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4.1 IL CONTESTO SOCIO-AMBIENTALE DELL’ATTIVITÀ DI IMPRESA
In questo quadro, il fenomeno della globalizzazione assume un’importanza particolare, in quanto esso è allo
stesso tempo un’importante fonte di crescita e cambiamento per le imprese. I fattori di cambiamento sono:
GLOBALIZZAZIONE (determina cambiamenti drammatici, scaturisce in un problema politico con i primi
gruppi contro le imprese);
IPERCOMPETIZIONE (confronto competitivo elevato, nessuno ha il VC per il lungo periodo);
QUESTIONE AMBIENTALE (crescita della sensibilità del pubblico verso i temi dell’ecologia);
CORPORATE GOVERNANCE
Le imprese sono chiamate ad un’interazione bilanciata fra valore degli azionisti ed interessi degli
stakeholder; deve essere sviluppata una strategia di responsabilità sociale.
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4.2 SCELTE DI IMPRESA E RESPONSABILITÀ SOCIALE
Uno dei principali ostacoli alla formulazione di una strategia di responsabilità sociale è il fatto che spesso,
all’atto pratico, i costi o i benefici economici delle diverse scelte possibili sono poco chiari. Su questo tema si
scontrano due teorie: la prima, pessimistica, sostiene che la responsabilità di impresa dovrebbe ridursi al
rispetto dei contratti e delle norme di legge; la seconda, ottimistica, sostiene che la responsabilità sociale
contribuisce al successo dell’impresa e alla creazione di ricchezza degli azionisti, in quanto innesca circoli
virtuosi in cui l’impresa ottiene fiducia, reputazione e altre risorse “sociali” che gli stakeholder diversamente
non concederebbero. Nessuna di queste teorie è corretta se intesa come teoria generale sulle scelte
aziendali. L’impresa si trova di volta in volta di fronte a situazioni diverse, in cui i rapporti fra gli interessi
degli azionisti e quelli degli altri stakeholder variano. Questa matrice (value matrix) classifica le scelte di
imprese sulla base di due variabili:
La presenza di norme che regolino una certa materia;
Il fatto che un dato comportamento, crei o distrugga valore per gli azionisti.
Positivo Valore per gli azionisti Negativo
No Scelte strategiche Scelte altruistiche
Presenza
di norme Osservanza volontaria Osservanza obbligatoria
Sì
4.3 LA CORPORATE SOCIAL RESPONSABILITY
Indica l’impegno a comportarsi in modo corretto, indipendentemente dal semplice rispetto degli obblighi
previsti dalle leggi e dalle norme etiche individuali. La CRS è una dimensione che dovrebbe interagire con
tutti gli ambiti della gestione aziendale: con gli aspetti finanziari, produzione, marketing, risorse umane e
più in generale con le strategie e le politiche aziendali. La CRS si basa sul presupposto per il quale
l’impresa dovrebbe realizzare uno sviluppo sostenibile ovvero creando valore per gli azionisti e
realizzando una conservazione nel tempo del capitale ambientale, sociale e umano.
5
TEORIE E MODELLI DI IMPRESA
5. Le teorie sull’organizzazione interna dell’impresa
5.1 PREMESSA: L’IMPRESA COME RISPOSTA A UN PROBLEMA FORMATIVO O COGNITIVO?
Nel tempo, gli studi sulla teoria dell’impresa hanno cercato di dare risposta a due grandi categorie di quesiti:
1. Perché esistono le imprese e come funzionano internamente;
2. Come si rapportano le imprese con l’ambiente esterno e cosa spiega la loro diversità.
La figura 5.1 sintetizza:
Le teorie di impresa di impostazione «contrattuale», secondo le quali l’impresa è essenzialmente
una risposta a un problema informativo;
Le teorie di impostazione «cognitiva», secondo cui l’impresa è una risposta a un problema di
creazione di risorse e competenze.
5.2 COSTI DI TRANSAZIONE, RISCHIO IMPRENDITORIALE E SEPARAZIONE FRA PROPRIETÀ E CONTROLLO: I
TRATTI SALIENTI DELLE TEORIE DI IMPRESA
Nei primi anni del secolo scorso, pur in presenza di un pensiero neoclassico dominante, sono presenti alcuni
contributi teorici i cui concetti portanti ancora oggi dominano nel dibattito sule teorie di impresa.
Le imprese esistono perché il costo per gestire
COSTI DI TRANSAZIONE scambi di mercato può a volte essere superiore
(Coase, 1937) al costo per gestire tali transazioni all’interno Distrugge la teoria
di un’impresa organizzata. Questi costi per Neoclassica che negava
“l’uso” dei sistemi di mercato si definiscono l’esistenza di costi di
costi di transazione e rappresentano elementi transazione, in quanto
di inefficienza negli scambi (non esiste esiste perfezione
informazione perfetta). Quindi, le imprese dell’informazione, degli
esistono in quanto all’interno di esse può scambi e dei mercati
risultare più conveniente coordinare con
meccanismi gerarchici alcuni rapporti, contratti
o transazioni, rispetto a utilizzare il mercato.
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Le imprese esistono in quanto per una
RISCHIO IMPRENDITORIALE particolare risorsa, quella imprenditoriale, non
(Knight, 1921) ci sarebbe un mercato: data l’incertezza Distrugge la teoria
Neoclassica che
dell’evoluzione di un’impresa e il rischio affermava l’assenza
sotteso all’attività aziendale, non esiste un di incertezza e di
mercato in grado di scambiare con prezzi profitti sostenibili.
efficienti tutte le competenze aziendali, in
particolare quella chiave definita
entrepreneurial judgement, qualità individuale
che afferma l’assenza di perfetta informazione.
