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Capitolo 6: Gli assetti istituzionali
Assetti istituzionali per la cultura → strutture e strumenti giuridico-istituzionali e organizzativo-gestionali attraverso cui i principali soggetti interessati, competenti e coinvolti, in termini di contributi e ricompense, operano per la realizzazione delle politiche culturali, la conduzione delle istituzioni e delle aziende, e la realizzazione delle iniziative in tale ambito.
Economicità (per aziende di interesse pubblico e senza fini di lucro) → capacità di soddisfare nel tempo i bisogni degli stakeholder anche grazie a un’equilibrata situazione economica e finanziaria e a livello di efficacia ed efficienza. Per la cultura, gli istituti e i soggetti che se ne occupano, l’economicità si può configurare in tre differenti modalità:
- Risultati economico-finanziari negativi → situazione molto frequente per le aziende del comparto culturale, derivante dal fatto che i risultati economici e finanziari non sono sufficienti a coprire i costi sostenuti.
- Risultati economico-finanziari positivi → situazione in cui i risultati economici e finanziari sono superiori ai costi sostenuti, consentendo un margine di guadagno o di reinvestimento.
- Equilibrio economico-finanziario → situazione in cui i risultati economici e finanziari sono in equilibrio, ovvero i ricavi sono sufficienti a coprire i costi sostenuti senza generare né profitti né perdite.
Così anche la possibilità di ottenere buoni risultati economico-finanziari. Tali barriere sono di vario ordine:
- Barriere monetarie: la cultura non risponde a bisogni primari degli individui bensì a bisogni di ordine superiore e, dal momento che le persone hanno generalmente vincoli di budget, resta in coda a tutti gli altri tipi di acquisti;
- Barriere psicologiche: anche laddove non vi siano barriere monetarie, la cultura contiene dei valori/benefici non facilmente comprensibili e accessibili senza un'adeguata formazione e informazione. Il potenziale consumatore culturale può quindi trovarsi in imbarazzo o provare disagio di fronte a un bene o servizio che non gli è familiare, e rispetto a cui è necessario ricevere un'alfabetizzazione;
- Barriere conoscitive: il consumatore può non essere in grado di comprendere il bene o servizio culturale, e dunque può avere difficoltà a percepirne i contenuti, i significati, i valori.
pagare generata dalle tipologie di barriere e dunquedalle difficoltà di accesso alla cultura viste finora, vi sono altre ragioni che spiegano leperdite di bilancio e l'economicità negativa nelle aziende del comparto culturale. Leistituzioni culturali hanno infatti la caratteristica di generare dei benefici non soltantoper chi ne fruisce direttamente, ma anche per chi non ne fruisce; tali benefici sonochiamati indiretti/non privati, o anche esternalità positive, poiché essi ricadonoall'esterno dell'istituzione che li ha generati e al di là dei suoi clienti (es: l'esistenza diun teatro in zona aumenta il valore degli immobili adiacenti al teatro). A seconda chetali benefici siano generati direttamente o indirettamente dall'istituzione culturale, siparla di impatti oppure di indotti. Tali benefici, dal punto di vista della copertura deicosti che ne hanno permesso la realizzazione, non vengono ripagati sul mercato daiclienti,
ma rimangono a carico dell'azienda che li ha creati e diffusi nell'ambiente ingenerale. Raramente invece le istituzioni culturali generano impatti o indotti negativi.
Un ulteriore fenomeno rende la cultura così poco compatibile con le logiche e i vincoli economici classici: il fatto che sia sul fronte dell'offerta che su quello della domanda i comportamenti siano irrazionali, non facilmente prevedibili e quindi non governabili, perché rispondono a logiche utilitaristiche (es: il consumatore non si reca a vedere un film perché gli conviene, ma bensì perché gli piace).
