i ricercatori non manipolavano il sonno per 24h ma solo per qualche
episodio: 210 minuti di privazione (tramite ripetuti risvegli) seguiti da 210 minuti di recupero
Il bambino aveva elettrodi, appena entrava in REM (gruppo a) o in NREM(gruppo b) veniva svegliato. Finiti
i 210 minuti al bambino era consentito di dormire in modo regolare, ecco allora che si creava nel piccolo
quello che succede nel giovane adulto, ovviamente con una finestra temporale molto piccola.
Tuttavia anche con una finestra così breve si osservano dei risultati:
• Risultati: una deprivazione “totale” sia per il REM che per il NREM non è stata possibile (“tenacità” dello
stato comportamentale)
Gruppo a) : maggior numero di sleep onset in REM nel corso della privazione (anche se già di norma si
addormenta in REM)
Condizione di recupero: aumento del Tempo Totale di Sonno (TTS)
Gruppo b): maggior numero di sleep onset in NREM nel corso della privazione
Condizione di recupero: non solo osservo l’aumento del TTS, ma soprattutto aumenta NREM,
Come a dire che quando al bambino viene tolto il REM gli basta dormire di più complessivamente, quando
viene deprivato di NREM deve aumentare la proporzione di NREM. Probabilmente perché di NREM ce n’è
più bisogno.
STUDIO B (Deprivazione Totale)
• Condizione sperimentale: 10 neonati
1° giorno registrazione di 210 minuti di sonno non interrotto
2° giorno 210 minuti di deprivazione totale di sonno e registrazione del successivo sonno di recupero (210
minuti).
• Risultati: aumento del TTS (da 68% a 87%) aumenta la quantità assoluta di NREM ma il rapporto fra i due
tipi di sonno (REM e NREM) rimane a favore del sonno REM. Se vado comunque a valutare globalmente i
due stadi trovo più REM che NREM. Abbiamo visto che alla nascita le quantità di SC e SA sono uguali ma
qui si fa riferimento a quegli studi che dicono che il SA ha una proporzione maggiore rispetto al SC. In
effetti ci sono teorie che riguardano la funzione del SA nel primo sviluppo che dicono che serve proprio a
sopperire a quelle stimolazioni sensoriali che non può avere in veglia,contribuisce cioè alla stimolazione
cerebrale.
=>anche per il bambino il sonno è importante quando perdo un certo tipo di sonno (SC) lo devo recuperare
più di un altro (SA)
MANIPOLAZIONI DEL SONNO NELL’ADULTO
Ci possono essere situazioni di deprivazione di sonno nella vita reale come ad esempio in ambito militare.
Le operazioni prolungate come le battaglie simulate possono in qualche modo richiamare situazioni di
deprivazioni di sonno. Tuttavia bisogna anche considerare che per quanto io vada a osservare cosa
accade in questo contesto non posso prescindere da altre variabili, come lo sforzo fisico, ansia da
prestazione e impossibilità di interruzione volontaria.
In ambiente sperimentale quindi cosa succede?
Lo sperimentatore progetta un protocollo, manipola una sola variabile indipendente (sonno del soggetto)
per vedere l’effetto che ha sulla variabile dipendente (performance cognitiva o valutazione del sonno di
recupero).
Il protocollo sperimentale normalmente prevede una notte basale per due motivi:
-capisco le caratteristiche di base del sonno di quel soggetto,
-devo fare anche abituare il soggetto alla situazione sperimentale.
Sarebbe necessaria anche una situazione di adattamento (mettere elettrodi e farlo dormire senza registrare
nulla) ancora prima della notte di base. Poi iniziano i paradigmi sperimentali di interesse.
Nella condizione sperimentale ci possono essere una o più notti in condizioni di manipolazione del sonno.
Anche in questo caso gli effetti (sia a livello fisiologico che psicologico) vengono valutati nel corso della
privazione e poi nella notte di recupero.
