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In realtà ciò che maggiormente qualifica le risorse dell’impresa è il loro grado di tangibilità.
Secondo una prospettiva di carattere più generale, le risorse dell’impresa sono suddivise in due
grandi categorie in relazione alla loro materialità. Si distingue allora tra risorse materiali (o
tangibili) e risorse immateriali (o intangibili).
Fanno capo alle risorse materiali gli impianti, gli immobili, le materie utilizzate dall’impresa per
attuare i processi produttivi, etc. , che compaiono con opportuni metodi di valutazione, nell’attivo di
bilancio. Le risorse immateriali riguardano fattori caratterizzati da intangibilità quali, ad esempio, la
conoscenza del marcato, le capacità di interpretazione delle esigenze dei clienti, la notorietà della
marca, la fiducia, la fedeltà dei clienti, l’immagine e la reputazione della marca e/o dell’impresa, le
competenze tecnologiche, le relazioni con il mercato finanziario e/o con gli intermediari
commerciali, la cultura dell’impresa, … . Le risorse intangibili trovano uno spazio nell’attivo di
bilancio ma la loro valutazione è di norma di gran lunga inferiore rispetto al loro valore effettivo e
soprattutto potenziale. Infatti il bilancio non può che avere una prospettiva prudenziale, in
considerazione della sua natura informativa nei confronti degli shareholder e di tutti coloro che
hanno interesse a conoscere l’effettivo andamento dell’impresa.
Alcune di queste sono materiali (fisiche, umane) ma su altri ci possono essere dubbi o doppia
interpretazione (tecnologiche hardware – software). Solo le risorse materiali non sono sufficienti
per il successo in quanto facilmente copiabili da altre imprese. Le risorse nel momento in cui
devono portarci valore, devono essere poco utilizzabili da altri. La differenza sta tutta sulle risorse
immateriali (risorse organizzative e reputazionali); consentono all’impresa di ottenere un
significativo vantaggio competitivo perché sono molto difficilmente imitabili (spesso del tutto
inimitabili) e non riproducibili da parte dei concorrenti.
L’aggregazione più comune delle risorse immateriali le riconduce alle risorse di fiducia e alle
risorse di conoscenza. Le prime riguardano le relazioni che l’impresa instaura verso i diversi
mercati di riferimento e connotano l’intensità e la qualità dei legami impresa-ambiente; le seconde
riguardano la dimensione cognitiva dell’impresa e quella valoriale. Esse tendono maggiormente a
essere collocate e a svilupparsi all’interno dell’organizzazione, piuttosto che nei rapporti con
l’esterno. Le risorse tangibili sono spesso una
condizione necessaria, ma non sufficiente,
perché l’impresa operi con successo nei
mercati.
Sono una condizione necessaria in quanto, nella
maggior parte dei casi, l’impresa deve dotarsi di
queste risorse.
Sono una condizione non sufficiente perché si tratta
di risorse spesso facilmente imitabili e riproducibili.
Per questo motivo, non distinguono l’impresa dai
concorrenti e non le consentono di ottenere un
vantaggio competitivo.
Le risorse intangibili si dividono in risorse di
conoscenza, più connesse alle dimensioni interne
dell’impresa, e risorse di fiducia che sono
prevalentemente collegate alle relazioni con
l’ambiente e, in particolare, con il mercato.
Si tratta di risorse del tutto inimitabili e non
riproducibili da parte dei concorrenti.
Consentono, quindi, all’impresa di dotarsi di un
vantaggio sui competitors.
Non è raro però che le risorse immateriali divengano
così fortemente radicate da costituire anche un
vincolo allo sviluppo dell’impresa. Si possono
innescare fenomeni di autolimitazione cognitiva per
cui chi opera nell’impresa si convince di essere
capace di agire solo in un determinato modo, cioè di
agire in esclusiva conformità con il proprio
patrimonio di risorse. Si pensi per esempio a Kodak
che non è riuscita a capacitarsi dell’evoluzione nei
sistemi di riproduzione fotografica (dalle pellicole al
digitale), pur avendo una ragguardevole posizione di mercato.
Appropriabilità e valore delle risorse:
Di grande interesse è l’interrogativo che riguarda la collocazione spaziale e temporale delle
risorse e come sia possibile svilupparle e appropriarsene.
Per affrontare questo argomento è necessario introdurre e sviluppare il concetto di relazioni di
business e, più nello specifico, il rapporto esistente fra relazioni e risorse. Le relazioni che
l’impresa intrattiene con gli attori presenti nell’ambiente (clienti, fornitori, centri di ricerca,
concorrenti, etc.) sono finalizzate a far si che l’impresa possa trasmettere e trasferire le proprie
risorse di valore e, parallelamente, possa acquisire le risorse che si trovano all’esterno e che
possono esserle messe a disposizione dagli attori.
Si viene a generare, così, un circolo vizioso per cui l’impresa trasferisce le sue risorse ai mercati e
cerca di ottenere maggiori e/o nuove risorse. Così facendo, le risorse generano ulteriori risorse per
tramite delle relazioni.
