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GLI ASSETTI ISTITUZIONALI
Con l’espressione di assetti istituzionali per la cultura si intendono le strutture e gli strumenti giuridicoistituzionali e organizzativo
gestionali attraverso cui i principali soggetti interessati operano per la realizzazione delle politiche culturali, la conduzione delle
istituzioni e le realizzazione delle iniziative.
L’economicità degli istituti e delle iniziative culturali
L’economicità per le aziende di interesse pubblico e senza fini di lucro si può definire come la capacità di soddisfare nel tempo i
bisogni degli stakeholder anche grazie a un’equilibrata situazione economica e finanziaria e a livello di efficacia ed efficienza.
L’economicità si può configurare in 3 differenti modalità: negativa, positiva, positiva date certe condizioni.
Economicità negativa
Si tratta di una situazione molto frequente per le aziende del comparto culturale. Costi fissi troppo elevati potrebbero derivare da
organici molto numerosi e conseguenti costi del personale elevati, contratti di lavoro integrativi che non tengono conto dei vincoli di
budget, immobilizzazioni costose in termini di manutenzione e gestione; costi variabili elevati possono derivare da cachet artistici che
non tengono conto dei vincoli di budget, spese per allestimenti e consumi di gestione non oculati; ricavi insufficienti possono derivare
da prezzi troppo bassi, pochi biglietti venduti, incapacità di fund raising, finanziamenti pubblici scarsi.
Al di là della bassa tensione nella direzione di efficacia e efficienza, dovuta anche a finanziamenti pubblici non correlati con i risultati
di gestione, e a una certa refrattarietà da parte del comparto culturale nei confronti dei principi economici, vi sono altre cause per la
frequente impossibilità del pareggio di bilancio. Prima di tutto si rileva come da parte del consumatore culturale medio vi sia una
scarsa disponibilità a pagare un corrispettivo adeguato per i beni culturali fruiti, a causa di barriere che ostacolano i consumi:
• Barriere monetarie: la cultura non risponde a bisogni primari degli individui, e dal momento che le persone hanno
generalmente vincoli di budget, resta in coda a tutti gli altri acquisti;
• Barriere psicologiche: la cultura contiene dei valori non facilmente comprensibili e accessibili senza un’adeguata
informazione;
• Barriere conoscitive: il consumatore può non essere in grado di comprendere il bene o il servizio culturale e può avere
difficoltà a percepirne i contenuti, i significati, i valori; tali barriere si devono combattere con l’educazione e la formazione;
• Barriere informative: provocate dalla scarsa attitudine da parte delle istituzioni a informare e fare promozione relativamente
alla propria offerta; tali barriere possono essere superate grazie ad azioni di marketing, comunicazione e promozione.
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Vi è anche un’ulteriore barriera, quella distributiva, che consiste nel fatto che geograficamente le opportunità di produzione e
fruizione di cultura non sono mai equi distribuite, a causa di molteplici ragioni:
• Geografiche
• Culturali: il background culturale della famiglia esercita molta influenza sulle possibilità di accesso alla cultura;
• Sociali: la classe sociale a cui si appartiene può offrire maggiori o minori possibilità;
• Economiche
• Ambientali in generale: maggiore o minore ricchezza di stimoli e occasioni
• Civiche: in termini di pari opportunità di partecipazione al processo di formulazione delle decisioni.
La presenza di barriere alla fruizione e alla produzione di cultura costituisce una delle principali caratteristiche del comparto cultural;
l’abbattimento delle barriere è una delle principali ragioni per l’intervento pubblico in campo culturale, anche per il fatto che
l’esistenza di barriere determina disequità sociali. Una volta abbattute le barriere, si innesca un processo di path dependence e nelle
persone scatti una situazione di addiction rispetto al consumo culturale.
Oltre alla scarsa disponibilità a pagare generata dalle tipologie di barriere, vi sono altre ragioni che spiegano le perdite di bilancio. Le
istituzioni culturali hanno la caratteristica di generare dei benefici non soltanto per chi ne fruisce direttamente e che paga almeno una
parte dei costi attraverso un biglietto, ma anche per chi non ne fruisce. Tali benefici sono chiamati benefici indiretti o esternalità
positive, poiché essi ricadono all’esterno dell’istituzione che li ha generati e al di la dei suoi clienti. A seconda che tali benefici siano
generati direttamente o indirettamente si parla di impatti oppure indotti. Tali benefici, dal punto di vista della copertura dei costi che
ne hanno permesso la realizzazione, non vengono ripagati.
Un ulteriore fenomeno che rende la cultura poco compatibile con i vincoli economici è il fatto che sia sul fronte dell’offerta che su
quello della domanda i comportamenti siano irrazionali, non facilmente prevedibili perché rispondono a logiche non utilitaristiche.
