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Per creazione si intende l'atto di dar vita ad un contenuto nuovo. Appare evidente come l'attività
creatrice sia alla base delle proposte delle case editrici, discografiche e cinematografiche. Proprio
perché la creazione è riferita a significati, essa si esplica anche attraverso la proposta di nuovi
percorsi espositivi, in cui il significato emerge dalla selezione e dall'accostamento di opere d'arte o
anche solo di oggetti. Così pure l'attività del festival si configura come creatrice di un prodotto
culturale allorché un certo contenuto simbolico è veicolato attraverso la selezione e la
programmazione di una serie di eventi secondo un preciso criterio.
In conclusione, l'attività di creazione tipica delle istituzioni culturali si può esprimere in una duplice
forma:
1) Da una parte la realizzazione di oggetti culturali nuovi;
2) Dall’altra la tutela di oggetti culturali, attuata attraverso la selezione di alcuni oggetti e non altri, il
recupero, la conservazione, la catalogazione.
Per comunicazione si intende la diffusione dei significati simbolici presso il gruppo che in esso
riconosce la propria identità. La comunicazione può avvenire sia attraverso il linguaggio non solo
verbale, sia attraverso la semplice messa a disposizione dei contenuti per la loro libera fruizione.
Così il consentire la fruizione dei contenuti simbolici presenti nel percorso espositivo del museo, o
nella messinscena di un rituale, rappresenta una forma di comunicazione del contenuto simbolico
stesso.
Comunicazione è pertanto un'attività che compete anche le biblioteche, gli archivi, alle organizzazioni
dedite alla conservazione tutela del paesaggio.
B - Le modalità di offerta al pubblico
Vi sono sostanzialmente tre modalità diverse di fruizione:
1 fruizione diretta dal vivo;
2 trasmissione diretta o differita;
3 riproduzione della duplicazione dell'originale.
1 La fruizione diretta dal vivo nella situazione in cui il pubblico assiste alla performance nello stesso
sito in cui esse avvengono e contemporaneamente alla loro esecuzione.
La contemporaneità dell'esecuzione e della fruizione così costituiscono due aspetti fondamentali
che si ripercuotono sui processi di produzione e sulle modalità di proposta pubblico, così come sui
costi e quindi sulla possibilità di ottenere un equilibrio economico tra costi e ricavi.
La performance dal vivo richiede la presenza di professionalità per tutto il tempo dell'evento e limita
considerevolmente la possibilità di ottenere miglioramenti della produttività. La conseguenza di
questi elementi è una struttura di costi rigida, un costo unitario elevato, a volte talmente elevato che
risulterebbe necessario richiedere un prezzo del biglietto molto alto se non intervenisse un sistema di
supporto finanziario pubblico.
2 La trasmissione è una modalità di proposta del prodotto culturale che consente di raggiungere una
più ampia platea di pubblico grazie al fatto che viene a mancare la necessità di presenziare di persona
all'evento. Questa modalità di fruizione consente di aumentare il numero di persone che possono
godere del prodotto e tale meccanismo apre alla possibilità di sfruttare economie di replicazione e
quindi rende più facile la realizzazione di profitti economici da una parte, accrescendo i volumi di
consumo dall’altra, il tutto in un contesto di riduzione del costo unitario.
3 La riproduzione costituisce la terza modalità di offerta al pubblico di un prodotto artistico e culturale
ed è la modalità che caratterizza le imprese dell'industria culturale. Il pubblico fruisce di riproduzioni
dell'originale, godendo di maggiore libertà. L'originale viene riprodotto e incorporato in un supporto
che può essere fisico o virtuale (si pensi all’MP3), ed è consegnato al consumatore, il quale è libero
di scegliere quando ascoltarlo, leggerlo, vederlo. Alla maggiore libertà del fruitore corrisponde la
possibilità di ampliare considerevolmente il bacino di mercato, non risultando più l'offerta vincolata
né al limite di spazio né ai limiti di tempo. Si ottengono così ingenti ricavi, si riducono i costi unitari e
quindi crescono i profitti.
C - L'assetto istituzionale
Terzo criterio per identificare una tassonomia è dato dall'assetto istituzionale che permette di
distinguere le aziende coinvolte nella produzione di oggetti culturali in base a:
- La veste giuridica: in questo modo è possibile tracciare la differenza fra fondazioni e associazioni,
imprese commerciali, enti di diritto speciale.
- I soggetti di governo: sono chiamati a definire I modi con cui le finalità devono essere perseguite.
- le fonti di finanziamento: la raccolta delle risorse necessarie al perseguimento delle finalità
istituzionali e quindi dell’equilibrio economico.
D - La finalità
Infine, una quarta differenziazione fra le istituzioni culturali è data dalle loro finalità: a questo riguardo
si distinguono finalità di profitto e finalità di promozione culturale.
