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EQUILIBRIO REALE
C+S=C+I S=I
quindi Risparmio = Investimento
domanda
offerta
Un altro concetto, che viene usato nella presentazione dei dati della contabilità nazionale
italiana, è il cosiddetto bilancio o conto economico nazionale, che elenca dal punto di vista
macroeconomico le risorse che la collettività ha avuto a disposizione in un certo periodo di tempo,
e gli usi che ne ha fatto.
La parola risorse è a rigor di termini impropria, in quanto sembra alludere a un concetto di
stock, mentre in realtà qui indica un flusso di beni e servizi, in un dato periodo di tempo.
Se prendiamo in considerazione una ipotetica economia chiusa (che cioè non ha rapporti con
l’estero), le risorse coincidono con il reddito nazionale lordo RNL.
Gli impieghi sono costituiti da consumi e da investimenti. I beni e i servizi di consumo sono
quelli destinati ad essere goduti direttamente dal consumatore.
Gli investimenti sono composti da beni destinati alla produzione di altri beni e servizi. E’ bene
precisare che, anche l’investimento come il consumo è un concetto di flusso e notiamo che per
quanto riguarda gli investimenti, essi si distinguono in investimenti lordi e netti.
INVESTIMENTI NETTI = INVESTIMENTI LORDI - AMMORTAMENTI
Facciamo qualche esempio di beni di consumo e d’investimento.
Le case sono convenzionalmente classificate tra gli investimenti, i beni di consumo durevoli
(elettrodomestici, mobili ecc...), sono invece considerati di consumo, alla stessa stregua dei beni di
consumo non durevoli (alimentari, bevande ecc..).
Il problema se un certo bene vada considerato d’investimento o di consumo, non è sempre
facilmente risolvibile in base alla sola logica, per cui in tutte le contabilità nazionali si adottano
criteri empirici e convenzionali.
Ad esempio, un auto può essere bene di consumo (durevole) o di investimento a seconda
dell’uso cui è destinato. Data l’impossibilità di accertare singolarmente tale uso, è gioco forza
ricorrere a criteri convenzionali e arbitrari.
Ad esempio, l’ISTAT classifica tra gli investimenti tutti gli autoveicoli industriali (autobus,
autocarri, trattori ecc...) nonché il 60% delle automobili.
Tornando al conto economico nazionale, se l’economia è aperta (se cioè intrattiene rapporti
economici con l’estero ), dal lato delle risorse compare anche il flusso delle importazioni di beni e
servizi e dal lato degli impieghi il flusso delle esportazioni di beni e servizi.
CONTO ECONOMICO IN ECONOMIA CHIUSA
Risorse Impieghi
RNL CN (consumo nazionale)
Pm I (Investimenti lordi)
L
oppure
9
CONTO ECONOMICO IN ECONOMIA CHIUSA
Risorse Impieghi
RNN CN (consumo nazionale)
Pm I (Investimenti netti)
N
SISTEMA CHIUSO
risorse impieghi
Y C
S
SISTEMA APERTO C
Y S
importazioni esportazioni
CONTO ECONOMICO IN ECONOMIA APERTA
Risorse Impieghi
RNL CN (consumo nazionale)
Pm I (Investimenti lordi)
L
Importazioni Esportazioni
Il conto può essere fatto anche sul PIL
CONTO ECONOMICO IN ECONOMIA APERTA
Risorse Impieghi
PIL CI (consumo interno)
Pm I (Investimenti lordi)
L
Importazioni Esportazioni
CONTO ECONOMICO IN ITALIA
risorse impieghi
PIL mld 1187988 CI mld 939377 79 % del PIL
≈
Pm
Imp. mld 235418 I mld 256393 21 %del PIL
≈
L
Esp. mld 227636
TOTALE mld 1423406 TOTALE mld 1423406
10
Tenendo conto che le imposte indirette sono pari a 73960 mld + 58363 mld, e che i contributi
alla produzione CP sono pari a 36325 mld, è possibile calcolare il prodotto interno lordo al costo
dei fattori PIL CF
PIL = PIL - imposte indirette +contributi alla produzione =1091990 mld
CF Pm
Ma siccome PIL = V.A. vediamo come questo valore aggiunto è suddiviso (dati ISTAT)
CF CF
L’ISTAT suddivide i beni e i servizi tra quelli destinati alla vendita e quelli non destinati alla
vendita
V.A. = 1091990 mld
CF Primario 46805 mld 4.3%
Beni e servizi destinati alla vendita 986247mld Secondario 365925 mld 33.5%
Terziario 573517 mld 52.5%
Beni e servizi non destinati alla vendita 154887 mld
Servizi bancari imputati* -49144 mld
Verifichiamo il conto economico
Deve essere PIL = V.A. =B/s dest.alla vend. + B/s non dest. alla vend. + servizi bancari
CF CF
imput.
