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MALATTIE DELL’EQUILIBRIO
MALATTIE CAUSA DI VERTIGINE OGGETTIVA
Vertigine oggettiva a crisi singola:
1. Nevrite vestibolare: crisi vertiginosa a esordio spontaneo e improvviso, persiste per oltre 24 ore,
accompagnata da nausea, vomito e ny spontaneo, tende a risolversi progressivamente. Se compare
sordità si parla di neurite dell’8nc
dopo la vertigine parossistica posizionale e la malattia di Meniere, è la causa più comune di
vertigine di origine periferica.
Eziologia: ignota, spesso preceduta da episodio flogistico delle alte vie aeree (infezioni virali). Si
ipotizza anche una causa vascolare e raramente tossica. Nella maggior parte dei casi consegue un
disfunzione deficitaria. La guarigione avviene per restitutio ad integrum o compenso vestibolare.
Anatomia patologica: atrofia del nervo vestibolare
Sintomatologia: vertigine acuta, intensa, nausea, vomito che lo costringono a letto per 1-2 giorni.
Poi compare il compenso vestibolare. Se non avviene la restitutio ad integrum, può persistere
instabilità, sopratutto per movimenti bruschi del capo.
Alla nevrite può fare seguito dopo alcuni giorni una vertigine parossistica posizionale (sindrome di
Lindsay Hemenway).
E.O. Ny spontaneoe alterazioni tono posturale
Esami strumentali
- Audiometria: negativa a meno che non ci sia una nevrite di 8nc
- Prove vestibolari: prove termiche, prove rotoacceleratorie, posturografia. Tendono a
normalizzarsi col tempo.
RM: trova indicazione solo in casi selezionati per dd con patologie dell’angolo ponto-cerebellare o
della fossa cranica posteriore.
Terapia: in fase acuta i sintomi possono essere controllati mediante vestiboloplegici (fenotiazine)
ma interferiscono negativamente sull’evoluzione del compenso vestibolare. Si possono anche usare
sostanze neurtrofiche per migliorare il compenso.
Se il compenso non è sufficiente sono indicate terapie riabilitative (rafforzamento degli altri organi
di senso)
Normalmente la guarigione è totale in settimane o mesi
2. Labirintopatia traumatica: analoga alla precedente ma se ne conosce la causa (anche barotrauma,
rischio di annegamento). Può essere conseguente ad una frattura della base cranica o a
commozione, contusione labirintica.
Spesso si associa a disturbo di coscienza per cui il disturbo labirintico compare successivamente già
come instabilità. Può anche associarsi a grave ipoacusia omolaterale e paralisi del faciale.
terapia: riabilitazione
3. Labirintite virale e batterica: sofferenza vestibolare acuta conseguente a flogosi labirintica. Il
danno è reversibile nelle forme virali. Nelle forme batteriche compare essudato intralabirintico e
fibrosi. Attualmente si pone diagnosi solo se è conseguente ad una forma flogistica dell’orecchio
medio (otite media acuta purulenta e otite media cronica colesteatomatosa). La penetrazione
avviene tramite le due finestre o tramite fistola labirintica (forme croniche). Utile otoscopia.
Le prove vestibolari non possono essere condotte se il timpano non è integro.
Terapia: penicilline, cefalosporine, ospedalizzazione, vestiboplegici eventualmente.
in caso di otite media cronica: timpanoplastica.
Rischio di meningite.
4. Labirintopatia iatrogena: sopratutto per timpanoplastica o stapedectomia
Vertigine oggettiva a crisi ripetute
1. Malattia di Menière: malattia alla cui base vi è un aumento di volume dell’endolinfa: idrope
endolinfatico. Causa distensione e forse rottura del labirinto membranoso, ciò determina ipoacusia
neurosensoriale fluttuante più accentuata a basse e medie frequenze e crisi recidivanti di vertigine
oggettiva della durata di alcune ore, seguite da benessere.
Colpisce più comunemente nei paesi anglosassoni e nordici. È la causa più frequente di vertigine
vestibolare. Età media 45 anni.
compare sofferenza delle cellule cigliate, forse per la pressione aumentata o per il mescolamento di
endolinfa e perilinfa.
Eziologia: la maggior parte è di origine idiopatica, occasionalmente si riconoscono forme dovute a
malformazioni dell’orecchio interno (pz con ipoacusia grave bilaterale congenita sviluppa vertigine)
o traumi. I fattori favorenti sono l’ostruzione del dotto endolinfatico, disfunzione del sacco
endolinfatico (rocca petrosa poco pneumatizzata, sacco piccolo, fibrotico, malformazioni
dell’orecchio interno, presenza di lesione occupante spazio a carico dell’angolo ponto cerebellare o
del condotto uditivo interno.
Nella maggior parte dei casi sono fattori acquisiti in seguito a infezioni, patologie immunitarie o
vascolari. I fattori scatenanti portano ad un’aumentata produzione di endolinfa e causano la crisi
acuta: ridotta assunzione di liquidi con la dieta (ormone antidiuretico, alcuni dicono il contrario),
stress, traumi, interventi, condizioni climatiche.
È unilaterale e si risolve in poche ore anche se in cronico causa degenerazione dei recettori
vestibolari e cocleari.
Sintomatologia: vertigine acuta, intensa, nausea, vomito, solitamente anche acufeni e ipoacusia.
Nel 40% l’unico sintomo è ipoacusia, nel 20% vertigine, nel restante 40% vertigine e ipoacusia.
Nella maggior parte dei casi 90% è unilaterale. Nella forma cronica l’ipoacusia tende a peggiorare
mentre le crisi di vertigine si fanno meno gravi ma più frequenti.
