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Si verifica quando l’azienda estende l’attività verso produzioni completamente nuove (senza
alcuna affinità con le conoscenze già possedute dall’impresa), rivolte ad una clientela
completamente diversa.
Le nuove produzioni non sono gestibili con le esperienze acquisite e sono realizzate con
tecnologie, competenze di marketing e di ricerca completamente nuove e senza alcuna affinità con
le conoscenze già possedute dall’impresa.
La diversificazione conglomerale è la strategia di diversificazione che presenta i più alti rischi di
gestione (in quanto l’azienda non può sfruttare nessuna delle competenze acquisite) e i rischi di
mercato più bassi (in quanto i mercati su cui si sviluppa non hanno alcun legame e quindi se
dovesse andare male uno dei due l’altro non seguirebbe la stessa sorte). Se io ho 100 euro da
investire ho la possibilità di investire in oro e in oro e titoli azionari della Germania; qual è quello
più rischioso? Il più rischioso è quello che gioca solo sull’oro, meglio diversificare. Teoria della
diversificazione del portafoglio (l’uomo è poco incline al rischio).
Un esempio di diversificazione conglomerale è fornita da Benetton nel 2000 con l’acquisizione del
30% della società Autostrade e più recentemente di investire in Autogrill e in World Duty Free.
I principali obiettivi per cui un’azienda prende in considerazione la scelta della strategia di
diversificazione sono tre: crescita, aumento della redditività e riduzione del rischio di mercato.
L’obiettivo della crescita è perseguito principalmente da aziende operanti in settori in fase di
declino. L’aumento della redditività è legato alla possibilità che le aziende diversificate possano
trasferire le risorse da settori meno attraenti a quelli più attraenti e perciò essere in grado di
realizzare una maggiore redditività e una maggiore crescita rispetto alle imprese specializzate.
Infine, la strategia di diversificazione permette di ridurre i rischi di mercato grazie alla possibilità di
compensare andamenti sfavorevoli in certi mercati serviti con quelli favorevoli ad altri.
Altri obiettivi che spingono le aziende verso la strategie di diversificazione sono riconducibili alla
presenza di incentivi di natura interna ed esterna. Nel primo caso l’azienda può rendersi conto che
le risorse possedute non sono più adatte al mercato di riferimento e decide di rivolgere le proprie
competenze ad altri settori (reazione difensiva); inoltre l’azienda può avere la volontà di sfruttare
appieno le proprie risorse fondamentali (reazione offensiva). Nelle imprese infatti spesso accade
che vi siano risorse non utilizzate appieno (eccesso di potenziale): ad esempio la notorietà di un
marchio o la capacità di un impianto nel realizzare prodotti diversi. Gli incentivi esterni sono
riconducibili alla volontà dell’impresa di cogliere opportunità interessanti per l’azienda (carattere
offensivo) oppure di non continuare ad investire in mercati in crisi a causa della sensibile flessione
della domanda verso i principali prodotti dell’azienda (carattere difensivo).
Da un punto di vista prettamente economico, la strategia di diversificazione consente all’impresa di
perseguire economie di scopo che consistono nella riduzione del costo medio totale per effetto
della produzione congiunta, nella stessa impresa, di due o più beni, comparativamente alla loro
produzione disgiunta in differenti imprese. “Economies of scope exists when for all outputs y and
1
y , the costo f joint production is less than the costo f producing each output separately” come
2
affermarono Panzar e Willing (1981).
La strategia di diversificazione presenta tuttavia alcuni limiti:
- La realizzazione della strategia di diversificazione richiede all’azienda tempi lunghi
legati alla minore conoscenza dei nuovi settori in cui l’impresa decide di espandersi
rispetto alle produzioni tradizionali;
- La scarsa familiarità nei confronti delle nuove attività determina una minore possibilità
di valutazione dei rischi gestionali da parte degli organi imprenditoriali.
Conviene quindi attuare strategie di diversificazione e quindi la diversificazione è vantaggiosa
quando:
- Quando l’azienda si trova ormai impossibilitata ad espandersi nel settore dove già
opera perché obsoleto, in crisi, caratterizzato da una domanda costantemente
decrescente (Motorola leader nel periodo della Seconda guerra mondiale nella
produzione di apparecchi radio e alla fine della guerra il mercato cominciò a calare
costantemente finché Motorola ritenne conveniente entrare nel mercato della
telefonia);
- Quando l’impresa possiede risorse in eccesso che non desidera reinvestire nelle attività
che presiede intravedendo promettenti evoluzioni di altre attività (Microsoft acquisendo
Yahoo e la divisione Device e Servizi di Nokia);
- L’impresa vuole accrescere non solo il suo volume di affari, ma anche la sua immagine
e la sua reputazione (Fiat ha lanciato una linea di abbigliamento con il suo marchio).
