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RAPPRESENTAZIONE NEOCLASSICA DEL MERCATO DEL LAVORO
Posto il lavoro in ascissa, e il salario in ordinata, nonché le funzioni di domanda aggregata (rappresentata dall'insieme di tutti i produttori e le imprese) e offerta aggregata (rappresentata dalle decisioni lavorative di tutti i soggetti lavoratori) di lavoro, si compone così il modello di mercato del lavoro neoclassico. È necessario concepire le due funzioni a livello aggregato, altrimenti si perde il senso del ragionamento macroeconomico: tali funzioni sono legate a un insieme di scelte individuali.
In corrispondenza del punto E si individua l'equilibrio tra domanda e offerta di lavoro, ovvero il livello di salario e lavoro corrispondenti all'equilibrio di mercato.
Consideriamo ora il singolo lavoratore: egli dispone di 24 ore, e sceglie di lavorare per ottenere un salario che gli permetta di consumare beni, e tale salario deve essere il più alto possibile per massimizzare la propria utilità.
Il problema del lavoratore è allora simile a quello del consumatore, in quanto entrambi hanno un'ideale funzione di utilità che dipendono da consumo e tempo libero. In questo caso, il lavoratore deve utilizzare parte del proprio tempo offrendolo al mercato del lavoro. Ogni lavoratore considerato razionale dovrebbe avere una funzione di offerta crescente. Considerando ora il singolo produttore, per lui tanto più alto sarà il prezzo dell'input lavoro, tanto più cercherà di sostituirlo con un'unità di input meno costosa: tante imprese, considerate razionali, determinano le loro domanda congiuntamente con dei valori di salario reale, in considerazione della massima produzione possibile in quanto seguono il criterio della massimizzazione del profitto. La rappresentazione neoclassica, allora, immagina un insieme di lavoratori razionali che massimizzano l'utilità, e di imprese razionali che massimizzano il profitto. Graficamente,La disoccupazione può essere vista come eccesso di offerta: in particolare, si trova incorrispondenza del segmento AB. Evidenziando i livelli di lavoro LA ed LB, si osserva che il mercato è in disequilibrio: se il salario reale è troppo alto, esso determina un eccesso di offerta a parità di domanda. Poiché il salario reale è più alto, il lavoratore razionale dovrebbe essere più incentivato a lavorare, offrendo maggior quantità di ore da lavorarsi (LB>LE); dal lato dell'impresa, essa riduce la domanda di lavoro sostituendo i fattori produttivi. Vale anche il processo opposto. Il segmento AB, allora, è la disoccupazione (u) generata dall'esito combinato di decisioni economiche individuali in termini di quantità di lavoro, che nel modello neoclassico viene considerata disoccupazione involontaria e di disequilibrio.
Due osservazioni:
- Tale disoccupazione è per costruzione e definizione una
fissi non istantaneamente modificabili per ristabilire l'equilibrio di mercato. Ma nel modello neoclassico, l'offerta di lavoro trova sempre la propria domanda di lavoro: i lavoratori sono razionali e perfettamente sostituibili con lavoratori o con capitale. Quando il mercato si trova in disequilibrio, dovrebbero ridursi i salari nominali, o aumentare i prezzi, o entrambe le cose, con un effetto che tende all'equilibrio: questo è possibile attraverso una nuova contrattazione del prezzo, per il modello neoclassico legittima in qualunque istante di tempo.
Data una riduzione del salario nominale, considerando la domanda, è più conveniente per le imprese comprare meno lavoro e più capitale per ottenere profitto. D'altro canto, il lavoratore deve accettare di lavorare a prezzo più basso, e dal lato dell'offerta può esserci una competizione sul lavoro vista l'imminente disoccupazione: i lavoratori stessi potrebbero offrire un
salario nominale più basso. In questo modo, si è creato graficamente un aumento della domanda di lavoro e una riduzione dell'offerta di lavoro, con un valore di disoccupazione u1 che rientra maggiormente nell'equilibrio (u1<u), minore disoccupazione ma salario nominale più basso.
LA FUNZIONE DI OFFERTA AGGREGATA.
Tale tendenza è auspicata, nel modello neoclassico, come riduzione ad infinitum: ma fortunatamente nella realtà il mercato del lavoro non permette di modificare istantaneamente prezzi, quantità e salari. Il mercato del lavoro è, piuttosto, un'istituzione economico-sociale. Ma per il momento dobbiamo soffermarci su questo modello per comprendere la sua connessione a una funzione di offerta aggregata del sistema economico. Infatti, è dal mercato del lavoro, sulla base delle condizioni poste, che è possibile ricavare tale funzione. Per farlo, allarghiamo l'analisi considerando simultaneamente più
grafici e osservando l'interconnessione tra funzionamento del mercato del lavoro con le condizioni dell'offerta di beni del sistema economico relativo. Il primo grafico rappresenta il mercato del lavoro nella sua rappresentazione neoclassica. Stabilito il livello generalizzato dei prezzi P0, immaginiamo una funzione di produzione nel secondo grafico, che collega l'output di produzione (Y) con l'input utilizzato (L). Poiché la funzione di produzione dipende da capitale e lavoro, per semplicità immaginiamo che l'input capitale sia fisso e normalizziamo tale funzione di produzione rispetto ad una quantità fissa di capitale, esprimendo tutte le variabili della funzione in questi termini. Y = f (L) Immaginiamo come crescente tale funzione di produzione, con produttività marginale positiva ma progressivamente decrescente. Riportando la quantità prodotta nel mercato del lavoro come prolungamento nel grafico sottostante, otterremo il punto A, in.corrispondenza del quale abbiamo un'informazione su quantità di lavoro complessivamente scambiata e quantità di output di un sistema economico. Riportiamo ora in un terzo grafico il livello dei prezzi (P) e un livello di prodotto (Y) corrispondente a tale livello dei prezzi, che si incontra appunto in un punto di equilibrio (anch'esso denominato A, perché corrisponde al punto A nel secondo grafico ma con un'altra combinazione di variabili). Alle condizioni poste, il mercato del lavoro è in equilibrio e non c'è disoccupazione che non sia volontaria. Se immaginiamo che il livello dei prezzi scenda a P1, in una ipotetica situazione di deflazione, si genera immediatamente uno squilibrio per cui W/P1 > W/P0. Questo aumenta l'offerta di lavoro, riduce la domanda e crea disoccupazione: di fronte a questa situazione, se il mercato del lavoro è capace di ottenere tali spostamenti flessibili dei prezzi, dovrebbero partire negoziazioni.tra le parti volte a imporreLA POLITICA FISCALE ESPANSIVA NEL LUNGO PERIODO.
Che cosa accade, in ragione di tali considerazioni, in una politica fiscale espansiva? Secondo molti pensatori degli anni '50 e '60, tali considerazioni svelano effetti negativi della politica keynesiana nel lungo periodo. Se si combina graficamente una funzione di offerta di lungo periodo con una funzione di domanda classica,
Esisterà un punto di intersezione tra le due funzioni (L), in corrispondenza del quale esiste un equilibrio.