Forme cliniche particolari di malattia di Menière:
- Sindrome di Lermoyez 1%, l’ipoacusia si risolve al momento in cui compare la crisi vertiginosa
- Idrope endolinfatico ritardato ispilaterale 5%, anni dopo un grave deficit uditivo
neurosensoriale monolaterale
- Idrope endolinfatico ritardato controlaterale. Su probabile causa autoimmunitaria.
- Sindrome premestruale di Ohresser 2%: compare i giorni prima del ciclo (Ritenzione idrica
ormono dipendente)
- Vertigine otolitica di Tumarkin 1%, fase finale della malattia di Meniere. Avverte
improvvisamente una variazione della posizione orizzontale per cui tende a cadere all’indietro.
È improvvisa e di brevissima durata, dovuta ad attivazione dle riflesso maculare (i recettori
maculari sono i più resistenti e ultimi ad essere interessati dalla patologia.
Classificazione AAO-HNS per malattia di Meniere:
Malattia certa: reperto istopatologico
o Definita: due o più episodi di vertigine >20min, deficit neurosensoriale, acufeni, altre
o cause escluse
Probabile: un episodio come prima
o Possibile: senza ipoacusia
o
Il paziente menierico tende a muoversi poco per paura di insorgenza di nuova crisi, con
nocumento della vita socio lavorativa.
Audiometria: deficit neurosensoriale accentuato a basse e medie frequenze
Elettrococleografia: aumento potenziale di sommazione
prove vestibolari: normali
RM: DD
Terapia: per prevenire le crisi: dieta iposodica, normalizzare l’apporto idrico, diuretici, cicli di
betaistina ad alto dosaggio. Sono efficaci nel 70%.
Tecniche chirurgiche: nei casi in cui la terapia medica non è stata efficace, consistono in
tecniche di deafferentazione vestibolare, indurre la perdita unilaterale della funzione
vestibolare senza modificare l’udito residuo
Labirintectomia chimica: instillazione di gentamicina con piccolo ago in cassa del
o timpano. La gentamicina è vestibolo otssica e dopo varie infiltrazioni determina la
degenerazione delle cellule scure dei recettori vestibolari, produttrici di endolinfa.
Viene proseguita fino a dimostrazione strumentale del deficit labirintico.
Neurectomia vestibolare: la più efficace, consiste nella sezione selettiva del nervo
o vestibolare nel condotto uditivo interno, attraverso la via della fossa cranica media o
nell’angolo ponto cerebellare.
Labirintectomia: rari casi di grave deficit unilaterale dell’udito. Richiede apertura
o dell’orecchio interno.
Prognosi: le vertigini si risolvono ma spesso persiste un deficit medio grave neurosensoriale,
spesso con acufeni.
2. Vertigine parossistica posizionale (cupololitiasi o canalolitiasi). Episodi parossistici di vertigine
oggettiva in seguito a movimenti del capo. Alla base della patologia vi è la presenza di depositi
endolinfatici nei canali semicircolari.
è la più comune causa di vertigine periferica. L’età media è di 50 anni e ha elevata tendenza alla
recidiva.
Eziologia: il distacco degli otoliti potrebbe essere conseguente a disturbi della mineralizzazione
degli otoliti o a una loro mionre adesione alle macule. Nel 10% dei casi segue un trauma cranico.
Talvolta può manifestarsi in soggetti affetti da malattia di Menieère o emicrania, in seguito a
interventi sull’orecchio o dopo una nevrite vestibolare (sindrome di Lindsay Hemenway). In
quest’ultimo caso è probabile un’ischemia secondaria a ostruzione dell’arteria vestibolare
anteriore.
I depositi endolinfatici sono corpi di peso specifico superiore a quello dell’endolinfa, l’ipotesi più
accredita ritiene si tratti di otoliti staccatisi dalla macula dell’utricolo.
In passato si riteneva che gli ammassi si depositassero sul versante utricolare della cresta ampollare
del canale semicircolare posteriore (cupolitiasi), attualmente invece si ritiene che essi si situino più
frequentemente nel versante ampollare del canale semicircolare posteriore (canalolitiasi). Meno
comunimenete si localizzano nel versante non ampollare o in altre sedi. Nel 5% è bilaterale
La vertigine è innescata da movimenti paralleli al piano dell’asse del canale semicircolare
interessato. Gli ammassi si spostano per gravità generando movimento dell’endolinfa che altera lo
stato inbitorio o eccitatorio delle cellule cigliate del recettore ampollare (vertigine e ny).
se c’è canalolitiasi del canale posteriore, il ny è in direzione obliquo rotatoria geotropa, se è
coinvolto il canale laterale (meno frequente), il ny ha asse orizzontale, geotropo o apogeotropo in
rapporto alla posizione degli otoliti.
Sintomatologia: vertigine acuta, intensa, parossistica e di breve durata che si manifesta coi
movimenti del capo. In genere compare durante la notte per la posizione clinostatica.
Manovra di Dix Hallpike: per canalolitiasi del canale semicircolare posteriore.
Pagnini-McClure: per la canalolitiasi del canale semicircolare laterale. Simile ma il paziente parte in
posizione supina.Il lato della sede è quello in cui il ny è più intenso nella forma geotropa e quello in
cui il ny è meno intenso nella forma apogeotropa.
Esami strumentali: l’unico positivo può essere la prova termica, 30% dei casi (omolaterale al lato
della malattia).
Terapia: manovre liberatorie
- Manovra liberatoria di Semont: il paziente è a gambe seduto sul lettino, viene portato
rapidamente alla posizione coricata (i piedi penzolano) sul lato sede della canalolitiasi. Se non
induce vertigini viene ruotato il capo