Infine esiste un fallimento del mercato, e dunque una spiegazione del ricorrente passivo di bilancio e dell'economicità negativa delle aziende del comparto culturale, che è caratterizzante del comparto stesso, soprattutto per la parte dello spettacolo dal vivo. Si tratta di un rapporto patologico tra costi e ricavi, individuato negli anni Sessanta dagli
studiosi Baumol e BowenSindrome dei costi (cost disease) o legge di Baumol → Baumol e Bowen vengono incaricati di spiegare l'aumento continuo di fabbisogno finanziario che i teatri presentavano. Analizzando una serie di bilanci di teatri americani ed europei, individuano una condizione "patologica", ovvero una situazione di costi crescenti in misura più che proporzionale rispetto ai ricavi, tanto da generare una situazione di perdita crescente. Trovarono le ragioni per cui questo si verificava nella cosiddetta "produttività stagnante", che caratterizza il settore culturale così come tutti gli altri settori in cui le attività siano svolte da esseri umani e non da macchine. Nei settori artigianali la produttività è bassa e dunque la capacità di generare ricavi è limitata, mentre i costi sono alti poiché seguono comunque l'andamento dei settori in cui la produttività è alta grazie
alla meccanizzazione dei processi produttivi. La sindrome di Baumol e Bowen è tale da determinare una perdita addirittura crescente al crescere del volume di attività: più si produce e più si perde. In una situazione simile perciò, il break-even point non solo non viene mai raggiunto, ma addirittura all'aumentare della produzione ci si allontana sempre più da esso. L'artigianalità del processo produttivo dovrebbe comportare una maggiore qualità del prodotto, a fronte di maggiori costi per produrlo. In effetti, l'unico modo per compensare i costi maggiori è proprio quello di far riconoscere al mercato il maggior valore del prodotto, in modo da rendere il mercato stesso disponibile a pagare un prezzo più alto. Le istituzioni culturali molto spesso non riescono a convincere il mercato del valore del prodotto creato, il che potrebbe derivare anche dal fatto che tale valore non sia poi così significativo.certamente dalle barriere e dalla natura non primaria delfabbisogno culturale. Le istituzioni culturali possono cercare di affrontare la produttività stagnantemettendo in campo accorgimenti diversificati volti a:- ridurre i costi fissi
- ridurre i costi variabili
- aumentare i ricavi
- aumentare la produttività, migliorando il rapporto tra i ricavi e i costi.
2. Risultati economico-finanziari positivi → raramente si verifica tale situazione, per cui irisultati economico-finanziari siano in attivo, con un pareggio o surplus di bilancio,laddove non vi siano tutti gli ostacoli e la cause precedentemente indicati;tipicamente si tratta di industrie culturali, in cui le modalità produttive sono più similia quelle industriali che non a quelle artigianali e dunque non si verifica il problemadella produttività stagnante, e generi artistici commerciali, per i quali la domanda èpiù vasta e i prezzi di vendita possono essere più elevati.
Ulteriori fattispecie per cui si verifica un'economicità positiva sono rappresentate dai beni culturali considerati come beni rifugio (es: dipinti, oggetti d'arte, ...) e dallo star system (es: grandi protagonisti della lirica). All'interno di tali fattispecie la scarsa disponibilità a pagare che caratterizza di fatto la fruizione di molta parte dei beni e servizi culturali ha delle discontinuità notevolissime, e il mercato in quanto incontro tra la domanda e l'offerta segue meccanismi molto particolari, anche se non privi di rischi. 3. Risultati economico-finanziari positivi date certe condizioni → in questo caso la situazione è analoga a quella di molti settori, in cui soltanto con un certo volume di produzione si raggiunge il break-even point, e da lì in poi si può operare in attivo. Questo si verifica tanto più rapidamente quanto minori sono le uscite e i costi fissi, e anche quanto minore èLa differenza tra il ricavo unitario, ovvero il prezzo, e il costo unitario (es: protraendo a lungo una most La differenza tra il ricavo unitario, ovvero il prezzo, e il costo unitario (es: protraendo a lungo una most