Analizzeremo ora le modalità di realizzazione delle strategie corporate, principali opzioni per la
realizzazione delle strategie corporate (può generare una forma di strategia di tipo corporate, nei
casi monosettoriali e di diversificazione):
• Crescita interna
• Crescita esterna: fusioni e acquisizioni
• Accordi di collaborazione
• Processi di spin-off
Tramite queste operazioni si avvia un processo di ridefinizione delle proprie unità operative interne
e delle dinamiche di collaborazione con soggetti esterni.
Crescita interna
La realizzazione delle strategie di corporate può essere basata sulla crescita interna, ossia sulla
costituzione di nuovi impianti e nuove unità operative. La scelta di questa opzione può essere
motivata da due ordini di fattori: ambiente esterno, e in particolare l’emergere di opportunità di
business che inducono l’impresa a potenziare l’offerta esistente o ad avviare produzioni in nuovi
mercati caratterizzati da crescita dei volumi di vendita o da grandi potenzialità future; risorse
interne all’impresa, le quali possono essere solo parzialmente sfruttate, come nel caso di impianti
con capacità produttiva non satura o di competenze organizzative e tecnologiche facilmente
utilizzabili per altre produzioni o servizi.
La crescita dimensionale interna può essere soggetta a difficoltà/svantaggi e barriere che ne
possono pregiudicare la realizzazione e il raggiungimento degli obiettivi finali. In primo luogo la
crescita dimensionale può essere condizionata dall’esistenza di capacità manageriali limitate,
specie quando tale processo segue un iter accelerato. In secondo luogo l’impresa può incontrare
ostacoli difficilmente superabili nel mercato in cui decide di operare per l’esistenza di vincoli nel
sistema distributivo, di barriere erette dalle imprese concorrenti sul piano di economie di scala,
delle tecnologie utilizzate e delle politiche di marketing. Nel caso in cui, inoltre, il mercato sia
caratterizzato da maggiore incertezza sul piano delle dinamiche competitive e dei comportamenti
della domanda, le nuove attività operative possono rappresentare dei fattori di rigidità, che
permettono una minore capacità di adattamento alle nuove condizioni di contesto.
Crescita esterna
• Acquisizione: operazione con cui un’impresa acquista, dietro corrispettivo, la proprietà
di una quota totalitaria o di maggioranza di un’altra impresa (acquisizioni ostili o
amichevoli);
• Fusione: operazione in cui le imprese coinvolte perdono la propria identità giuridica ed
economica per confluire in un’unica struttura organizzativa.
Le cause che spingono le imprese a realizzare tali operazioni sono molteplici:
- Riduzione dei costi in ambito operativo, derivanti dalle maggiori economie di scala e di
scopo ottenibili dall’integrazione di attività dell’impresa acquirente e dell’impresa
acquisita;
- Controllo di maggiori quote di mercato, grazie all’acquisizione di concorrenti locali ed
internazionali;
- Ampliamento della gamma di prodotti/servizi offerti al mercato, grazie all’integrazione
dell’impresa acquisita;
- Accesso a nuove competenze, soprattutto di natura tecnologica, in alternativa a
investimenti in strutture interne;
- Inserimento rapido in settori emergenti.
L’acquisizione di un’impresa può avvenire secondo dinamiche molto differenti. A questo riguardo è
possibile distinguere tra acquisizioni ostili (hostile acquisitions) e acquisizioni amichevoli (friendly
acquisitions). Nel primo caso l’operazione è condotta in un contesto caratterizzato da una notevole
conflittualità tra il vertice dell’azienda acquirente e il management dell’impresa target
dell’acquisizione. Le divergenze possono riguardare il passaggio stesso di proprietà o le modalità
di gestione dell’azienda acquisita al termine dell’operazione. Nel secondo caso emerge invece un
clima più cooperativo tra i vertici delle due aziende, i quali si rendono disponibili a riconoscere le
aspettative della controparte e a compiere ogni sforzo per garantire il massimo livello di consenso
verso l’operazione.
Accordi di collaborazione
Una delle principali opzioni a disposizione delle imprese è quella inerente la realizzazione di
accordi con soggetti esterni. Le imprese sono propense a partecipare a reti di cooperazione e
scambio aventi come oggetto risorse di tipo tangibile e intangibile. L’impresa, infatti, è sottoposta a
crescenti pressioni sul lato del mercato di riferimento, sempre più competitivo, e del cambiamento
tecnologico, le cui traiettorie e tempistiche sono sempre meno prevedibili e controllabili dalla
singola impresa.
Le imprese possono attivare un’ampia varietà di accordi di collaborazione, i quali sono classificabili
sulla base di criteri distinti: tipologia di partner (accordi verticali, orizzontali, trasversali),
configurazione proprietaria (equity joint-venture, accordo equity), rilevanza strategica (semplici
transazioni spot, alleanza strategica).
- Accordi verticali: collaborazioni con imprese impegnate in stadi adiacenti rispetto
all’attività specifica realizzata dall’impresa. Vi possono essere accordi verticali con
imprese fornitrici (Toyota ha collaborato con un gruppo di fornitori dotati di elevate
capacità tecnologiche e organizzative) e altresì con imprese clienti, le quali possono
essere coinvolte nelle attività di progettazione e sviluppo del prodotto o nella sua
c