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I rischi cardiovascolari dell'esercizio fisico
Si possono verificare in un soggetto con patologie, poco allenati come ad esempio gli anziani, questo porta ad una morte improvvisa e repentina, non traumatica di un soggetto che si verifica in relazione temporale con l'attività fisica entro un'ora dall'inizio dei sintomi. Sotto ai 35 anni di età si può morire di cardiopatie genetiche e congenite, al di sopra dei 35 anni invece si può morire di cardiopatie ischemiche. Lo screening cardiologico preventivo serve per salvaguardare la salute dei pazienti che svolgono attività fisica di fatti quelle persone che non svolgono nessuna manifestazione non sono soggetti a nessun tipo di certificazione quindi se vengono ad allenarsi presso la nostra palestra dobbiamo fargli noi il controllo, incominciando dall'anamnesi e un esame obiettivo che però noi non siamo tenuti a svolgere e quindi nel caso in cui l'abbiano fatto ci facciamo.
Portare gli esiti di tale esame.
3) Prescrizione ed esecuzione dell'esercizio fisico nel soggetto sano e nel cardiopatico (prevenzione primaria):
L'attività fisica in prevenzione primaria non è altro che l'individualizzazione e correlazione in un soggetto sano dei fattori di rischio correlati allo sviluppo di una malattia, ovvero prima che il soggetto vada incontro a patologie cardiovascolari si previene sui fattori di rischio facendo prevenzione primaria. I soggetti in prevenzione primaria devono svolgere dai 5 ai 7 allenamenti a settimana, allenamenti leggeri 30 minuti al giorno (utilizzo scala di Borg). I principi primari di prevenzione primaria sono; attività di intensità lieve-moderata, di tipo dinamico con intensità cardiaca costante, esercizi di mantenimento muscolare e funzioni articolari, svolgere quotidianamente degli esercizi ginnici a corpo libero con pesi leggeri che coinvolgono i principali gruppi muscolari degli arti del tronco.
streatching (riscaldamento e defaticamento). Le attività in palestra per i soggetti in prevenzione primaria possono essere svolte con apparecchiature (camminare, bicicletta) e pesi per allenare i muscoli delle braccia e delle gambe. 13/115 ripetizioni per esercizio con pesi leggeri e medi 60-70% contrazione favoriscono i fattori energetici e determina un allenamento della forza e resistenza muscolare. Non bisogna mai superare l'80% della contrazione massima volontaria. 15-20 minuti di streaching per gruppo muscolare.
4) Prescrizione ed esecuzione dell'esercizio fisico nel soggetto sano e nel cardiopatico (prevenzione secondaria): La prevenzione secondaria non è altro che la prevenzione di eventi e complicanze di una malattia che ha già dato evidenza di insistere, ovvero un soggetto che ha già avuto un evento, infarto o ictus e che continua ad essere esposto a fattori di rischio facciamo prevenzione secondaria ovvero preveniamo la recidiva dell'evento.
sono i seguenti: 1. La riabilitazione cardiologica è applicabile nella prevenzione secondaria, cioè dopo un evento cardiaco acuto, al fine di migliorare le condizioni fisiche, psicologiche e sociali dei pazienti e consentire loro di riprendere il proprio ruolo nella società. 2. La riabilitazione cardiologica non può essere applicata nella prevenzione primaria, poiché il suo obiettivo è quello di ripristinare la funzionalità di qualcosa che prima non funzionava correttamente. 3. Lo scopo della riabilitazione cardiologica è favorire la stabilità clinica, ridurre il rischio di eventi futuri e ridurre la disabilità derivante dalla cardiopatia. 4. I programmi riabilitativi si basano su quattro punti principali: valutazione del rischio di eventi cardiovascolari, identificazione di obiettivi specifici per ciascun fattore di rischio, formulazione di un piano di trattamento personalizzato e mantenimento a lungo termine di questi programmi per consolidare i risultati ottenuti.I generali dell'esercizio fisico nel cardiopatico sono: misurabilità, modulabilità e scarsa componente tecnica.
L'esercizio fisico nel cardiopatico può avere due forme: advise (home rehabilitation), super advice ovvero il paziente pratica esercizio fisico supervisionato da uno specialista.
In prevenzione secondaria va sempre fatta un'analisi chimica strumentale preliminare.
L'intensità dell'esercizio per l'adattamento cardiovascolare è del 70-65% della frequenza cardiaca massima, 70-75% del consumo di ossigeno nel paziente.
Se il paziente non ha una prova da sforzo possiamo fare noi il consumo di ossigeno surrogato con il test del KM, dei 500 metri molto simile al test ergospirometrico, se invece ha il test ergospirometrico abbiamo un dato inderogabile.
Anche in prevenzione secondaria bisogna calcolare il rischio, analisi clinica etc.. in quanto non tutti i pazienti che hanno avuto un infarto hanno lo stesso rischio.
Scompenso cardiaco: Lo scompenso cardiaco (situazione più grave di tutte le cardiopatie) si ha quando il ventricolo sx sferico che ha perso la sua geometria corretta si contrae poco e viene a mancare la 'pompa', più bassa è la frazione di eiezione peggio è. I pazienti intorno al 20-25% sono candidati per un trapianto cardiaco. Non solo il ventricolo non pompa ma provoca altre variazioni della geometria del cuore per cui si innescano dei circoli viziosi che portano ad un peggioramento. Lo scompenso viene perché esso è l'ultimo stadio di quello che viene definito il continuo cardiovascolare, tutte le malattie cardiache se uno non muore tendono a portare ad uno scompenso cardiaco. Lo scompenso è una sindrome caratterizzata da una ridotta tolleranza allo sforzo e dispnea, esso porta ad un decondizionamento muscolare, porta il soggetto a sedentarietà, e al peggioramento della funzionalità cardiaca e cardiocircolatoria.
Lariabilitazione in un soggetto avente scompenso è problematica, complessa ed attuale, rivolta a soddisfare bisogni molto diversi e richiede la necessità di interventi multidisciplinari. L'esercizio fisico e il training nel soggetto con scompenso sono molto importanti per due motivi; adattamenti centrali (del cuore) e per adattamenti periferici. La frequenza cardiaca in soggetti con scompenso cardiaco se svolgono attività fisica tende a diminuire rispetto ai soggetti che non svolgono attività fisica. Un training per un soggetto instabile può essere; fase iniziale: bassa intensità durata e frequenza in base alla tolleranza, fase di incremento: aumento la percentuale di Vo2 e poi aumento la durata, fase di mantenimento: inizia dopo sei mesi, ed è flessibile in base alle caratteristiche del paziente.