1091990 mld =986247mld + 154887mld - 49144 mld
MONETA , AGGREGATI A PREZZI CORRENTI E A PREZZI COSTANTI
Rifacciamoci al solito lo schema
beni e servizi finali (prodotto finale) di consumo e d’investimento REALE
fattori produttivi
IMPRESE FAMIGLIE
remunerazione dei fattori MONETARIO
spesa per beni e servizi finali di consumo e d’investimento
La moneta è l’unità di misura dell’economista, essa però ha il limite di non essere costante nel
tempo; infatti a differenza del metro usato dal fisico, la moneta si deforma nel tempo cambiando
così il potere di acquisto. Per confrontare i valori delle cose, si ha la necessita’ di lavorare in
termini monetari. 11
Una importante distinzione da fare è quella della valutazione degli aggregati macroeconomici a
prezzi costanti e a prezzi correnti.
Gli aggregati a prezzi correnti, si hanno se si usano i prezzi correnti, cioè quelli vigenti nel
periodo cui si riferisce la valutazione .
Supponiamo che si voglia fare il confronto tra gli aggregati di periodi diversi. Se i prezzi non
avessero subito alcuna variazione allora non sorgerebbe alcun problema, ma nella realtà odierna i
prezzi variano nel tempo, talora sensibilmente (di solito aumentano).
I metodi che si usano sono due:
Il primo, consiste nel dividere “deflazionare” il valore a prezzi correnti di un aggregato
mediante un indice generale dei prezzi relativi ai beni e servizi che entrano nell’aggregato.
Nel secondo metodo, si sceglie un anno come anno “base” e si rilevano i prezzi correnti in quel
dato anno. Si valutano quindi, i beni e i servizi prodotti in un qualsiasi altro, anno sempre con i
prezzi dell’anno base.
* Sono servizi non imputati a singole operazioni bancarie ma ad operazioni globali.
Gli aggregati, da cui è stato eliminata la componente dovuta alla variazione dei prezzi, sono
chiamati aggregati a prezzi reali o costanti
Per calcolare il deflattore implicito, nel passaggio dalla valutazione a prezzi correnti a quella a
prezzi costanti di un dato aggregato, occorre dividere il dato a prezzi correnti per il dato a prezzi
costanti
Facciamo qualche esempio.
Consideriamo un’azienda tipo che produca per esempio provoloni che indichiamo con G sia
inoltre F il fatturato annuo dell’azienda tipo.
Azienda tipo anno 1996 fatturato £.110 produzione 45 G costo G £.2.44
Azienda tipo anno 1995 fatturato £.100 produzione 50 G costo G £.2.00
La domanda che ci si pone è la seguente. L’azienda è cresciuta o no ? Per vedere ciò, occorre
calcolare la deformazione che la moneta ha subito nel tempo.