Berle e Means scoprono che all’interno delle
SEPARAZIONE TRA imprese di maggiori dimensioni si va
PROPRIETÀ E CONTROLLO diffondendo un particolare fenomeno di
(Berle e Means, 1982) Distrugge la teoria
progressiva separazione fra i soggetti che Neoclassica che
detengono la proprietà dell’impresa e quelli affermava l’unicità
che detengono il controllo sulla gestione. del decisore e degli
In particolare, in imprese con un numero obiettivi perseguiti.
elevato di azionisti che detengono piccole
quote di capitale, la gestione dell’impresa
viene delegata a manager professionisti.
5.3 TEORIE COMPORTAMENTISTE E MANAGERIALI NEGLI ANNI SESSANTA
Teorie comportamentiste
Negli anni ’50 e ’60 le teorie attribuiscono una crescente importanza alla dimensione individuale del
processo decisionale superando l’assunto neoclassico di perfetta razionalità. I due concetti rilevanti sono:
RAZIONALITÀ LIMITATA (Simon, 1957)
1) Le decisioni aziendali sono prese in condizioni di incertezza e di soggettività; non si conosce,
infatti, con certezza l’evoluzione di alcune variabili nel futuro, e ognuno ha un’idea diversa di
come tali variabili si potranno manifestare.
2) Regola di soddisfazione secondo la quale le imprese si comporterebbero in modo da raggiungere
un livello di soddisfazione (e non massimo) di profitto, adattato sulla base delle conoscenze e
dell’apprendimento realizzato dal manager.
PROCEDURE (Cyert e March, 1963)
Impossibilità da parte dell’impresa di seguire specifici e unificanti obiettivi a medio-lungo periodo,
con la conseguenza che il management o la proprietà riescono a incidere in modo marginale sulle
sorti dell’impresa. In tal senso l’impresa funziona attraverso una sequenza di scelte di breve periodo
e di successivi processi di apprendimento altrettanto di breve periodo. Elemento centrale è una
classica visione “burocratica” dell’impresa con un ottimo funzionamento delle decisioni da prendere
all’interno di essa.
Teorie manageriali
Altre teorie focalizzano l’attenzione sul ruolo del management della crescita aziendale:
RISORSE IN ECCESSO (Penrose, 1959)
Penrose definisce l’impresa come insieme di risorse che spiegano anche perché l’impresa crese. Se si
hanno risorse in eccesso, allora si è incentivati a cercare di sfruttare investendo con nuove risorse
che possono ulteriormente essere in eccesso e così via. (ES: risorse intangibili)
MASSIMIZZAZIONE DA PARTE DEI MANAGER DELLA CRESCITA AZIENDALE (Marris-Baumol, ‘64-‘68)
Le imprese crescono molto anche perché i manager (che gestiscono l’impresa) possono avere
obiettivi diversi da quelli di massimizzazione degli azionisti. Possono avere obiettivi di
massimizzazione della crescita aziendale. 7
5.4 L’IMPRESA COME RISPOSTA A UN PROBLEMA «INFORMATIVO»
Ipotesi di partenza: Rimozione della perfetta informazione, obiettivi divergenti fra gli attori chiave.
L’IMPRESA È UNA FINZIONE LEGALE, OVVERO UN INSIEME DI CONTRATTI, SVILUPPATO PER CREARE UNA
STRUTTURA DI INCENTIVI AL MANAGEMENT E ALLA PROPRIETÀ.
I principali contributi teorici sono:
TEORIA DEI COSTI DI TRANSAZIONE (Williamson, 1975)
L’impresa esiste perché esistono costi di transazione. Le relazioni vengono internalizzate
nell’impresa, che ha la capacità di gestirle con una gerarchia, altrimenti sarebbero difficili da gestire
attraverso il mercato perché ci sono più costi di transazione rispetto all’internalizzazione.
TEORIA DEI CONTRATTI INCOMPLETI (Grossman e Hart, 1986)
Sul mercato c’è asimmetria informativa e non si conoscono le altre parti del mercato (fornitori,
clienti ecc..), quindi ci sono dubbi e perplessità sulle parti. La soluzione più corretta sarebbe quella di
stipulare contratti con clausole che non permettano imbrogli nei confronti dell’impresa.
Grossman e Hart affermano che non esiste un contratto completo che possa coprire tutte l e
situazioni che possono venire a crearsi.
TEORIA DELL’AGENZIA (Jensen e Meckling, 1976)
Si basa sul concetto di proprietà e controllo. Si sa che la proprietà (AZIONISTI) e il controllo
(MANAGER) sono separati. In realtà la relazione tra azionista e manager fa parte di una serie di
relazioni dette RELAZIONI DI AGENZIA nelle quali troviamo:
a) AGENTE (Manager) Svolge un compito nell’interesse del proprietario, del principale (che
è in asimmetria informativa). La remunerazione è slegata dal risultato
che raggiunge. Egli sa tutto sull’impresa.
b) PRINCIPALE (Azionista) Colui che è proprietario e che è in asimmetria informativa. Non è
a conoscenza di tutto sull’impresa e può trovarsi in una situazione
in cui coloro che lavorano per lui non lo fanno in modo da
massimizzare l’azionista.
5.5 L’IMPRESA COME RISPOSTA A UN PROBLEMA «COGNITIVO»
L’impresa è un insieme di routine ovvero di regole di condotta che determinano le sue azioni nel tempo. Le
conoscenze derivanti dai processi di apprendimento evoluti sono immagazzinate nelle routine. Buona parte
della conoscenza nelle routine è tacita e difficilmente replicabile e trasferibile. Essa esiste perché è il luogo
migliore per