I STUDIO 1896 PATRICK E GILBERT
• Condizione sperimentale: 1 soggetto (Gilbert, 28 anni), 90 ore di privazione totale di sonno nella notte di
recupero risvegli successivi ogni ora (stimoli elettrici alla caviglia, il soggetto premeva un interruttore per
segnalare il risveglio) per valutare la profondità del sonno.
• Risultati: nella 1° notte di recupero: profondità del sonno 2° ora > 1° ora > 3° ora nelle 2 notti successive il
recupero del sonno supplementare fu solo del 25% del sonno totale perso.
Si va a vedere come si modifica la profondità del sonno dopo la privazione e si osserva che nelle notti di
recupero c’è una differenza, perché nella 2° ora il soggetto ha più difficoltà a svegliarsi. E nelle due notti
successive si osserva che il sonno in più è solo il 25% del tempo totale perso.
Quali sono gli effetti durante l’esperimento?
Dalla 2° notte di privazione vengono osservate
• Alterazioni percettive a livello visivo
• aumento peso corporeo (diminuisce nella prima notte)
• tempi di reazione più lunghi
• diminuzione della vigilanza
• miglioramento dell’ acuità visiva
• “colpi di sonno” (micro sonni)
• diminuzione della temperatura (persistenza della ritmicità)
• forte sonnolenza (> soprattutto fra le 24 e le 12)
RECORD (ANNI60’)Randy Gardner: 260 ore di privazione totale di sonno (11 giorni)
Inizia come uno scherzo tra amici, solo dalla 150esima ora di veglia sostenuta comincia a essere
controllato da sperimentatori, quindi non nasce come una cosa stabilita in contesto sperimentale (senza
uso di caffè o altre sostanze stimolanti).
• Effetti durante la condizione sperimentale di privazione:
2° giorno: disturbi visivi
3° giorno: cambiamenti di umore, disturbi di linguaggio, leggera atassia, nausea
4° giorno: irritabilità, disturbi di memoria, illusioni visive, mancanza di cooperazione
5° giorno: miglioramento (messa in evidenza anche in studi successivi)”SVOLTA DEL 5°GIORNO”
6 ° giorno: atassia, disturbi di linguaggio, errori di memoria, irritabilità, difficoltà di concentrazione, errori di
memoria, scarsa collaborazione
7° e 8° giorno: continuano i disturbi precedenti
9° giorno: pensiero frammentato, frasi non complete, disturbi visivi più gravi
10° e 11° giorno: cominciò a credere “che si tentasse di farlo passare per pazzo perché stava dimenticando
delle cose”.
Alla fine dell’esperimento sono stati osservati i seguenti effetti:
-Effetti vegetativi: secchezza congiuntivale, congestione del naso e del cavo orale, diminuzione
della temperatura corporea
-Esame neurologico: effetti modesti; in particolare disturbi di attenzione, linguaggio e memoria
-NOTA: non ha comunque mai presentato un comportamento psicotico.
• Effetti durante il sonno di recupero
è stato recuperato solo il 24% del sonno totale perduto: 2/3 dello stadio 4 e ½ del sonno REM.
Se vi ricordate nello studio precedente di Gilbert veniva recuperato solo il 25% di sonno su 90 h di veglia,
quindi nonostante la veglia sia più lunga viene comunque recuperata la stessa quantità. Viene recuperata
una quantità di sonno NREM specialmente SOL maggiore rispetto a quello REM addirittura durante il
recupero la quantità di stadio 4 fu cinque volte superiore al valore normale e quella di REM 3 volte
superiore al valore normale.
Sintetizzando: Gli effetti di una deprivazione totale di sonno, sono comunque non eclatanti, il corpo resiste
molto bene, abbiamo maggior effetto sulle prestazioni cognitive,c’è dispersione di temperatura e c’è un
recupero diverso per diverti tipi di sonno (più NREM che REM).
Seguono studi di deprivazione più leggeri Pasnau et al., 1968: 205 ore di privazione 4 soggetti (dietro
compenso monetario)
Si osservano: Misurazioni fisiologiche, endocrinologiche, neurologiche, elettroencefalografiche,
psicologiche e comportamentali.
Risultati: analoghi ai