2.44
Tale deformazione D è pari a : = 1.22, ci siamo, in tal modo riferiti al 1995. D è il
96,95 96,95
2.00
deflattore della moneta del ‘96 rispetto al ‘95.
Il fatturato ‘96 a moneta ‘95 si ottiene dividendo il fatturato ‘96 per il deflattore D quindi:
96,95
a prezzi correnti 110
F F
9 6 9 6
F = = 90.16 appare chiaro che D =
=
96,95 96,95
1.22
D F
96,95 96,95
a prezzi reali o costanti deflattore
Come si può vedere il fatturato in termini reali (£.90.16) o costanti è diminuito (quello corrente era
aumentato a £.110). F
9 5
Naturalmente si può far riferimento anche all’anno ‘95 e calcolare F = = F D ciò
95,96 95 96,95
D 95,96
perché D =1/D e , per i nostri dati, si calcola che D =1/1.22=0.819 con 1.22 =D
96,95 95,96 95,96 96,95
Facciamo ora il caso di più’ anni, considerando sempre la stessa azienda e nell’ipotesi che il
prodotto sia sempre lo stesso.
F 96 = £.110 12
F95 = £.100
F 94 = £.90
Supponiamo di conoscere D =1.10 inoltre sia D = 1.22
95,94 96,95
F F
9 6 9 5
F = F =
96,95 95,94
D D
96,95 95,94
F F F
96,95 96 96
F = = = con =
D D D
96,94 96,95 95,94 96,94
D D D D
95,94 96,95 95,94 96,94
In generale, occorre notare che l’esistenza del deflattore, non significa necessariamente che il
valore a prezzi costanti sia stato calcolato dividendo il valore a prezzi correnti per il deflattore
stesso.
Il valore a prezzi costanti, può benissimo essere stato calcolato in modo indipendente (ad
esempio valutando i beni e servizi ai prezzi dell’anno base).
Ci si può chiedere a questo punto l’utilità di determinare il deflattore. La risposta è che esso
serve, tra l’altro, a ottenere i dati a prezzi costanti di altri aggregati (simili a quello in relazione al
quale si è determinato il deflattore), di cui sono disponibili soltanto i dati a prezzi correnti.
Ci spieghiamo meglio con un esempio. Supponiamo che, dato il reddito nazionale lordo RNL al
costo dei fattori sia disponibile sia a prezzi correnti (mld 73.724 ISTAT Italia 1973) che a prezzi
costanti (mld 43.903), mentre il dato del RNN reddito nazionale netto al costo dei fattori, sia
disponibile solo a prezzi correnti.
Per un motivo qualsiasi, abbiamo l’esigenza di riportare quest’ultimo dato a prezzi costanti .
Premesso che il reddito nazionale lordo al costo dei fattori è il dato più’ “vicino” al reddito
nazionale netto al costo dei fattori, calcoliamo il deflattore nel primo che è 73.724/43.903 = 1,679.
Usiamo quindi 1,679 per deflazionare il reddito nazionale netto al costo dei fattori a prezzi
correnti, ottenendo che il correlativo valore a prezzi costanti è all’incirca uguale a 66.530/1,679
=39,618.
Si noti come quest’ultimo valore, sia molto più’ vicino al “vero”valore 39.652 (che noi
abbiamo immaginato di non avere a disposizione) con un errore relativo di appena 0.09 %.
Naturalmente, perché la procedura qui esposta sia lecita (nel senso che si può presumere non dia
luogo a gravi errori), occorre che il deflattore implicito usato per deflazionare il dato che ci
interessa, sia abbastanza “vicino” concettualmente all’aggregato che vogliamo deflazionare. Ad
esempio, potremmo commettere non piccoli errori se deflazionassimo dati sull’investimento con
deflattori ricavati sul consumo ecc... .
Osservando attentamente il circuito: 13
beni e servizi finali (prodotto finale) di consumo e d’investimento REALE
fattori produttivi
IMPRESE FAMIGLIE
remunerazi