Infine, esiste un fallimento del mercato che è caratterizzante del comparto stesso, soprattutto per la parte degli spettacoli dal vivo. Si
tratta di un rapporto patologico tra costi e ricavi che prende il nome di sindrome dei costi. Si è individuata una situazione di costi
crescenti in misura più che proporzionale rispetto ai ricavi; le ragioni per cui questo si verifica risiedono nella produttività stagnante:
nei settori artigianali la produttività è bassa e dunque la capacità di generare ricavi è limitata e statica, mentre i costi sono alti e
crescenti poiché seguono l’andamento dei settori in cui la produttività è alta grazie alla meccanizzazione dei processi produttivi. La
sindrome dei costi è tale da determinare una perdita crescente al crescere del volume di attività.
Le istituzioni possono cercare di affrontare la produttività stagnante tendando di ridurre i costi fissi e variabili, aumentare i ricavi e la
produttività.
Infine, in italia si può anche ravvisare una sorta di eccesso di offerta: il patrimonio artistico italiano è estremamente vasto e costoso,
e questo crea uno squilibrio di mercato nella domanda, che non riesce ad assorbire tutta l’offerta e a coprirne i costi. Sarebbe
opportuno procedere con l’individuazione di priorità nell’ambito delle istituzioni, lasciando magari ai privati la cura di aspetti minori.
Economicità positiva
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Tale situazione si verifica raramente e tipicamente si tratta di industrie culturali, in cui le modalità produttive sono più simili a quelle
industriali che non a quelle artigianali e dunque non si verifica il problema della produttività stagnante, e di generei artistici
commerciali per i quali la domanda è più vasta. Ulteriori fattispecie per cui si verifica una economicità positiva sono rappresentati dai
beni rifugio e dallo star system (artisti famosi).
Economicità positiva date certe condizioni
In questo caso solo con un certo volume di produzione si raggiunge il BEP, tanto più rapidamente quanto minori sono i costi fissi
(replicando gli spettacoli, es. cats).
Le funzioni degli istituti e delle iniziative culturali
Secondo la teoria del merit good, la cultura è un bene che contiene dei meriti e in quanto tale merita di essere preservata,
tramandata tramite il finanziamento di tutti i cittadini.
Si configura così tra la cultura e l’economia una distanza strutturale: la prima viene collocata nella sfera dei valori immateriali, in
contrasto con la seconda, basata su utilitarietà, ricchezza, concorrenza, profitto. Nei tempi attuali si è fatto strada il convincimento
che sia opportuno superare la storica contrapposizione; quindi da un lato si riconosce la cultura come bene meritorio portatore di
valori assoluti, dall’altro si correlano alla cultura una serie di valenze anche economiche. Nel frattempo, si è verificato il cambiamento
della composizione del paniere del consumo: si passa a una prevalenza di prodotti e servizi non alimentari. Quindi gli elementi
immateriali e dunque anche soggettivi ed emozionali passano per importanza le componenti materiali oggettive: emerge nuovo
spazio per la creatività, l’arte e la cultura, che ora è largamente più diffusa e democraticamente accessibile. Sono illustrate 14
funzioni riferibili alla cultura e alle istituzioni culturali:
• Conservazione
• Identità e celebrazione
• Aggregazione e coesione sociale
• Critica e innovazione
• Educative
• Raccolta fondi
• Ricreative
• Sociali
• Terapeutiche
• Manageriali
• Sviluppo turistico
• Sviluppo economico
42 • Sviluppo territoriale e urbano
• Democratiche
Funzioni di conservazione
Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo; è aperto al pubblico e compie
ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva e le
espone a fini di studio, educazione e diletto.
La conservazione al servizio della società è una funzione recente, in precedenza riservata a chi si poteva permettere il lusso della
cultura e che collezionava nelle proprie dimore oggetti d’arte per un beneficio del tutto privato. Se la cultura non venisse finanziata e
tutelata, ci sarebbe il rischio che le generazioni future non avrebbero più a disposizione il patrimonio culturale e non potrebbero più
esercitare le loro opzioni di domanda. Vi è un’argomentazione contraria a tali funzioni di conservazione, secondo cui i media
otterrebbero il medesimo effetto di garantire le opzioni di esistenza e di domanda futura a costi inferiori, essendo l’offerta
infinitamente replicabile e non deperibile; ovviamente la critica a questa controargomentazione considera come non si possano
paragonare esperienze di consumo dal vivo con esperienze virtuali.
Un altro aspetto complesso è rappresentato dalla possibile contrapposizione tra le funzioni di conservazione e quelle di promozione
e fruizione, in una sorta di irrisolvibile trade off: certamente più si fruisce del patrimonio artistico più si rischia di metterlo a rischio.
Funzioni di identità e celebrazione
Le istituzioni culturali contribuiscono all’identità nazionale e locale, all’immagine e al prestigio di città e popoli: da sempre l’arte serve
per rendere più solenni e spettacolari i momenti celebrativi; ci sono istituzioni culturali e generi artistici particolarmente deputati a
svolgere tali funzioni, come i grandi teatri d’opera, la musica popolare, il teatro dialettale (teatro alla scala).
Tra le obiezioni nei confronti di queste funzioni della cultu