Quest'ultima è direttamente legata alla precedente e di essa è una specificazione: se la finalità ultima
dell'istituzione è il profitto, gli organi di governo, le fonti delle risorse e le relazioni con queste fonti
sono dettate da un principio di remunerazione degli apportatori di risorse. Il prodotto culturale diviene
per queste istituzioni uno strumento per il raggiungimento dello scopo ultimo del profitto.
Diversamente un'istituzione non-profit avrà come finalità ultime obiettivi di pura promozione culturale,
e per tale ragione la propria struttura di governo, i soggetti deputati a dettare le linee guida, le relazioni
con gli apportatori di risorse saranno ispirati in diverse strutture, maggiormente efficaci nel gestire un
bene pubblico.
Il fatto di essere istituzioni che non hanno finalità di profitto non significa ovviamente che se non si
confrontino con i principi di economicità, bensì puntano sull’efficienza nella gestione e sulla
responsabilità nell'utilizzo delle risorse. Il profitto può essere anzi ricercato in quanto strumentale al
raggiungimento delle finalità principale; l’importante è che esso (il profitto) non acquisti il primato
sulle finalità dell’istituzione.
La delimitazione di ambito della definizione di istituzioni culturali
Possiamo distinguere diversi ambiti di economia culturale, ad esempio attraverso uno
schema sviluppato da David Throsby, studioso australiano. A partire dalle industrie
creative core (letteratura, musica dal vivo, per formino arte, arti visive), si aprono diversi
cerchi concentrici comprendenti settori ad esse contigue e inerenti alla creatività.
Gradualmente la cultura diventa produzione in serie (un cacciavite utilizzato per un solo
gioiello è un costo fisso molto più alto che se lo si usa per 100 gioielli), specialmente
nell'ultimo cerchio (moda pret-a-porter, design).
Un mondo industriale come questo, di fatto, è più permeabile al management e agli schemi economici
rispetto agli ambiti creativi tout-court, che sono molto meno disponibili alla cultura economica.
L'obiettivo del corso è dunque formare un "codice" che permetta a manager preparati di
parlare con gli artisti, di capire gli artisti e il mondo culturale in sé.
Al fine di individuare il perimetro entro il quale definire “culturale” un'istituzione, è possibile tracciare tre
livelli definitori:
1- innanzitutto le istituzioni la cui proposta è incentrata su forme creative che trovano il proprio
fondamento nelle arti tradizionalmente intese. In questo caso il manager culturale rappresenta il
fulcro dell'attività dell'istituzione e assorbe la maggior parte Delle risorse che possiede.
2- in secondo luogo è possibile ricondurre al settore culturale quelle imprese che, pur avendo
configurato la propria attività in prodotto culturale, producono anche altri beni e servizi in quantità
considerevole e non semplicemente ancillare rispetto al primo, al punto di destinare risorse umane
finanziarie in quantità rilevante e tale da spostare il baricentro delle attività dalla generazione di
prodotti culturali alla generazione di valore economico tramite la loro distribuzione.
3- Un terzo livello di interpretazione, considera appartenenti alle istituzioni culturali anche imprese il
cui oggetto di attività non è configurabile quale prodotto culturale in senso stretto, sebbene a esso, in
talune condizioni, è possibile associare connotati culturali. Si tratta delle imprese attive nei settori
della comunicazione, del turismo, del design, della moda e dell'architettura ed esse sono in
grado di influire sulla cultura di gruppo.
Sesto capitolo
6.1 6.2 6.3
L’economicità , per le aziende senza fini di lucro, si può definire la capacità di soddisfare I
bisogni degli stakeholder (portatori di interessi) anche grazie ad un’adeguata situazione economica
_
e finanziaria e a livello di efficacia ed efficienza.
L’economicità nel campo della cultura si può definire in tre modi:
1- risultati economico-finanziari negativi
2- risultati economico finanziari positivi
3- risultati economico finanziari positivi date certe condizioni.
1) La prima è la situazione di economicità più diffusa, per organici molto numerosi, stipendi non
adeguati al principio di economicità e immobilizzazioni molto costose.
In larga parte la cultura è il comparto in cui I costi totali sono, anche strutturalmente, più alti delle
entrate.
Inoltre secondo alcuni studi, vi sono numerose barriere che ostacolano e non incentivano il
consumatore culturale medio ad avvicinarsi ulteriormente alla cultura. Esse sono:
- barriere monetarie
- barriere psicologiche: la cultura non contiene dei valori/benefici facilmente comprensibili senza
formazione ed informazione
- barriere conoscitive: difficoltà a recepire I contenuti
- barriere informative: scarsa informazione e promozione di prodotti culturali
- geografiche, culturali, sociali, economiche, ambientali in genere e civiche.
L’abbattimento delle barriere alla cultura è uno dei motivi per cui si rende necessario l’intervento
pubblico in questo ambito.
Il consumatore culturale non si reca a visitare una mostra perchè gli conviene, ma perchè gli piace, e
questa considerazione di fronte ai principi economici, non appare razionale perchè considera il genere
umano come un insieme di Homini Economici che sono esclusivamente guidati dai propri interessi
economici. In quanto irrazionali e pro-sociali, le moti