Tutto ciò che è materiale e tangibile è “trasportabile” a costi più o meno elevati, mentre
l’immateriale si può trasferire solo se inglobato nelle relazioni.
Non vi è dubbio che le relazioni abbiano un valore. Il problema però viene evidente quando si
cerca di dare una risposta alle domande “perché valgono?”, “quando valgono?”, “come valgono?”
e sopra ogni cosa “quanto valgono?”. Il modo per giungere alla quantificazione del valore delle
relazioni è molto più concreto ed è connesso alle risorse che le relazioni sono in grado di attrarre
o, più precisamente, al valore (economico) delle risorse che possono essere attratte e acquisite
tramite delle relazioni. Una relazione non vale nulla se attrae una risorsa il cui valore è pari a zero.
Risorse, relazioni e confini dell’impresa:
Un’ulteriore dimensione da porre in discussione riguarda i confini dell’impresa come conseguenza
dell’applicazione della logica delle risorse e delle relazioni che le attivano.
La definizione dei confini è strettamente legata al concetto di concorrenza, di capacità di
acquisizione di un vantaggio competitivo, di dimensioni dei mercati di riferimento e, in ultima
analisi, del valore che l’impresa può acquisire dal territorio competitivo ove decidesse di operare e
delle risorse e del valore che intende trasferire ai clienti. Decidere quali siano i confini (“in che
business si trova l’impresa?”) significa comprendere quali possano essere le risorse su cui fare
leva tanto in termini di trasferibilità e di acquisibilità delle risorse tramite le relazioni, quanto in
merito alla comprensione del valore delle risorse sia in uscita sia in ingresso nell’impresa. Si tratta
cioè di comprendere quali risorse trasferibili dall’impresa al mercato siano apprezzate dai clienti e
quali risorse presenti nell’ambiente circostante siano di utilità dell’impresa.
I confini dell’impresa sono definiti considerando le capacità del controllo gerarchico che l’impresa è
in grado di esercitare sulle risorse. Il controllo può essere di tre tipi:
- Controllo proprietario: definisce i confini interni, cioè le risorse di diverso tipo e natura
(materiali o immateriali, finanziarie, tecnologiche, manageriali, etc.) di proprietà
dell’impresa, nel senso che l’impresa le ha acquisite nel tempo e fanno parte del proprio
patrimonio. (controllo più efficace delle risorse materiali)
- Controllo di tipo contrattuale: consente di definire i confini esterni, cioè il grado di controllo
che l’impresa esercita sull’ambiente, ad esempio sul mercato. Il controllo di questo tipo può
essere il frutto di accordi formali (per esempio un contratto in esclusiva, gli accordi di
collaborazione, il franchising). (controllo più efficace delle risorse materiali)
- Controllo di influenza: i confini si spingono fino a dove l’impresa può esercitare la sua
influenza. È immediatamente percepibile che, quanto di più ci allontaniamo dalla capacità
dell’impresa di influenzare l’ambiente, sia nel senso del trasferimento sia dell’acquisibilità
delle risorse, tanto più i confini si sfumano, fino al punto in cui si può affermare che un certo
territorio esterno, non essendo influenzabile dall’impresa, non rientra nei suoi confini,
perché non vi è possibilità da parte dell’impresa di esercitare alcuna forma di influenza.
(territorio dove giace la maggior parte delle risorse immateriali)
Come detto prima le risorse ottenibili attraverso le relazioni sono più numerose e varia di quelle
interne e le loro diverse combinazioni possibili le rendono pressoché infinite. Lo specifico set di
risorse di diversa natura necessarie per l’impresa sono diffuse nel contesto ambientale in cui
l’impresa opera e sono possedute e controllate da altri attori. Spetta quindi all’impresa individuare
le risorse che le sono necessarie e gli attori dai quali attrarle. La possibilità di acquisire risorse
dall’esterno si concretizza tramite tre attività:
1. Individuazione delle risorse (e quindi delle relazioni): l’impresa deve individuare le risorse
che le sono più necessarie e per tramite di quali relazioni possono essere mobilitate e rese
disponibili.
2. Attrazione delle risorse: l’attrazione delle risorse può avvenire tramite una sapiente
gestione delle relazioni in modo tale che questa possa mobilitare le risorse, “spostandole”
dal partner all’impresa.
3. Inserimento e condivisione delle risorse: una volta che le risorse sono state attratte ed
entrano a far parte della disponibilità dell’impresa, l’attenzione si sposa dalla fase di
inserimento a quella della condivisione con le altre risorse presenti in impresa. Ci possono
essere però difficoltà di inserimento in quanto una risorsa può essere in competizione con
un’altra oppure potrebbero esserci passaggi di consegna che possono incidere
negativamente sulla relazione e quindi sulle risorse trasferite.
L’impresa come nucleo di competenze:
affinché le risorse possano generare valore per l’impresa ed essere parallelamente fonte di un
duraturo e difendibile vantaggio concorrenziale, vanno gestite opportunamente; non solo: si può
affermare che un’impresa che possiede le risorse o può ottenerle dall’ambiente e non è in grado di
gestirle in modo opportu